Manchester: la scelta di Fabrizio dopo la difficile vita in Italia

 

 

Fabrizio e la sua storia, una storia di sudore e di fatica, di delusioni e di risultati ottenuti solo grazie alle proprie forze. Una storia che insegna che “Non è forte chi non cade mai, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi”. Fabrizio, dopo tanta sofferenza subita, ha deciso di abbandonare l’Italia e di trasferirsi prima in Scozia e dopo a Manchester, dove lavora come bar tender. Esperienze che lo hanno cambiato e che gli hanno insegnato che “la famiglia non è quella che ti viene data, ma quella che ti scegli”.

 

 

Fabrizio raccontaci qualcosa di te…

 

Questa è una storia di sacrificio, di risultati, di sudore, di fatica per arrivare al top e per poi ricominciare dal fango da dove si è partiti. Dall’avere un sacco di persone che vogliono essere tue amiche, all’essere evitato dalla gente. Sono nato nel "lontano" 1983 a Codogno (MI), ma mi sono trasferito subito a Piacenza. Quartiere popolare, zona molto povera e densa di criminalità. Mio padre lavorava per l’ENEL, alla centrale nucleare di Caorso, mia mamma era casalinga. Nel 1988 ci trasferimmo a Carpaneto Piacentino (PC), poiché mio padre decise di lasciare il suo lavoro alla centrale nucleare per aprire un american bar. Al termine della mia carriera scolastica, iniziai a lavorare con lui, per cercare di costruire un rapporto padre e figlio fino ad allora inesistente. Dopo anni di sacrifici, nel 2006 aprii il mio primo locale, tutto andò bene fino al 2010, l’anno che segnò l’inizio del declino… Mio padre cominciò a fare uso di stupefacenti, si lasciò con mia madre, la quale tentò il suicidio per circa 2 anni. A dicembre 2011, stufo di tutto questo schifo, rassegnai le mie dimissioni da manager, pronto per partire a gennaio per un lavoro d’oro a Londra. Purtroppo però a gennaio, mio padre venne arrestato per spaccio, così, dopo aver distrutto e abbandonato sulle mie spalle tutti i sacrifici di una vita, decise di distruggere anche la sua e la nostra reputazione! Nonostante tutto, scelsi di sacrificare il posto di lavoro per cercare di tirarlo fuori di galera. A luglio, dopo essere stato per quasi 3 anni il baby sitter dei miei genitori e di mio fratello 21enne, decisi di accettare un’offerta di lavoro all’estero e me andai..Scozia, Aviemore, Highlands…1000 abitanti di un maledetto paesello nel Middle of Nowhere.

 

Dopo tanta sofferenza subita, cosa ti ha convinto a mollare tutto e andare via?

 

Una lite con mia madre. Una notte dei primi giorni di luglio, dopo l’ennesimo mix di alcool e barbiturici, stette male..la caricai in auto e corsi subito in ospedale. I dottori la visitarono e dopo averle fatto una flebo le consigliarono di rimanere in ospedale per accertamenti. Decisi di restare con lei per tutta la notte, nonostante il giorno dopo avessi l’esame finale per Bar Management. Fu una notte terribile, mi insultò per circa 3 ore prima che, esasperato, decisi di andarmene lasciandola da sola. Senza aver chiuso occhio, l’indomani mi presentai, incazzato come non mai, di fronte alla commissione, che dopo 3 domande mi guardò e mi disse: “Giovanotto, non sappiamo più davvero cosa chiederle”. Massimo dei voti, firma, foto e via a leggere le e-mail; 2 risposte dall’Hilton, una per un turno di prova da 8 ore a Manchester, l’altra per un lavoro sicuro, sempre per l’Hilton, in Scozia, con tanto di vitto e alloggio. Optai per la seconda, pagai il biglietto aereo e partii 3 giorni prima di compiere 29 anni.

 

Con che spirito sei partito?

