La fortuna aiuta gli audaci: parola di Alessia e Stefano (Rotterdam)

 

 

La fortuna aiuta gli audaci”, specialmente quando questi ultimi posseggono anche tanto coraggio e determinazione. Alessia e Stefano, esasperati dalla situazione italiana e dalla mancanza di prospettive per un futuro privo di certezze, dopo un breve viaggio in avanscoperta, un anno fa si sono trasferiti a Rotterdam. Nonostante le difficoltà del vivere in un Paese straniero, la determinazione ed anche un pizzico di fortuna hanno reso possibile la realizzazione del loro sogno.

 

Alessia, da Genova a Rotterdam. Quando e perché hai deciso di prendere un volo di sola andata per i Paesi Bassi?
 

Materialmente ci siamo trasferiti a Rotterdam il primo febbraio, ma abbiamo iniziato a parlarne già da ottobre. La situazione italiana ci stava esasperando: il non avere un lavoro fisso e quindi certezze o progetti realizzabili nel breve-medio raggio era diventato abbastanza frustrante, alla soglia dei 30 anni. Io avevo appena chiuso con un progetto molto impegnativo in cui avevo investito risorse, tempo (quasi due anni) e speranze ed ero a casa alla ricerca di un qualsiasi lavoro, ma non trovavo niente, nonostante una laurea specialistica e alcune esperienze importanti. Mentre Stefano, dopo diverse “fregature”, aveva firmato un contratto di tre mesi in una grossa catena di fast-food e lavorava quindi tutti i giorni, con orari assurdi.Così abbiamo iniziato a vagliare la possibilità di lasciare l’ Italia e la mia amata Genova, per vedere se un’altra vita era possibile.
 

Come ti sei preparata alla partenza?
 

Ad ottobre siamo venuti in avanscoperta, ospiti della mia migliore amica e ci siamo fatti un giro per agenzie. Purtroppo ci siamo resi conto sin da subito che quella non era la via giusta e che non sapendo l’olandese, saremmo stati costretti a trovare un lavoro in multinazionali alla ricerca di native- speakers. All’inizio siamo rimasti un po’ delusi, speravamo che con tre giorni di curriculum inviati a destra e a sinistra qualcosa si sarebbe mosso, ma ci siamo dovuti ricredere. Quindi siamo tornati a casa ancora più decisi a farcela!!! Abbiamo iniziato a mandare curriculum ovunque, allargando per un attimo il raggio di ricerca anche all’Inghilterra e alla Spagna. Questo ci ha portato a ricevere parecchie risposte, quasi tutte negative, ma per lo meno qualcosa iniziava a muoversi. A novembre siamo anche riusciti ad avere un colloquio in un’azienda vicino Manchester, per fortuna non è andata bene, ma per noi è stato comunque importante: iniziavamo a crederci, a prendere fiducia, bisognava solo continuare, andare avanti. Nel frattempo, decisa una data definitiva, abbiamo tirato fuori i libri di inglese ed iniziato a fare gli scatoloni delle nostre cose da lasciare a Genova.
 

Quali erano le tue aspettative?
 

Qui in Olanda viveva e vive la mia migliore amica, da anni all’estero per lavoro. Ogni volta che parlavamo con lei, io e Ste rimanevamo incantati di fronte alla realtà lavorativa per lei normale, per noi fantascientifica! Contratti, rimborsi viaggi, diritti, corsi di formazione gratuiti e molte altre cose. Quindi le mie aspettative erano quelle. Trovare un lavoro, avere un contratto a lungo termine, poter far valere i miei diritti, vedere a fine mese lo stipendio accreditato sul conto corrente. Fondamentalmente speravo di trovare un datore di lavoro che credesse in me, che mi desse la possibilità di dimostrare quello che sapevo fare o che potevo imparare..

 


 

E ora a distanza di quasi un anno quali sono i risultati ottenuti?
 

