Economia olandese: in che contesto si fa impresa in Olanda

 

Dopo Danimarca e Norvegia è ora la volta dell’Olanda e della sua economia. Il motivo per cui abbiamo deciso di fare un viaggio nelle economie di alcuni paesi si basa sull’esigenza di dare (o almeno tentare di farlo) alcune informazioni sull’andamento economico di paesi magari non lontani geograficamente ma distanti dal punto di vista culturale e nel modo di affrontare l’attuale crisi economica mondiale. Il paese dei campanelli non esiste e, in questo momento, l’Europa soffre in tutte le sue componenti pur con sfumature e intensità diverse, una congiuntura economica non brillantissima. Ma come già ribadito negli articoli precedenti è interessante fare un confronto, anche se non esplicito, con quanto accade da noi.

 

Secondo alcuni dati pubblicati dall’Ambasciata d’Italia a L’Aja l’economia olandese ha fatto registrare un risultato globale per il 2011 tendenzialmente positivo, pur essendo entrata tecnicamente in recessione a partire dal gennaio del 2012. Questo dato può, in parte, spiegarsi con il fatto che l’economia olandese è strettamente legata all’export, con tutto quel che ne consegue. Sempre secondo la stessa fonte veniamo a conoscenza di dati resi noti dall’Istituto di Statistica Olandese secondo cui anche il 2012 si sta svolgendo all’insegna di una contrazione della crescita attorno allo 0,9%. Percentuali che cambiano di poco anche nei calcoli dell’OCSE e dell’Ufficio Centrale per la Programmazione Economica. Sono comunque numeri ben diversi dai nostri.

 

Come dicevamo all’inizio l’economia olandese resta saldamente ancorata alle esportazioni che, nel 2011, sono cresciute del 3,8% rispetto all’anno precedente rimarcando la decima posizione dell’Olanda nella classifica delle economie mondiali relativamente all’export. E se si pensa alle dimensioni del paese il risultato è di tutto rispetto. Tra i motivi che spiegano questo andamento si possono rintracciare: un sistema fiscale che ha incoraggiato l’insediamento di compagnie estere, gli sconti fiscali per chi investe nella ricerca e un insieme di infrastrutture tra le migliori in Europa. Solo da questi tre fattori si può fare qualche piccolo e indecoroso (per noi italiani) confronto rispetto alla situazione nostrana e alla sua incapacità di attrarre investimenti esteri. Per quanto riguarda la disoccupazione il 2011 ha fatto registrare una leggera crescita restando comunque tra il 4,4% e il 4,9%; dati che fanno dell’Olanda, insieme all’Austria il paese con il più basso tasso di disoccupazione tra quelli dell’eurozona.

 

 

 

 

Le previsioni restano comunque incerte e legate a fattori esterni al paese anche se, alcuni analisti parlano, per il periodo 2013-2015, di una crescita del PIL pari all’1,4% grazie ad un auspicato aumento dei consumi interni e a un ulteriore aumento delle esportazioni. Non volendo entrare in tecnicismi eccessivi, consigliamo però vivamente di consultare i dati riportati nel Rapporto Congiunto Paesi Bassi secondo semestre 2011. Secondo un articolo del Sole 24 Ore pubblicato nel luglio scorso l’Olanda è tra i pochissimi paesi europei a "tripla A" cioè quelli che danno maggiori garanzie di affidabilità creditizia.

 

Una delle cose che molto incidono e incuriosiscono dell’economia di un paese è il suo sistema fiscale. Quello olandese, come quasi tutti, è basato su imposte dirette e indirette. Le prime vengono pagate da tutti i soggetti che non siano "persone giuridiche" divise in diverse aliquote variabile, più o meno, tra il 32% e il 52%. Vi sono comunque molti oneri deducibili come, per esempio, gli interessi passivi contratti con un mutuo. Sono previste ulteriori deduzioni per gli imprenditori, in particolare per le start up. Per ulteriori informazioni la cosa migliore è consultare il sito dell’Ambasciata, tenendo però presente che molte informazioni sono solo in olandese, ma alcune di carattere economico sono tradotte.

 

 

Per quanto riguarda le tipologie di imprese che si possono costituire in Olanda la scelta dipende ovviamente da molti fattori. La formula più semplice è la società individuale, apribile velocemente e con il vantaggio di avere una contabilità semplificata e nessun obbligo di redazione di un bilancio. Per chi volesse invece creare un’impresa con altri soci la scelta varia tra una v.o.f (o vennootschaap onder) firma che ha le stesse caratteristiche della nostra società a nome collettivo; oppure c’è la c.v. (o commanditaire vennootschaap) del tutto simile alla nostra società in accomandita semplice. Maggiormente tutelate, dal punto di vista della responsabilità dei soci sono la B.V. (o besloten vennootschap) che ha le caratteristiche giuridiche della nostra Srl; o la N.V (naamlooze vennootschap) che equivale alla nostra società per azioni. Gli atti costitutivi e gli obblighi fiscali cambiano ovviamente per ogni tipo di società ma sottostanno comunque ad una burocrazia piuttosto snella. Per avere utilissime e ulteriori informazioni sulla costituzione di una società consigliamo di consultare il sito www.companiesineurope.com, molto ben fatto e ricco di informazioni sulle start up e su varie strategie di marketing.

 

Geraldine Meyer 

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