Viaggiate il più possibile, e provate a frequentare una Waldorfschule! Ve lo consiglia Benedetta Ferraro

 

Sono dell’opinione che se vai via, impari tantissimo. Se stai in Italia non impari nulla. Intendo crescere personalmente, imparare a relazionarsi con gli altri, capire quali sono i propri limiti, anche dal punto di vista scolastico o della carriera. E una volta che entri nell’ottica non ti fermi più, perché ogni viaggio è una scoperta!” Benedetta è una studentessa universitaria che al liceo ha deciso di trascorrere un anno in Germania. Così è partita per Elmshorn, cittadina del nord distante 20 minuti di treno da Amburgo. Facevo il liceo linguistico e studiavo tedesco e francese. Mi piaceva tantissimo il tedesco ed ero affascinata dalla cultura tedesca e così quando è arrivato il momento di buttarsi e scegliere dove andare a vivere per un anno intero, ho deciso di andare in Germania. All’inizio è stato molto difficile, soprattutto a causa della lingua, che non riuscivo a parlare in modo fluente. Dopo qualche mese sono molto migliorata e a Gennaio c’è stata la svolta: ho sognato in tedesco e da quel momento ho iniziato a capire tutto quello che sentivo, vedevo e leggevo.”

 

Tu sei partita avvantaggiata perché avevi già studiato la lingua. Secondo te anche una persona che non l’ha mai studiata può riuscire a raggiungere un ottimo livello in meno di un anno, considerando che il tedesco è piuttosto difficile?

 

Assolutamente sì, ho visto ragazzi sudamericani pigrissimi nell’apprendimento che dopo 4 o 5 mesi sono riusciti a raggiungere un livello tale da capire tutto molto bene.

 

Alloggiavi in famiglia?

 

Sì, e mi sono trovata benissimo anche se era un po’ strana! La madre aveva idee molto particolari, diciamo. Innanzitutto comprava tutto biologico, e mandava i figli in una scuola Steineriana, in cui aveva iscritto anche me.

 

 

Descrivimi questa scuola Steineriana! In Italia non sono molto comuni…

 

È anche detta Waldorfschule. Steiner fu il fondatore di questo tipo di scuola che si basa sullo sviluppo della creatività della persona. L’approccio alla didattica è completamente diverso da quello cui siamo abituati. Infatti non è importante lo studio in sé, ma l’espressione di sé stessi, il ritrovo del contatto con la natura mediante l’arte. Sono piuttosto comuni in Germania (sicuramente più che in Italia, dove la presenza di queste scuole è più unica che rara) anche perché di origine tedesca (austriaca per la precisione). Ho scoperto che molti rampolli di ricche famiglie hanno frequentato questi tipi di scuole. In realtà il mio primo giorno di scuola è stato terribile. Innanzitutto pensavo che avrei frequentato un liceo per così dire normale, come quello che frequentavo in Italia e invece ho avuto uno shock dietro l’altro. Per esempio, in queste scuola non usano i libri e nessuno è obbligato a fare nulla. Insomma, troppo era tutto troppo diverso dalla mia quotidianità, dal mio modo di vedere la scuola. La mia classe poi era enorme (40 persone) e quando sono arrivata non sono stata nemmeno presentata dall’insegnante. Io conoscevo solo due ragazze (la mia tutor e una sua amica) e nessuno si è presentato. Ero disorientata, nessuno mi considerava, non riuscivo a stare dietro ai discorsi della professoressa e la prima materia che ho fatto è stata euritmia. È una specie di yoga, una disciplina che insegna a muoversi nello spazio dando peso a ogni movimento come fosse una parola, e data una storia, tu devi interpretarla mediante il movimento. Me l’hanno fatta fare il primo giorno: ero sconvolta. Sono tornata a casa disperata, convinta ad andarmene. Poi ci ho riflettuto meglio, ho parlato con il coordinatore di classe e ho deciso che avrei fatto un periodo di prova, libera di poter cambiare in seguito. Alla fine ho pensato che l’obiettivo dell’esperienza all’estero è provare qualcosa di diverso, quindi non aveva senso pretendere di andare in un canonico liceo se avevo l’opportunità di frequentarne uno diverso. Certo, non mi ha dato nulla dal punto di vista dei contenuti, ma mi ha insegnato tante altre cose.

 

Che materie si fanno, oltre ad euritmia?

 

Fanno le classiche materie come storia, matematica, geografia e letteratura tedesca, ma la struttura è più universitaria. Nel senso che per 3 settimane fanno due materie, dopodiché fanno la prova scritta, e le materie non si riprendono più fino all’anno dopo. Si passa ad altre due materie per altre tre settimane, e così via. Nel frattempo ci sono discipline che si portano avanti tutto l’anno, ossia educazione fisica, francese, arte e euritmia.

 

Com’era il metodo di insegnamento?


Molto più interattivo di sicuro. I professori invece che fare solo lezioni frontali fanno largo uso di immagini e filmati, nonché dei cosiddetti Referat: gli studenti scelgono un argomento, lo approfondiscono e poi lo espongono davanti alla classe tenendo una vera e propria lezione.