A distanza di quasi un anno entrambi abbiamo un lavoro stabile. Io ho un contratto fino a settembre 2013, rinnovabile, mentre Ste dovrebbe rimanere dov’è almeno fino a maggio, perché la sua è una figura nuova all’interno dell’azienda, quindi non sanno ancora se ne avranno bisogno dopo quella data. Ma anche lui ha avuto il suo primo contratto rinnovato, quindi siamo molto positivi in merito a questo. Abbiamo affittato una casetta molto carina a Rotterdam, ben collegata con i mezzi per raggiungere sia il lavoro che il centro città. In questi mesi abbiamo conosciuto tante persone, molte come noi italiane, alcuni più simpatici altri meno, ma nel complesso abbiamo tanti amici con cui frequentarci e stare in compagnia. Abbiamo anche conosciuto una famiglia olandese e siamo già stati invitati a cena a casa loro!
 

Ci vuole coraggio per intraprendere un viaggio di sola andata. Coraggio e anche tanta determinazione. Com’è stato iniziare una nuova vita partendo praticamente da zero?
 

All’inizio eravamo elettrizzati all’idea di iniziare tutto da zero. Per fortuna, avendo la nostra amica che viveva qui già da un anno ed essendoci molti italiani a cui chiedere, non è stato difficile capire come regolarizzarci con i documenti e districarci nella burocrazia olandese. Per fare il Sofi Number, una sorta di codice fiscale senza il quale non si può né lavorare né aprire un conto in banca né affittare un appartamento, abbiamo preso un appuntamento all’Ufficio Tasse e in 5 minuti, dico 5, siamo usciti con il pezzo di carta in mano. Iniziare una nuova vita è sempre molto eccitante, anche se molto faticoso e costoso! Quando abbiamo preso casa, pur essendo ammobiliata, abbiamo dovuto comunque comprare qualcosa e senza un auto nostra non è stato sempre facile!!! Anche quando andiamo a fare la spesa siamo comici, riempiamo il carrello senza ricordarci che fuori ad attenderci ci sono due povere bici…e non un tir! Qui tutto ciò che è burocrazia si fa online, il che è un vantaggio, perché ti risparmia code in mille uffici e soprattutto opinioni discordanti come spesso avviene in Italia dove, a seconda di chi ti risponde, l’informazione è diversa. Il problema è che tutto ovviamente è in olandese, quindi per noi non è proprio il massimo e anche chiedere aiuto agli olandesi spesso non serve, non perché loro non siano felici di darti una mano, ma perché molte cose non le sanno…Immagino avvenga la stessa cosa in Italia per quanto riguarda il processo di registrazione degli immigrati. Io ad esempio, non saprei consigliare ad un ragazzo cinese che si trasferisca a Genova come fare a registrarsi e mettersi in regola. Lo stesso vale per i miei colleghi Dutch.
 

Qual è l’aspetto più bello del vivere a Rotterdam e quello invece meno piacevole?
 

Ci sono tanti lati positivi: vivere in un Paese straniero comunque vada è un’esperienza che arricchisce. Un lato negativo, finché non si impara, è la lingua. Non è bello dover ripetere a mo’ di disco rotto “I don’t speak Dutch” o non poter rispondere a tono in certe situazioni o accendere la tv e non capire quello che dicono. Per fortuna ci sono molti canali stranieri (tutti tranne quelli italiani) e con internet e il benedetto streaming possiamo seguire tutti i programmi italiani che vogliamo. Credo che l’aspetto più bello del vivere qui sia quello di avere un lavoro! Di conseguenza, dei soldi nel portafogli e poter vivere una vita normale. Sembra una cosa scontata, ma per me non lo è affatto. Poter decidere di mangiare fuori se ci va, oppure organizzare un weekend da qualche parte senza aver paura di non arrivare a fine mese, comprarmi un paio di scarpe che mi piacciono o programmare un mega viaggio negli Stati Uniti per l’anno prossimo. Quello meno piacevole è il dover vivere questa vita perfetta in un Paese straniero. Mi piacerebbe vivere come vivo a casa mia, parlare la mia lingua, poter vedere i miei amici tutti i giorni ed avere i miei genitori vicini. É vero che qui è tutto bello, tutto funziona, c’è lavoro, si sta bene, la gente si rispetta, ci sono più prospettive e la qualità della vita è migliore, purtroppo però non è il mio Paese. Ci sono delle differenze culturali, sottili ma ci sono. E nonostante uno faccia di tutto per integrarsi, si sente sempre un pochino straniero. Con questo non dico che stiamo male, anzi, ma è triste che nel 2013 per avere una vita come quella che abbiamo noi oggi, siamo stati costretti a prendere un aereo ed allontanarci di 1.000 e più chilometri da casa nostra. Tutti dovrebbero avere il diritto di vivere la propria vita affianco ai loro cari e non doversi allontanare dal Paese natale per avercela, una vita.

