Dino: cicloviaggiatore in solitaria

 

 

Non posso permettermi di sprecare vita. Siamo in questo mondo per un brevissimo lasso di tempo e non posso impiegarlo lavorando otto ore al giorno per godermi qualche settimana in Agosto”. E’ questo il pensiero di Dino Lanzaretti, un cicloviaggiatore con la passione per i viaggi in solitaria. Dino ha scoperto l’amore per il viaggio in bici quasi per sbaglio, dopo aver intrapreso un viaggio in Indocina. Da quel momento è stato catturato dalla passione per le due ruote, una passione dalla quale non gli è stato più possibile allontanarsi e che lo porta a vivere nelle infinite strade del mondo.

Dino quando nasce la tua passione per la bici?

Prima è nata la mia voglia irrefrenabile di viaggiare e poi in seguito la consapevolezza di poterlo fare nella maniera più indipendente possibile, cavalcando una bici e portando tutto il necessario con sé.

Qual è stato il tuo primo viaggio in bici?

L’Indocina. Sono partito con una vecchia bici scassata, comprando il biglietto più economico che trovai e verso una destinazione in cui non ero mai stato. Dalla Thailandia ho pedalato fino in Laos, poi Vietnam, Cambogia e Myanmar: 8.000 km in sei mesi. Itinerario molto facile e senza troppe salite, l’ideale per un viaggio intrapreso quasi per sbaglio, che mi ha fatto scoprire una passione dalla quale non mi è stato più possibile allontanarmi.

Qual è l’emozione più grande che hai provato in questi anni di avventure?

Non saprei quantificare le innumerevoli emozioni, tante belle e anche qualcuna orrenda. Mi sento però di elaborare una teoria per la felicità quotidiana da cicloviaggiatore: una meta lontanissima, condizioni climatiche improponibili e il forte dubbio di non giungervi. Se alla fine della giornata sono riuscito ad arrivare e magari a montare la tenda durante un tramonto mozzafiato…ecco quella sensazione che scorre nelle vene assieme alla stanchezza per me si chiama felicità.

Qual è invece la difficoltà più grande che hai affrontato e come l’hai superata?

Sono partito dall’Italia con destinazione India in sella ad un tandem, assieme ad un ragazzo ipovedente. Sponsorizzati dalla testa ai piedi non siamo stati in grado di renderci conto che i nostri due caratteri erano mostruosamente incompatibili per un’impresa del genere e nonostante tutto abbiamo proseguito per 9.000km. Ci siamo dovuti arrendere in Uzbekistan, a causa degli scontri etnici in Kirghistan. Il ritorno dovuto a cause di forza maggiore ci ha sollevato dagli ultimi difficilissimi 1.000km che non saremo stati in grado di superare. Per sottoporsi tutti i giorni ad uno sforzo disumano e per sopportare ogni avversità, bisogna avere una determinazione ed una motivazione non comune…noi non l’avevamo. Per riprendermi da questo viaggio fatto di litigi e ricatti, sono dovuto ripartire appena tornato per il Sud America, ritrovando tra le alture Andine il mio naturale e istintivo modo di viaggiare: solo e rigorosamente senza sponsor ai quali dover rendere conto.

Prima di intraprendere un viaggio, come ti prepari ad affrontarlo?

Nulla di particolare, basta solo munirsi di una bicicletta bella robusta, sacche impermeabili e sopratutto una sella molto comoda. Non essendo una agonista che duella contro il tempo, non ho bisogno di un allenamento particolare, pedalo il giusto per provare tutte le attrezzatura e l’assetto di guida a pieno carico. Per quanto riguarda invece tutti i visti necessari ad attraversare i vari Paesi, non me li procuro prima di partire, perché questo mi costringerebbe a definire itinerari ben prestabiliti. Preferisco di gran lunga intraprendere il viaggio giorno per giorno e procurarmi i documenti necessari strada facendo, mosso solo dall’istinto e dalla più totale libertà. In questo modo finora ho vissuto avventure inaspettate e meravigliose, visitando Paesi di cui avevo solo sentito il nome.

Cosa porti dietro con te?

