Marino: Malindi, casa mia

 

Il Kenya, una terra magica, sovrastata da infiniti cieli blu, governata da distese di savana rossa, dove gli animali possono ancora vivere un’esistenza in totale libertà. Un luogo che ha conosciuto grandi cambiamenti, ma che ancora oggi conserva il fascino del passato. Un paradiso che Marino Marini ha scoperto all’età di 12 anni e che da più di trent’anni continua ad affascinarlo. Oggi Marino si occupa di edilizia e turismo, oltre a portare avanti un progetto legato alla salute e al benessere, mediante il quale desidera finanziare il mantenimento dell’orfanotrofio di Malindi.

 

Marino, ormai sei in Kenya dal 1978, ma prima di allora dove vivevi e di cosa ti occupavi?

 

Vivevo in Italia, precisamente a Brescia, dove la mia famiglia gestiva due alberghi. Io studiavo, avevo 12 anni e non ero mai stato in Africa.

 

Perché poi ti sei trasferito in Kenya?

 

Mio padre, per diversi anni, aveva girato il mondo. Andava a caccia in Kenya e in Tanzania. Poi, agli inizi degli anni ’70, per caso conobbe la città di Malindi e se ne innamorò. Acquistò un terreno e decise di costruire un hotel con 15 camere, il “Palm Tree Club”.

 

Tu ci eri già stato prima?

 

No, sentivo solo i racconti dei miei, oltre a vedere centinaia di diapositive sull’Africa. Si capiva comunque che in Kenya c’era un paradiso ad attendermi.

 

Qual è stata la tua prima impressione all’arrivo?

 

Ho subito sentito l’aria di casa. E’ difficile da spiegare, ma quando uno arriva in Kenya respira subito aria di casa. Si ha come l’impressione di essere sempre stati lì, ci si sente subito a proprio agio. Dicono che in Kenya ci si ritaglia un proprio ruolo e che la natura ti accoglie per quello che sei.

 

 

 

Dal ’78 ad oggi in cosa è cambiato il Kenya?

 

Come in tutti i Paesi del mondo, anche in Kenya ci sono stati grandi cambiamenti, oltre al progresso e allo sviluppo. Oggi c’è anche la televisione, nel 1978 non c’era, passavamo la serata a giocare a carte, spesso andava anche via la luce e rimanevamo a lume di candela. Ma vi assicuro che basta uscire dai soliti luoghi abitati per accorgersi che a distanza di tanti anni, tutto è rimasto come allora.

 

La tua vita invece in cosa e come è cambiata in tutti questi anni?

 

L’Africa mi ha dato molto, ho conosciuto tanta gente ed ho imparato tanto. Ho passato anche dei periodi in un campo tendato, in mezzo alla foresta in riva al fiume, quasi ai confini con la Somalia. Un’esperienza bellissima.

 

Attualmente di cosa ti occupi?

 

Di edilizia e turismo, abbiamo un resort a 5 stelle a Malindi, oltre a costruire case, prevalentemente per turisti. Questo di seguito è il link del nostro resort : www.oceanbeachkenya.com

Nel corso degli anni, abbiamo costruito anche i due centri commerciali più importanti di Malindi. Inoltre, porto avanti un progetto legato alla salute e al benessere, mediante il quale vorrei finanziare il mantenimento dell’orfanotrofio di Malindi. Anni fa un gruppo di italiani (fra i quali, anche mio padre) diede vita a quello che è poi diventato l’orfanotrofio "Childrens of the rising sun", situato tra Malindi e Watamu. Mio padre, già protagonista di altre vicende benefiche, sentiva che avrebbe dovuto fare qualcosa per l’Africa, una terra che gli aveva dato molto; così contribuì attivamente, riuscendo anche a ricevere donazioni sostanziose da parte di amici. Alcuni imprenditori di Milano, infatti, diedero fino a 10.000€ a testa e così furono realizzate le aule per l’insegnamento, un laboratorio per insegnare una professione, le stanze da letto, una cucina adeguata al numero di ospiti, un grande refettorio ed un’infermeria. Il problema attuale però è un altro, in alcuni momenti le bocche da sfamare arrivano a 400 al giorno e quindi l’impegno, soprattutto economico, si fa sentire. Tramite un’azienda americana, presente in 59 Paesi del mondo, stiamo realizzando un progetto che permetta a questo orfanotrofio di ricevere delle entrate economiche mensili ed in maniera automatica. Questa è un’iniziativa che ho esteso ad altre Onlus in quanto, purtroppo, specialmente in Africa, la cosa che più manca è il denaro. Spesso arrivano donazioni di vestiti ed anche giocattoli, tutto molto bello, ma a mezzogiorno, vestiti e giocattoli servono a ben poco……………

 

Qual è stato il percorso che ti ha permesso di realizzarti professionalmente?

