Budapest, la mia scelta

 

Marco vive da un anno a Budapest, da quando, in un determinato momento della sua vita, ha percepito nettamente il desiderio di cambiare. Ha deciso di lasciare l’Italia, i suoi genitori, un posto come funzionario direttivo a tempo indeterminato, per acquisire un’esperienza personale e professionale a livello internazionale. Non si è mai pentito delle sue scelte “anche se agli occhi di molte persone possono sembrare sbagliate”. Una scelta azzardata o una presa di coscienza?

Prima di trasferirmi a Budapest ho vissuto in Francia, vicino a Lille e fino al 2007 in Italia, a Ferrara. Ad un certo punto della mia vita, ho percepito il desiderio di cambiare. Negli ultimi 12 mesi ho spedito diversi curriculum di candidatura alla settimana, in giro per l’Europa. La prima offerta di lavoro che ho avuto è stata a Budapest e ho accettato, anche se dal punto di vista economico, il passaggio non è stato conveniente. Nel senso che, se fossi rimasto dov’ero prima, sia in Italia che in Francia, avrei potuto guadagnare di più, ma ho preferito partire anche per acquisire un’esperienza personale e professionale a livello internazionale. Dal punto di vista economico e professionale l’Italia mi avrebbe offerto prospettive estremamente interessanti. Avevo un lavoro come funzionario direttivo nel settore pubblico e con un contratto a tempo indeterminato. Poi, tra le altre cose, sono avvocato e commercialista e ho compiuto la pratica notarile. Avrei potuto scegliere, oltre che di rimanere dov’ero, di impegnarmi nei concorsi per notaio, magistrato, segretario di legazione, ecc. oppure avrei potuto aprire uno studio professionale. L’Italia offre opportunità estremamente interessanti per chi ha una formazione come la mia. Ovviamente bisogna impegnarsi molto per intraprendere le carriere che ho appena citato. Ma ne vale la pena, se uno mira ad una carriera di prestigio e ben remunerata. Qui mi occupo di finanziamenti comunitari, ho preferito scegliere una professione meno stressante e con il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata, rispetto alle alternative sopra citate. E poi….non ci sono solo i soldi nella vita.”

 


Così sei arrivato a Budapest … hai avuto problemi all’inizio ?

Beh… sicuramente non è stato facile e comunque temevo di peggio. Sono stato accolto molto bene, tutti quelli che ho conosciuto sono stati molto gentili e disponibili nei miei confronti. L’unico vero problema è stata la lingua e finchè non l’avrò imparata, non potrò integrarmi al 100%. Per ora mi sento un immigrato e frequento quindi gli expat. La differenza principale tra essere immigrato italiano dov’ero prima (in Francia) e dove sono ora, è che prima l’essere immigrato aveva una connotazione negativa, mentre qui mi sembra che abbia una connotazione positiva. Ma sono comunque disposto a superare qualunque sacrificio per poter vivere in una capitale e lavorare in un contesto multiculturale, come qui a Budapest. Precedentemente ho sempre vissuto in capoluoghi di provincia di medio-piccole dimensioni.

 

Qualche altro aspetto positivo di Budapest ?
E’ una bella città, non troppo lontana dall’Italia e con buoni collegamenti aerei e ferroviari. Ha una posizione centrale nell’Est Europa e il costo della vita non è molto alto, rispetto alle altre capitali
europee. E’ la capitale mondiale delle terme, ci sono tante belle ragazze e molte opportunità  di svago e di divertimento. E’ considerata la Parigi dell’Est Europa. Altri aspetti positivi sono: la gentilezza e disponibilità degli ungheresi, la bellezza dei luoghi, l’efficienza dei mezzi pubblici e la convenienza dei prezzi dei prodotti e servizi locali.

E gli aspetti che cambieresti ?
Alcuni aspetti negativi tra i quali: la difficoltà della lingua, la diversa moneta, i prezzi alti per i prodotti di importazione e la cucina un po’ troppo piccante. E poi…mi piacerebbe che la metropolitana funzionasse anche di notte dopo le 23:30.
 

Qual è stata la tua prima impressione dell’ Ungheria ?

Mi è sembrato un Paese ricco di cose interessanti e con buone potenzialità. Tuttavia, la classe politica non ha saputo gestire al meglio queste risorse e buona parte dei cittadini non sono contenti di come vanno le cose.
 

Culturalmente e politicamente l’Ungheria è molto diversa dall’Italia ?
Culturalmente ci sono diverse università e importanti avvenimenti culturali e musicali, come in Italia. Politicamente, non seguo nè la situazione italiana nè tantomeno quella ungherese. Ma in entrambi i Paesi sento che ci si lamenta riguardo alla libertà di informazione, per esempio.

 

 

 
E’ cambiata la tua vita dopo il trasferimento ?

Adesso esco molto più spesso la sera e non ho il tempo di annoiarmi. C’è sempre qualcosa da fare.

Cosa ti manca dell’Italia ?
La cucina italiana. Anche se qui comunque ci sono ottimi ristoranti italiani. Poi ovviamente la gente e la sensazione di essere a casa.


Per coloro che arrivano a Budapest dall’Italia, è facile iniziare una nuova vita ?

Una volta superato l’ostacolo della lingua, non penso ci siano grossi problemi. Ovviamente anche qui c’è la crisi si è fatta sentire, quindi se uno parte dall’Italia per venire a cercare lavoro qui, non penso faccia la scelta giusta. C’è un tasso di disoccupazione abbastanza alto e lo stipendio medio è meno della metà di quello italiano. Poi, gli stipendi erano già  bassi prima della crisi e la tassazione è abbastanza elevata. Quindi si sta indubbiamente meglio in Italia, dal punto di vista economico e lavorativo. Perciò, secondo me, non ha molto senso per un italiano venire a cercare lavoro qui, se non come imprenditore o dirigente.
 

Tu però hai lasciato un ottimo lavoro in Italia per trasferirti a Budapest…
Ogni scelta comporta vantaggi e svantaggi. Io sono portato a guardare solo ai vantaggi e agli aspetti positivi. E non mi sono mai pentito delle mie scelte, anche se agli occhi di molte persone possono sembrare sbagliate.

 


 

Tornerai mai in patria ?
Certo, quando avrò maturato abbastanza contributi per andare in pensione.


Quindi … partire o restare ?

Non mi piace generalizzare e non mi piacciono le scelte definitive. Consiglierei senz’altro di fare un’esperienza di almeno un anno all’estero, per studio o lavoro. Poi a seconda degli interessi e delle aspirazioni professionali di ognuno, può essere meglio restare in Italia o trasferirsi all’estero.
L’erba del vicino non è sempre più verde.

 

A cura di Nicole Cascione

 

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