Siamo in Cile!

 

Da qualche giorno siamo in Cile. L’idea è di non trattenerci a lungo perché abbiamo preso un impegno lavorativo in quel di Mendoza, però intendiamo goderci il più possibile la famosa Ruta Interlagos, che passa tra i più bei laghi e alti vulcani della Patagonia Cilena.

 

La zona che stiamo percorrendo è estremamente bella ma anche eccessivamente turistica per me e Pier che siamo sempre alla ricerca di posti isolati in cui stare in connessione con noi stessi e la natura. Qui invece, siamo nella Cortina d’Ampezzo del Cile; ma purtroppo i maggiori investitori non sono Cileni bensì Tedeschi e Svizzeri. 

 

Scrisse Eduardo Galeano "un paese è posseduto dal capitale che in esso si è investito". Da quando siamo entrati nel paese, ci siamo resi conto di come il Cile ricco, sia veramente e incredibilmente ricco e di come la divergenza tra le classi sociali sia ancor più marcata che in Argentina: case, appartamenti, castelli, regge, condomini che superano facilmente il milione di dollari. Gli edifici sono in continua costruzione; alcuni sono belli e ben inseriti nel contesto dell’ambiente circostante, altri orrendi. Ma l’importante, come per ogni società il cui concetto di "status" è improntato sul possesso per ostentazione, è far vedere piscina di fronte e vulcano Villarrica alle spalle. I cartelli pubblicitari del Governo dicono "impulsando el crecimiento de Chile". Che tristezza, anche qui la parola d’ordine é crescita. Costruiscono le stesse indecenze che abbiamo costruito noi dagli anni ottanta in poi: Rimini, Riccione, Forte dei Marmi e per poi raggiungere l’apoteosi con la Costiera Amalfitana, il sud e tutto l’abusivismo incluso. La domanda che mi faccio è: perché non guardano come siamo finiti noi in soli pochi anni? In pochi anni abbiamo rovinato l’ambiente, depredato la natura, alterato il suo corso e ora … decresciamo. Crisi economica, crescita del debito e decrescita del Pil costanti dal 2008 ormai. Per non parlare della totalmente assente crescita demografica se non fosse grazie ai cittadini immigrati.

 

 

Perché? Perché gli stati in via di sviluppo, anziché prenderci come esempi da emulare, non ci prendono come esempi da evitare? La risposta purtroppo è sempre la stessa ovvero perché i governi ragionano sempre con un orizzonte temporale di breve periodo, il periodo di un mandato elettorale.

 

Diceva De Gasperi "un politico guarda le prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni". Siamo pieni di politici! La modalità di sviluppo del turismo è ovunque e sempre la stessa. Si inizia con il turismo d’élite: solo pochi ricchi fortunati sono in grado di raggiungere località come Villarrica. Gli asfaltiamo la strada, li facciamo arrivare lì e gli facciamo spendere tutti i loro soldi; bordo lago va benisismo anche se il vulcano (il cui nome tiene a battesimo la città) nemmeno si vede. Cileni a confronto con Cileni, si reputano fortunati ed "arrivati". Il loro status sociale è garantito. Poi, si comincia a rendere la zona più accessibile a tutti, si abbassano i prezzi, si fanno promozioni e allora non rimane che asfaltare la strada per la più isolata Pucon. Le due località possono dividersi i dividenti derivanti dalla frotta di turisti che si catapulta qui tutto l’anno: Villarrica si specializza nei tours alle terme (diurne e notturne) e Pucon si dedica all’escursione al vulcano. Le cabañe (casette di legno con capienza 6 letti più bagno) diventano ville, poi residence, poi condomini con piscina, poi condomini sempre più brutti ed economici ma sempre più accessibili alle masse, fino ad arrivare a ciò che ho visto oggi "casas de vacaciones sociales" ovvero turismo di massa, ovvero sfruttamento del territorio e spazzatura da smaltire. Il tutto mi ricorda moltissimo il film "The beach" e la Phi Phi Island di Caprio: "Palla di lardo si sta pappando questa palla di mondo". Che peccato. 

 

Darwin ci ha spiegato l’evoluzione della specie; la natura ci ha mostrato gli infiniti aspetti della sua biodiversità e l’uomo? L’uomo si indirizza verso l’omologazione del tutto, la distruzione delle differenze culturali, dei valori, persino dei colori della pelle (grandissimo artista fu Michael Jackson, ma a me piaceva in modo completo, colore della pelle incluso). La globalizzazione. Come ho fatto a non pensarci prima. L’ho studiata, me l’hanno propinata in tutte le salse e l’ho venduta come miglior argomento con cui far bella figura in tutti esami universitari. Dietro il termine globalizzazione ti vendono la possibilità, il diritto a che tutti i popoli crescano, si evolvano, si civilizzino. E tu pensi: "bene, che il benessere sia per tutti non solo per me". Ma non ti dicono che ciò che si cerca di ottenere non è il benessere per tutti ma per pochi; sconfiggere la fame nel mondo, visto e considerato il quantitativo di cibo in eccesso che produciamo e buttiamo nella spazzatura, quello è benessere per tutti. E anche quei pochi che godranno di tale benessere, sotto quale forma ne godranno? Non te lo dicono e tu non sei abbastanza grande, sveglio né maturo per renderti conto che anche quei pochi che lo otterranno, in realtà avranno solo ottenuto un cellulare nuovo, un’auto, un bel vestito o una casa più grande, per pagare i quali però si saranno fatti venire coliti, gastroenteriti, infarti o altre malattie psicosomatiche non curabili o alla meglio attenuabili con dei bei psicofarmaci che creano dipendenza. Che per le merendine confezionate che mangiano tutti al mondo, abbandoneranno un’alimentazione sana e la sostituiranno con cibi apparentemente più gustosi ma alla fonte di quasi tutte le malattie del giorno d’oggi.

 

 

E poi per quale risultato? Perché tutto il mondo vada in giro con gli stessi vestiti Benetton? Ci ho messo molto a capire, ma ora lo so, ne ho la certezza. Siamo ridicoli. All’essere umano piace rendersi ridicolo. Ognuno di noi è unico, incarniamo la biodiversità, ognuno di noi incarna la creatività dell’universo. E cosa facciamo? Ci vestiamo e pittiamo tutti nello stesso modo. E andiamo tutti nello stesso posto solo per poterlo raccontare in giro come se fosse una cosa unica, speciale. Siamo davvero ridicoli. Paesi del secondo, terzo, quarto mondo, non guardateci, non guardate a noi. Il nostro sistema è morto e defunto; non c’è più niente da fare anche se i governi ed i media vogliono venderci un’altra verità. Non vedete che chi può fugge da quel mondo (anche solo per il tempo di una vacanza) per ritrovarsi, ritrovare la sua unicità, ritrovare la natura, il contatto, le culture, i valori, le origini e viene qui? Proprio qui da voi! E quando anche voi e le vostre terre sarete come noi, uguali, identici nel vostro benessere, allora dove vorrete scappare per ritrovarvi? Non ci sarà più nessun posto in cui scappare. Saremo allora tutti uguali, nel nostro benessere distruttivo.

 

Non guardateci. Siate più intelligenti. Siate unici.

 

Melissa e Pierluigi

www.theevolutionarychange.com

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