 

L’aviazione commerciale; ho collaborato per anni con delle compagnie aree, organizzando anche il primo volo diretto Bergamo – Malindi, con una compagnia aerea Svizzera.

 

Ci sono molti italiani in Kenya?

 

Sì, specialmente a Malindi, è un luogo adatto per rilassarsi e per trascorrere le vacanze, si mangia frutta e pesce a volontà e poi non dimentichiamo il centro ricerche aerospaziale San Marco, a Nord di Malindi. I primi Italiani erano i tecnici che vi lavoravano.

 

Se dovessi pubblicizzare la terra in cui vivi, su quali aspetti punteresti maggiormente?

 

Le gente, il clima, non solo inteso come meteo, il clima di serenità che si respira a Malindi, per non parlare poi dell’entroterra, i safari e i parchi nazionali. Il Kenya, inoltre, è molto ricco di fauna.

 

 

 

 

Ormai sono più di trent’anni che vivi fuori dall’Italia. C’è ancora qualcosa che ti manca?

 

A Malindi oggi si trova di tutto e si vede anche la TV Italiana, RAI International. Ci sono anche due supermercati italiani con Nutella, prosciutto crudo e persino il formaggio Grana Padano.

 

Qual è l’aspetto più bello della vita in Kenya?

 

Il ritmo; si viene avvolti dal ritmo locale, per nulla frenetico. E poi, le onde del mare che ti cullano e che scandiscono il ritmo quotidiano. Il mare del Kenya è unico al mondo.

 

E il più brutto?

 

I problemi, che non mancano neanche lì, bisogna solo sapere come affrontarli.

 

C’è stato qualche momento durante tutti questi anni, in cui hai avuto il desiderio di lasciare tutto per ritornare in Italia?

 

No, non siamo mai arrivati a questo, è un Paese molto civile e sviluppato. Nella vita ho imparato che bisogna avere una missione, un sogno, se il sogno è forte, non si molla mai.

 

 

Come si vive in Kenya?

 

Con 1.000€ al mese si può vivere bene. Ovviamente se desideri una casa in riva al mare, allora i costi salgono, ma con 300€ al mese, puoi affittare un appartamento in residence con piscina.

 

E per quanto riguarda il lavoro, cosa puoi dirci?

 

Posso dire che il turismo è alla base di tutto. Se una persona ha un minimo di capitale da investire e se ha voglia di lavorare, a Malindi ci sono ancora molte possibilità nel settore turistico.

 

Quali sono le difficoltà principali e insormontabili?

 

I permessi di lavoro che sono legati al tipo di attività e d’investimento che uno vuole sviluppare, la burocrazia c’è anche lì.

 

Se volessi trasferirmi in Kenya, quali sono i primi passi per un trasferimento sicuro e privo di brutte sorprese?

 

E’ molto importante acquisire informazioni. Internet oggi è una fonte inesauribile di notizie, ma negli anni ‘70 vi assicuro che è stato difficile capire bene cosa fare e come muoversi. Ci sono anche degli avvocati di diritto internazionale, specializzati sul Kenya, in grado di fornire tutte le informazioni necessarie. Inoltre, è consigliabile trascorrere una bella vacanza di lavoro di circa un mesetto, per acquisire così più notizie possibili.

 

 

 Cosa puoi dirci in merito al permesso di soggiorno? E’ facile ottenerlo?

 Sì, bisogna dimostrare di avere mezzi di sostentamento, ovvero un reddito o una pensione accreditata sul conto corrente, altrimenti viene concesso un visto turistico di tre mesi rinnovabile.

 

E’ cambiato il tuo modo di vivere la quotidianità rispetto a quando vivevi in Italia?

 

È cambiato anche perché sono cresciuto anch’io nel frattempo: aiuto di più gli altri, sono diventato più altruista e gioisco per i successi altrui come se fossero i miei e questo lo si raggiunge soprattutto grazie alla serenità interiore che uno possiede.

 

Per contattare Marino:

 

ma**********@ma**********.it

www.oceanbeachkenya.com

 

A cura di Nicole Cascione