I panni sporchi non si lavano in famiglia

 

Si sa, ogni paese ha le sue usanze e le sue tradizioni. Nulla come vivere altrove, permette di relativizzare le proprie abitudini e di capovolgere le proprie certezze. Io, per quel che riesco, provo ad imparare, a smussare i miei angoli e ad adattarmi come un camaleonte goffo alla realtà del posto. Ci sono cose, però, sulle quasi sono completamente intransigente. No, tranquilli, non sto partendo con una filippica contro la pasta scotta. Anche se… Mi riferisco all’insana abitudine di lavare la biancheria, nel negozio dietro l’angolo. Ma perchè? Perchè tanta disaffezione alle mie adorate lavatrici? Amici newyorkesi, che vi ha fatto la centrifuga?

 

Stiamo parlando della nazione con il più alto numero di eletrodomestici pro capite. E non quelli normali tipo forno, microonde e tostatpane. Hanno macchine per fare gli hot dog o le ciambelle di Homer Simpson, tosa erba spaziali per 3 metri di prato, però trovare una lavatrice dentro casa, no. Non si fa o perlomeno è rarissimo.

I condomini più grandi hanno la lavanderia nel seminterrato, quelli più lussuosi ne hanno addiriura una al piano, ma una familiare sembra una richiesta eccentrica. Quando stavo cercando casa e chiedevo se c’erano washer an dryer in unit, mi guardavano come se avessi chiesto caviale a colazione. La risposta di solito era: "No, ma ce n’è una proprio qui sotto e fa servizio di ritiro e consegna".

 

Sì, perché anche questo è un aspetto da non sottovalutare.

 

Ho visto donnine piccine, con carichi di biancheria immensa vagare per la città alla disperata ricerca di un taxi. Ho visto portabiancheria con le ruote o trasformabili in zaino per facilitarne il trasporto. Ma soprattutto, ho visto calzini di chissà chi abbandonati da anni in un oblò, ammassi di pelo del cane di Jonny che aspettavano le mie lenzuola per far loro compagnia. E infine ho visto furti di interi carichi, perchè diciamocelo, non è che in ogni laundromat c’è Nick Kamen che si spoglia e capita che una si annoia ad aspettare i 40 minuti del ciclo di lavaggio o i 30 di quello dell’asciugatura. Quindi esce un attimo, fa una passeggiata, un caffè, una telefonata. Bastano pochi minuti di troppo e tutta la tua roba? Puff, svanita! Storie di vita vera purtroppo, non sono leggende. Per queste le persone tendono a scegliersi una lavanderia di fiducia, nella speranza che il proprietario abbia un occhio di riguardo e in barba ai cartelli esposti, si prenda la responsabilità che nessuno si porti via le tue mutande!

L’alternativa è avere un sacco con la targhetta, un po’ come quello che io portavo all’asilo, che i signori Cleaner vengono a prendersi. Dietro onesto (più o meno) compenso lavano, piegano e stirano quello che c’dentro e  poi te lo recapitano a casa tutto bello pulito e incelophanato.

 

E la mia domanda è sempre: perchè?

 

Non voglio credere che sia un discorso economico, perché queste lavanderie costano! Quella dove andavo io circa 5 dollari tra lavare e asciugare. Per fortuna era una di quelle evolute in cui si usano le carte ricaricabili, perché quando si usano le monetine finisce sempre che ti mancano 5 cent! Non so se avete notato, ma ho usato il verbo al passato. Sì, perché io non mi sono rassegnata e cerca oggi cerca domani, ho trovato un appartamento con la lavatrice incorporata, cosí se, mentre pieghiamo le lenzuola, uno tira troppo forte e un capo cade per terra, possiamo comunque dormire sonni tranquilli!

 

www.donnaconfuso.com

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