Il resort laotiano di Massimo

 

Il Laos è uno stato del Sud Est Asiatico rimasto chiuso per molti anni all’influenza del mondo esterno. Nel 1990 questa nazione finalmente è uscita dal suo isolamento storico, stabilizzando le proprie strutture politiche ed economiche, oltre ad aprire le frontiere ai turisti stranieri. Massimo, dopo aver conosciuto il Paese nel lontano 1994, ha deciso otto anni fa di lasciare Cuneo, dove lavorava come responsabile amministrativo di una fabbrica d’abbigliamento, per trasferirsi in Laos dove con sua moglie, una nativa del posto, gestisce un piccolo resort nella provincia di Champasak.

 

Massimo da quanto tempo vivi in Laos?

 

Sono ormai più di otto anni che vivo ininterrottamente in Laos, precedentemente ci avevo già vissuto per circa due anni, precisamente nel 1995, poiché lavoravo come responsabile amministrativo di una fabbrica d’abbigliamento. Prima di trasferirmi stabilmente in Laos vivevo a Cuneo, la mia città natale, dove lavoravo come impiegato nell’ufficio export di un produttore di macchinari per la movimentazione merci.

 

Raccontaci come mai il Laos è entrato a far parte del tuo presente…

 

La prima volta, nel 1994, è stato decisamente un caso, infatti mentre cercavo opportunità di lavoro in Thailandia, mi venne offerta la proposta di un impiego in Laos, Paese di cui non conoscevo nulla (a quei tempi pochi potevano dire di conoscerlo!) ed ancora avvolto in un alone di mistero, essendo stato “aperto” da pochi anni agli stranieri. La scelta di ritornarci per avviare una mia attività sul posto, è dovuta al fatto che conoscevo ormai la zona e la sua gente e poi anche perché nel frattempo mi ero sposato con una laotiana che oggi è anche la mia socia in affari! Non bisogna dimenticare inoltre che, essendo un Paese uscito solamente nei primi anni novanta da un isolamento storico ed avendo quindi appena iniziato un percorso di sviluppo economico, le opportunità di lavoro imprenditoriale erano e sono ancora molte, anche se il fatto stesso porta a delle difficoltà soprattutto nel campo delle infrastrutture e del lavoro in generale.

 

Che attività hai avviato?

 

Io e mia moglie, ormai da più di 6 anni, gestiamo un piccolo resort in una zona abbastanza remota nel sud del Laos, nella provincia di Champasak. La nostra idea è stata quella di creare un lodge a vocazione naturalistica, siamo infatti situati entro i confini di una zona naturale protetta, chiamata Xe Pian, nei pressi del villaggio di Khiet Ngong dove, tradizionalmente, venivano usati gli elefanti addomesticati per il lavoro in foresta. Attualmente i 14 pachidermi rimasti nel villaggio sono stati “riadattati” al turismo, infatti anche noi organizziamo delle eco attività come le camminate in foresta e i trekking con gli elefanti che “affittiamo” direttamente dal villaggio. L’uso degli elefanti per uso turistico, ha permesso finora ai proprietari di evitarne la vendita e quindi il trasferimento dei pachidermi verso luoghi sicuramente meno adatti, visto che la zona dove ci troviamo era, fino a non molti anni fa, un’area abitata dagli elefanti selvatici e quindi il loro habitat naturale. Vi invito a visitare il nostro sito web www.kingfisherecolodge.com dove potete trovare tante altre informazioni sugli elefanti e sul lodge, anche in lingua italiana.

Un’ottima idea quella di salvaguardare la vita degli elefanti all’interno del loro habitat. Ma come e quando è scaturita l’idea di aprire un resort in Asia?

