L’impegno di Simone Speggiorin (medico) per i più piccoli

 

Il solito orgoglio italiano di cui l’Italia non può godere. Il classico cervello in fuga dall’Italia dei baronati, delle raccomandazioni e del precariato. L’esempio da seguire ma di cui nessuno, o quasi, ha mai sentito parlare. E se non fosse stato per la BBC, che gli ha dedicato un documentario di un’ora intera, non lo avremmo mai conosciuto. Simone Speggiorin, 36enne cardiochirurgo pediatrico italiano ma migrato nel Regno Unito, è l’emblema di un’Italia spenta, stanca, piegata in due come un pugile alle corde. Qui da noi, probabilmente, Simone non sarebbe un medico di ruolo tra i più apprezzati nel suo campo, ma un giovane – eh sì, in Italia fino ai 40 anni, ma anche un po’ oltre, si è ancora giovani – precario, ostacolato nella carriera da tesserati di partito e da parenti e amici di questo o quello.

Nato ad Olmo di Martellago, in provincia di Venezia, Simone ha studiato tra Mestre e Padova. Dopo essersi laureato in medicina nel 2003, nel 2009 ha portato a termine la specializzazione in cardiochirurgia. Poi, dopo aver capito che in Italia avrebbe arrancato come tutti gli altri, ha deciso di tentare la fortuna trasferendosi in Inghilterra, su invito del professore Martin Elliott del Great Ormond Street Hospital. Qui, potendo contare solo ed esclusivamente sulle sue capacità, è riuscito non soltanto ad affermarsi a livello professionale, ma anche a diventare il più giovane cardiochirurgo strutturato, in Italia diremmo primario, dell’intera Inghilterra. Qui, infatti, in poco tempo è riuscito a farsi affidare un’intera unità di intervento. Ma non è solo questo che ha affascinato i medici e i media britannici.

Quel che ha colpito di più del nostro compatriota è il progetto che ha ideato insieme ad un’associazione e che ha come scopo quello di curare i bambini indiani affetti da problemi al cuore. Lì, infatti, il numero di ragazzi che soffrono di malformazioni dell’apparato cardiocircolatorio è impressionante, e i medici locali, troppo pochi rispetto a quelli che servirebbero, non bastano a far fronte a tutte le emergenze. E lui, che ha scelto la strada della cardiochirurgia proprio per aiutare i bambini in difficoltà, non ci ha pensato su due volte e si è trasferito in India per un anno.

 

 

Dopo questa esperienza Simone ha deciso di andare a Leicester, in Inghilterra. Ed è lì che ora lavora: al Glenfield Hospital. Da qui, però, spesso e volentieri torna in India a salvare bambini da una morte, se non certa, di sicuro molto probabile. Fa tutto questo insieme ad una organizzazione caritativa di cui fa parte, la Healing Little Hearts, che provvede a pagare la metà dei costi delle cure per i bambini indiani, mentre l’altra metà la paga l’ospedale a cui si appoggiano una volta arrivati lì.

Ora Simone non ci pensa neanche lontanamente a tornare in Italia. E, d’altra parte, perchè dovrebbe farlo? La sua carriera in Inghilterra è in piena ascesa. Tornare in Italia sarebbe una mossa controproducente, che gli farebbe perdere tutto quel che di buono ha costruito in questi ultimi anni.

 

 

Domenico Cianci

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