Wearable technology: il progetto di Giulia

 

Giulia Tomasello è una di quelle ragazze che ti lasciano a bocca aperta per la sua spiccata creatività, per la sua genialità fuori dal comune. Giulia è un’inventrice, è la creatrice di RUAH, “un progetto che parla di Wearable Technology, un corsetto interattivo che aiuta l’utente a rendersi consapevole dei movimenti del proprio corpo, attraverso l’utilizzo della respirazione diaframmatica”. Nonostante il progetto abbia ottenuto numerosi riconoscimenti anche in madrepatria, la partenza all’estero per Giulia è stata inevitabile, perché “all’estero le aziende e le compagnie, sono più disponibili per un lavoro di ricerca e di sviluppo da parte dei giovani. Vedono l’inserimento di una nuova figura e soprattutto di un giovane, come parte integrante e innovativa per la crescita stessa dell’azienda”.

 

Giulia, potresti descriverci la tua invenzione? Come nasce la tua idea?

 

RUAH è un progetto che parla di Wearable Technology, un corsetto interattivo che aiuta l’utente a rendersi consapevole dei movimenti del proprio corpo, attraverso l’utilizzo della respirazione diaframmatica. L’abito al suo interno ha un circuito elettronico, comandato da Arduino, che analizza attraverso un sensore tessile di allungamento il movimento della pancia durante un respiro profondo e lo traduce in corrente elettronica che alimenta una molla metallica, a memoria di forma, che ritirandosi gonfia la parte centrale del corsetto. Questa deformazione della struttura esterna rende l’utente consapevole dell’avvenuto cambiamento e quindi del corretto uso della respirazione. L’idea è nata dopo una lunga e dettagliata ricerca nell’ambito della performance e della Body Art, mondi che mi affascinano dal punto di vista artistico e concettuale.

 

Qual è stato l’input?

 

Partendo dal concetto di corporeità e avendo come brief di tesi: “Il corpo negli oggetti”, ho traslato la mia ricerca sul corpo come oggetto e abito come seconda pelle. Da qui ho sviluppato RUAH, seguendo il filone dei progetti wearable che utilizzano la tecnologia per creare un’interazione tra l’utente e l’oggetto, ottenendo come risultato un feedback tangibile a livello grafico e sensoriale.

 

 

Quanto tempo hai impiegato per realizzare il bustino?

 

La parte di prototipazione per la realizzazione del bustino è durata circa sei mesi. Mentre la parte di ricerca e di sviluppo del concept, come progetto di tesi sviluppato durante tutto il terzo anno, è durata circa un anno.

 

Hai incontrato difficoltà nella realizzazione?

 

Durante la realizzazione di un prototipo le difficoltà non sono mancate e realizzare un capo di moda con un circuito elettronico al suo interno, ha richiesto come cura del prodotto finale, l’aiuto di una sarta e di un ingegnere elettronico. D’altronde il designer, product designer, ha la capacità di poter allargare le sue conoscenze ed esperienze, ma quando il suo background rimane quello di un disegnatore a livello industriale, un parere e un aiuto da chi se ne intende è sempre d’obbligo e fondamentale.

 

Quali sono gli obiettivi che intendi raggiungere?

 

Obiettivi per ora ne ho tanti. Il primo sicuramente è quello di approfondire il mio percorso di crescita e progettuale a livello professionale e sviluppare, attraverso nuovi strumenti, la parte di ricerca e di tecnologia di un prodotto.

 

Hai presentato il tuo progetto anche all’estero. Che tipo di riscontro hai ottenuto?

 

Recentemente sono stata selezionata per lo “Smart Textiles Salon 2013”, l’ultimo evento della Smart Textiles Week organizzato dal dipartimento dell’Università di Gent, in Belgio. Durante l’evento, tenutosi i primi di giugno, oltre alla mostra finale dei vari prototipi selezionati, ci sono stati anche workshop e lecture tenuti dalla prof. Lieva Van Langenhove e Riccardo Marchesi. Qui ho avuto la possibilità di esporre e di spiegare RUAH ad un pubblico internazionale e soprattutto professionale e del settore; molto significativo è stato il confronto che ho avuto sia dal punto di vista dei contatti, che per quanto riguarda le proposte future per uno sviluppo maggiore del progetto.

 

E in Italia?

 

In Italia come primo riscontro e grande soddisfazione, ho avuto la pubblicazione del progetto sul Blog di Arduino, un importante step che mi ha dato la forza e la determinazione per affrontare le tante esperienze che ho intrapreso fino ad oggi. A maggio, inoltre, sono stata ospite per un evento organizzato dal WhyMCA, chiamato “Hack Reality 2”, dove ho potuto esporre il prototipo insieme ai sensori tessili dell’azienda Plug and Wear di Riccardo Marchesi.

 

 

 

Quanto spazio c’è in Italia per i giovani come te, ricchi di inventiva e di idee innovative?

 

Con la giusta determinazione e un obiettivo valido da portare a termine, uno spazio per potersi esprimere sono convinta si possa sempre trovare, anche in Italia dove le difficoltà e i limiti sono maggiori.

 

Hai ottenuto proposte lavorative all’estero?

 

No, al momento all’estero non ho avuto proposte lavorative, ma solo collaborazioni per lo sviluppo di progetti wearable in studi di ricerca. Di certo un’opportunità che in Italia farei fatica ad ottenere.

 

Pensi ad un possibile trasferimento?

 

E’ già in programma! Fino alla fine del mese di luglio sono stata a Londra per un internship in uno showroom e da fine agosto, per i prossimi due anni, sarò stabile in Olanda e comincerò un Master alla Design Academy di Eindhoven.

 

 

Se potessi scegliere, preferiresti rimanere in Italia o continuare a vivere all’estero? In tal caso, perché?

 

L’estero offre più possibilità e il mio soggiorno in Belgio me ne ha dato la conferma. All’estero le aziende e le compagnie, sono più disponibili per un lavoro di ricerca e di sviluppo da parte dei giovani. Vedono l’inserimento di una nuova figura e soprattutto di un giovane, come parte integrante e innovativa per la crescita stessa dell’azienda. Ovviamente credo che la disponibilità sia dovuta a finanziamenti maggiori che hanno da parte dello Stato, un punto fondamentale e a svantaggio dell’Italia.

 

Quali sono i tuoi progetti futuri?

 

Continuare a studiare e ad approfondire il mio percorso progettuale e di ricerca nell’ambito del Sociale dell’Interaction Design.

 

Al momento sei soddisfatta del successo ottenuto?

 

La soddisfazione più grande è stata ricevere un forte riscontro all’estero, soprattutto da persone del settore che si sono dimostrate interessate sia a livello professionale per un ulteriore sperimentazione del prototipo, che a livello artistico e concettuale per come è stato affrontato e sviluppato con passione l’intero progetto.

 

to**********@gm***.com

 

Blog Arduino

http://blog.arduino.cc/2013/04/27/an-interactive-corset-teaching-you-how-to-breath/

Flickr
www.flickr.com/photos/giuliatomasello


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A cura di Nicole Casicone

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