Solo il minimo indispensabile che, per un viaggio di sei mesi in bicicletta, è una montagna di roba. Mi serve tutto il necessario per sopravvivere a temperature abbondantemente sotto lo zero, ma anche costume e pareo per lunghe giornate di sole in qualche spiaggia deserta. Assolutamente macchina fotografica con relativi obiettivi e videocamera per immortalare attimi irripetibili, ma anche per avere qualcosa da fare nei lunghi periodi di solitudine. A contribuire all’enorme peso delle mie valige, c’è un’infinità di utensili e di pezzi di ricambio per la bici, che non deve e non può mai essere danneggiata. Rimanere isolato nel mezzo di qualche area desertica, sperduto chissà dove, senza poter più percorrere i 100km giornalieri, significa non avere viveri a sufficienza, ma soprattutto significa finire l’acqua. Bisogna particolarmente voler bene alla propria bici, un po’ come se fosse parte di se stessi e mai dimenticare che il suo malfunzionamento può compromettere l’esito di un viaggio.

Quali sono i pro e i contro del viaggiare in bici?

E’ davvero spiacevole quando si rompe la bicicletta, ma è di gran lunga più gratificante riuscire a ripararla, sono difficili le lunghe salite ma entusiasmanti le veloci discese, brutto davvero soffrire la fame, ma idilliaco riempirsi la pancia con tutte le specialità del mondo. Non riesco a trovare un contro a questo modo di viaggiare, sembra di aver vinto la lotteria senza mai aver giocato il biglietto. Fino ad ora tutti le fatiche e le paure, gli ostacoli insormontabili e gli imprevisti, non sono nulla al confronto delle incredibili esperienze fatte e della gente incontrata nel viaggio. Anche se mi impegnassi duramente, farei davvero difficoltà a trovare qualcosa che non mi facesse fare questa vita. Infatti non ho nessuna intenzione di smettere.

Come ti sostieni economicamente durante i tuoi viaggi? Come ti regoli per vitto e alloggio?

Lavoro in Italia sui rifugi di montagna e i soldi guadagnati li investo in un viaggio. Dormo per la maggior parte del tempo in tenda e cucino il cibo; non rinuncio a molte cose, dato che dormire sotto le stelle lo preferisco di gran lunga ad una camera d’albergo. Contando che non ho spese di trasporto se non il biglietto dell’aereo, riesco a spendere molti meno soldi.

Perché hai scelto di viaggiare in solitaria?

Non l’ho scelto, è successo e mi sembra la cosa migliore per adesso. Potrei dire che prediligo la totale libertà, ma semplicemente sono un egoista cronico e badare ad un compagno di viaggio mi peserebbe troppo, esperienza già vissuta e da non ripetere. Per molti può sembrare più difficile cavarsela da solo, ma finora sono convinto del contrario, si pensa molto più velocemente da solo e le decisioni non hanno bisogno di essere discusse. Considero il viaggiare una forma d’arte e che io sappia nessun pittore ha mai dipinto a quattro mani un capolavoro. Però adesso, alla veneranda età di 35 anni e 50.000km di viaggi in solitaria, ho deciso di partire in due, ma con una persona speciale. Non un compagno di viaggio, ma una donna che amo e con la quale voglio condividere vita a più non posso. Sono curioso di vedere come andrà.

Che emozione ti regala viaggiare in bici per le strade del mondo?

E’ come chiedere a qualcuno perché respira. Ho scelto di voler vivere a pieno ogni istante e in questo modo riesco a fare di ogni giorno qualcosa di unico e soprattutto di imprevedibile. Essere svincolato dalla routine dell’occidente, incontrare gente di ogni dove e ascoltare le loro storie, mi offre una visione più ampia di me stesso su questo pianeta e diventa una sorta di missione alla scoperta del proprio io. E’ una specie di cammino in terra santa o pellegrinaggio alla Mecca, solo che non ha una meta finale, ma solamente il semplice vivere nelle infinite strade del mondo.

Qual è il viaggio che non hai ancora fatto e che sogni di fare?

Da Panama a Vancouver con la mia ragazza…e fra pochissimo partiamo.

Raccontaci qualcosa delle giornate che passi in viaggio….

