Domenico: in 8 anni ho vissuto in 13 città

 

 

Un nuovo cammino ci spaventa, ma dopo ogni passo ci rendiamo conto di quanto fosse pericoloso rimanere fermi”.

 

Una frase che rispecchia pienamente il modus vivendi di Domenico che ha vissuto in 13 città  nell’arco di 8 anni, oltre ad aver visitato tanti altri posti in occasione di lunghi viaggi. Uno tra gli ultimi la meravigliosa Tasmania, un piccolo angolo di paradiso, una terra dove i colori sono talmente belli che fermarsi a fotografarli è quasi un dovere. Domenico si ritiene una persona curiosa, interessata a tutto quello che può succedere oltre la soglia di casa, interessato a vivere sempre nuove esperienze, sempre pronto a nuove conoscenze e a nuove destinazioni, perchè ogni destinazione è un continuo costruire: mattoncino sopra mattoncino; storie intrecciate di persone incontrate; luoghi vissuti con nuovi occhi; diversi sapori e nuove amicizie. 

 

Domenico quando e perché ha avuto inizio la tua vita da “nomade?

 

Nomade! Un termine così antico quanto la sua accezione negativa. E pensare che la specie umana è nata così, mobile, per poi tramutarsi in qualcosa di stabile, ferma, una meccanica routine. Eppure, oggigiorno, i ritmi della vita scorrono così veloci, inesorabili, roba da non poter star fermi insomma. Più che nomade, mi definisco una semplice “persona curiosa”. Penso che sia molto importante vedere quello che succede fuori dalla porta di casa tua.

 

E allora riformuliamo la domanda: quando ha avuto inizio il tuo percorso da “persona curiosa”?

 

Il mio percorso da persona curiosa nasce da bambino: infanzia in Calabria e voglia ansiosa di conoscere altre culture. A 17 anni la mia prima esperienza all’estero: un viaggio premio a Londra alle superiori. Di lì a poco, il trasferimento a Siena per l’Università. Subito dopo, lo spostamento ad Aarhus, in Danimarca per il progetto Erasmus. Da quel momento in poi non mi sono più fermato perché è bello conoscere, confrontarsi, cercare di saltare l’ostacolo del solito sentito dire.

 

Chi era Domenico prima di partire alla scoperta del mondo?

 

Non sono mai stato bravo a fare descrizioni di me stesso. Però credo di essere una persona che si appassiona: se qualcosa mi interessa, cerco di scoprirla fino in fondo. Di sicuro posso dire che, prima di partire, Domenico era Domenico, ma con un grosso bagaglio di esperienze in meno.

 

Durante i tuoi viaggi c’è qualcosa dell’Italia e del tuo essere italiano che ti agevola?

 

Il nostro Paese, si sa, all’estero è benvoluto. Ogni volta che mi trovo all’estero, quando dico di essere italiano vengo accolto con un sorriso. E’ una sensazione che spesso rallegra, a patto che quella risata non sia riferita a qualche parola “simpatica” del calibro di “bunga bunga”.. Detto ciò, mi è capitato di essere agevolato favorevolmente dal made in Italy: se si cerca nel settore “hospitality” (in alcuni Paesi), si è facilitati, gli italiani in cucina fanno spesso gola.

 

Non ti è mai capitato di vivere dei momenti di scoraggiamento, di nostalgia e anche di paura a volte?

 

Quando decido una nuova meta sono convinto del “perché’’ lo sto facendo. Sono un amante di ciò che un’esperienza interessante può dare. Di conseguenza, secondo me, è un sentimento non compatibile con la nostalgia. Allo stesso tempo però, sono molto legato alla mia famiglia. Per quanto riguarda la paura riferita ad un cambiamento deciso, no, non ricordo episodi nei quali mi sia capitato di averne. Sono d’accordo con quanto dice Roberto Benigni: “Un nuovo cammino ci spaventa, ma dopo ogni passo ci rendiamo conto di quanto fosse pericoloso rimanere fermi. …”

 

Qual è il tuo stile di viaggio? Prenoti e programmi tutto prima della partenza?

 

Viaggio molto spesso low cost. Non mi piace programmare nulla prima della partenza, perché il viaggio non avrebbe lo stesso sapore. E’ interessante vivere e conoscere il posto, chiedere alla gente locale le loro zone preferiti, quello che di bello c’è da fare da vedere. Chi meglio di loro può saperlo?!