 

Con lo spirito di una persona che ha perso tutto quello che poteva perdere, eccezion fatta per l’amore della mia vita, gli amici e i miei 2 “mostri”. Avevo 500 € in tasca, nessuna prospettiva per il futuro, una valigia pesantissima e il fortissimo desiderio di mettere giù le basi per qualcosa di migliore per me e l’amore della mia vita.

 

Come ti sei preparato alla partenza?

 

Una sorta di ultima cena in kilt (senza mutande sotto…XD) con tutte le persone a cui tenevo di più, una mangiata di carne epocale e una bella sbronza di sano vino rosso… Vedere gli amici con gli occhi lucidi perché parti, ti fa pensare che, forse forse, il mondo non fa così tanto schifo.

Come sei riuscito a trovare lavoro in Scozia?

 

Mi sono iscritto alla sezione careers del sito ufficiale della Hilton. Dopo qualche “no grazie”, qualcuno finalmente lesse il mio curriculum e mi contattò. Per la cronaca, nessuna multinazionale legge più i curriculum, almeno nell’hospitality. Usano tutte un software apposito, che funziona come la ricerca per parole chiave di Google; se il curriculum è impaginato bene, senza errori ortografici, con giusta interlinea, giusto carattere e giuste parole chiave, passa la scrematura e va alle risorse umane. A quanto pare i bei tempi dove le risorse umane spulciavano e selezionavano i curriculum è passato da un po’…

 

Cosa puoi raccontarci del periodo vissuto in Scozia?

 

Ti posso raccontare che è stato uno dei periodi più duri della mia vita a livello professionale e personale; all’inizio ero senza soldi ed ero così disperato che, quando avevo fame fuori dagli orari previsti della “mensa” (incubo alimentare!), mangiavo ciò che avanzava nel piatto dei clienti quando ritornavano in cucina. Avere freddo quando vai a fare un giro e non avere i soldi né per un giubbotto né per una birra, aspettare le offerte della TESCO per fare la spesa… Ho cominciato ad avere due soldini grazie alle mance, dopo 2-3 settimane… Passare dallo “spendo-tanto-li-guadagno” a “non-spendo-non-ho-soldi-per-piangere” è stato un bel salto, che mi ha fatto capire il vero valore del denaro, della fatica e del cibo. L’alloggio poi era una camera singola, minuscola, con un letto per puffi e un bagnettino con doccia microscopica, con il piede accendevo e spegnevo la luce della stanza…e poi un freddo, un freddo terribile. Per quanto tenessi pulita la camera, la moquette era a dir poco imbarazzante e i filtri delle lavatrici comuni (e a pagamento), non venivano puliti dagli anni ’80. Avere poi lontano la donna che amavo e poterla vedere per mezzo di una connessione terribile e a pagamento via skype e non poterle essere accanto, quando era triste…..avere i miei conigli in una pensione per animali, pur di non darli in adozione, diciamo che peggiorava solo il “COME-SI-SENTE-FABRIZIO”. Per non diventare pazzo, appena finivo il turno, mi chiudevo in palestra per un’oretta…così appena finivo, arrivavo in camera, doccia e svenivo…cercavo di ripetermi: “Stay calm, stay focused” e guardavo le foto della mia fidanzata e dei miei conigli.

 

Di cosa ti occupavi precisamente?

 

Iniziai come semplice food & beverage assistant (tipo barman sfigato…XD) e in 3 settimane passai a capo-barman. Gente che era lì da prima di me non è riuscita a fare un salto così nonostante gli anni trascorsi e l’esperienza accumulata! E che dire delle condizioni lavorative? Turni da 12 ore al giorno, 2 giorni di riposo al mese causa alta stagione. Poi il manager dei due ristoranti e del bar, iniziò a farmi muovere i primi passi per spingermi ad entrare nel management, partendo da una nuova cocktail list. Ma lavorare ore in più e gratis a 29 anni non faceva per me, così iniziai a guardarmi in giro. Spedii il mio curriculum tramite Hilton careers a Manchester, per una posizione aperta nel Cloud 23, senza grandi aspettative. A fine agosto mi chiamò il mio attuale manager, chiedendomi se fossi stato disponibile ad un colloquio, io risposi che non ero ancora stato pagato e che non avevo soldi per scendere fino a Manchester. A metà settembre mi richiamò, ma ero ancora senza soldi…a fine settembre mi chiamò nuovamente e, subito dopo il “ciao”, mi disse:”Fabrizio, so che adesso ti hanno pagato tutte le ore extra dei 2 mesi precedenti. Lo so perché ho chiamato dove lavori. Quindi poche balle e prenota un treno per venire qua!”. Veramente un uomo deciso! 😀

