A Bangkok la società di prodotti farmaceutici di Maurizio

 

Maurizio nel 2009 si è trasferito in Thailandia, a Bangkok, dove ha fondato una società che si occupa della commercializzazione di prodotti ospedalieri e farmaceutici. In Italia, Maurizio ha lasciato sua moglie e sua figlia e nonostante la mancanza dagli affetti più cari, è soddisfatto ed orgoglioso dei risultati ottenuti. Le difficoltà incontrate inizialmente, legate soprattutto alla lingua e alla cultura differente, non l’hanno fermato: "Ricordate, il posto giusto non è la Thailandia o il Messico o qualsiasi parte del globo. Il posto giusto per voi è quello in cui riuscirete a vivere, portando avanti le vostre idee".

 

Maurizio, quando Bangkok è entrata a far parte della tua vita? 

 

Ho iniziato ad avere rapporti lavorativi già dal 1995, anno in cui ho iniziato l’attività in Italia. Di fatto però, la Thailandia è entrata a far parte della mia vita nel 2009, precisamente a luglio, quando, dopo svariati viaggi per esplorare il mercato, fu costituita la Società a statuto Thailandese. Precedentemente ero stato invitato più volte da un mio fornitore, ma per svariati motivi mi vedevo sempre  costretto a declinare l’invito.

 

Di cosa ti occupi? 

 

La nostra società si occupa della Commercializzazione di prodotti Ospedalieri e Farmaceutici. In pratica siamo distributori di alcuni brand nel settore Medicazioni avanzate e tutto ciò che ne concerne: prodotti per laboratori e consumabili per le sale operatorie. Cerchiamo le migliori aziende produttrici a livello internazionale di materiale avanzato per il settore medico. Inoltre, essendo bene introdotti in più regioni asiatiche, abbiamo avviato un servizio di consulenza per chi desidera intraprendere un’attività in Asia. Siamo presenti in Thailandia, a Lao, in Cambogia, a Myanmar, in Malasya, a Hong Kong, a Singapore e in Vietnam. In pratica offriamo la nostra esperienza alle aziende che vogliono investire, seguendole step by step. 

 

Perché hai scelto di trasferirti proprio in Thailandia? 

 

La domanda giusta per me sarebbe: perché andare via dall’Italia? Avevo intuito sin dal 2005 che qualcosa stava cambiando nei mercati europei e che qualcosa di importante, e purtroppo di negativo, presto sarebbe accaduto, quindi dovevo correre ai ripari. Perché la Thailandia? Ho girato il mondo e quasi tutta l’Asia, ma non ho mai trovato un popolo così umile, rispettoso e gentile. Ci sarebbe talmente tanto da scrivere su questa gente, il rispetto che avevano i nostri nonni è ancora presente oggi nella Thailandia moderna, in un popolo che ha conservato le sue tradizioni e la propria cultura. Ovviamente a parte questi motivi, che ritengo fondamentali alla base di ogni rapporto umano e di lavoro, devo dire che è stato un puro caso. Dopo aver rimandato più volte la visita ad un mio fornitore di Bangkok, finalmente nel 2009 decisi di partire. Il primo impatto è stato veramente forte, a differenza degli altri Paesi asiatici, mi ha colpito immediatamente la cordialità della popolazione locale. E’ proprio vera l’affermazione secondo la quale la Thailandia sia il Paese del sorriso, sorridere sempre è una loro prerogativa, in ogni occasione e con chiunque, ahimè a volte anche con chi si prende gioco di loro. In quell’occasione il mio fornitore mi portò a visitare alcune cliniche e ospedali. Rimasi piacevolmente impressionato dalle strutture sanitarie che visitai, sia private che pubbliche. In tutta la Thailandia sono circa 1500 le strutture organizzative in grado di offrire assistenza medica. Io li chiamerei alberghi a 5 stelle. La maggior parte è concentrata a Bangkok, dove ce ne sono circa 200, tra strutture medie e grandi. Lo stato Thailandese da anni sta pubblicizzando il Turismo Sanitario (Medical Hub). Basti pensare che ogni anno quasi 2 milioni di turisti vengono qui per farsi curare e operare. I settori vanno dalla chirurgia plastica, ai dentisti, allachirurgia generale, alla cardiologia, urologia e tanto altro ancora. Anche qui ci sarebbe da raccontare molto, ma non è questo il momento. Bisogna viverci per capire che la Thailandia non deve essere legata al “turismo sessuale”. Un altro punto a favore, che mi ha spinto a sceglierla, è la perfetta situazione strategica. L’Aeroporto di Bangkok è tra i più grandi e organizzati nella regione asiatica, anche i porti con la free Zone sono importanti e connessi strategicamente per scambi commerciali.

