Pablo Mario – Il pieno di creatività

 

"Esistono tre tipi di alchimisti, mi rispose il mio Maestro. Quelli che sono vaghi perché‚ non sanno di che cosa stanno parlando, quelli che sono vaghi perché‚ sanno di che cosa stanno parlando, ma sono anche consapevoli che il linguaggio dell’alchimia è un tipo di linguaggio rivolto al cuore, e non alla ragione.

 

E qual è il terzo tipo? gli domandai.

 

Quelli che non hanno mai sentito parlare di Alchimia, ma che sono riusciti, nel corso della loro vita, a scoprire la Pietra Filosofale" – Paulo Coelho "L’Alchimista"

 

Pablo Mario è l’Alchimista del terzo tipo. Non solo ha scoperto la pietra filosofale, ma prova anche a far capire agli altri in cosa consiste.

 

Cominciamo daccapo.

 

Domenica di strade infuocate sulla tratta Stroeder – Carmen de Patagones. 90 km con un sole fortissimo che ci brucia la faccia ed il vento, quasi Patagonico ormai, in fronte. Arriviamo in città durante l’ora della siesta (dalle 14.00 alle 17.00), il che significa dover attendere un bel po’ di tempo prima di incontrare qualcuno a cui, per lo meno, chiedere dove poter montare la tenda. Ci sediamo sulla scalinata della chiesa, facciamo un ultimo tentativo cercando il parroco, e infine desistiamo. Non rimane che aspettare le cinque. Le poche persone che incrociamo non ci sono di aiuto: "scusate non sono di qua; potete scendere vicino al fiume e accamparvi lì anche se mi pare che la polizia non lo gradisca; potete fare altri 10 km e arrivare al club nautico anche se li possono entrare solo i soci e voi non lo siete; potete attraversare il ponte e raggiungere Viedma che offre buoni hotel super lusso". Insomma inutile e sconfortante.

 

Che fare se non iniziare dalla cosa più importante? Ci avviamo così verso il supermercato per comprare la cena. A spesa fatta, io e Pier ci guardiamo e quasi ci leggessimo nel pensiero, ci diciamo che il posto non ci piace molto e che la gente è strana, sembra che non abbia alcuna voglia di aiutarci anche solo dandoci un consiglio. Non finiamo di proferire queste parole che si avvicina un signore alto e magro magro, con gli occhiali da sole scuri più scuri che io abbia mai visto. Senza nemmeno presentarsi o chiederci chi siamo e perché siamo lì con due biciclette così cariche, ci dice: "vi serve un posto dove mettere la tenda? Io abito in una casina proprio sulla riva del Rio Negro, se volete potete venire e fermarvi lì per la notte". Io e Pier di nuovo ci guardiamo increduli e chiaramente gli diciamo che se per lui non è un problema per noi andrebbe benissimo. Lo seguiamo per qualche chilometro e una volta arrivati, ci dice che, se preferiamo, possiamo evitare di montare la tenda e dormire sui due materassi che ha nella sua seconda casina/garage. Di nuovo, noi due non ci possiamo credere; non solo è lui che ha trovato noi, ma ci sta offrendo molto più di quanto da noi desiderato/necessario. Ma la giornata non è ancora finita. Per cena ci invita ad andare con lui da alcuni suoi amici che, per l’occasione, uccideranno un paio di polli nostrani e li faranno alla brace. Che dire. Magnifico. Una buona mangiata, una buona dormita, domani un giorno di riposo ristoratore e poi di nuovo via, con le bici verso sud.

 

Tutto questo lo pensavamo ignari di quanto stesse per accaderci.

 

Io e Pier, negli ultimi anni abbiamo appreso molto sulla vita e il percorso proprio di ognuno di noi. Sappiamo che la cosa fondamentale è vivere una vita da svegli, stare nel momento, in ascolto. Lasciare che la vita fluisca come deve fluire, perché l’Universo, posto da cui veniamo e verso cui andiamo, sa meglio di tutti noi qual’è la strada che dobbiamo percorre. L’importante è lasciare che l’energia, la vita, fluiscano e tutto andrà per il meglio. Quanto accaduto con Pablo, è la conferma che il nostro modo di intendere la vita è quello giusto e soprattutto quello che noi umani ci meritiamo: lasciarla fluire, ascoltarla, fermarsi, smettere di fare per ascoltarla e vederla scorrere come acqua sotto un ponte, bellissima, meritata, unica, preziosa.

