Angelo: con la mia famiglia in Argentina

 

 

Siamo in Argentina e questa è la storia di Angelo e di sua moglie. Una storia non priva di problemi che dimostra, ancora una volta, come dalle difficoltà possa nascere la decisone di imporre grossi cambiamenti alla propria vita per darsi nuove opportunità. L’Argentina è un paese che ha attraversato grosse difficoltà economiche fino allo spaventoso default del 2001. Molte cose sono cambiate da allora, da quanto il paese era davvero in ginocchio. Il governo Kirchner ha sicuramente apportato miglioramenti sia nel Pil sia nel dare una sterzata ai dati relativi alla disoccupazione. Ma non pochi restano i dubbi relativi alla veridicità di questi dati. Alcuni analisti hanno mosso non poche critiche riguardo la politica economica argentina, per molti pericolosamente spostata verso una sorta di protezionismo. L’economia e le relative considerazioni attorno ad essa, si sa, spesso lasciano il tempo che trovano e, anche se non si può parlare di miracolo argentino, è innegabile che una ripresa ci sia stata e che, oggi, l’Argentina stia vivendo un momento di importante cambiamento. Interessante può essere la lettura dell’articolo su Panorama.it dal titolo "Argentina: seguendo la strategia Kirchner rischia il collasso". Resta il fatto che non molto tempo fa, molti giornali in rete riportarono i dati relativi al flusso migratorio di molti giovani italiani verso il paese sudamericano, visto come un luogo di possibile rinascita. Chi ha ragione dunque? Ma torniamo alla storia di Angelo, genovese di quarantotto anni, da sette in questo indubbiamente affascinante paese del Sud America.

 

"Con la mia compagna avevamo un ristorantino in Italia – racconta Angelo – e, tra alti e bassi, si lavorava abbastanza bene. Pero sappiamo com’è la situazione in Italia per chi lavora onestamente. Nel frattempo è nato nostro figlio, la crisi cominciava a farsi sentire e stava diventando pesante stare dietro a tutti i conti e alla gestione di un locale in due. Nel 2005 io e la mia compagna cominciamo ad accarezzare l’idea di trasferirci all’estero, pensando dapprima alla Spagna (meno male che non l’abbiamo fatto) e poi spaziando per altri paesi; abbiamo visto di tutto, anche posadas in Brasile. Però sapevamo che con la cifra che avremmo ricavato dalla vendita del ristorante non potevamo allargarci troppo. Siccome la mia compagna è argentina, cominciammo a pensare di andarci a vivere. Era un salto grande per me, dall’altra parte dell’oceano! Ma, del resto, le cose continuavano a peggiorare in Italia. Una notte abbiamo deciso di vendere il locale. Non è stato facile, la crisi era alle porte, e la gente non voleva piu pagare. Ci siamo visti costretti praticamente a svenderlo per una cifra pari alla metà del suo effettivo valore, circa 75.000 euro. Io ho cominciato ad avere problemi di salute e tutto è diventato ancora più complicato. Comunque dopo aver pagato tutti i fornitori, tasse varie e commercialista, siamo rimasti con 23.000 euro e con quelli siamo partiti. Ci siamo adattati a vivere, all’inizio, in 10 metri quadrati. Con 2.000 euro ci siamo comprati un terreno su cui ho cominciato a costruire la nostra casa. In seguito siamo riusciti a metterla in vendita e a trasferirci in una città più grande. Ora lavoriamo entrambi e siamo molto contenti." Adesso Angelo e la sua famiglia vivono a Posadas, capitale di Misiones e Angelo si occupa di saldature nautiche.

 

 

Ci vuoi raccontare quali sono state le maggiori difficoltà quando sei arrivato in Argentina?

 

Non sono state tutte rose e fiori, ci è voluto molto spirito di adattamento; conoscevo poche parole di spagnolo e nonostante la mia compagna fosse argentina, le pratiche burocratiche sono state lunghissime (non siamo sposati). Alcuni per evitare lungaggini prendono la residenza in Paraguay o in Uruguay e poi entrano in Argentina. Tutti stratagemmi per velocizzare le pratiche. Io invece ho voluto fare le cose regolari e quindi ho dovuto passare attraverso una burocrazia più laboriosa che richiede documenti vari tradotti e timbrati.

 

Che cosa ti piace in particolare degli argentini?