 


 

Purtroppo è un diritto che al giorno d’oggi risulta sempre più difficile da far valere, ma tornando a Rotterdam, raccontaci un po’ come si vive.
 

Si vive abbastanza bene direi. Gli affitti sono un po’ più cari rispetto a Genova e un altro “problema” qui è l’assicurazione sanitaria. In media ogni mese tocca pagare dai 90 ai 130 euro solo per avere un medico. Ci sono diverse opinioni a riguardo, c’è chi racconta esperienze orribili sulla sanità e chi si è trovato benissimo. Io per il momento posso solo raccontare un episodio accaduto con il mio medico di base. Per iscriversi ci sono voluti circa 5 minuti. Sono entrata in studio una mattina, la segretaria gentilissima parlava inglese, mi ha fatto compilare dei moduli ed ha fotocopiato la mia carta d’identità. Poi qualche settimana fa, nel pieno dell’influenza sono andata a farmi visitare. Il dottore molto gentilmente mi ha prescritto un antibiotico e in farmacia non ho dovuto sborsare un centesimo, perché il medicinale era coperto da assicurazione. Dimenticavo di dire che il medico è italiano! Questo grazie alla nostra amica olandese che ce l’ha consigliato. Per il resto, il costo della vita è più o meno simile all’Italia. Qui alcuni prodotti costano molto (tipo pasta) e altri pochissimo (come latte, uova, pane). Poi dipende anche da come uno mangia. I mezzi di trasporto sono “carucci”. Qui ci si muove con l’”ovchip-card”, una tessera magnetica direttamente collegata al conto in banca, con cui bisogna fare il check-in all’entrata e il check-out all’uscita. È importante ricordarsi di fare il check-out quando si scende dal bus o si esce dalla stazione (la stessa tesserina vale per tutti i mezzi di trasporto pubblico in Olanda), altrimenti tocca pagare il triplo. Infatti nel momento in cui viene fatto il check-in il sistema trattiene 4 euro se sul bus, 20 se sul treno. Al momento del check-out, in base a non so quali conteggi relativi al chilometraggio, viene restituita una parte della cifra inizialmente trattenuta. Quindi si paga in base al tragitto fatto! La grande fortuna è che spesso l’azienda, come nel nostro caso, rimborsa le spese di viaggio, altrimenti ogni mese sul mio conto ci sarebbe ben 200 euro in meno. Che non è poco!
 

Ormai vivi e lavori a Rotterdam da un anno. In questo periodo hai notato differenze dal punto di vista professionale rispetto all’Italia? 

 

Moltissime ed enormi differenze direi. A parte il discorso legato ai contratti, come ho già detto prima, qui si investe molto sulle persone. Ogni quattro settimane ho un incontro con la mia team leader per vedere come sto andando, fissare nuovi obbiettivi, vedere se ho bisogno di ulteriori training, se ho domande, etc. Nella mia azienda periodicamente vengono presi ragazzi in intership. Restano con noi 5/6 mesi imparando molto, per poi tornare all’Università e dopo qualche mese magari fare un altro stage presso un’altra azienda. Così facendo finiscono i loro studi non solo con un pezzo di carta in mano, ma anche con una certa professionalità. In Italia a 27 anni con la Laurea Specialistica mi sono sentita offrire stage e tirocini gratuiti o con minimi rimborsi spese. Qui ovviamente anche gli studenti in intership percepiscono uno stipendio, più basso di quello normale, ma comunque dignitosissimo. 

 

Quindi, pensi che ci siano maggiori possibilità lavorative? 