 

 

Il giorno dopo, come dicevo, lo prendiamo di riposo. Siamo piuttosto stanchi; diciamo che, anche se pedaliamo da un mese ormai, non abbiamo ancora né gambe né fiato adeguati a questo viaggio. Ma verranno, ne siamo sicuri. A pranzo ci raccontiamo un po’ reciprocamente e scopriamo che Pablo fa il clown di professione, fa il clown di teatro e gira per tutta l’Argentina tenendo seminari di due o più giorni, per attori, professori e studenti. Noi gli raccontiamo perché siamo lì, cosa stiamo facendo e dove andiamo, ovvero verso sud. A questo punto Pablo ci dice che, da lì a una settimana, deve scendere a Comodoro Rivadavia, a 1.000 km da qui, in piena Patagonia, per tenere un seminario di clown di due giorni e ci propone di caricare le bici sull’auto e di darci un passaggio. Io e Pier siamo un po’ indecisi, perché siamo qui per pedalare in fondo, ma la verità è che siamo attratti dal suo seminario. Per tutta la vita abbiamo studiato materie scientifiche e svolto lavori grigi, noiosi e inutili in un ufficio di Milano dove per la maggior parte dell’anno non si vede nemmeno il cielo. Siamo qui per pedalare, ma il nostro desiderio più forte è quello di riscoprire la nostra creatività, quella che nessuno ha mai stimolato, né noi né i nostri genitori quando eravamo piccoli. Noi pensiamo che il compito di noi uomini sulla terra sia quello di portarvi la Luce e che il modo in assoluto più corretto di farlo, è attraverso l’espressione artistica: architettura, letteratura, poesia, teatro, musica, canto, pittura. Questo è il modo "cosciente" con cui l’umanità è stata chiamata a portare la luce sulla terra. Questo è il modo che abbiamo deciso di seguire noi due per il futuro prossimo.

 

Così, chiediamo a Pablo di poter andare con lui per il seminario e poi ritornare qui a prendere le bici. Figuriamoci, per lui nessun problema, anzi. Approvato! I due giorni trascorrono meravigliosamente nell’incanto di qualcosa che mai ci saremmo sognati di poter fare: giochi di gruppo di tutti i tipi per stimolare coordinazione mentale e corporale, ma soprattuto per far ridere noi e gli spettatori, travestimenti da clown, recitazione da singoli o in gruppo, momenti ludici e momenti seri, urli, suoni, schiamazzi e pianti, ma soprattuto l’indossare la narice rossa per la prima volta nella vita. Che esperienza; io e Pier ci gongoliamo in questa felice scoperta: non siamo rigidi e incapaci; saremo anche cresciuti in un mondo dove la creatività è stata sostituita dalla produttività/oraria, però qualcosa in noi si muove, è qualcosa che non abbiamo mai sperimentato prima ma è sicuramente una scossa alla nostre vite, un innesto di energia incredibile. In questo momento sentiamo di poter fare tutto, qualsiasi cosa, siamo potenti nel senso di ricchi e arricchiti di vita e di buon umore. Sulla strada del ritorno però, una disavventura ci aspetta. Partiti da più di 200 km ci accorgiamo che il forte vento della Patagonia si è preso la nostra tenda. Al momento della scoperta, a tutti si gela il sangue nelle vene, ma ormai non c’è più niente da fare. Torniamo indietro per un centinaio di km, ma niente; qualcuno potrebbe averla presa o il vento chissà dove potrebbe averla portata…L’impatto economico per me e Pier è devastante; quella era la nostra casa, costosissima casa poiché scelta tra le migliori tende del mondo allo scopo di affrontare tutte le situazioni climatiche possibili. Ma soprattutto noi due non lavoriamo più e io pochi soldi che abbiamo da parte non si possono toccare, per lo meno non così facilmente e dopo solo un mese di viaggio. Siamo tutti dispiaciuti, ma siamo proprio noi due a prenderla nel modo migliore; pensiamo infatti che ci sia un motivo importante per cui una cosa così grave sia accaduta e riteniamo che il motivo sia legato a Pablo e al posto in cui vive. Pensiamo, e questo lo abbiamo pensato sin dal primo istante, che dobbiamo rimanere più a lungo con lui in Carmen de Patagones; che è una persona molto ricca, che può darci molto e da cui abbiamo molto da imparare. Ci diciamo anche che fermarci sarà la nostra prima occasione per cercare un lavoretto, visto che di soldi non ne abbiamo.