 

 

Nel Bel Paese hai lasciato moglie e figli, quanto pesa stare lontano dagli affetti? 

 

Premetto che sin da piccolo ho vissuto all’estero, i miei genitori anche essi si sono trasferiti per cercare fortuna. A quei tempi non era come oggi, i nostri nonni hanno sofferto molto, tante umiliazioni e sacrifici. Si partiva con la valigia rotta e pochi soldi in tasca. Oggi non è più così, il giovane solitamente parte per una vacanza e poi ci rimane, molto spesso aprendo anche un’attività. Diciamo che oggi lo si fa un po’ per necessità un po’ per cambiare stile di vita. Mia moglie e mia figlia, che oggi conduce la società in Italia con ottimi risultati, hanno sempre creduto in me e nelle mie capacità lavorative imprenditoriali. Desidero che la mia famiglia stia bene e viva  dignitosamente, anche se questo comporta dei sacrifici enormi. Quando torno in Italia vedo e sento molti miei colleghi arrendersi al sistema italiano che ormai è allo stremo. La crisi non ha perdonato nessuno e tanti sacrifici fatti sono andati perduti. Io non ho voluto arrendermi, mi sono rifiutato di abbandonarmi al fallimento non per mia o per loro causa. Il lavoro, oltre ad essere una fonte di sostegno per la famiglia, è per l’uomo una gratificazione, lo aiuta a sentirsi vivo. Questo per me purtroppo ha un costo, che a volte è enorme. Lavoro dal lunedì al sabato, ho molte conoscenze, tutte thailandesi. Il mio tempo libero lo passo con la gente nei templi, nei centri commerciali e mercatini, a contatto con gente che, anche se povera, è orgogliosa e ha tanta voglia di fare e di imparare da un signore venuto da fuori. Sono fiero di mia moglie e di mia figlia, hanno avuto fiducia in quello che ho fatto e sto facendo e mi hanno sempre supportato. E di questo le ringrazio.

 

Come riesci a superare il distacco? 

 

Sento mia moglie tutti i giorni e ci scriviamo la sera. Con mia figlia siamo in contatto tutto il giorno. Il vero segreto è andare avanti e pensare che stai facendo tutto questo per un futuro migliore.

 

Al tuo arrivo a Bangkok cosa ti ha catturato del posto tanto da indurti a fermarti?

 