 

In un periodo in cui sentivo un po’ “stretta” la mia vita in Italia, sia dal lato lavorativo che da quello sociale, ho avuto questa idea che è stata quasi come una rivelazione! Della mia precedente permanenza in Laos, conservavo dei bei ricordi, così cominciai ad informarmi via internet su tutte le varie opportunità economiche del posto ed il settore del turismo mi parve quello più adatto per me e mia moglie, sia dal lato dell’investimento di denaro che dell’attività lavorativa vera e propria. Presa la decisione abbiamo lasciato i nostri impieghi, liquidato i pochi averi e siamo partiti con tanta voglia di fare, ma anche con un futuro molto incerto.

 

Ti sei scontrato con qualche difficoltà per l’apertura o è andato tutto liscio?

 

Probabilmente grazie anche alla presenza di mia moglie, che è nativa del Laos, non abbiamo avuto difficoltà particolari nel costruire ed avviare il resort se non quelle proprie di ogni attività.  Naturalmente il lavoro non è stato facile, dovendo comunque operare in una zona remota di un Paese già di per sé deficitario sotto molti aspetti, in più abbiamo seguito personalmente e quotidianamente tutti i lavori, a partire dalla progettazione fino alla realizzazione fisica, spesso lavorando anche noi insieme agli operai. Durante il periodo della costruzione noi vivevamo a Pakse, la capitale provinciale di Champasak, distante circa 60 km dal lodge. Da lì partivamo tutte le mattine con il nostro furgone per acquistare i materiali e le forniture necessarie per portarle al sito di costruzione, dove restevamo fino a sera per seguire i lavori. Questo praticamente 7 giorni su 7 per parecchi mesi.

 

E quali invece le procedure burocratiche?

 

Il Laos è sicuramente uno dei Paesi della regione con la legislazione più vantaggiosa per gli investitori stranieri. Un punto molto importante è che si può essere proprietari dell’attività al 100% anche se stranieri, cosa che è preclusa in Paesi limitrofi come la Thailandia, dove per piccole attività come la nostra, si deve costituire una joint venture, in cui lo straniero deve essere sempre e comunque in minoranza rispetto ai soci Thailandesi. Burocraticamente non è stato molto difficile, sempre grazie alla presenza di mia moglie ed anche alla mia formazione amministrativa, che mi ha permesso di preparare i documenti richiesti senza l’aiuto di consulenti o avvocati, se non per piccoli consigli. Una volta individuato il sito di costruzione ed aver fatto degli accordi preliminari con le autorità locali (compreso il capo del villaggio a noi contiguo), abbiamo dovuto aspettare circa 3-4 mesi per ottenere la licenza, anche a causa di alcune “resistenze” di funzionari che cercavano di ottenere il loro vantaggio economico ma, grazie alla nostra perseveranza, alla fine abbiamo ottenuto ciò che ci spettava di diritto, senza esborsi particolari. Nel frattempo pare che le procedure per avviare un’attività da parte di stranieri, siano state semplificate, a tutti coloro che desiderano intraprendere questa strada e non hanno contatti fidati con i locali, naturalmente consiglio sempre di rivolgersi a professionisti riconosciuti, sia per quanto riguarda la richiesta di licenza che il lavoro vero e proprio di costruzione di eventuali immobili; come si dice… alla fine chi più spende meno spende!

 

Oltre te e tua moglie, c’è qualcun altro che vi aiuta nella gestione del vostro resort?

 

Essendo comunque di dimensioni limitate, il resort è gestito esclusivamente da me e mia moglie. Io seguo principalmente la parte amministrativa (contabilità, prenotazioni, marketing e reception), mentre mia moglie quella operativa e cioè la cucina, il ristorante e le camere. Abbiamo comunque avuto la fortuna di avere dei parenti di mia moglie che ci hanno aiutato nel corso della nostra attività, sia durante la fase di costruzione che in quella della gestione di tutti i giorni. La fiducia nei collaboratori ritengo sia un punto imprescindibile per la buona riuscita di un’impresa commerciale o produttiva, specialmente quando ci si trova in Paesi così lontani geograficamente e culturalmente dal nostro.