 

L’allegria, la tranquillità con cui affrontano le cose, la siesta e lo spirito con cui vivono che si potrebbe riassumere nel motto "Oggi è così domani si vedrà." Non dire ad un argentino: "Ci vediamo domani alle 8 in punto." Probabilmente arriva dopodomani alle 10 e mezza. I primi tempi, quando ho cominciato a lavorare, avevo assunto due persone e non è stato facile adattarsi ai loro ritmi. Sono grandi lavoratori ma non dare loro orari fissi. Devi accettare le loro pause e non sorprenderti se il lunedì mattina non si presentano al lavoro. Magari arrivano nel pomeriggio ma puoi star sicuro che il lavoro lo fanno. Non mettere fretta ad un argentino. C’è voluto un po’ per capire questo loro lato caratteriale.

 

C’è lavoro da quelle parti?

 

Lavoro ce n’è in abbondanza, in tutti i settori, anche perché, forse grazie proprio alla crisi del 2001, non c’è più il mito del posto fisso. Puoi e devi inventarti il tuo lavoro! Puoi metterti una griglia sul marciapiede e metterti a vendere asado, se hai una casa ti puoi aprire un chiosco, nessuno ti viene a controllare. Diciamo che la "micro imprenditorialità" sufficiente per vivere è tollerata. In altri casi la burocrazia è un po’ più complicata: se vuoi aprire un negozio, per esempio, può capitare che ti mandino da un ufficio all’altro. Ma per pochi pesos puoi rivolgerti ad agenzie che si occupano di tutto. Per imparare un mestiere poi, ci sono molte scuole serali. Io ne ho frequentata una che mi ha insegnato il mestiere di falegname per una spesa equivalente a due euro al mese. Forse la crisi ha insegnato a darsi da fare.

 

È stato difficile decidere di lasciare l’Italia?

 

È stato difficile lasciare i miei genitori, l’Italia no.

 

 

Qualche anno fa l’Argentina ha vissuto una crisi gravissima. Ora come vanno le cose?

 

Mi sono reso conto che gli argentini sono abbastanza abituati alle crisi, e si arrangiano molto bene. Se serve si ricorre al baratto, senza problemi. Comunque adesso l’Argentina sta vivendo un periodo di crescita, il mercato del lavoro è molto attivo, si investono soldi in tutto cio che è cultura, turismo, infrastrutture, si incentivano le microimprese, si da spazio ai giovani creativi. Non mancano certo le difficoltà ma il governo sembra voler davvero fare qualcosa. Per esempio stanno dando netbook a tutti gli studenti delle scuole pubbliche. E quello della scuola è un capitolo interessante perché, quella pubblica funziona abbastanza bene e quella privata, o semi privata, ha costi molto accessibili. Mio figlio, per esempio, frequenta una delle migliori scuole di Posadas che mi costa solo 160 pesos al mese.

 

Come sono accolti gli italiani in Argentina?

 

Il “TANO” come lo chiamano qua, è accolto benissimo; del resto, la maggior parte degli argentini ha un parente italiano. Percepisco l’argentino come molto simile al meridionale, ti accoglie a braccia aperte in casa sua e, ogni occasione e buona per fare un asado in compagnia.

 

Ormai sei li da sette anni, quindi avrai un’idea molto chiara del paese in cui ti trovi. È cambiata l’Argentina in sette anni?

 

In meglio direi, o almeno questa è l’impressione che ho io.

 

Come funzionano i servizi pubblici come ospedali e scuole?

 

I servizi pubblici funzionano bene, gli ospedali stanno migliorando molto la qualità del servizio grazie anche alla nuova gestione Kirchner, anche se non a tutti piace e molti la criticano aspramente. Le scuole, come ti dicevo, stanno ricevendo una notevole attenzione dal governo.

 

 

Tuo figlio conosce l’Italia? Sei contento che stia crescendo in Argentina?

 

Mio figlio è nato in Italia e ci ha vissuto fino ai 3 anni. E più che contento che stia crescendo in Argentina direi che ne sono proprio orgoglioso perché vedo come è sereno. Ti racconto questa cosa: in Argentina, a scuola, si fa il giuramento alla bandiera. Dal momento che lui è italiano la direttrice mi ha detto che, volendo, lui non era obbligato a seguire questa regola. Allora mi è sembrato giusto chiedere a lui cosa volesse fare. E lui mi ha risposto di sì perché qui è felice. Incuriosito gli ho chiesto perché e lui mi ha risposto: "Perché in Italia la mamma era sempre preoccupata perché c’erano difficoltà economiche, tu eri triste e ti sei anche ammalato. Adesso qui lavorate tutti e due e vi vedo sereni." Ecco perché sono orgoglioso che mio figlio stia crescendo qui.

 

A cura di Geraldine Meyer

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