Archeoturismo e natura: il progetto di Egildo in Sierra Leone

 

 

Dopo essere stato tormentata da lunghe guerre civili conclusesi nel 2002, finalmente la Sierra Leone ha intrapreso la lunga strada verso la normalità, grazie anche al supporto delle truppe governative e delle forze di pace delle Nazioni Unite, che hanno riportato un clima di stabilità in buona parte del territorio. Sierra Leone è un Paese ricco di risorse, in cui la vita è ancora molto legata ai valori tradizionali. E’ il Paese in cui Egildo ha deciso di trasferirsi nel 2005, dopo aver abbandonato il suo lavoro in Italia. E’ nell’isola di Sherbro che ha deciso di vivere la sua vita, in una terra ricca di verde, fiumi e lagune, con un mare limpido e pescoso. Ed è qui che ha deciso di dare vita a nuovi e diversi progetti, con la prerogativa di sviluppare la ricerca archeologica, l’archeoturismo e il turismo avventura, senza però trascurare il lato umanitario e solidale.

 

 

Egildo ci racconti come ha avuto inizio la tua avventura in Sierra Leone?

 

La mia avventura iniziò nel 2005, quando ormai stanco del mio lavoro svolto con amore e dedizione per quasi 20 anni, reso ancora più pesante per la burocrazia e vari costi di gestione, presi la decisione di andare a lavorare all’estero.

 

Perché hai deciso di trasferirti proprio in Sierra Leone?

 

Ero alla ricerca di un Paese che offrisse veramente poco e che fosse lontano dai circuiti del solito turismo di massa. Per una serie di coincidenze mi trovai in Sierra Leone per una vacanza di 15 giorni che poi, si è protratta per 6 mesi. Al mio rientro in Italia, dopo attente valutazioni, decisi di ritornarci per investire nei programmi descritti prima.

 

Quali erano i tuoi principali dubbi o paure prima di partire?

 

Non avevo nessun dubbio e nessuna paura. Partii solo con la speranza di trovare un posto caldo dove riuscire a realizzare i miei nuovi obbiettivi professionali.

 

Come ti sei preparato alla partenza?

 

Sinceramente non ho fatto grandi preparativi, ho soltanto preso informazioni relative al posto dove stavo andando. Insomma, un po’ come fanno tutti quelli che affrontano un viaggio!

 

Cosa ti sei portato dietro della tua italianità che ti ha aiutato in questo percorso di cambiamento?

 

Tantissimo. La mia esperienza di vita e di lavoro mi sono stati utilissimi. La mia Italianità mista alla mia Calabresità, sono stati il mio trampolino di lancio per quello che poi è stato il mio futuro.

Come sei riuscito a superare la barriera linguistica?

 

Non è stato semplice, ma con tanta determinazione e forza di volontà ho imparato l’inglese ed il creolo. C’è voluto all’ incirca un anno per ambientarmi del tutto.

 

Qual è il tuo primo ricordo della Sierra Leone? Quello che ti porterai sempre dietro nel tempo….

 

Sicuramente il sorriso e la profondità che hanno negli occhi i bambini dell’isola di Sherbro, dove vivo attualmente.

 

Quanto difficoltoso è stato il tuo ambientamento?

 

Devo dire che non è stato molto difficoltoso. Sicuramente bisogna avere grande spirito di adattamento per convivere con la popolazione locale e di rispetto nei confronti delle realtà tribali esistenti sull’isola.

 

Una volta giunto in Africa, hai incontrato molti ostacoli dal punto di vista culturale e in generale di inserimento? Qual è l’atteggiamento della popolazione locale nei confronti dello “straniero”?

 

Nessuna difficoltà di inserimento. La sola cosa che critico del posto, è la corruzione che ho riscontrato nel sistema Governativo (“terribile”). Ma il presidente attuale, Ernest Bai Koroma’s, sta combattendo tenacemente questa piaga, infatti nel suo programma governativo, è stata nominata una commissione anti corruzione, per cui si percepiscono già dei cambiamenti nel sistema.

 

Hai parlato di corruzione nel sistema governativo. Quali sono i problemi che hai dovuto sopportare?

 

Purtroppo in Sierra Leone bisogna stare molto attenti. Io personalmente, non conoscendo il Paese, ho molto tempo e molti soldi. In qualsiasi ufficio governativo mi recassi per ottenere informazioni e documenti vari, mi trovavo sempre a dover pagare qualcuno perché mi avviasse la pratica. Ovviamente, una volta capito il sistema, ho cambiato la mia politica e il modo di gestire le cose. Solo così le cose sono andate sempre meglio.

Ci sono stati momenti di scoraggiamento, di nostalgia… soprattutto all’inizio?