 

È così che il tirocinio a casa di Pablo ha inizio. Io e Pier veniamo sottoposti ad ogni tipo di stimolo e, ricettivi al massimo, ci lasciamo entusiasmare e coinvolgere in tutto il possibile ed immaginabile; in fondo, "abbiamo perso la casa" per goderci Pablo, le sue conoscenze ed i suoi insegnamenti no? 🙂 Incominciamo con il frequentare "La Descarga", centro di arte e musica di Viedma, in cui prendiamo lezioni di Candombe Uruguayo con Batata e il suo gruppo. Le percussioni sono sempre state il sogno della mia vita. La cosa ci coinvolge tanto; al punto di essere chiamati a partecipare alla kermesse dedicata al primo anno di attività del centro, svoltasi il sabato sera in centro città a strade bloccate per l’occasione, con noi che abbiamo suonato come parte integrante del gruppo di percussioni e danza afro. Da non credere, il sogno che diventa realtà. Durante la settimana, attingiamo alla libreria di Pablo per apprendere il Tao, la Medicina Naturale e la cura del fango, il Tantra, l’Agopuntura. Nuotiamo nel meraviglioso e verde smeraldo Rio Negro. Lo attraversiamo per scoprire la forma di vita alternativa impostata da 5 anni a questa parte dai ragazzi de la Isla Negra; conosciamo Peyton, Soledad, Cipi e Fer che ci insegnano a fare il pane nei forni di fango, a fare le marmellate, a mettere le olive in salamoia e molto altro.

 

 

Ci mettiamo in contatto con il centro culturale italo-argentino per vagliare l’opportunità di guadagnare qualche soldo dando lezioni di gruppo o private di lingua italiana. Osserviamo le stelle ogni sera, che così nitide non le abbiamo mai viste. Con l’aiuto di Cristian, un caro amico di Pablo, impariamo l’arte del macramè ed iniziamo una nostra collezione privata che proveremo a vendere il prossimo weekend ai visitatori del Rio Negro. Grazie a Veronica, altra amica di Pablo, facciamo kayak sul fiume. Luis, maestro di tango, ci aspetta per la prima lezione. Con alcune amiche di Pablo meditiamo e impariamo nuove forme di mediazione, dal Vipassana, all’Ho’oponopono, allo Yoga, al saluto al Sole. Siamo stati iniziati al Reiki. Siamo stati parte attiva di un rito shamanico condotto da Pablo sul monte situato qui dietro casa. Infine, abbiamo la fortuna di incontrare Matias, un Bambino di Cristallo che ci racconta tutto sul 21/12/12 e sul cambio generazionale in atto.

 

È così che siamo stati letteralmente imprigionati da Pablo e da Carmen de Patagones, posto magico dall’elevato livello vibrazionale, ed è così che da più di un mese non pedaliamo. Ma è proprio così che io e Pier intendevamo la nostra avventura prima di partire: non siamo come molti dei bikers che girano il mondo; per noi non è importante macinare chilometri. Come dice Henry Miller, per noi "la destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose".

 

Dimenticavo. Grazie infinite Pablo. Sei stato uno degli incontri più importanti della nostra vita. Dopo la pietra filosofale ti aspettiamo, alla prossima, per l’elisir di lunga vita che, secondo noi, hai già trovato.

 

 

Melissa e Pierluigi

www.theevolutionarychange.com

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