 

Ma com’è possibile che non si usino i libri?

 

Ti fanno studiare su appunti e fotocopie, tranne che per la dodicesima e tredicesima classe (le nostre quarta e quinta superiore) perché gli alunni devono essere preparati alla maturità, che è uguale per tutte le scuole.

 

Se dovessi esprimere un giudizio sulle scuole Steineriane?

 

Prima faccio una premessa: in Germania c’è sempre la possibilità di fare dei Praktikum (stage, tirocini). Io ho frequentato la terza superiore, ed era previsto un tirocinio in un asilo nido per tre settimane. Devo dire che sono organizzati benissimo, non è come qui che nella maggior parte dei casi ti piazzano da qualche parte a giocare per tutto il giorno fino a che non ti ritornano a prendere i genitori. Là cercano in ogni modo di sviluppare la creatività dei bambini. Per esempio leggono fiabe tutti assieme, si costruiscono loro i giocattoli, tutti i mobili sono in legno, vanno sempre fuori a giocare indipendentemente dal clima… secondo me è molto bello per un bambino questo tipo di approccio! Ma per le scuole superiori direi che è inadatto. È necessario secondo me qualcosa di più strutturato che insegni un metodo di studio efficace, oltre che più contenuti.

 

Consiglieresti invece una scuola di questo tipo a una persona italiana che vuole fare uno scambio in Germania?

 

Sì, direi di sì. Innanzitutto non ho avuto grossi problemi per quanto riguarda lo studio. Preparare un Referat in una lingua straniera è indubbiamente difficile, ma gli argomenti li avevo già studiati in Italia l’anno prima quindi le nozioni le avevo già, e dunque ho dovuto solo studiare la terminologia relativa. E poi è un’esperienza sicuramente diversa e appunto per questo interessante.

 

Secondo te perché nessuno dei tuoi nuovi compagni di classe si è presentato, quando sei entrata in classe il primo giorno?

 

Perché i tedeschi del nord sono così. Sono molto freddi e ci vuole un po’ per entrare in sintonia con loro. Prima di fidarsi di te ti devono conoscere, ma una volta che sono tuoi amici, sono tuoi amici per sempre.

Altri shock culturali oltre alla scuola?

 

I rapporti familiari! Soprattutto il fatto che non mangiassimo mai assieme, all’inizio ho fatto davvero fatica ad abituarmi. Per un italiano i pasti sono sacri, e quindi è strano vedere che per loro manca completamente la cultura del “pranzo domenicale” e cose simili: quando hai fame apri il frigo e mangi qualcosa, punto. Poi immagino sarebbe banale dire che tutti sono puntuali, vero? Anche i mezzi di trasporto quando nevica. E lì nevica per tutto l’inverno! Ah ecco, questo è stato un altro shock, o per meglio dire, una delle cose cui ho fatto più fatica ad abituarmi: il freddo. Ha iniziato a nevicare a novembre e ha finito a marzo! Terribile. Mi ha spiazzata anche il fatto che in Germania i genitori non ti accompagnano mai da nessuna parte, che tu abbia 18 o 5 anni. Se vuoi andare da qualche parte, non esiste che la mamma ti accompagni. Ti spronano a usare i mezzi pubblici o la bicicletta. Piove? “Beh poi ti asciughi”, diceva sempre la mia Gastmutter (madre ospitante). La bicicletta è il mezzo di trasporto più usato indipendentemente dal tempo atmosferico, o dalla stagione. Nella mia classe c’era una ragazza che ogni mattina per venire a scuola si faceva 8 chilometri in bicicletta, pioggia o non pioggia.

 

Un sintomo della maggiore sensibilità del popolo tedesco ai temi ambientali, o sbaglio?

 