La Thailandia è tutta bella, dal Nord al Sud, fino ad arrivare alle Isole. Ristoranti, pub, pizzerie, resort e spa sono ovunque, per il nostro tipo di lavoro la città più indicata è Bangkok, una metropoli con i suoi 13 milioni di abitanti tra residenti e non, che tutte le mattine si spostano dalle periferie per venire a lavorare in città. Il mio lavoro non ha nulla a che fare con il turismo, quindi non potevo che scegliere Bangkok. Inizialmente è stata veramente dura. Qui il traffico è qualcosa di inimmaginabile, per percorrere 5km a volte ci si può impiegare 1 ora o più. Un fiume di macchine, silenzioso e paziente. Nessuno usa il clacson, è indice di maleducazione suonare il clacson.  Inizialmente quando andavo in auto diventavo impaziente, poi ho capito che se si sceglie di vivere con loro bisogna lasciarsi trascinare dal sistema, che a volte condivido e, ovviamente come europeo, a volte no. Diversa cultura, religione e usanze. Il thailandese non è diretto come lo siamo noi, è molto riservato e conservatore, ma nello stesso tempo ha tanta voglia di conoscere e  imparare. Bangkok offre tutto e per tutti, ma bisogna saperla apprezzare per quello che è, con i suoi dislivelli sociali, con i suoi ghetti e le zone residenziali, con le migliori catene alberghiere al mondo e i peggiori ostelli, con gli odori inconfondibili di spezie aromatiche e con i suoi mercatini con ogni genere di cibo. A Bangkok inoltre si concentrano tutte le Multinazionali, ci sono aziende italiane, francesi, americane, di svariati settori. C’è il lusso sfrenato e la povertà assoluta. Il nostro è un settore molto specialistico, quindi non potevo non fermarmi a Bangkok.  

 

Quali sono le peculiarità del posto? E quali invece gli aspetti negativi? 

 

Se vediamo la Thailandia come una miniera da sfruttare in tempi brevi, sbagliamo alla grande; ci vuole molta pazienza, bisogna lavorare seriamente, rispettare la loro cultura e il loro modo di vivere, apprezzare il loro insegnamento sul come vivere ed essere umili. Dobbiamo prima essere accettati, cosa che comporta tempo e molti sacrifici e che non tutti sono disposti a fare. Il mio commercialista, un italiano trasferitosi in Thailandia 18 anni fa, mi disse di aver visto nel 2009 tanti italiani avviare un’attività in Thailandia, per poi chiuderla dopo 6 mesi a causa degli scarsi risultati. In Thailandia si iniziano ad avere risultati dopo almeno 3 anni, se sei costante e se hai moltissima pazienza. Inoltre bisogna sapere che la Thailandia è molto conservatrice e ha tuttora un sistema di prevalenza di Monarchia, vige rispetto e assoluta osservanza al Re. E’ l’unico Paese al mondo con un rigido rispetto per il Re, che viene prima della famiglia e di ogni altra cosa. Con questo voglio dire che viviamo circa 60 anni indietro come mentalità, la Thailandia non è mai stata influenzata culturalmente in quanto non è mai stata conquistata. Ma nello stesso tempo avanza frenetica in campo commerciale, con i suoi megagalattici Mall e alberghi con campi da golf al 15mo piano. Tutto ciò ne fa un Paese ancora in via di sviluppo e con tante risorse. Pensa che nel 2015 farà parte del’ASEAN, quindi si raggrupperanno alcuni Paesi per rafforzare i rapporti commerciali tra le nazioni asiatiche con tante agevolazioni commerciali e noi dobbiamo essere pronti a questo.Gli aspetti negativi purtroppo riguardano le sommosse governative, che a volte frenano l’avanzamento e il progredire del Paese. Da quando sono a Bangkok, ne ho viste 2 tra le yellow shirt e le red shirt, anche mentre sto scrivendo ci sono sommosse in corso. Tutto ciò rallenta l’economia. Altro aspetto negativo è legato alla burocrazia e alla corruzione dilagante, anche se il governo sta cercando di mettere un freno a tutto ciò. Noi in modo particolare, ne risentiamo della lentezza burocratica, in quanto per ogni prodotto dobbiamo ottenere la registrazione FDA dal Ministero della Sanità e questo comporta lunghi tempi di attesa. Se non è tutto in regola, possono passare anche degli anni prima di ricevere il benestare e l’autorizzazione al commercio del prodotto. Questo in me, che sonoitaliano e che quindi sono abituato a queste cose, non suscita nessun disdegno o meraviglia!