 

Sì, momenti di scoraggiamento tanti, ma solo quando ho avuto a che fare con il governo. Sull’isola dove vivo, la realtà è prettamente tribale … quindi diversa. E’ più sana ….. non male !!!

 

Cosa puoi dirci della Sierra Leone?

 

L’Africa è costosa, sopra tutto per gli stranieri che vivono nelle città. Io vivo bene solo perché mi sono inserito nelle società tribali dove la vita costa pochissimo. I prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento locale sono ottimi, per non Parlare del pesce che in Sierra Leone è meraviglioso. Questo è un Paese bellissimo, uscito da un duro conflitto con orgoglio e, come accennavo prima, l’attuale presidente combatte a denti stretti, per cui le cose funzionano come si deve. Per quanto riguarda la qualità della vita, tutto dipende da come la imposti e da cosa realmente si cerca …. Questo è importante. Ovviamente vivere qui ha i suoi lati positivi e lati negativi, ma sono convinto che se esistesse una buona organizzazione e non si lasciasse nulla al caso, con un po’ di sacrificio si potrebbe ottenere qualunque cosa, con caratteristiche di uno stile di vita alto. Per ottenere in Italia la metà di questi vantaggi, bisognerebbe richiamare dei costi- benefici molto ma molto più alti con un’ incognita superiore di riuscita.

 

Al momento di cosa ti stai occupando?

 

Al momento io ed il mio staff stiamo realizzando una resort, con materiali locali, di 40 posti letto sull’isola di Sherbro, in concomitanza alla ristrutturazione di una casa in stile coloniale, chiamata casa Madre. La struttura recettiva è rivolta al viaggio/viaggiatore amante della natura e dell’avventura, il pacchetto comprenderà varie attività che si potranno svolgere sia in mare che sull’isola, sui fiumi e nelle lagune dalle bellezze meravigliose. Un altro progetto di cui mi sto occupando, riguarda la continuazione di scavi archeologici sull’isola, iniziati in collaborazione con l’Università della Sierra Leone e con il Governo con cui abbiamo stipulato un contratto tramite il Ministero della cultura e turismo della Sierra Leone. Stiamo anche progettando di aprire tre punti logistici – sanitario, ambulatoriale e culturale- con l’appoggio di uno staff esterno tra cui figurano medici e insegnanti, oltre a personale interno, cioè del posto. Tutto questo ovviamente, ha come filo conduttore l’aiuto solidale nei confronti dei bambini dell’isola.

 

A livello professionale, sociale e personale, cosa ti ha offerto questo l’Africa che l’Italia non avrebbe mai potuto darti?

 

La cosa più bella del mondo: la libertà di agire senza mille cavilli burocratici. Qui l’economia è crescente e in via di sviluppo e se l’idea è buona, dopo un’ accurata analisi, puoi diventare subito operativo. Cosa che in Italia è impossibile da attuare!!!

E in cosa credi che ti abbia costretto a metterti in gioco?

 

Penso in tutto, ma alla fine era proprio quello che volevo. Ero alla ricerca di un posto dove creare qualcosa dal nulla e fuori dalle mete che tutti percorrono. Le difficoltà servono a confrontarsi con se stessi per vincere determinate sfide…. Non mi piace vincere facile.

 

Come e in cosa ti ha cambiato l’Africa?

 

Su questo potrei scrivere un libro. Vivere qui mi ha cambiato totalmente. I tempi, lo stress, lo stile di vita a contatto con la natura ….Qui solo quando arriva la marea si esce a pescare, per rientrare quando quest’ultima si ritira. La vita è calma e se accetti questo e traduci le tue esperienze di vita in Italia in spinta emotiva, riesci a convivere con una sana realtà che spazia senza orizzonti ….

 

Quali sono le tue conclusioni sull’esperienza che stai vivendo?

 

È una bellissima esperienza che vivo quotidianamente e che mi ha arricchito molto. L’accoglienza della gente, gli occhi dei bambini, l’aiuto che puoi dare con poco, sono tutte cose che ti arricchiscono interiormente.

 

E quali i consigli a tutti coloro che vorrebbero seguire le tue orme?

 

Consiglierei di venire in Africa anche solo per una vacanza, per guardare e cercare di capire se si è pronti ad affrontare un vero e proprio cambiamento di vita, senza inutili entusiasmi e inutili sprechi. A volte chi fugge da una realtà come l’Italia, commette degli errori con più facilità e vi assicuro che in Africa non è facile poi recuperare. Quindi consiglierei di usare una buona dose di pragmatismo e tanta serenità nello svolgere qualunque tipo di azione….

 

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A cura di Nicole Cascione