Il Cirque du Soleil: abilità ed eleganza per un sogno che si avvera

 

NEW YORK- Le Cirque du Soleil è il circo per eccellenza: fondato nel 1984 da Guy Laliberté, un mangiatore di fuoco canadese, si è e da allora consolidato come il più importante circo al mondo, con diversi spettacoli itineranti. Non ci sono animali, ma solo acrobati e mimi, molti dei quali si portano con sé la tradizione del proprio paese. A New York, presso il Radio City Music Hall, è in scena lo spettacolo Zarkana, che a novembre si trasferirà a Las Vegas. Tra le centinaia di artisti ci sono 4 sbandieratori italiani. Come è possibile arrivare così lontano partendo da Cava dei Tirreni (provincia di Salerno)? Ce lo racconta Marco Senatore.

 

 

Iniziamo dalla fine: cosa significa lavorare per il più importante circo al mondo?


E’ un sogno, per tanti è il raggiungimento del top, per me è stata un occasione presa al volo. Non ho mai lavorato per un circo, ora mi ritrovo con gli artisti circensi più rinomati in questo mondo con alle spalle 7 o 8 generazioni. E’ un onore essere qui, ma anche un impegno giornaliero con duri allenamenti per migliorare sempre.
 

 

 

Chi è Marco Senatore?


Sono nato a Cava de Tirreni, in provincia di Salerno, e all’età di 12 anni mi sono appassionato ad un’antica tradizione medioevale, che si tramanda nella mia splendida città, ovvero lo sbandieratore. Con il passare degli anni ho cercato, all’interno dell’Ente Sbandieratori Cavensi, di trasformare questo hobby in lavoro. Mi è andata bene: a 19 anni la Walt Disney ha creduto nel nostro progetto e mi sono trovato a lavorare con i miei amici presso il parco Disney Sea a Tokyo, dove un parte è dedicata interamente all’Italia. Dopo quest’avventura ne sono seguite altre, ma ora lavorando con il Cirque de Soleil penso di aver raggiunto, artisticamente parlando, il top.

 

Come hai fatto a finire qui? Ce lo racconti?


Bisogna fare casting infiniti, i talent scout del circo sono tanti e girano il mondo alla ricerca di cantanti, musicisti e artisti vari. La vera caratteristica è che cercano artisti specifici, che riescano a portare su un palco antiche tradizioni in chiave "moderna". Ed è quello che è successo a noi. Ad aprile dello scorso anno Zarkana (il nome dello spettacolo) era ad Orlando a finire la produzione. Uno degli ultimi giorni Guy Laliberté (fondatore e proprietario) notò che lo spettacolo era bellissimo, ma mancava qualcosa. 

 

Mancavate voi!

Si ricordava di aver visto in Italia gli sbandieratori, e così inviò un talent scout a cercare i 4 artisti della bandiera. Così, dopo una selezione su oltre 100 sbandieratori, scelsero me, ed io scelsi i miei attuali colleghi di lavoro, ovvero Federico Pisapia e i gemelli Giuseppe e Vincenzo Schiavo.

 

 

Siete un gruppo di italiani, come vi siete integrati con il resto del gruppo?


A dire il vero l’integrazione non è stato affatto un problema, un po’ per il nostro carattere gioviale, un po’ per la predisposizione del circo ai rapporti umani tra diverse culture. Infatti mi ricordo che dopo 3 ore dal nostro arrivo eravamo seduti a tavola a bere, ridere e scherzare con oltre 100 artisti provenienti da 23 nazioni diverse. Ed è questo uno dei tanti aspetti positivi di questo Circo. Avendo tutti la famiglia lontana lo stare uniti a lavoro, ma anche fuori, riesce a creare un rapporto umano fondamentale.

 


Come è vivere a New York?


Che dire di New York? Di metropoli in tutto il mondo ne ho viste tante, ma questa è qualcosa di spettacolare. Viverla da turista è bello, ma viverla da newyorkese ancora di più. Riesce a darti tranquillità: se ti guardi intorno e vedi tutto questo caos non ti spieghi come possa fare a trasmetterti serenità. Quest’anno, quando sono ritornato con mia moglie, ci siamo sentiti subito a casa perché questa è la magia di New York: ti fa sentire a casa.

 

Quali saranno le prossime tappe?

Anche questa avventura è terminata e Zarkana diventerà “residence show” a Las Vegas presso l’Aria Resort Casino. Significa che per 4 o 5 anni avremo una stabilità che da anni non avevo, e sono sicuro che anche Las Vegas sarà una bellissima esperienza.

 

 


Torneresti a vivere a Cava dei Tirreni?


Certo e lo farò di sicuro, lì c’é tutta la mia famiglia. Li sento tutti i giorni, ma mi mancano tanto. Ci sono i miei amici, c’è la mia quotidianità. Ma il problema non è Cava, è l’attuale assoluta mancanza di futuro in Italia, per i giovani oggi è quasi impossibile crearsi una vita e portare avanti una famiglia. Fermiamoci qui altrimenti entriamo troppo nella politica e non mi piace.

 

Cosa consiglieresti a chi vuole andare a vivere all’estero?


E’ un esperienza che ti segna, soprattutto se lo si fa in età giovane, come me a Tokyo quando avevo 19 anni. Significa libertà, significa indipendenza ma tanti sacrifici. Prima di prendere una decisione bisogna provare a vivere nella città scelta per un po’, perché dopo qualche settimana molte cose cambiano e si mostrano nella vera natura. Se non si vuole sbagliare New York è la scelta giusta!

 

Cosa ti manca dell’Italia?

Io torno in Italia sempre con tanto piacere, soprattutto perché mi manca la mia famiglia. Poi se togli il sapore di un pranzo a casa della nonna, che nessun ristorante al mondo può imitare, ed un tuffo nella spiaggia dove sei cresciuto, penso che attualmente non mi manchi nulla dell’Italia.

 

Cosa ti mancherà un giorno se te ne andrai degli Stati Uniti?


Non lo so, ma di sicuro a New York è stato bello affacciarsi alla finestra e vedere l’Empire State Building che cambia colore tutte le sere, ed il Chrysler con la sua eleganza. Scendere la mattina e prendere un caffè prima di cercare un taxi, fare 2 chiacchiere con il tassista, avere 100 possibilità diverse per trascorrere il proprio tempo libero. Lo so, mi mancherá proprio New York!

 

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