 

Per quanto tempo ci hai vissuto?

 

Due mesi e una settimana. Se non fosse andata bene qui a Manchester, sarei rientrato i primi di novembre…avevo comprato il biglietto di sola andata i primi di agosto!

Da quanto tempo sei a Manchester?

 

Esattamente da tre mesi! Con una piccola pausa che mi sono preso per rientrare in Italia per chiedere alla mia ragazza di sposarmi in un modo un po’…ehm….originale. Il giorno della sua laurea magistrale in International business and development, ho organizzato questo:

www.youtube.com/watch?v=Y223X7i7sQQ&feature=youtu.be

e l’ho rapita, portandola via con me e con i conigli, in un estenuante viaggio in treno di 16 ore. Purtroppo non mi facevano portare i conigli in aereo per meno di 900 euro l’uno, quindi ho scelto il male minore…Che avventura attraversare tutto in treno!!!

 

A fine mese terminerai il tuo periodo di prova e dopo?

 

Sinceramente non lo so. Ho un incontro con il mio capo per confermare il contratto tra qualche settimana. Ho delle sensazioni contrastanti: da un lato potrebbe essere l’occasione della mia vita, dall’altro non so se voglio veramente invecchiare in un Paese dove se rivolgi la parola a qualcuno in ascensore ti guarda come un appestato.

 

Perché pensi di non restare lì per sempre?

 

Voglio invecchiare circondato da persone che mi vogliono bene e a cui voglio bene, possibilmente in un posto al caldo. Voglio dimenticare il significato della parola “inverno”.

 

Come si vive a Manchester?

 

Decisamente bene, non è sovrappopolata ed è visitabile anche a piedi, a differenza di Londra. Gli affitti sono abbordabili, La città è molto sicura, persino pulita, molto ben servita da trasporti pubblici e con un sacco di realtà interessanti, per quanto riguarda il mondo dei ristoranti e dei locali in genere.

 

Quali sono i pro e i contro del viverci?

 

PRO:

 

– Realtà in continua evoluzione;

– Bollette economiche;

– Prezzo abbordabile di cibo e abbigliamento;

– Supermercati aperti 24h anche in centro;

– Ampia disponibilità di cibi da tutto il mondo (meno che dall’Italia);

– Possibilità di mettere qualche risparmio da parte se si lavora in due;

– Treni, pullman e tram in perfetto orario, altrimenti c’è il rimborso per legge;

– Pubblica amministrazione perfettamente funzionante e celere;

– Taxi a buon mercato.

 

CONTRO:

 

– Difficoltà a trovare lavoro in ufficio se non si è nati in Inghilterra e se non si è “bianchi”;

– Gente tendenzialmente molto triste e chiusa che si chiude nei pub per non pensare più a nulla dopo il lavoro;

– Lo sport nazionale domenicale è andare a comprare prodotti al supermercato per poi chiudersi nei pub a bere e a guardare il calcio;

– Cibo imbarazzante;

– Pizzerie gestite da indiani;

– Assenza di bidet!!!!

– Scarsa igiene personale;

– Legge su alcool fin troppo restrittiva.

 

Quale considerazione c’è degli italiani e in generale dell’Italia a Manchester?

