Luis di Quilmes, il nostro primo compagno di viaggio

 

È il 28 di gennaio e da qualche giorno abbiamo imboccato la Ruta 25 che attraversa l’intera Argentina e che ci porterà dalla costa Atlantica alla Cordigliera Andina. Dopo una giornata trascorsa sotto il sole cocente e senza vedere un albero che uno (figuratevi che, per lo spuntino dell’ultima sosta, mi sono nascosta in un angolino quasi sotto le ruote della bicicletta pur di trovare un minimo di riparo dal caldo infernale e la mia pelle puzza di carne bruciata nonostante la protezione 50 che mi sono spalmata più di una volta da stamattina), arriviamo nel piccolo paesino di Las Plumas.

 

Come spesso è capitato, qui c’è meno di niente, ma molto più di tutto ciò che desideriamo: un’area di servizio dove, come prima cosa, mi sparo un litro della mia preferita Paso de los Toros al pompelmo amaro e mi rigenero, la stessa area di servizio che offre (gratis!) doccia con acqua calda spettacolo e dove accamperemo in sicurezza per la notte, un negozietto quasi vuoto ma con i nostri prodotti di fiducia che ci attendono (2 mele, 2 banane, biscotti all’avena e cioccolato, formaggio e pane) e Luis, il nostro primo compagno e amico viaggiatore pedalante con cui non condividiamo solo il mezzo di trasporto, ma con cui condividiamo valori e ideali di vita e di sviluppo civile e civico.

 

Luis ha 23 anni, nato e vissuto in Quilmes, città alla periferia di Buenos Aires famosa per la produzione dell’omonima birra Argentina, è figlio di una famiglia onesta ed estremamente umile e ha con una sorellina affetta da sindrome di Down. Luis è un bravo ragazzo nonostante sia cresciuto in una città difficile per la violenza e il crimine che la caratterizzano, oltre che per il basso livello di educazione civica, sociale e di educazione in generale. Terminata la scuola secondaria, Luis ha iniziato a lavorare come operaio. Per qualche anno si è alzato ogni mattina alla stessa ora, si è messo su un autobus per raggiungere il suo posto di lavoro incastrandosi per ore nel traffico congestionato della periferia, ha svolto con cura e precisione i suoi compiti, ha sempre detto si alle richieste dei suoi capi (anche se spesso non era d’accordo), ed è rincasato ogni sera alla stessa ora per la cena, si è incontrato con gli amici per il fine settimana e ogni lunedì mattina ha ricominciato puntuale la sua "normale" vita. Ma soprattuto Luis, proprio come me e Pierluigi, non ha mai smesso di guardarsi intorno e disprezzare sempre più il sistema che il modello economico capitalista e consumista ha ideato, e grazie alla globalizzazione esportato in tutto il mondo, per incastrare la società in una forma moderna di prigionia e privarla così di ogni tipo di libertà sostituendola con dei surrugati come una casa, una nuova macchina o il cellulare all’ultima moda in cambio di debiti da rimborsare su un arco temporale di 30 anni minimo.

 

Luis ha visto crescere esponenzialmente le case di fango della periferia attorno all’umile casina dei suoi genitori, ha visto amici e conoscenti trasformarsi in ladri, corrotti, venditori di voti, sanguisughe senza cuore pur di comprarsi l’ultimo modello dell’ultimo affare tecnologico messo sul mercato, ha visto padri mandare i propri figli in strada senza scarpe per bersi l’elemosina di una giornata, ragazzine di 15 anni concedersi allo spasimante con l’auto più bella. Insomma non ha visto nulla di diverso da quello che vediamo noi ogni giorno nelle nostre città "moderne", al lavoro, nelle scuole, in discoteca. Stesso modello stessa forma di corruzione; la perdita di ogni valore in cambio dell’effimero, del superficiale: Dorian Gray. La nostra bella, o così supposta essere, società; quella dove materia e spirito sono due cose distinte, per questo nessuno esita ad schiacciare il suo prossimo, che sia con una pistola o con l’apertura di un credito in banca. Si tratta solo di modalità diverse con cui il modello consumista è stato declinato, ma il risultato è lo stesso: l’allontanamento e la perdita definitiva dei valori di base della vita, amore, condivisione, umiltà, libertà, sincerità, rispetto per se, per gli altri per il pianeta che ci ospita.