 

Cosa consiglieresti a chi vorrebbe compiere la tua stessa scelta? Quali caratteristiche sono necessarie al fine di affrontare al meglio questo cambiamento? 

 

E’ importante essere consapevoli del fatto che la villeggiatura è una cosa e il trasferimento è un’altra. La Thailandia, come la Cina, Malasya e tutta l’Asia, non sono Paesi europei. L’Asia è una cosa a sé. Tutto è diverso e più difficile da imparare a cominciare dalla lingua, per poi passare alle usanze, all’alimentazione, all’igiene, alla religione, diametralmente diverse dalle nostre. Per andare avanti ci vogliono tanti sacrifici, tanta voglia di vincere e tanto coraggio. Noi italiani siamo molto legati alla famiglia e alla nostra cultura, cosa che in questi casi ci rende un po’ più vulnerabili. Ma se si affronta tutto con molta pazienza e spirito di adattamento, i risultati saranno certi, basta seguire tutti i principi. Recatevi più volte nel Paese da voi scelto, ricordate, non sarà un’eterna villeggiatura. Chiedete informazioni, sondate. Se la vostra intenzione è quella di aprire un’attività nel campo della ristorazione, è bene lavorare per un po’ presso qualche ristorante o pizzeria, così da capire bene la situazione. Visitate zone e città in cui c’è maggior concentrazione di locali, solo così capirete il vero sistema. Dovete vivere con loro, capirne le usanze, le religioni e la cultura. In questi Paesi è fondamentale essere accettati da loro! Ricordo il mio primo meeting in un ospedale prestigioso di Bangkok, il King Hospital. Eravamo io, il nostro Responsabile alle Vendite e la nostra esperta  prodotti, dinanzi al professore della clinica. Io da ingenuo e magari anche un po’ presuntuoso, vista la mia conoscenza ed esperienza nel settore, ho iniziato a parlare. Premetto che tutti i medici e gli infermieri conoscono bene l’inglese, in quanto hanno tutti studiato in USA, questo ovviamente a spese dello Stato thailandese, che è fiero di poter avere i migliori medici in Asia. Per un po’ il professore mi ascoltò attento e meravigliato, dopodiché spostò la sua attenzione sui miei due colleghi, lasciandomi in disparte. Meravigliato di questo suo atteggiamento, dopo la riunione chiesi spiegazione del suo comportamento ai miei colleghi, la risposta fu che non ero ancora pronto. Avrei dovuto imparare ad ascoltare più che a parlare. Con vergogna e anche un po’ ferito nell’orgoglio, cercai di trovare le mie ragione e ne trovai molte per favorire la mia posizione. Dopo una settimana ci fu un altro meeting e un’altra delusione. Per ben 6 mesi fu sempre la stessa storia ad ogni incontro. La risposta da parte dei miei colleghi era sempre la stessa: ”Lei non è ancora pronto, impari ad ascoltare”. Ovviamente, distrutto nell’orgoglio e con tanti dubbi su come sarebbe stata la mia vita professionale, fui tentato di abbandonare tutto. Nel frattempo dedicavo tutti i fine settimana a studiare la cultura thailandese con il mio collaboratore Ohh. No, non è un’esclamazione, si chiama Ohh, è una persona cara, molto affezionata e protettiva. Con lui siamo andati nei Templi più sperduti e nei paesi fuori da Bangkok, in cui vivevano solo thailandesi. Nessun European come si dice qui, quindi senza alcuna traccia di “civiltà”. Anche se ora, a distanza di anni, preferisco frequentare solo posti senza "civiltà"! Andavamo nei templi immersi nel totale silenzio, tra pace e tranquillità, poi ci recavamo nei mercatini e ci aggiravamo tra le bancarelle, ascoltando le trattative della gente mentre Ohh cercava di insegnarmi alcune parole thailandesi e mi mostrava alcuni prodotti locali. Mi raccomando, una cosa da non sottovalutare è il sorriso, è un Must. A volte vi ritroverete a pensare: “Mi stanno prendendo in giro? Stanno forse ridendo di me?” Niente di tutto ciò. E’ la loro teoria di vita: sorridere e far felici altre persone. Non costa nulla ed è bello da vedere. Dopo sei mesi tornai dal professore dell’Ospedale del Re. Appena mi vide mi salutò senza parlarmi. Ci sedemmo e cominciai ad ascoltare senza intervenire, facendo ogni tanto un sorriso e un cenno di consenso. Dopo un po’ il professore cominciò a farmi qualche domanda sui prodotti, su come venivano usati e sul loro risultato. Volle sapere anche da quanto tempo lavoravo in Thailandia. La domanda mi spiazzò e per qualche minuto rimasi ammutolito, ero consapevole di aver acquisito una qualche forma di rispetto e amicizia da parte sua e ne fui molto contento. Il meeting durò ben due ore e al termine ci salutammo con rispetto e amicizia. Usciti dall’ospedale il mio collaboratore responsabile alle vendite mi disse: “Adesso lei è pronto. Ha saputo ascoltare e imparare e ha mostrato di essere pronto ad accettare la Thailandia”. Non riesco a descrivere le emozioni che ho provato in quel momento. Dopo quel famoso meeting imparai la lezione ed ora sono considerato come una persona che rispetta gli altri, la loro cultura e il modo di fare. Non il classico turista della settimana. Ho voluto raccontarvi la mia esperienza per farvi capire che molto spesso quello che pensiamo sia per noi giusto e irrevocabile, non lo è per gli altri. Bisogna capire che noi siamo gli ospiti e non è detto che tutto ciò che facciamo sia la cosa migliore per noi e per loro.

