Dal Portogallo il Blog di Mido, che affronta con esperienza le tematiche politiche ed economiche del nostro paese

 

Armido Chiattone, da sempre appassionato di politica e giornalismo, ha svolto il lavoro di agente gen. INA/Assitalia della Valle d’Aosta fino al 1997, cioè fino a quando la sua nomina gli fu revocata per dare posto “ad un opportunista raccomandato. Soggetto che fece sprofondare l’agenzia, creando un buco di oltre un miliardo di lire”. Deluso dal comportamento della Società e dall’evolversi degli avvenimenti, con grande coraggio decise di lasciare l’Italia e di trasferirsi con la famiglia in Portogallo, dove ha svolto l’attività di imprenditore nel settore della ristorazione, fino al raggiungimento dell’età pensionistica. Anche da lontano Armido non ha mai smesso di seguire la situazione politica dell’Italia, così ha aperto il Blog di Mido, un diario virtuale in cui vengono trattati tanti aspetti che vanno dall’economia alla critica politica.

 

Armido, la tua è stata ed è tuttora una vita ricca. Hai seguito la carriera militare, occupandoti anche di giornalismo, politica e ristorazione. Raccontaci un po’ quali sono state le tappe fondamentali del tuo percorso professionale.

 

La mia carriera, dopo il servizio militare come STEN degli Alpini (testafochi di Aosta) e il conseguimento della laurea in Scienze Politiche nel dicembre 1970, è iniziata da dipendente presso la società Cogne acciai speciali, prima a Torino nel settore commerciale e poi ad Aosta (sistema informativo). Contemporaneamente ho fatto politica attiva nella DC valdostana, al seguito di Benigno Zaccagnini, all’insegna del rinnovamento politico e del confronto sia interno che con altri partiti dell’arco costituzionale (fui segretario regionale e consigliere nazionale per poco tempo, poi mi dimisi per il netto contrasto esistente tra me e le cariatidi del partito, che non volevano mollare il potere). Con la nascita dei Popolari per la Riforma, seguii per un periodo Mariotto Segni, fino al 1994, anno in cui entrai a far parte di Forza Italia. Intanto la mia carriera professionale era proseguita con la nomina ad Agente Generale INA/Assitalia per la Valle d’Aosta nel lontano1978/79, dopo qualche anno di esperienza come produttore di assicurazioni. Proprio a seguito di tale nomina cominciai a dedicarmi autonomamente a studi di economia gestionale, soprattutto nel settore finanziario, legato agli aspetti essenziali della logica della domanda e dell’offerta, dei mercati e quant’altro. L’esperienza politica mi aiutò molto in questa realtà spesso sottovalutata, ma che rappresenta la base di partenza di qualunque sistema. In questo senso fui sempre troppo in anticipo rispetto alla realtà esistente, come uno scrittore di saggi che non viene capito se non quando è già trascorso il tempo utile per essere considerato. Essere un passo avanti agli altri spesso non è una dote, è soltanto un inutile pregio mai riconosciuto dalla retorica di chi invece preferisce la mediocrità allineandosi con le tesi più applaudite.
In sostanza, non si fa nulla per cercare sbocchi o nuove frontiere, ci si lascia trasportare dalla corrente.

 

Quando e per quale motivo hai poi deciso di trasferirti con la tua famiglia all’estero e perché la scelta è ricaduta sul Portogallo?

 

Nel lontano 1997, nonostante l’impegno per onorare i budgets produttivi impostimi dalla società INA/Assitalia, nonostante abbia fatto fronte con successo all’organizzazione dell’agenzia, nonostante abbia portato il portafoglio da 700 milioni di lire ad oltre 20 miliardi in 16 anni di gestione, nonostante la buona amministrazione e la tenuta rispetto all’emergente crescita della concorrenza bancaria, fui revocato ingiustamente per lasciare spazio ad un opportunista raccomandato. Soggetto che fece sprofondare l’agenzia, creando un buco di oltre un miliardo di lire. Ciò avvenne circa un anno e mezzo dopo la mia dipartita, a dimostrazione che la giustizia mal gestita dagli umani si concretizza da sola attraverso il naturale corso del destino. Così, assolutamente deluso dal comportamento della società e dall’evolversi degli avvenimenti, con grande coraggio decisi di lasciare il Paese, insieme a quasi tutta la famiglia (moglie e due figli di 13 e 8 anni). In Valle d’Aosta lasciai soltanto il figlio maggiore già sposato e con molti interessi in loco. Come nuova residenza scelsi il Portogallo, posto in cui l’anno precedente ero stato per ferie. In Portogallo ho dato spazio alle mie personali preferenze in termini professionali, insieme alla mia signora che si è resa disponibile. Con i pochi mezzi che avevamo e con l’aiuto di una banca disponibile a farci credito attraverso l’uso dell’ipoteca sui locali acquisiti, abbiamo comprato spazi commerciali, li abbiamo adibiti a ristorante e poi li abbiamo rivenduti, così come alcuni appartamenti, comprati come occasione, ristrutturati e rivenduti per quasi il doppio del prezzo di acquisto. In Portogallo ho gestito inizialmente i ristoranti uno ad uno, lanciandoli sul mercato e facendoli divenire locali noti di incontro per i palati più sensibili; una clientela affezionata che non mi ha mollato neppure nei periodi di crisi. Di questi locali ne posseggo ancora uno, steak house di grande richiamo, gestito da mio figlio Delano che ha costruito la sua carriera di chef, vivendo e lavorando con eccezionali chef olandesi per oltre 4 anni.
 