 

Luis vive con un sogno, portare la sua famiglia lontano da tutto questo; trovare un paesino sperso e dimenticato nell’Argentina di una volta, dove si possa ancora lasciare la porta aperta, la bici in strada e incontrarsi con gli amici in tutta serenità, senza che qualcuno ti avvicini minaccioso per rubarti l’orologio o semplicemente perché hai parcheggiato in modo tale che lui non riesca ad uscire e perda 2 dei suoi preziosi minuti di vita per venirti a dire di "levarti dai c. velocemente".

 

 

Ad un certo punto Luis non ci è stato più dentro; la scatola prefabbricata che gli avevano costruito intorno o che lui stesso si era adattato ad avere attorno, ha iniziato ad andargli stretta. Nonostante guadagnasse poco meno di 500 euro al mese (e vi faccio notare che l’Argentina è un paese con un’iper inflazione incredibile a differenza di quanto il governo tenda a dichiarare ufficialmente sui media, dove il costo della vita, a meno degli affitti, è esattamente allineato a quello di un paese europeo come il nostro), in quattro e quattr’otto decide di comprarsi una scarsa bici, una scarsa tenda, uno scarso equipaggiamento da viaggio e dimostra a tutti, genitori, parenti, amici, datori di lavoro, che si può fare tutto nella vita. Tutto ciò che si vuole. Che siamo unici e potenti e che possiamo immaginare la nostra realtà ideale fino a darle concretezza.

 

Ispirato al Gaucho Martin Fierro, eroe nazionale argentino dal carattere indipendente che fugge dalla città per protestare contro l’ingiustizia sociale di un governo che reclutava forzosamente i gauchos per mandarli a combattere alla frontiera uccidendo gli indios, popoli originari, e che si trasforma così in un fuorilegge. Con pochissimi soldi da parte (al punto che, pur di far durare il più a lungo possibile il suo viaggio, Luis non si alimenta adeguatamente e un giorno dobbiamo caricarlo su un’auto che lo porterà all’ospedale più vicino e dove passerà la notte) Luis lascia la capitale e parte per conoscere il suo paese ma soprattuto per ritrovare quel se stesso che la città, il crimine, la violenza ma soprattutto la mancanza di valori, hanno recentemente occultato ma che lui sente, è sicuro, di avere ancora in fondo al suo cuore e di essere in grado di ritrovare.

 

Con Luis abbiamo percorso 700 km dalla Costa Atlantica alla Cordigliera, uno dei tratti più difficili della Patagonia Argentina poiché tutto in salita e con il vento della montagna sempre contro; li abbiamo percorsi accanto ad un ragazzo che non ha mai perso il sorriso, che si è fatto forza e ci ha dato la forza anche nei momenti di maggiore difficoltà, nonostante la sua precaria attrezzatura gli abbia spesso fatto patire freddo e umidità sia durante il giorno che durante la notte. Con Luis non abbiamo condiviso una strada, dei km, dei paesaggi; con Luis condividiamo ogni suo pensiero, ogni atteggiamento ma soprattuto ogni ideale, gli stessi ideali di pochi ma che sono coloro che possono fare la differenza e cambiare il mondo, trasformandolo da mondo indifferente usurpatore distruttore e prosciugatore di risorse naturali e umane ad un posto incredibile in cui vivere in bellezza serenità e comunione.

 

"Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" disse Gandhi.

 

Luis è rientrato a Quilmes senza soldi e con la bici ancor più scassata; gli mancava la sua famiglia, sua nonna, i dolci che gli preparava e la sua sorellina. Ma Luis è sempre con noi e ci ricorda che "ogni uomo è libero di fare ciò che vuole ma non può fare più di ciò che vuole" – Schopenhauer. Ovvero tutto.

 

Melissa e Pierluigi

www.theevolutionarychange.com

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