 

 

Bangkok è una città affascinante ma per niente facile. Quali pensi che siano gli aspetti che più possono mettere in difficoltà all’inizio? 

 

Come tutte le grandi metropoli e come in tutti i popoli, ci sono i buoni e i cattivi. Bangkok ha le sue zone tranquille e affascinanti, come anche le zone abbastanza pericolose e con tanti lati oscuri. Io non ho mai avuto problemi di nessun tipo, pur avendo frequentato inizialmente posti poco raccomandabili, in compagnia di Ohh. Dovevo vedere e capire. A volte anche la città di provenienza influisce molto, specialmente se si proviene da piccole realtà e ci si trova improvvisamente catapultati in una grande metropoli come lo è Bangkok. A me è piaciuta tanto, invece mi è capitato di incontrare persone a cui non è andata a genio, tanto da fermarsi solo due/tre giorni, per poi spostarsi nelle isole del sud. C’è a chi piace il mare o la montagna, a me piace Bangkok. Va detto comunque che io ci lavoro e quindi non vedo il lato “vacanziero” della cosa. Abituarsi ed adeguarsi sono parole che devono essere considerate in un eventuale trasferimento.

 

Che cosa ti piace di più di questa città e del suo modo di vivere? 

 

La cosa bella è che qui puoi trovare di tutto. Ci sono ottimi ristoranti italiani ed internazionali, lussuosi alberghi e stravaganti centri commerciali come il Central World. Prodotti alimentari nei Mall tra i più svariati, tra cui anche molti prodotti italiani, americani ed europei. La China Town, il Palazzo del Re e tanti altri importanti monumenti. Si può passare da una strada lussuosissima come Sukumvit road ad una un po’ più frenetica e interessante per i turisti come Soi Nana. Insomma qui a Bangkok c’è di tutto e di più per chiunque.

 

Cosa può offrire qualitativamente e professionalmente a chi intende trasferirsi per ricominciare una nuova vita? 

