Susanna come fai a vivere così? Ok, vi spiego i motivi…

 

 

Una signora l’altro giorno mi ha mandato un messaggio con su scritto “Susanna come fai a vivere così?”, non ho saputo rispondere subito, a volte vogliamo trovare delle risposte troppo complesse; poi le ho semplicemente scritto “forse perché è proprio così che voglio vivere”.

 

Dopo averle inviato il messaggio mi sono resa conto di quanto quella risposta fosse la più azzaccata, semplice, diretta e soprattutto vera; una risposta che avrei voluto sentire da tutte le persone a me care e quelle che mi circondavano. Il solo immaginare tutti impegnati a fare quel che vogliono realmente fare, a vivere la vita che suggerisce il proprio cuore mi fa vibrare l’anima di emozione, purtroppo solo un sogno, no ma che dico…un’utopia vera e propria.

 

 

Sono in Africa, in Togo, nella casa d’accoglienza che ho iniziato a costruire a dicembre 2013 e terminata a marzo 2015; una casa per bambini disagiati del Togo e chissà, forse un giorno anche di molti altri stati africani. L’ho chiamata Maison sans Frontieres perché dev’essere una casa senza confini dove sia l’anima, che la mente possano ampliarsi per vedere più lontano trasformando quegli occhi piatti occidentali in splendide biglie profonde e colorate; e gli occhi africani già profondi di natura che possano risplendere di una luce molto più consapevole. Sono dieci i bambini della casa, dal più piccolo di cinque anni alla più grande di quattordici, bambini e ragazzi che ridono insieme a me e mi tirano su di morale se sono triste.

 

Ho faticato e fatico tutt’ora perché, seppur circondata da persone che nel loro piccolo mi aiutano e volontari che vengono a dare una mano preziosa, la maggior parte del tempo mi sento sola in tutto quel che faccio. La cosa buffa è che lavoro probabilmente il triplo rispetto a quando ero in italia o in Francia ma la soddisfazione che provo a fine giornata e persino al mattino appena sveglia non è assolutamente comparabile a quella provata in passato. Ho rifiutato gli agi e alcune delle sicurezze che mi facevano rimanere bloccata in Europa per vivere in un luogo dove in lingua locale “ieri e domani” si esprimono con la stessa parola, perché quel che cambia è l’OGGI! Dove le leggi e le regole si modificano ogni giorno e a volte più volte al giorno, a seconda di chi hai davanti; dove essere trasformato in albero o rapito dagli spiriti e dalle fate è una cosa orribile ma anche normale; dove l’80% della gente vive giorno per giorno “mangia oggi che domani non si sa” ; dove un bianco a volte viene visto come un bambino incapace di stare in piedi da solo venendo preso in giro per qualunque cosa provi a fare ma aiutato, umilmente, subito dopo…dove i bambini ed il sorriso della gente nonostante tutto ti fa sentire a casa, in una casa lontana e tribale, tra le braccia di Mamma Africa.

 

Mangio sempre riso e farina di mais con lo stesso identico pesce ogni giorno, non ho mai davanti né formaggio, né vino e nemmeno acqua fresca; non passo più davanti alle vetrine dei negozi desiderando questo e quello ma nel mio scaffale ci sono due paia di pantaloni e poche t-shirts; non ho un’auto e solo ora, dopo 3 anni di taxi-moto ho finalmente un piccolo motorino regalato da un volontario; ogni tanto ho la malaria e sto molto male ma passa dopo 4 giorni e in quei momenti penso che dopotutto non è peggio di un raffreddore invernale che rimane per settimane. I bambini mi chiamano “tata,tata!” dal mattino alle 6 alla sera alle 10, vado al mercato a comprare il cibo, porto all’ospedale uno, e poi anche l’altro il giorno dopo, e a volte c’è da dare le medicine a 5 contemporaneamente memorizzando chi e come; uno mi chiede i biscotti e l’altro il pane come se fossero dei gioielli preziosi, dei regali che solo a Natale possono ricevere e per i più sfortunati del villaggio nemmeno quel giorno. Ognuno con la sua sensibilità, ognuno con il suo carattere e le proprie esigenze così poco materiali e tanto, tanto affettive. Seguo ancora il cantiere per completare la casa permettendoci di vivere in sicurezza e anche in autonomia, raccogliendo fondi su internet, chiedendo a destra e a sinistra per avere anche solo pochi euro a disposizione. Spendo 75 euro a settimana per il cibo tra cui nemmeno 1 euro al giorno per far fare a tutti e dieci colazione; non ho partner che possono assicurarmi un tot annuale né qualcuno che possa seriamente fare ogni mese una raccolta fondi in Europa…è sempre tutto completamente un mistero.

 

 

E’ in questo modo che so di avere sulle mie spalle un peso grande, a volte troppo pesante per avere solo 26 anni e tanti sogni nel cassetto, ma so nello stesso momento che sola in verità non sono e mi basta sentire l’emozione che provo ogni giorno per dimostrarlo a me stessa. Mi manca la mia famiglia, i miei amici, i miei animali, il bosco e il cibo buono italiano, è’ difficile, e chi lo sa, forse lo sarà ancora di più in futuro, ma è così che ho scelto di vivere ed è con i loro sorrisi che sono felice.

I sorrisi dei miei bambini senza confini.

 

Grazie

Tata Susanna

 

Per info www.volontaritogo.org pagina COME AIUTARCI

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Contatto e mail su******@gm***.com

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