 

 

Dove sei stato, quali sono i posti in cui hai vissuto?

 

Vacanza, studio, lavoro. Sono questi i motivi che mi hanno spinto a vivere in tredici città (molto differenti tra loro) negli ultimi otto anni: Crotone, Siena, Aarhus, Wroclaw, Bielsko Biala, Bytom, Firenze, Milano, Treviso, Sydney, Melbourne, Chiang Mai ed ora Lussemburgo. Quando l’occasione di un viaggio si presenta, tendo spesso a sfruttarla ed è per questo che ho avuto anche la possibilità di dare un’occhiata ad altri Paesi come Norvegia, Svezia, Finlandia, Lettonia, Estonia, Spagna, Portogallo, Ucraina, Germania, Serbia, Indonesia.

 

Sicuramente avrai vissuto momenti bellissimi ma …. il più magico?

 

Nell’aprile 2009, parto per la Polonia fresco di laurea magistrale. La mia tesi sulla “pittura come mezzo di comunicazione” (titolo), viene dimostrata a dicembre dello stesso anno. Infatti, dal dipartimento marketing (dove lavoravo in stage), una mia idea piace. Ho tra le mani la possibilità di realizzare per FIAT una campagna che coinvolge il post vendita del brand, su tutto il territorio nazionale in Polonia. Dal titolo “sei in buone mani”, un mio dipinto diventa pubblicità da gennaio 2010. Una passione per l’arte, per la scrittura e per i social media si traducono così in una pagina Facebook che si chiama dodoarte: www.facebook.com/dodoarte

 

Il mio lavoro per FIAT nel link in basso:

 

www.facebook.com/media/set/?set=a.213149811662.164126.207031481662&type=3

 

Qual è stata invece l’esperienza più difficile che hai vissuto?

 

E’ stato durante il mio ultimo viaggio, in Thailandia. Il terzo giorno lì, mi resi conto di non essere in possesso del mio passaporto. Se questo succede a Chiang Mai, vuol dire farsi almeno un’ora di volo fino a Bangkok e sperare in un miracolo della lentissima burocrazia locale. E cosa dire dell’ambasciata italiana in Thailandia?! Una volta resomi conto dell’accaduto, provai a contattarli: una voce mal registrata mi diceva che il servizio era al momento non disponibile. Decisi così di dirigermi verso la sede della polizia internazionale, ma il tassista, avendo capito male, mi condusse all’ufficio immigrazione. Qui, ricevetti l’indirizzo esatto su un pezzo di carta: sbagliare era impossibile…Effettuata la denuncia, sconsolato, mi diressi all’alloggio, provando un ultimo tentativo di ricerca: chiesi per l’ennesima volta al gestore della mia guest house di controllare meglio nei suoi cassetti (dato che qualche giorno prima avevo effettuato la registrazione). Ricimentandosi nuovamente nella ricerca, dall’interno di un quaderno sgualcito, fortunatamente, cadde il mio passaporto: un sorriso atomico, denti tipo Eddie Murphy sono l’icona che mi descrive di più.

 

Ad un certo punto hai deciso di creare il blog http://ornitorinko.wordpress.com/

 

Sì, era da tempo che avevo in mente di aprire un blog, ma sia per tempo, sia per altre circostanze, rimandavo sempre. Fino a gennaio scorso: articolo di Solferino28, il racconto della mia esperienza in Australia. Tanti commenti e numerose critiche: è controcorrente oggigiorno affermare che l’Australia non è l’Eldorado. Da qui l’idea, nata da un bisogno di confronto. Perché non condividere pensieri, percezioni su esperienze importanti di vita? Trovo stimolante un raffronto da altri punti di vista. Ornitorinko ha come intento quello di creare una community di viaggiatori e di persone che abbiano storie interessanti da raccontare.

 

Sul tuo blog ho letto un post sul tuo viaggio in Tasmania. Cosa puoi raccontarci di quel paradiso?

