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Il cimitero più allegro del mondo? Si trova in Romania

Il cimitero più allegro del mondo? Si trova in Romania

 

di Gianluca Ricci

 

Marmi bianchi, pietre grigie, croci metalliche, qualche austera statua in lacrime e sassolini sui vialetti, a separare con netti confini una lapide dall’altra.

 

Questo il panorama della maggior parte dei cimiteri dell’Europa occidentale, che con la morte ha un rapporto di rispetto, se non di timore, nonostante le promesse di vite successive ed eterne delle religioni che vanno per la maggiore.

 

Nulla che possa richiamare alla gioia di vivere e ai piaceri dell’esistenza, che quanti sono ospitati là dentro hanno sicuramente provato durante la loro avventura terrena.

 

A questo malinconico grigiore c’è però un’eccezione, rappresentata dal Cimitirul Vesel (o cimitero allegro) di Săpânţa, una minuscola località del Maramures rumeno a un tiro di schioppo dal confine con l’Ucraina. Lì lapidi e marmi sono stati sostituiti da pannelli di legno decorati, che incorniciano in tutta la gaia freschezza dei loro colori le tombe di coloro che in quel luogo sono stati seppelliti.

 

Un guanto di sfida alla morte, risate e gioia al posto di pianti e dolore: pare che così le antiche tribù della Dacia prima dell’invasione dei Romani concepissero il momento del trapasso, non la triste conclusione di un percorso esistenziale ma l’inizio di una nuova avventura e l’ingresso nella felicità eterna al cospetto del dio supremo Zamolxis.

 

Ad avviare quella che è diventata poi una vera e propria tradizione e, se non si avesse il timore di sembrare blasfemi, addirittura un’attrazione turistica è stato lo scultore Stan Ioan Patras, che nel 1934 decise di ribellarsi al mortorio delle atmosfere cimiteriali e a progettare la sua lapide personale: iniziò a intagliare un paio di assi di castagno e a decorarle finché alcuni suoi compaesani non vennero a sapere quello che stava facendo e non gli commissionarono anche i loro monumenti funebri.

 

Poi scoppiò l’emulazione e di lastre di pietra nel cimitero di Săpânţa non se ne videro più: a tutt’oggi le tombe allegre sono più di 800 e non basterebbe una sola giornata per visitarle tutte e divertirsi nell’osservarne i particolari. Già, perché oltre a giocare sui colori e sulle decorazioni plastiche, Patras la buttò sull’ironia, cercando di istoriare sulle lapidi lignee gli aspetti più divertenti della vita dei suoi committenti e scrivendo in calce pure qualche salace commento. Lo stesso hanno finito per fare poi anche coloro che, affascinati dall’idea, ne emularono i principi.

 

Oggi la tomba più nota e visitata è quella di un certo Dumitru Holdis, su cui è scritto: «La grappa è un veleno puro/ che porta pianto e tormento/ Anche a me li ha portati/ La morte mi ha messo sotto i piedi/ Coloro che amano la buona grappa/ come me patiranno/ perché io la grappa ho amato/ con lei in mano sono morto».

 

Definirla una galleria d’arte a cielo aperto è forse un tantino esagerato, tuttavia si tratta di uno splendido esempio di ribellione divertita all’oppressione della morte, che lo scalpello di un semplice falegname ha eternato per sempre, destinando ai defunti seppelliti là sotto non vuote parole di circostanza, ma ironici epigrammi con cui fare una bella pernacchia alla grande consolatrice.

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