 

Allora, adorano il cibo italiano, quasi tutti sono stati almeno una volta in vacanza in Italia e la ricordano come incredibile. Le donne adorano gli uomini italiani (e ciò fa soffrire non poco il maschio inglese), ma a livello professionale ci prendono parecchio in giro per la nostra pronuncia inglese e il nostro gesticolare. Tutti i ragazzi che lavorano con me mi hanno chiesto di insegnare loro la nostra lingua, io ho iniziato ovviamente dalle parolacce! 😀 Un aspetto decisamente negativo è che i nostri titoli universitari e non, purtroppo sono molto poco riconosciuti e considerati.

Dal punto di vista professionale, quali differenze hai potuto notare rispetto all’Italia?

 

La posizione del bar tender qui è molto più rispettata. Qui gli incapaci, gli improvvisati e gli incompetenti nel settore durano poco. Idem i maleducati. Le aziende investono molto nella formazione del personale, facendo sessioni di training mensili. Hai due giorni di riposo a settimana, che visto con gli occhi di un italiano sembra un miraggio! Purtroppo però i primi 6 mesi la mutua non esiste, idem se ti infortuni sul lavoro.

 

Come rapporti la retribuzione rispetto a quella italiana? Quali differenze ci sono?

 

La tassazione è molto più bassa (22%), ma se desideri la pensione ti devi attivare per conto tuo, almeno per l’Hilton. Solo se entri nel management ci pensano loro. Pagamenti diretti solo su conto corrente dalla mezzanotte del giorno prima dell’ultimo giorno del mese. Il potere di acquisto qui di 1000 £ è equivalente in Italia al potere di acquisto di 1500 euro.

 

Come è stato il tuo approccio al mondo lavorativo estero?

 

All’inizio entusiasta, poi si è ridimensionato. Ruffiani e “arriviste” ci sono anche qui, però la meritocrazia esiste di sicuro di più che dalle nostre parti, dove se non conosci qualcuno, difficilmente ti viene concessa un’opportunità. Devo constatare però, che se non leggono referenze di un qualsiasi datore di lavoro inglese, anche se ci hai lavorato come cameriere per un giorno, difficilmente ti prendono in considerazione. Me ne sto rendendo conto in questo periodo….La mia fidanzata, che ha ben due lauree, ha ricevuto innumerevoli rifiuti da parte delle varie aziende inglesi della zona. Parlando con dei colleghi, oltretutto, ho scoperto che gli inglesi gradiscono negli uffici solo persone nate e cresciute in Inghilterra, possibilmente bianche…e poi dicono che noi italiani siamo razzisti.

 

In cosa ti ha cambiato la permanenza all’estero?

 

Credo mi abbia reso più sensibile e maturo e mi abbia fatto capire ciò che nella vita conta veramente: gli affetti. I soldi e il successo vanno e vengono: io ne sono l’esempio lampante. Ho sacrificato tutto per il lavoro: passioni, amici, affetti, amori, per poi svegliarmi un giorno e accorgermi che non ne valeva la pena. Abbiamo tutti cantine pieni di oggetti inutilizzati: vestiti che abbiamo indossato solo una volta, oggetti comprati e quasi mai usati. Ogni molecola di questi oggetti sono secondi sottratti a ciò che ci fa star bene, per dedicarli al guadagno di soldi che ci servono per acquistarli.

Vivere all’estero mi ha portato anche a fare altre scelte, come scegliere di smettere di fare i turni di notte (cosa che ho fatto per 12 anni). Ma la scelta più importante è quella che mi ha portato a preferire la qualità della vita piuttosto che la carriera.

 

Pensi di rientrare in Italia prima o poi?

 

Presto o tardi sì… Sinceramente non resterò qua per sempre, ma ho imparato che non bisogna pensare troppo al domani. Ho imparato anche che le persone che restano dopo la tempesta, sono quelle che a te ci tengono davvero e che la famiglia non è quella che ti viene data, ma quella che ti scegli.

 

 

fa**************@gm***.com

 

A cura di Nicole Cascione