 

Bisogna capire cosa si intende per qualitativamente. Vogliamo il lusso? Desideriamo fare cose che non abbiamo mai fatto in Italia e diventare ricchi? Dobbiamo considerare, una volta che ci si è abituati a tante cose, che il sistema di vita è meno frenetico del nostro, anche se i giovani thailandesi iniziano ad essere molto esigenti. Vogliono dimostrare al mondo che anche essi esistono, stanno crescendo economicamente e professionalmente, quindi moda ed estetica la fanno da padroni. Spendono in cosmetica e moda più di quanto noi non immaginiamo. Se ci atteniamo al loro modo di vivere spendiamo un terzo di quello che spenderemmo in patria, altrimenti se vogliamo alimenti e prodotti esteri firmati, il prezzo sale per via delle tasse di importazione che per le auto arriva quasi al 200% e per gli alimenti anche al 100%. C’è da dire che la Thailandia tende a promuovere i prodotti interni, quindi tutto ciò che c’è è prodotto in Thailandia, anche se a Bangkok ci saranno, senza esagerazione, circa 700 autorimesse, concessionarie auto delle migliori marche europee inclusa la Ferrari, BMW, Mercedes e così via. Si calcola che ogni famiglia composta da un nucleo familiare di 4 persone abbia 2 auto. Qui la vita è sicuramente più serena e gratificante. Le Scuole Internazionali sono eccellenti, ci sono anche Università Americane ed Europee. Per quanto riguarda il lavoro, ho improntato l’attività nel 2009 con 10 dipendenti, il tutto a un terzo delle spese che avrei sostenuto in Italia. Se pensiamo che l’IVA è all’8% e se consideriamo che il Governo assiste tutte le imprese in caso di calamità, come alluvioni ecc…, mi sento veramente soddisfatto della scelta fatta e lo rifarei senza indugio. Un piccolo dato informativo, il PIL in Thailandia era 
previsto nel 2012 del +5.5%, ma si sono sbagliati, i risultati sono stati poi
 del +6.4%, quindi addirittura superiore a tutte le aspettative. La cosa incredibile è che nonostante ci siano spesso sommosse, il Paese rimane sempre all’altezza delle aspettative economiche. Per chi non lo sapesse, in Italia siamo al -1.9%, e con questo ho detto tutto….La Thailandia attualmente è uno degli Stati più interessanti del Sud-Est Asiatico per quel che riguarda il Business. Il Pil è sempre stato in salita anche trainato dal settore edilizio, manifatturiero, turistico, dagli aumenti dei consumi e dagli investimenti privati. Insomma è il posto ideale in cui approdare con idee nuove e tanta voglia di fare. 

 

In quali settori ci sono maggiori possibilità di lavoro? 

 

Turismo, edilizia, generi alimentari, moda, estetica. Quasi in tutti i settori ci sono grandi possibilità, noi italiani abbiamo molta inventiva che ci porta ad intraprendere qualsiasi opportunità che il mercato offre. Alla fine, una volta scelto il Paese di destinazione, ci possiamo adeguare a tante cose. 

 

C’è qualcosa che eventualmente ti indurrebbe a rientrare in patria? 

 

No, se parliamo di lavoro.

 

Se dovessi chiederti un resoconto della tua vita a Bangkok, quale sarebbe?

 

Sono soddisfatto di quello che ho fatto, i risultati sono finalmente arrivati e ne arriveranno sempre di più. Stiamo aprendo adesso uffici nel Myanmar e Cambogia e in Malasya. Siamo conosciuti. Abbiamo molti progetti per creare un Franchising. In 3 anni di sacrifici, abbiamo raccolto i nostri frutti, sia economici che personali. Vivere in Asia mi ha arricchito personalmente, regalandomi un bagaglio di esperienze insostituibile. Con la mia testimonianza spero di essere stato d’aiuto ad altri.  Ricordate, il posto giusto non è la Thailandia o il Messico o qualsiasi parte del globo. Il posto giusto per voi è quello in cui riuscirete a vivere, portando avanti le vostre idee. Per il momento vi auguro buona fortuna e Sawadee Krap

 ma*********@th******.th

 

A cura di Nicole Cascione

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