 

Dal punto di vista turistico, il Laos è sviluppato? Di che nazionalità sono i turisti che soggiornano nel vostro resort?

 

Come detto in precedenza, il Laos è ancora un territorio “vergine” anche se, negli ultimi anni, i cambiamenti stanno avvenendo molto velocemente. Il turismo ha cominciato ad affermarsi veramente solo nei primi anni del nuovo secolo e quindi ci sono ancora ampi margini per uno sviluppo che, si spera, sia avveduto e rispettoso della popolazione locale. Per il momento, credo che i benefici (principalmente economici, ma anche sociali) siano stati maggiori degli eventuali problemi portati dal turismo e tutti noi speriamo che le cose continuino così. Da noi passano nella maggior parte turisti europei, in particolare francesi, ma anche molti inglesi, tedeschi, olandesi tra gli altri ed anche australiani, mentre vediamo pochi italiani ed americani. Per il momento il mercato asiatico non credo sia attirato molto dal nostro tipo di turismo (eco-turismo o agri-turismo, come viene anche chiamato in Italia), in quanto penso privilegi ancora le grandi città ed i luoghi di turismo di massa.

 

Raccontaci qualcosa del Laos…

 

Io sono in una situazione un po’ anomala, perché vivendo in una zona rurale, probabilmente non ho una prospettiva reale della vita in città, comunque al contrario di quanto ci si possa aspettare, il Laos è abbastanza caro rispetto ai paesi vicini. Questo è dovuto al fatto che si produce poco o nulla in questo Paese e quasi tutto viene importato, ciò provoca un aumento dei prezzi dovuto al trasporto, ai dazi doganali e ai passaggi di più mani. Inoltre bisogna ricordare che la popolazione del Laos non supera i sei milioni di abitanti, di cui una buona parte vive in zone rurali e remote, quindi il mercato interno è molto piccolo e non permette la grande distribuzione, con conseguente rialzo dei prezzi. Se poi ci si aspetta di vivere all’”occidentale”, allora i costi lievitano considerevolmente, specialmente per quanto riguarda il cibo (quando si trova), automobili ed altri beni di consumo come l’elettronica. Un discorso a parte invece è il costo della manodopera, che qui è ancora molto basso, anche se non ci si può aspettare naturalmente un’efficienza tedesca! Diciamo che, adattandosi un po’, si può vivere bene anche qui ad un costo sicuramente inferiore che in Italia e poi ricordo che qui la criminalità è veramente ridotta ai minimi termini, quindi, a livello di sicurezza, siamo decisamente messi meglio qui che in Italia o in tanti altri Paesi del mondo. Una nota dolente viene dal settore sanitario, purtroppo in Laos l’arretratezza in termini di risorse umane e materiali è spaventosa rispetto a come siamo abituati noi. Comunque la Thailandia è a due passi ed offre (specialmente a Bangkok) un livello di professionalità simile al nostro. Posso dirlo per esperienza diretta visto che, purtroppo, ne ho avuto bisogno.

 

 

E riguardo il lavoro? Ci sono possibilità per un italiano?

 

Io credo che per chi abbia delle buone idee, tanta perseveranza e preferibilmente un po’ di esperienza, le possibilità qui in Laos sono tante, sia che si cerchi un lavoro come dipendente (le risorse umane sono ancora gravemente deficitarie in Laos) sia per chi voglia iniziare un’attività in proprio, visto che è un’economia in espansione e, specialmente nelle città, mancano ancora molti servizi e produzioni di qualità. Credo anche che la mentalità italiana in certi casi sia un vantaggio in un Paese come il Laos (la creatività e l’arte di arrangiarsi qui diventano molto utili, credetemi).

 

Quanto è difficile per un italiano lavorare in Asia e con gli asiatici in generale?

