Un “Banco Malo” per risolvere i problemi della “tossicità” spagnola

 

Un “banco malo” per risolvere i problemi della “tossicità” spagnola.

 

Con l’istituzione del “banco malo”, si tenta di trovare una via d’uscita agli attivi tossici del mattone e, nell’attesa, la Spagna scopre che si può vivere in affitto.

 

 

Durante un agosto canicolare, il Governo spagnolo ha portato a termine la quinta riforma bancaria in tre anni per tentare di recuperare la fiducia dei mercati e, tra l’altro, poter accedere con più facilità agli aiuti europei. La risoluzione del 31 di agosto è stata quella di creare – infine – un “banco malo” (banca cattiva o bad bank) che raccolga soprattutto gli asset immobiliari negativi (valutati in almeno 75mila milioni di euro). In pratica, tutti gli immobili provenienti da società immobiliari fallite – e spesso terminati in fretta e furia con scarsità di mezzi – sono rimasti invenduti e sono finiti a gonfiare i portafogli delle banche, contribuendo ad alimentare i famigerati “titoli tossici”.

 

Questa “banca cattiva” che riunirà i beni avrà a disposizione un lasso di tempo pari a 10-15 anni per la vendita. La speranza del ministro dell’economica Luis De Guindos – promotore di quest’ultima riforma – è che in questo modo la svalutazione degli immobili (dei locali commerciali e dei terreni) non sia catastrofica, dando tempo all’economia di riprendersi. Nelle intenzioni del governo, inoltre, questa misura non dovrebbe in alcun modo comportare una svalutazione eccessiva del resto degli immobili spagnoli. “Appartamenti, locali, terreni dovrebbero essere venduti a prezzi ragionevoli”, ha dichiarato il ministro.

 

Ma tutto questo sarà da verificarsi sul terreno.

 

Il nuovo meccanismo sarà messo in pista a partire dal prossimo dicembre e dovrebbe raccogliere, in un primo tempo, tutti gli attivi “velenosi” delle banche che hanno già ricevuto cospicui aiuti dallo Stato, in una sorta di nazionalizzazione light!

 

Secondo quanto elencato in un articolo del quotidiano El País , la nuova entità avrà dei veri e propri “super poteri”. Tra questi: via libera per comprare e vendere ogni tipo di attivo; emettere obbligazioni per qualsiasi tipo d’importo; nessun obbligo di lanciare opa (derogando alla legge delle aste pubbliche, del codice civile e delle opa) quando assume il controllo di una società; possibilità di costituire o partecipare a ogni tipo di società; capacità di creare ogni tipo di fondo d’investimento immobiliare o mobiliare; votare nell’assemblea dei creditori quando acquista crediti sommersi in situazione di fallimento; immunità rispetto alle responsabilità legali dovute ai titoli acquisiti.

 

L’introduzione di questi beni sul mercato non dovrebbe creare ulteriori scompensi al già atono mercato immobiliare spagnolo, ovvero ulteriori crolli dei prezzi degli immobili, soprattutto nelle città principali. Secondo la società di consulenza immobiliare C.B. Richard Ellis, i beni che verranno passati a questa nuova entità da parte delle banche saranno quelli meno redditizi e di più scarso valore. E se si pensa che i prezzi a Madrid e Barcellona si sono già abbassati rispettivamente del 15 e del 20% rispetto ai massimi registrati prima dell’esplosione della bolla (fine 2007), risulta molto difficile avventurarsi in ulteriori ribassi.

 

 

L’affitto, l’alternativa reale.

 

Una realtà che in tutto questo si sta tramutando nella vera alternativa reale alla compravendita è quella dell’affitto. Gli Spagnoli, popolo di compratori di case per eccellenza (*83,0% i proprietari in Spagna contro il 71,9% in Italia, il 53,2% in Germania e il 62,0% in Francia), stanno cominciando a scoprire che si può vivere in affitto, in una situazione in cui le possibilità d’acquisto sono praticamente nulle. Gli esperti prevedono un cambiamento di tendenza da qui ai prossimi anni, dovuto ai più diversi fattori.

 

Il prezzo dei beni in affitto sta abbassandosi. Essendo fermo il mercato sono molto più numerosi i beni in affitto, a cui si aggiungono quelli provenienti dalle banche – e prossimamente dal banco malo – che preferiscono trarre una piccola rendita dagli alloggi che non riescono a vendere. Con l’aumento dell’IVA, poi, si prevede una fuga dalla compravendita. Una legge del governo, infine, permetterà di “rendere più flessibili” le condizioni dell’affitto permettendo uno sfratto più immediato ed efficace nei confronti degli inquilini morosi (in dieci giorni questi ultimi potranno trovarsi fuori di casa). Si attende, dunque, che migliaia di appartamenti vuoti facciano la propria comparsa sul mercato.

 

C’è poi un’ultima misura fiscale che il governo intende includere nella nuova legge: le cosiddette socimi – società anonime create nel 2009 per l’investimento in attivi immobili urbani ai fini dell’affitto – saranno praticamente esentate dalle tasse di società, dovendo pagare soltanto il 19% per la distribuzione dei dividendi. Come contropartita, le socimi saranno obbligate a ripartire l’80% dei benefici procedenti dal business dell’affitto sotto forma di dividendi. È quest’ultimo un vero e proprio cadeau per i possessori dello stock immobiliare.

 

Quale panorama possibile?

 

Chi potrebbe oggigiorno azzardarsi a fare previsioni in una situazione di tale incertezza economica? Il ritorno dalle vacanze pare infatti molto difficile per gli spagnoli che sperimenteranno nel proprio portafoglio i primi aumenti dell’IVA. E nell’aria aleggia il rischio dell’insolvenza della Spagna che, dopo aver richiesto milioni di euro per sostenere le sue banche, potrebbe oggi dover ricorrere al salvataggio della Bce, andando a ingrossare le fila dei paesi già “aiutati”?

 

Toccherà dunque alla patria della movida la stessa sorte di Portogallo, Grecia e Irlanda? C’è chi giura che non avremo bisogno di arrivare alla fine del mese in corso per scoprirlo.

 

  • Fonte Eurostat, IPE, idealista.com.

 

A cura di Paola Grieco