Hai ragione! Tanto è vero che le Waldorfschule puntano soprattutto allo sviluppo del legame con la natura. O per esempio, se qui in Italia il cibo biologico viene considerato roba da snob alternativi, in Germania è normalissimo consumarlo, e tutti hanno almeno qualcosa di biologico in casa. Anche il fatto che ci sia il partito dei Verdi, che ha anche un forte seguito, è emblematico. Da noi non c’è un partito equivalente. E sono molto attivi da questo punto di vista. Quando ero in Germania c’è stato il disastro di Fukushima, e ad Amburgo hanno organizzato una manifestazione enorme, cui hanno partecipato milioni di persone, contro il nucleare. Ho fatto anche parte dei Giovani Verdi, gruppi giovanili che si trovano per organizzare incontri e dibattiti, e ho avuto l’opportunità di organizzare manifestazioni di vario genere. Per esempio in primavera abbiamo fatto un giro per tutta Elmshorn per attaccare alle macchine dei bigliettini con scritto “manchi alla tua bicicletta”: quindi organizzavamo cose anche semplici e simboliche, ma carine. Ed è stata una grande opportunità per ampliare il mio vocabolario, oltre che una bella esperienza. Ma la storia della bicicletta di cui ho detto prima è sintomo anche di un’altra cosa: dell’indipendenza che hanno i giovani in Germania. Se vuoi andare via a fare un viaggio, ed è una cosa comune dato che quasi tutti quelli che finiscono il liceo prima di iniziare l’università si concedono un anno sabbatico da qualche parte, scordati l’aiuto dei genitori: vai a lavorare e trovi tu i soldi. Ovviamente è legato al fatto che in Germania l’economia è florida e si trova lavoro senza problemi, e anche un impiegato ha un bello stipendio. Ma è soprattutto un fatto di cultura. Per esempio vanno a vivere da soli molto presto, e iniziano anche a convivere molto presto. La sessualità non è un tabù come può essere qui, se ne parla in modo tranquillissimo e con grande naturalezza. Dunque la diversa situazione economica c’entra fino a un certo punto. È più una questione di mentalità. Una volta passeggiando per la strada con alcuni miei amici italiani che mi erano venuti a trovare, ho incontrato un bambino di 8 o 9 anni alla fermata dell’autobus. Uno dei miei amici ha esclamato esterrefatto “e la madre dov’è?! Prende l’autobus da solo?!” beh, la risposta è sì! “Non sono mica normali le madri tedesche!” ha concluso il mio amico! O ancora, la mia madre ospitante mi ha raccontato che quando i suoi figli avevano rispettivamente 3 e 5 anni, una volta ha detto al più grandicello: “vai giù alla fermata dell’autobus e vai a prendere tuo fratello all’asilo”. Così! Questo bambinetto allora ha preso l’autobus e ha raggiunto il fratellino all’asilo, ma nel tornare non sono riusciti a scendere alla fermata giusta. Solo verso sera la madre ha iniziato a chiedersi dove fossero finiti, e allora è andata alla fermata ad aspettare l’autobus. Visto che i figli erano restati tutto il giorno seduti sullo stesso autobus perché non sapevano dove scendere, corsa dopo corsa, finalmente alla fermata è passata la corsa giusta, con sopra i bambini, e tutto è finito bene. Quando me l’ha raccontato sono rimasta scioccata!

 

Altri esempi?

 

Un mio compagno di classe ha passato tutta la quinta superiore a casa da solo perché i suoi genitori, dopo aver venduto l’azienda di famiglia, si erano comprati una barca e avevano iniziato a navigare per il mondo. Non sarà mica normale! O almeno, questo vien da pensare a un italiano… per loro lo è!

 

Hai anche avuto modo di visitare Amburgo, vero?

 

Sì, essendo vicinissima l’ho girata in lungo e in largo. È una città bellissima, molto giovane e attivissima dal punto di vista culturale. È una delle città più grandi della Germania e ci andavo spesso il weekend per fare shopping! D’estate organizzano tantissimi festival musicali nei parchi, e c’è sempre gente che suona. Appena c’è bel tempo si sfrutta l’occasione e si organizzano quante più cose all’aperto! Peccato che sia così fredda d’inverno…

 

Stereotipi sui tedeschi: confermati o sfatati?

 

È vero che mangiano tante patate e in ogni modo possibile! Sono sempre puntuali e molto spesso freddi: due grandi verità. Non è vero che mangiano sempre carne: al nord fanno tanto pesce, e per di più io sono finita da una famiglia vegetariana! Di sicuro bevono moltissimo, a qualsiasi ora e a qualunque età. Birra, birra, birra!

 

 

Per quanto la Germania possa essere vicina all’Italia, oltre che geograficamente anche culturalmente, un’esperienza del genere regala sempre qualcosa…

 

Assolutamente sì. Sono molto cresciuta, e per esempio sono diventata molto più estroversa, da timidissima che ero. Facevo proprio fatica a parlare con nuove persone, mentre ora sono più sciolta. È stata di sicuro un’esperienza di crescita personale. Ero lontana dai miei affetti, e nei (tanti) momenti di sconforto (soprattutto all’inizio) non avevo nessuno cui rivolgermi, nessuno con cui potessi sfogarmi. Ho dovuto imparare a cavarmela da sola, e alla fine è tutto di guadagnato. Tornata in Italia mi sono accorta che rispetto ai miei compagni di classe che erano rimasti in Italia, ero molto più organizzata e concreta. Per esempio già avevo le idee chiare sull’università che avrei scelto, e questo grazie alla mia esperienza, che ha ampliato le mie vedute. Il segreto è partire senza pregiudizi e senza aspettative, o si rischia di restarci male quando si riscontra una realtà diversa da quella che si era immaginata. Ah, altro consiglio: non rimanere troppo in contatto con casa. Ho fatto l’errore di sentire tanto i miei genitori all’inizio, ma il risultato è stato quello di sentirne ancora di più la mancanza. Bisogna staccare, e solo così si lenisce la nostalgia di casa e ci si concentra appieno sulla propria nuova vita.

 

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A cura di Giulia Rinchetti