 

Un discorso in generale sugli asiatici non credo sia facile da fare, perché la diversità fra le varie popolazioni è così grande che non è possibile fare dei paragoni. Come quasi tutti gli espatriati direbbero, lavorare in Asia ed in particolar modo in Laos, presenta le sue difficoltà, visto che si ha a che fare con culture e modi di pensare spesso opposti rispetto a quelli a cui siamo abituti a casa nostra. Il laotiano, come ho già detto, sta appena uscendo da un lungo isolamento con il mondo esterno, a causa della sua conformazione geografica (nessun sbocco sul mare, jungle impenetrabili ed un territorio molto accidentato) e più recentemente, a causa dei tristi eventi delle guerre d’Indocina che hanno portato morte e distruzione e poi una chiusura politica verso l’esterno dal 1975 fino ai primi anni novanta. Se poi ci aggiungiamo l’indolenza ed il fatalismo del laotiano, si capirà che spesso la nostra vitalità e frenesia, vanno a scontrarsi con un modo di vivere diametricalmente opposto al nostro, con tutti i problemi che ne conseguono. Spesso ci si deve adattare alla situazione e comprendere che, certe cose vanno fatte da sé se le si vuole vedere terminate bene ed è inutile accanirsi su qualcosa che non si riuscirà mai ad ottenere dai locali e credetemi, spesso si parla di cose molto semplici per noi da fare. Un’altra differenza è l’approccio interpersonale. Mentre per noi occidentali il confronto diretto è accettato e fa parte delle nostre abitudini, qui in Laos è la prima cosa da evitare. Il laotiano arriva sempre per vie traverse al punto della questione e l’alzare la voce o criticare apertamente l’interlocutore (che sia un dipendente od un collaboratore) non porterà mai dei benefici, anzi probailmente l’opposto. Ho visto spesso dei dipendenti che se ne sono andati sui due piedi solo per il fatto che erano stati criticati (giustificatamente) per il lavoro non portato a termine o perché malfatto anche dopo aver ripetuto le cose parecchie volte. Ecco, questo è un punto che, per chiunque voglia venire ad investire in Laos, deve essere molto chiaro e ben compreso per evitare brutte sorprese.

 

Consiglieresti ad un italiano di aprire un’attività in Laos? In quale campo principalmente e, cosa più importante, a cosa dovrebbe fare molta attenzione per non sbagliare?

 

Dare un consiglio del genere non è facile. Tutto dipende dalla volontà del soggetto e dalle sue capacità, nonché dalle condizioni che gli si presentano davanti. Sicuramente in Laos c’è un disperato bisogno di conoscenze tecniche e gestionali ed un’attività produttiva potrebbe essere il campo giusto per un italiano, anche se purtroppo le condizioni di base spesso non sono all’altezza. Il campo turistico sicuramente può offrire ancora molto, specialmente se si hanno le idee giuste. L’unico consiglio che mi sento di dare è di non affrettare le cose e soprattutto di non “idealizzare” i propri sogni e speranze. Chi volesse intraprendere un’attività in Laos, deve innanzitutto comprendere il Paese ed i suoi abitanti, da lì in poi, sta a lui capire se ci sono le condizioni adatte per andare avanti. Per questo, consiglio vivamente di passare del tempo nel Paese, magari lavorando come dipendente, prima d’investire tempo e denaro. Parlare con chi già opera in questo Paese può anche essere molto utile per comprendere la reale situazione locale ed, infine, un consiglio che vale in tutto il mondo: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!

 

Per quanto riguarda i visti, è complicato ottenerli?

 

Per il momento non ci sono particolari difficoltà nell’ottenere un visto. Nel caso di lavoro dipendente si ottiene un visto annuale di lavoro, mentre se si ottiene una licenza come investitore, si ha un visto, anch’esso annuale, di residenza senza obbligo di lavoro. Come ho già detto, non mi stancherò mai di consigliare, a chi voglia intraprendere un’attività lavorativa in Laos, di prendersi il proprio tempo e capire il sistema Paese. Il fatto che si possa restare per periodi relativamente lunghi in Laos, anche solo con visto turistico, è sicuramente un vantaggio per chi volesse studiare la situazione in dettaglio direttamente sul luogo, prima di prendere decisioni importanti.