Da quasi 5 anni sei ormai in pensione, com’è la vita di un pensionato in Portogallo da un punto di vista fiscale?

 

Sì, sono in pensione da quasi 5 anni, ho sfruttato la finestra dei 35 anni di contributi e il compimento dei 65 anni d’età, per questo ho una pensione ridotta di oltre il 20%. La vita da pensionato qui in Portogallo è decisamente meno difficile della vita dei pensionati che risiedono in Italia, sia per le imposte molto meno alte rispetto al nostro Paese e sia grazie al programma di defiscalizzazione totale, della durata di dieci anni, riservato a tutti gli italiani che richiedono la residenza fiscale in loco.
 

 Consiglieresti il Paese ai pensionati italiani?

 

 Certamente.
 

 Cosa puoi dirci riguardo alla qualità e al costo della vita?

 

Vivere qui è molto meno stressante che in Italia, il tempo è splendido almeno 8/9 mesi l’anno, ma anche nel periodo invernale, l’escursione termica tra il giorno e la notte è altissima(dai 4/5 gradi notturni, si passa a 15/18 gradi durante il giorno)Per quanto riguarda il costo della vita direi che in tutti i sensi è inferiore all’Italia di circa il 30%. In pratica, una persona che ha una pensione di mille euro netti al mese più la tredicesima, non fa molta fatica a sopravvivere. 

 

Hai dato vita ad un diario virtuale: “Il blog di Mido”. Quali sono gli argomenti trattati?


Soprattutto la politica, che non ho mai smesso di seguire anche se a tremila km di distanza; mi piace esprimere idee, partecipare, leggere tra le righe ciò che potrebbe accadere, seguire con attenzione i commenti, rendermi conto della pochezza di molti giovani ed ex giovani, assolutamente fuori da ogni area di competenza, dalla cultura della comunicazione e della lingua. Il blog tratta di tanti aspetti che vanno dall’economia alla critica politica, dalla storia come riferimento al futuro segnato da crisi, incompetenza generale e mancanza di sicurezza. Ricordo che con tutti i nostri difetti, il ‘68 fu un periodo storico per la politica italiana e sarebbe potuto diventare il più grande esempio di democrazia esistente in un Paese occidentale ed europeo. Forse a causa del cosiddetto ”ermetismo di comunicazione” e alla sbandata terroristica, nessuno di quell’epoca ha lasciato un’eredità concreta e consistente, un messaggio comprensibile e attuale; l’unica è stata Oriana Fallaci, proprio perché fuori dalle righe: una scrittrice così presente che bisognerebbe reinventarla per capire dove andremo a finire.
 

 

Da quale esigenza è nato il tuo blog?

 

É nato dalla voglia irrefrenabile di collaborare, di invitare alla meditazione, alla comprensione, di essere protagonista anche fuori dalla consuetudine. Vorrei essere considerato dalla politica, ho scritto libri che sono rimasti nel cassetto, ho tentato di evidenziare le contraddizioni, ho pubblicato persino programmi che se fossero adottati porterebbero il Paese fuori dalla palude. Ho creduto per un attimo che la rottamazione avrebbe potuto cambiare volto ai partiti sia di destra che di sinistra, tant’é che nel dicembre 2013, quando Salvini divenne segretario federale della Lega, ho abbracciato il suo pensiero, riconoscendogli il merito di aver sdoganato la Lega, di averla trasformata in un partito nazionale e nazionalista, mantenendo vivo comunque il federalismo inteso come la migliore maniera per far risaltare le caratteristiche reali di un territorio. La vera rivoluzione potrebbe nascere di qui, dalla modifica radicale di un sistema che ha mostrato il fianco alla più recessiva delle aberrazioni sociali: leggi inique ed ingiuste, privilegi atti a favorire soltanto le caste, magistratura inquinata dal potere e viceversa, disonestà ricorrente e diffusa in tutte le attività sociali, professionali, sia nell’ambito del settore pubblico che in quello del settore privato, esagerazioni nel campo della spesa pubblica, scelte di fondo errate, contrazione dei settori strategici e dell’economia produttiva. Ed ancora, strapotere delle banche, del potere costituito, perdita della sovranità popolare, impunità per chi commette crimini, inquinamento del pianeta, lotta per ottenere privilegi senza senso, ecc…ecc…


Quali sono i tuoi progetti futuri? Pensi mai ad un eventuale rientro in Italia?

 

I miei progetti futuri non esistono, se non nella speranza di godermi la pensione (1.500 euro al mese lordi), finché avrò la fortuna di vivere. Ora è giusto che i progetti li facciano i miei figli: tengo però a precisare che basterebbe poco per guadagnarsi la stima e la fiducia di un popolo diverso dal nostro. Basterebbe rispettare le loro regole come faccio io in Portogallo; basterebbe non gravare sugli altri, ma essere un soggetto trainante che crea lavoro, che si impegna rischiando di suo per raggiungere l’obiettivo. Io ci sono riuscito in Portogallo, dove mi amano anche se sono uno straniero, anche se non ho il pedigree, perché nonostante la stanchezza dei sacrifici fatti, sento di aver ricoperto un ruolo importante che ha accresciuto la mia autostima. Rientrerei in Italia soltanto se fossi chiamato a far parte di un governo che intendesse ribaltare il sistema, riscrivere la costituzione, debellare le schifezze e il marciume che deriva dalla connivenza tra potere politico, giustizia, potere temporale e potere economico. Quest’ultimo potere si nasconde dietro dati discutibili, come le premesse su cui si fonda la determinazione del PIL e dello SPREAD.

A cura di Nicole Cascione

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