Sardex: una nuova moneta contro la crisi

 

Un nuovo tipo di baratto, oppure un nuovo tipo di credito a zero interessi. Comunque lo si voglia chiamare il sardex è una moneta virtuale che vuole rimettere in moto l’economia vera. Vediamo come

 

Qualcuno dice che se metti insieme un elemento vecchio con un altro elemento vecchio, nasce qualcosa di nuovo. E questo qualcosa di nuovo è nato in Italia, in Sardegna per l’esattezza. E, forse, non a caso, è nato in una delle regioni più martoriate dalla crisi, più colpite da disoccupazione e smantellamento del tessuto industriale. Quali sono gli elementi vecchi? Diciamo il baratto e il credito. E l’elemento nuovo? Il sardex, quella che potremmo chiamare una moneta elettronica. Non c’è che dire, in Italia ci sono davvero degli spiriti visionari e sognatori che non si rassegnano e che non languono in uno degli sport nazionali più praticati: il lamento. Ma andiamo con ordine. 

 

Ci sono quattro amici, quattro giovani ragazzi con il pallino dell’economia e con l’idea che internet possa essere un supporto fondamentale per migliorare la vita delle persone. Siamo nel 2009 e Gabriele Littera, Giuseppe Littera, Carlo Mancosu e Franco Contu capiscono che la crisi non sarà una cosa passeggera, soprattutto per la loro meravigliosa isola. I ragazzi hanno un’intuizione tanto semplice quanto fulminante: nei momenti di crisi a mancare non è la voglia di lavorare e neanche i prodotti da mettere in circolo. Ciò che manca è il denaro. Così i ragazzi si informano, studiano e si confrontano con le analisi di tanti economisti che hanno cercato di spiegare e di superare le altre crisi economiche. L’ispirazione arriva da lontano nel tempo ma da vicino geograficamente: la grande crisi del ’29 e un innovativo circuito economico creato da alcuni imprenditori svizzeri e chiamato Wir. Siamo agli inizi degli anni ’30 e questi imprenditori, a corto di liquidità, danno vita a quello che viene chiamato "conto di compensazione": niente altro che un registro su ci venivano indicati debiti e crediti. I quattro ragazzi prendono l’idea e da un registro cartaceo passano ad uno elettronico. 

 

Nasce così, in fondo, www.sardex.net una sorta di circuito di credito basato su una moneta che non esiste e che ha valore locale. È un mezzo che da modo alle aziende del territorio di fare acquisti e vendite senza euro ma con crediti sardex. Non ci sono banconote cartacee ma crediti riconosciuti e spendibili solo dalle aziende che aderiscono al circuito: io ti vendo un agnello e guadagno un credito in sardex che spendo per comprarmi del mangime. Chi mi vende il mangime accumula, a sua volta, un credito da spendere magari in un agriturismo della regione per concedersi una mini-vacanza. E così via. A girare sono i prodotti e non gli euro e a muoversi è l’economia locale. 

 

 

Oggi Sardex.net ha tra gli iscritti quasi 1000 aziende imprese ed è anche diventato un lavoro per i quattro ragazzi che guadagnano con la quota di iscrizione (irrisoria) con un piccolo contributo annuale chiesto ai soci e con le commissioni sulle transazioni. E ben cinque persone ci lavorano a tempo indeterminato. In sostanza le aziende aderenti comprano quello di cui necessitano pagandolo con un loro prodotto o servizio. 

 

Importante è ricordare che il sardex è una "valuta" senza interessi quindi ben diversa, come filosofia, da quella tradizionale in cui si fa denaro sul denaro. Qui a muoversi sono i prodotti. Vi sono, certo delle regole: viene pagato totalmente in sardex un importo massimo di 1000 euro. Se la cifra è superiore sono previste formule diverse. Anche la fatturazione ha regole e limiti: un imprenditore può fatturare in sardex solo tra il 10% e il 20% perché, siccome è tutto perfettamente legale, deve restare del denaro per pagare le tasse. Infatti anche sulle fatture emesse in sardex si paga l’Iva. Tutto legale e tutto assolutamente trasparente e rintracciabile. I ragazzi stanno anche pensando di aprire la piattaforma ai privati con alcune modifiche: il consumatore potrà acquistare beni presso quei negozi che vorranno aderire, pagare in euro e ricevere l’equivalente di crediti in sardex da spendere presso altre realtà aderenti all’iniziativa. E che si tratti di una cosa seria e non della follia di quattro sognatori (cosa che sarebbe comunque bellissima) lo dimostra il fatto che anche la Regione sta decidendo se entrare in questo circuito. C’è, infatti, in discussione la possibilità che la Regione Sardegna si faccia da garante per circa 20 milioni in beni e servizi. Questi entreranno quindi a far parte del circuito portando un ricavo di circa 500 sardex da mettere a disposizione mensilmente per 10000 giovani disoccupati. 

A me pare un’idea comunque bellissima e che non conoscevo. Devo ringraziare, per questa piacevole scoperta, l’incosapevole Riccardo Luna che ne ha accennato nel suo ultimo libro da poco recensito su www.voglioviverecpsi.com

 

A cura di Geraldine Meyer