 

Credo che ci sia molta flessibilità. Qui non ti chiudono le porte in faccia se hai più di 30 anni e la gente non si ammazza se perde il lavoro. Semplicemente ricomincia a mandare CV. Da quando sono in questa azienda, una decina di colleghi se ne sono andati. Ad alcuni non è stato rinnovato il contratto, altri hanno cercato altro per ottenere un aumento di stipendio, c’è chi ha mollato il lavoro per intraprendere una nuova sfida con se stesso o semplicemente perché stava più comodo a casa, fatto sta che c’è movimento. Il mercato del lavoro è vivo. Ho una collega greca di 50 anni senza nessun tipo di esperienza nel settore che è stata assunta un mese prima di me, questo per farti un esempio di quanto il mercato sia flessibile e soprattutto non ci siano discriminazioni. In Italia quando trovi un lavoro ti leghi alla sedia per paura di perderlo! E ancora peggio quando ottieni (per miracolo divino) un contratto a tempo indeterminato, inizi a fregartene, tanto sai che non potranno mai sbatterti fuori. Qui non funziona così. Chi ha il contratto fisso non se ne approfitta e lavora come gli altri, anzi forse di più, perché ha più responsabilità. E quando il lavoro non piace più o semplicemente si ha voglia di cambiare ci si rimette sul mercato e si cerca altro. Un’altra cosa meravigliosa è che qui rispondono alle mail che invii. In Italia avrò mandato centinaia di CV e non ho mai ricevuto una risposta. Qui tutti, o quasi, ci hanno risposto. Non tutti per dirci che erano interessati ai nostri profili, si capisce, ma il solo fatto che ti dicano che non hanno bisogno di te in quel momento, ti fa ben sperare e sentire considerato.

 

Di cosa ti occupi al momento?
 

Attualmente lavoro in un’agenzia di viaggi aziendali. Lavoriamo per una delle più grosse aziende olandesi nel mondo petrolifero, la Shell, e organizziamo i viaggi dei manager che ogni giorno girano il mondo per meeting, training o trasferimenti. Bellissimo lavoro anche se molto impegnativo, soprattutto quando ti chiamano le segretarie inglesi con il loro super accento British! Prenotiamo hotel, voli, auto, treni e abbiamo rapporti con i nostri suppliers, quindi compagnie aeree o catene alberghiere, potendo contare anche su favolosi sconti per agenti! A novembre siamo andati a Varsavia per il weekend: biglietto aereo gratis e hotel 5 stelle in pieno centro a meno di 70 euro per 2 notti, inclusa la prima colazione!
 

Un lavoro perfetto direi! Ma tornando indietro nel tempo, come sei riuscita a trovare casa e lavoro?
 

Per il lavoro le cose si muovono solo via internet. Ci sono numerose agenzie per expat come Undutchable, Unique, Adam’s Recruitment e siti dedicati alla ricerca del lavoro per stranieri, come Top Languages, Monsterboard ed altri. Ci si registra online con i propri dati e il proprio curriculum. Poi si aspetta e si spera! Appena arrivati, dopo neanche una settimana, abbiamo iniziato a ricevere telefonate dalle agenzie e da aziende ed abbiamo iniziato a fare colloqui. Le agenzie se sono interessate al tuo curriculum ti propongono una “intake interview” per conoscerti meglio e capire che tipo sei e poi sono loro a chiamarti e offrirti dei lavori. Il lavoro dove sono adesso l’ho trovato tramite “Unique”. Il colloquio conoscitivo è durato quasi due ore, ma dopo una settimana mi hanno richiamata per propormi questa posizione. Dopo due colloqui in azienda mi hanno comunicato che ero stata presa. I primi cinque mesi avevo il contratto con l’agenzia, poi a settembre l’azienda mi ha offerto un contratto diretto di un anno. Anche il lavoro di Ste è stato trovato tramite un’altra agenzia “Undutchables” e anche lui è stato seguito in tutte le fasi. Gli hanno pure mandato il regalo a casa per Sinterklaas (il nostro Babbo Natale) che qui si festeggia il 5 dicembre. Dopo 4 mesi l’azienda, anche nel suo caso, gli ha offerto un contratto a tempo determinato fino a maggio. Entrambi abbiamo le spese di viaggio rimborsate, il che significa moltissimo visto i costi dei treni. Per iniziare a lavorare, ho dovuto fare un training di un mese, retribuito regolarmente e un esame finale e ancora oggi, dopo 9 mesi qui, ho training programmati, perché davvero qui non si finisce mai di imparare!

 


 

Vi sono state fatte delle richieste particolari per l’affitto dell’appartamento in cui vivete?
 