Come dicevo, sono pochi i giorni che si assomigliano. L’unica costante è la bici che mi porta per sei, sette, otto ore (a volte anche di più) da un villaggio ad un altro o da una radura fino ad un masso dove non tira vento, per poter piantare la tenda. Nel mezzo incontro persone, mi fermo nei piccoli centri abitati e osservo i paesaggi tutti giorni diversi. A volte dormo sotto i ponti, mentre altre volte vengo ospitato in casa di qualcuno e in quel caso nascono indelebili amicizie. Ma è sempre l’imprevisto che comanda, è dalla situazione che non ti aspetti, che nasce una situazione davvero interessante.

Viaggiare in solitaria ti è mai pesato? Non hai mai avuto l’esigenza di condividere le tue avventure con qualcun altro?

Fino ad oggi l’ho sempre fatto perché, come dicevo, era l’unica cosa che sapevo fare e mi veniva anche bene. Adesso ho voglia di fare qualcosa di diverso ed imparare a vedere il mondo attraverso gli occhi di qualcuno, magari meno avvezzi dei miei alle meraviglie, ma sicuramente più sinceri ed entusiasti.

Hai mai avuto problemi tecnici e fisici?

Moltissimi ovviamente, ma tutti andati a buon fine per fortuna. Mi sono trovato bloccato dalla neve sugli altopiani Himalayani senza cibo; sono scappato dalla polizia perché clandestino; ho avuto 40 di febbre in una catapecchia dispersa nel nulla, senza nessuno che parlasse la mia lingua, straziato da pesanti diarree; più di una volta mi sono intossicato mangiando cibi assurdi e ho rischiato di morire annegato o assiderato. Per non parlare di furti o raggiri. Tutto superato con una gran dose di fortuna ovviamente.

Come vive questa tua passione chi ti è vicino?

Nella mia famiglia solo mio padre è entusiasta dei miei viaggi, per tutti gli altri sto sprecando tempo invece di investirlo a lavorare in fabbrica. I miei amici invece sono abituati alle mie partenze e la loro benedizione non manca mai. Un viaggiatore però è davvero un egoista coi fiocchi, pensa solo alla sua felicità, mentre passa sopra alle preoccupazioni di chi lo sa in situazioni pericolose. Non so come reagirei un giorno se mio figlio prendesse la mia stessa strada.

Qual è la prima cosa che fai al tuo ritorno a casa?

Rimonto la bici e salgo la montagna che si trova dietro casa. Solo quando arrivo in cima e guardo giù, sono consapevole di essere tornato a casa.

E cosa invece ti manca più di tutto durante i tuoi viaggi?

Tantissime cose, anche le più noiose della vita di sempre. A volte di notte, al posto di stare sotto una tormenta di neve, preferirei stare spaparanzato sul divano a vedere un film noioso, oppure quando mi capita di bere dell’acqua filtrata da una pozzanghera, penso ad un boccale di birra bevuto in compagnia degli amici in un bar. Mi consolo sempre, pensando che l’immobilità della vita di tutti i giorni, mi farà ritrovare tutto come prima al mio ritorno.

Cosa ti spinge a vivere queste avventure estreme?

Semplicemente non posso permettermi di sprecare vita. Siamo in questo mondo per un brevissimo lasso di tempo e non posso impiegarlo lavorando otto ore al giorno per godermi qualche settimana in Agosto. Voglio creare qualcosa che sia svincolata dai ritmi imposti dal sistema consumistico che ci ha dato i natali; devo sognare di poter essere quello che voglio, a prescindere dalle esigenze del capo ufficio o degli interessi della banca. Voglio poter scrivere la mia vita.

E in cosa ti arricchiscono queste esperienze vissute?

Potrei chiedere in cosa ci arricchiscono le altre esperienze che viviamo. Quello che ero prima lo so già e quello che la società vuole che io sia, lo conosco meglio ancora. Un’esperienza fuori dal comune ti permette di aprire gli occhi; parlare con altre persone lontane da noi, ti fa capire che il nostro modo di vivere non è l’unico, né tantomeno il più giusto. Pensiamo che il mondo si divida in quelli come noi e gli altri…ma gli altri sono un’infinità e sanno tantissime cose che farebbero bene anche a noi. Io vado là e gliele chiedo.

Come ti definiresti?

Semplicemente uno con tanta voglia di vivere. 

 

www.dinolanzaretti.it

la*****@ho*****.com
 

 

A cura di Nicole Cascione

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