Italiani oltre frontiera, un libro analizza la nostra diaspora

 

Un popolo di poeti di artisti di eroi, di santi di pensatori di scienziati, di navigatori di trasmigratori”, c’è scritto sulle testate del Palazzo della Civiltà Italiana all’Eur. E’ un motivo ci sarà; anche per i trasmigatori. Certo, di poeti e di santi ne sforniamo sempre meno, ma su una cosa nessun altro paese ci batte: il gusto di viaggiare. Ce lo abbiamo scritto nel dna: gli italiani, da sempre abituati a venire in contatto e a mescolarsi con mille culture diverse, amano viaggiare e imprimere la loro impronta sulle terre che calpestano. Amano anche cambiare – ovvero impregnarsi delle culture che vanno a visitare – ma poi tornano sempre a casa propria con qualcosa in più e mai qualcosa in meno. Purtroppo, però, non sempre gli italiani viaggiano per piacere. Molto più spesso, in particolare nel difficile momento che stiamo vivendo in questi anni di crisi economica e sociale, sempre più italiani sono costretti a lasciare il loro paese per emigrare per trovare un lavoro o per continuare a fare lo stesso mestiere in condizioni molto più vantaggiose. 

Di questo e altro parla Augusto Giannattasio, che per Edizioni Momenti ha scritto il libro “Italiani oltre Frontiera”, una storia dell’emigrazione italiana che copre un arco di tempo che ricopre quasi un secolo. Il libro comincia con un capitolo in cui viene mostrata e spiegata l’emigrazione italiana da inizio secolo fino al termine della seconda guerra mondiale. Nel secondo, invece, si parla di quella che va dal dopoguerra fino allo scadere degli anni ’70. Successivamente si analizzano i fenomeni della “fuga dei cervelli” e dei giovani in prestito agli altri paesi tramite il sistema Erasmus, mentre nel quarto viene sottoposto ai raggi x il fenomeno culturale, sociale ed economico rappresentato dagli italiani che – momentaneamente o definitivamente – risiedono all’estero: sotto la lente d’ingrandimento vengono dunque passate le imprese italiane che hanno sedi sparse in varie parti del mondo, le associazioni create da italiani per radunare tutti i compatrioti, ma anche tutte quelle persone che, semplicemente, votano all’estero e dunque seguono con interesse la nostra tribolata e lontana vita politica. Un’emigrazione a volte cercata, voluta, più spesso subita, in quanto quasi mai l’Italia è riuscita a garantire ai propri cittadini quella protezione e quel sostegno che possono rendere inutile – o comunque meno conveniente – la fuga in altre e più fertili terre. L’italiano, dunque, anche se a malincuore, ha sempre tentato di percorrere strade diverse da quelle italiane per garantirsi una vita più dignitosa. “Oggi – spiega l’autore del libro – non si tratta più di italiani che vanno all’estero per scappare dalla miseria, ma di persone che si trasferiscono per coronare un sogno, portare a termine un progetto che riguarda la loro intera vita”.

 

Domenico Cianci