Il mercato immobiliare qui è molto difficile! Abbiamo utilizzato dei siti per cercare casa Funda.nl o Pararius.nl, ma le case sono molto care e quasi sempre già affittate. Credo che gli olandesi abbiano un altro mercato rispetto a noi expat, pagano sicuramente meno e spesso cercano case vuote, senza neanche il pavimento. Noi invece cercavamo una casa ammobiliata con luce e pavimento. Alla fine anche in questo siamo stati fortunati e abbiamo trovato una bomboniera! Appena rinnovata, con mobili ed elettrodomestici nuovi, in una bella posizione. L’agenzia ci ha chiesto un contratto di lavoro e un conto in banca. Nell’affitto abbiamo tutte le spese incluse, aspetto senza dubbio ottimale, visto che, non sapendo la lingua, sarebbe stato un problema per noi occuparci di bollette e/o problemi collaterali.
 

In Olanda la comunità italiana è abbastanza vasta. Ti sei chiesta come mai sempre più italiani scelgono l’Olanda per emigrare?
 

Sì, parecchi italiani e molti italioti. L’Olanda dà molte opportunità lavorative agli stranieri, grazie alle tantissime multinazionali presenti sul territorio. Poi credo anche che molti italiani abbiano ancora l’immagine dell’Olanda hippy “Peace and Love”, ma l’Olanda e i Paesi Bassi non sono solo Amsterdam e Amsterdam non è solo Coffee Shop e Quartiere a luci rosse. Dicevo Italioti, perché molti fanno chilometri e chilometri, ma poi la mentalità resta sempre la stessa: ci si lamenta per cose assurde, dicendo che qui tutto fa schifo e si inneggia alla perfezione italiana… poi però nessuno torna in patria, chissà perché. Piacerebbe a tutti avere il sole 365 giorni all’anno e parlare l’italiano nei negozi o poter mangiare una bella pizza napoletana o un bel piatto di trofie al pesto (da buona genovese), ma non si può. Se volevamo queste cose potevamo rimanere a casa. L’Olanda non ha il sole tutti i giorni ed il buon cibo, ma possiede molto altro da offrire. Dopotutto di certe cose si può fare a meno e soprattutto si può rimediare…
 

Mi hai parlato di questa, come un’esperienza difficile quanto bella e formativa. Quali sono state le difficoltà che hai affrontato e come le hai superate?
 

Le difficoltà le incontriamo tutti i giorni: vivere in un Paese straniero, con una lingua che non è la tua e un sistema che non conosci da quando sei nato, è sempre difficile, anche per le cose più semplici. Ma nonostante tutto si va avanti. Per fortuna loro (gli olandesi) se possono ti aiutano e poi abbiamo conosciuto molti ragazzi italiani con cui poterci scambiare consigli e con cui stare in compagnia, quindi non ci sentiamo mai soli!
 

Cosa consiglieresti a chi vorrebbe compiere la tua stessa scelta?
 

Sicuramente di provarci! Tentar non nuoce o per lo meno non troppo. Sempre meglio dire: “Ci ho provato” piuttosto che vivere con il rimpianto di non averlo fatto. E poi per rimanere tra i detti popolari, “la fortuna aiuta gli audaci”…è vero!!! Noi siamo stati coraggiosi (anche se in realtà ci siamo buttati con il paracadute, avendo la mia amica qui e potendo tornare a casa in qualsiasi momento) e determinati a voler cambiare la nostra vita, ma la fortuna ci ha aiutati ed indirizzati.
 

Domanda forse scontata ma necessaria: sei felice?
 

Sì, sono molto felice! Non ti nascondo che mi piacerebbe tornare a casa tra qualche anno, soprattutto per la mancanza dei miei genitori. Spero che questo sia possibile vista la situazione economica italiana. Ma nel frattempo ce ne stiamo volentieri qui, al freddo Nord, a goderci l’ordinata e straordinaria vita olandese: i treni puliti e in orario, il contatto con la natura (l’altra sera tornando a casa abbiamo visto due cigni enormi… meravigliosi), le corse lungo i canali, le passeggiate in bicicletta, il caffè offerto nei supermercati mentre fai la spesa, la cortesia degli autoctoni, le appleflap, le patatine fritte con la satè saus e tante altre cose! 

 

Email: al****************@gm***.com

Blog: netherlandschiamaitalia.blogspot.com

 

A cura di Nicole Cascione

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