 

Ci sono altri italiani in Laos? Di cosa si occupano?

 

Io, vivendo isolato da tutto, non sono molto aggiornato su quanto accade nel Paese (che poi si riduce nella capitale Vientiane), ma comunque la comunità d’italiani in Laos non è molto nutrita, saremo forse una trentina di residenti, la cui maggior parte è concentrata nella capitale Vientiane per l’appunto. A parte quelli che lavorano per varie ONG e istituzioni come l’ONU e la UE, vi sono diverse attività gestite da italiani, principalmente nella ristorazione (un buon ristorante italiano non manca mai), una fabbrica di abbigliamento ed altri che lavorano nel campo del turismo.

 

E comunità italiane a cui fare riferimento in caso di bisogno, ce ne sono?

 

Non vi è alcuna organizzazione fra italiani per quanto ne sappia, a causa anche del basso numero di residenti. Oltretutto l’Italia non ha ambasciata o consolato in Laos e quindi per tutto quanto riguarda il lato burocratico ci si deve rivolgere a quella in Thailandia (che, tra l’altro, copre anche la Cambogia!). In caso di emergenze, noi italiani dovremmo rivolgerci all’ambasciata francese a Vientiane ma, per fortuna, non ne ho mai avuto bisogno e quindi non ho idea di quanto utili possano essere i nostri cugini francesi.

Questi otto anni di permanenza in Laos come e in cosa ti hanno cambiato?

 

In generale non credo di essere cambiato molto da quando vivo in Laos, sicuramente ho imparato a vedere le cose in modo diverso, visto lo stile di vita così tanto differente dal nostro. Innanzitutto il fatto di essere circondato da persone che hanno spesso poco o nulla, ma che riescono lo stesso a vivere una vita felice e spensierata, mi ha insegnato, ancora più di quello che pensavo, che il denaro non è assolutamente tutto e comunque non risolve i tuoi problemi, in special modo quelli spirituali. Sono anche diventato sicuramente più fatalista com’è nella natura laotiana, anche se ciò non evita, ogni tanto, un po’ di frustrazione quando le cose non funzionano come vorrei a causa di comportamenti al di là del mio controllo. Diciamo che, in definitiva, il più grosso cambiamento personale che ho avuto vivendo qui, è stato quello di prendere le cose più alla leggera di come facessi in precedenza, cosa che, se mantenuta nei limiti, aiuta a vivere sicuramente meglio!

 

Sei felice del tuo percorso di vita e professionale o ti manca ancora qualcosa?

 

Io e mia moglie siamo molto soddisfatti di ciò che siamo riusciti a fare con le nostre forze ed il fatto di vivere in una zona ancora incontaminata, fa passare in secondo piano la mancanza di comodità a cui si è abituati in città. Grazie anche alla nostra dedizione al lavoro, crediamo di aver creato qualcosa di particolare in questo Paese ed il fatto di ricevere molti apprezzamenti dalla nostra clientela, non fa che confermare il nostro pensiero e renderci soddisfatti. Certo il lavoro nel turismo ha i suoi alti e bassi, ma siamo riusciti a gestire con profitto la nostra attività fino a questo momento e comunque la nostra idea, sin dall’inizio, non era quella di venire in Laos per arricchirci materialmente, ma piuttosto per realizzare un sogno e cambiare stile di vita e finora, seppur con tutte le difficoltà del caso, possiamo dire a noi stessi: ce l’abbiamo fatta! Infatti ci abbiamo preso così gusto che stiamo già pensando di creare qualcosa altro di nuovo qui in Laos in un prossimo futuro, ma questa è un’altra storia.

 

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A cua di Nicole Cascione