Avventure disavventure

 

 

Pedalare non è sempre rosa e fiori, soprattutto per due inesperti come noi.

 

Abbiamo appena terminato i nostri primi 1.300 km, macinati in circa un mese di viaggio, di cui 18 gg effettivamente pedalati. Il tutto si è svolto nel zona della Pampa Humeda, territorio prevalentemente piatto, verde, strade asfaltate, confortevole insomma. Fino ad oggi, fatica fisica a parte dovuta in genere al forte vento o ai troppo km/gg pedalati, tutto ha girato effettivamente molto bene. Siamo stati molto concentrati su di noi, sulle nostre capacità, sul superamento dei nostri limiti (che, abbiamo avuto la prova essere solo mentali e non fisici), sui nostri desideri; soprattutto sui nostri desideri e sulle nostre reciproche e a volte divergenti priorità. C’è molto da migliorare, sia come singoli che come coppia, ma vi assicuriamo che ci aspettavamo di peggio per essere alle prime armi.

 

È così che allora prendiamo in mano la situazione e cerchiamo di fare quello che normalmente in questo tipo di viaggio, tutti i bikers fanno: la prima tratta da 200 km di sterrato, senza villaggi nel mezzo, il che equivale a dire, niente cibo né acqua a nostra disposizione tutte le sere quando smettiamo di pedalare. La tratta in questione va da Carmen de Patagones a San Antonio Oueste, si snoda in riva al mare e a detta di tutti è uno dei tratti di costa e di paesaggio più belli e mistici di tutta l’Argentina. Nessuno dei due è realmente spaventato, ma di certo per noi questa è una delle prime vere prove della nostra vita; mai fatto bici, né mai fatto camping, né mai fatto un corso di sopravvivenza. Insomma digiuno completo in fatto di avventure.

Partiamo da Carmen de Patagones e facciamo i primi 60 km su strada. Easy. Accompagnati da una colonia di 35.000 pappagalli patagonici, tutto ha ancora l’aspetto divertente e (quasi) rilassato delle pedalate degli scorsi giorni. A metà strada, ci fermiamo a Boca del Condorovvero nell’unico e ultimo paesino della costa nato sul delta del Rio Negro. Davanti a noi solo l’Atlantico, maestoso, infinito e blu come il cielo. Un rapido conto sul percorso da fare nei prossimi giorni: 200 km; se tutto va bene ne faremo 60 medi/gg, se qualcosa va storto, tipo soffia vento forte o piove, ne faremo 30 medi/gg; conclusione, bisogna caricare scorte per almeno 5/7 gg di viaggio. E allora parte l’assalto al mini-market del paese: pasta, salsa di pomodoro, tonno, picadillo de carne, pure di patate, un po’ di frutta, dulce de leche ma soprattutto acqua, acqua e ancora acqua. Carichiamo circa 40 litri in due e ci rimane comunque il dubbio che possa non essere sufficiente.

 

Pier è sicuramente più preoccupato di me, e non perché sia più inesperto anzi, sono io che mi sembro un po’ superficiale e che forse la sto prendendo un po’ troppo alla leggera. Ma insomma siamo in due apposta no? Per bilanciarci un po’. Solitamente sulle bici carichiamo circa 40 kg a testa (a cui si sommano i 15 kg della bici stessa); con queste nuove scorte di cibo e acqua, probabilmente arriviamo tra i 55 ed i 60 kg. La bici la muoviamo con molta fatica, sembra ancorata a terra, ma come sempre ci diciamo che noi non abbiamo fretta e siamo lì per goderci il viaggio e il paesaggio. In serata arriviamo alla nostra prima tappa, La Loberia, ovvero la casa di una colonia di Leoni Marini sfortunatamente non visitabile a causa di una grossa frana della scogliera avvenuta  proprio nei giorni scorsi. Poco importa; il paesaggio è mozzafiato. Il gioco delle maree da questo lato dell’Oceano, fa si che ogni sei ore si scoprano e ricoprano un centinaio di metri di scogliera. Con la bassa marea si creano delle piscine naturali di acqua tiepida dove poter fare il bagno al riparo delle forti onde dell’Atlantico e con l’alta marea riusciamo anche a vedere in lontananza qualche Leone Marino che gioca con i propri piccoli.

 

Il mattino seguente ci svegliamo prestissimo, per godere di un’alba incredibile ma soprattutto per metterci in marcia di buon ora. Colazione e partenza. La strada chiaramente non è asfaltata; si tratta di una strada secondaria, prevalentemente di ciottoli e sassi. Capiamo sin da subito che la questione si fa difficile; procediamo molto lentamente, circa 10km/orari verso i soliti 18/20 dei giorni precedenti. Dopo i primi 10 km però le cose si complicano; il vento, che ha soffiato fortissimo per tutta la notte, ha coperto completamente la strada di sabbia del mare. Pedalare è impossibile, dobbiamo scendere e spingere. Che inferno. La bici è pesantissima e inamovibile con il suo carico e le sue ruote che affondano nella sabbia. Dopo 5 ore abbiamo fatto solo 25 km; non siamo minimamente vicini al posto in cui saremmo voluti arrivare. Ci fermiamo; il vento non ci permette nemmeno di sentire cosa ci diciamo. A malincuore, tra l’arrabbiato e il desolato/frustrato, decidiamo di tornare indietro; non siamo qui per rovinarci le giornata pensiamo. Con altrettanta fatica, ripercorriamo i 25 km fatti, per giunta con vento contro. Arriviamo che sono le 19.00: siamo stati in strada più di 10 ore; siamo a pezzi. Mangiamo e andiamo a dormire delusi. 

Il mattino dopo io non ho nemmeno le forze per parlare. Dobbiamo rientrare su Carmen de Patagones per valutare un modo diverso di scendere verso sud visto che la costa è impraticabile. Tra noi e Carmen ci sono circa 70 km; 70 km che in una giornata normale non mi avrebbero fatto né caldo né freddo ma che quella mattina rappresentavano tutto ciò che non avevo voglia di fare! Ed ecco che Pier arriva con una sorpresa inaspettata e a dir poco piacevole; se ne stava a guardare il mare in attesa che il vento scemasse e soprattutto che il temporale all’orizzonte cambiasse direzione permettendoci di rimetterci in viaggio, quando arriva una famiglia con un camper che attacca bottone. Si tratta di una famiglia svizzera con 3 figli al seguito, che ha mollato casa e ha deciso di iniziare a girare il Sud America in camper con l’intenzione di venire a vivere qui, in Argentina. Che grandi penso io! A parte questo, sono diretti a Viedma/Carmen de Patagones e dopo il nostro racconto ci offrono di caricare bici e bagagli sul camper e di riportarci in città. Quando Pier me lo racconta, penso che mi stia prendendo in giro e invece, in pochi istanti, eccoli lì tutti indaffarati che caricano la nostra roba sul camper. Che benedizione.

 

Rientriamo a casa di Pablo in mattinata, gli raccontiamo come sono andate le cose e riflettiamo un po’ sull’accaduto. Non siamo contenti di noi; sicuramente non è andata come volevamo e la verità è che forse abbiamo desistito troppo in fretta; altri biker non lo avrebbero fatto. L’importante però è averci provato e soprattuto aver voglia di riprovarci …. tra qualche tempo magari 🙂

 

 

Melissa e Pierluigi

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