 

La Tasmania è quell’angolo di paradiso staccato dalla ormai crescente civiltà australiana: Melbourne dista solo un ora d’aereo da Hobart, la sua Capitale e grazie ai voli di compagnie low cost è molto facile da raggiungere. Le bellezze naturalistiche di questo posto lasciano a bocca aperta: appena fuori dalle città principali (Launchestone e Hobart), sembra di essere protagonisti animati in una cartolina. Un mare aspro e cristallino dalle spiagge bianche, tutte stupende e diverse tra loro. Una vegetazione verdissima popolata da animali insoliti. Una terra dove i colori sono talmente belli che fermarsi a fotografarli è quasi un dovere. Un posto dai tratti fantasy, fatto di incontri strambi come racconto nel mio post:

http://ornitorinko.wordpress.com/2013/01/19/smania-di-tasmania-i-wallaby-gli-hippie-e-il-nipote-di-macgyver/

 

E dell’esperienza vissuta?

 

Di quell’esperienza posso dire che la natura in Tasmania è onirica. Fa un certo effetto vedere un wallaby avvicinarsi per cercare del cibo dalle tue mani, branchi di delfini nuotare a pochi passi dalla riva, gli ichidna camminare goffamente a pochi passi da te. Ancora più incredibile è stato addormentarsi attorno a un fuoco, in un tae pae alto cinque metri da qualche parte sugli altopiani Tasmani. Per gli abitanti delle grigie città, la sensazione che l’esperienza trasmette è quella di vivere in una scena surreale.

 

Qual è il tuo budget di viaggio e soprattutto come riesci a sostenerti durante i tuoi viaggi?

 

Non ho un budget ben preciso. Viaggio quando ne ho voglia e quando posso permettermi di farlo. Secondo me, il metodo migliore per viaggiare è quello di mettere da parte dei soldi lavorando nell’hospitality. O almeno questo è ciò che l’esperienza mi ha insegnato. Sono fortunato perché cucinare è una delle mie passioni.

 

Qual è il posto che ti ha rubato il cuore tra i tanti in cui sei stato?

 

Io e il mare abbiamo da sempre un rapporto viscerale. Vivere in una città sull’oceano come Sydney ha il suo fascino. Anche se (cercando di non essere ripetitivo) sono innamorato dei paesaggi della Tasmania.

 

Quali sono gli insegnamenti che offre un viaggio come il tuo?

 

Quello che ogni viaggio mi insegna è che non si smette mai di conoscere, imparare, sapere.. Ogni destinazione è un continuo costruire: mattoncino sopra mattoncino; storie intrecciate di persone incontrate; luoghi vissuti con nuovi occhi; diversi sapori e nuove amicizie.

 

Tu in primis, cosa hai imparato su di te in questo percorso di vita?

 

Ho imparato ad essere flessibile di fronte alle situazioni che mi si presentano. Nella vita come nel lavoro ad esempio: dall’ufficio in cucina, perché no?! L’importante è mettere una grande dose di passione in tutto ciò che si fa. Mi piacciono le sfide e misurarmi su più fronti non mi dispiace, né mi spaventa.

 

Durante i tuoi viaggi hai incontrato qualcuno che “ha fatto la differenza”?

 

Ogni viaggio ha per me un significato diverso. Volti, colori, sapori, che porto sempre con me. Non sono bravo a ricordare i nomi sin da subito, ma ho conosciuto tante persone interessanti di cui ricordo a fondo ogni loro storia.

 

Qual è l’oggetto da cui non ti separi mai nei tuoi viaggi?

 

Travel mate sempre presente. E’ uno zainetto blu, tipo Eastpack ma senza marchio. Ho iniziato a cucirci sopra tutte le flag delle nazioni dei posti visitati. Ogni bandiera è un ricordo, un percorso fatto tempo fa, una sorta di patch che riassume un insieme di storie. Nei viaggi lo porto sempre con me e non me ne separo mai.

 

Prima o poi tornerai a “casa”? O ti vedi un nomade per tutta la vita?

 

Dipende cosa si intende con la parola casa. Secondo me, è il posto in cui ognuno di noi si sente a proprio agio. Credo che resterò sempre una persona curiosa, ma mi piacerebbe avere un head quarter (un posto in cui valga la pena vivere) da dove pianificare futuri spostamenti. Ci sto lavorando sopra.

 

Per concludere l’intervista: chi è ora Domenico?

 

Ribadendo che non sono mai stato bravo a fare descrizioni di me stesso, mi sento di affermare che oggi Domenico è sempre Domenico, ma con un grosso bagaglio di esperienze in più.

 

or*********************@gm***.com

 

A cura di Nicole Cascione