Alice Avallone: “I dolori della giovane koala keeper”

 

Alice Avallone, autrice dell’e-book “I dolori della giovane koala keeper – Di come l’Australia mi ha cambiato la vita”, ha vissuto tre mesi in una riserva del Queensland in Australia, dove ha conosciuto il suo Ralph, un koala adottato sul sito dell’Australian Koala Foundation. Partita in incognito per cercare di scoprire la reale esistenza del suo amico marsupiale, Alice si è ritrovata a vivere esperienze uniche ed irripetibili, al fianco di persone provenienti dai più disparati angoli del mondo. Leggendo il suo e-book, ho avuto la fortuna di scoprire tante curiosità interessanti non solo sul mondo dei koala, ma anche su altre specie animali di cui ignoravo l’esistenza o, comunque, ne ignoravo le abitudini. Un testo coinvolgente che si legge tutto d’un fiato, divertente, a tratti esilarante, sarcastico e che alla fine ti lascia solo tanta voglia di prendere il primo volo per l’Australia ed imbarcarti in un’avventura che sicuramente cambia la vita. Proprio come è accaduto ad Alice.

 

Alice, parlaci un po’ del tuo e-book. A chi è rivolto? Qual è il messaggio che ti piacerebbe trasmettere?

 

Il mio è un reportage molto leggero, che non ha la pretesa di insegnare nulla. Piuttosto ho voluto raccontare un mondo davvero bizzarro, quello degli animali australiani e più in generale di un continente molto lontano da noi. L’Australia non è solo spiagge bianche e oceano blu, ma è anche vita quotidiana, animali in pericolo di estinzione e foreste – come quella dove ero io – dove è molto umido e piove sempre, anche con una temperatura di 36 gradi! Il mio libro è rivolto a tutti coloro che vogliono prendersi una pausa dal trambusto quotidiano, per immergersi nella bizzarra routine di chi vive tra centinaia di koala, canguri, opossum e emu!

E se le parole non dovessero bastare, ne ho fatto anche un’app mobile fotografica con Open SevenDays (https://itunes.apple.com/it/app/gioco-del-mondo-testa-in-giu/id646367500?mt=8):tanti consigli per viaggiare in Australia e più di 100 foto di mare, cielo, natura e, naturalmente, koala.

 

 

Raccontaci di questa bella opportunità. Che iter hai dovuto seguire?

 

Preparavo questo viaggio da quasi un anno, ma ho trovato questa occasione in loco. Vado spesso in Australia perché tutti i miei parenti più stretti vivono a Perth. L’anno scorso ho visitato per la prima volta questa riserva nei pressi di Brisbane come turista e all’epoca cercavano aiutanti per la struttura. Così, ho compilato l’application e consegnato la domanda: il primo posto libero era dopo dieci mesi! Requisiti fondamentali: tanta passione per la natura e per gli animali e la consapevolezza di non doverli coccolare tutto il giorno, ma di doversi sporcare le mani con pulizia delle gabbie, preparazione dei cibi e raccolta cacche! Non servono titoli di studio particolari, ma la maggior parte delle riserve richiede un inglese quasi pari ad un madrelingua e non tutte quelle più famosi accettano persone che non sono già in Australia, come per esempio l’Australian Zoo. (www.australiazoo.com.au/get-involved/become-a-volunteer).

Per quanto riguarda il visto, in linea generale sotto i 30 anni è possibile chiedere un semplice e quasi immediato Working Holiday Visa – Google e il sito del Governo Australiano (www.immi.gov.au/visitors/working-holiday) possono venirvi incontro per questo genere di ricerca. Il mio unico consiglio è quello di cercare lavoro in loco e non dall’Italia: soprattutto per i parchi, dove le persone non sono molto tecnologiche, meglio visitarli e chiedere se c’è possibilità di inserimento come aiutante. Il Working Holiday Visa permette anche questo: la ricerca di lavoro sul posto.

 

Grazie del prezioso consiglio. Ma tornando all’esperienza vissuta, cosa ti ha lasciato dentro? Cosa ti sei portata dietro, una volta tornata a casa?

 

Mi porto dietro tanta gioia! Ho vissuto momenti molto intensi a contatto con gli animali. Penso a quel canguro ferito in un combattimento con un maschio dominante, al quale ho somministrato l’antibiotico nascosto in un pezzo di banana. Oppure a quei due gufi investiti da una macchina che ho alimentato con scarafaggi a mani nude. E penso a loro, i koala, così apparentemente calmi e addormentati, che ogni mattina si risvegliavano al suono dei rami freschi di eucalipto che portavamo sotto il loro naso! Questa esperienza mi ha permesso di ritrovare il senso vero delle cose e soprattutto me stessa. A volte non ci accorgiamo che tutto quello di cui abbiamo davvero bisogno, ce l’abbiamo già.

 

Cosa invece rimpiangi di quei tre mesi?

 

Assolutamente niente! E’ stata davvero un’esperienza molto intensa: vivere tre mesi lontana da un centro abitato è stato allo stesso tempo bello ma, per una persona abituata come me ad avere un lavoro molto sedentario e con tutti i confort del caso, anche lunghissimo. Ho concentrato così tante esperienze e avventure che a volte ho come l’impressione di essere stata laggiù tre anni! Se proprio dovessi rimpiangere qualcosa, allora forse è stata una piccola mancanza di coraggio nelle prime settimane: avevo ancora tanto timore dei rettili e degli insetti, soprattutto dei ragni. Una paura che mi è passata poi con il trascorrere dei giorni e che ho scoperto essere davvero immotivata e infantile. Ho imparato ad accettarli e a rispettarli. Ho imparato che sono esseri viventi anche loro, che fanno parte di un cerchio. Sembra una sciocchezza, ma è uno dei tanti piccoli passi in avanti che ho fatto. Certo, non mi metterei mai in casa un pitone – sia chiaro! – ma oggi mi sento cresciuta.

 

 

Questo tipo di esperienze sicuramente cambia la vita di chi le vive. Nel tuo caso come e in cosa è cambiata?

 

Si è sicuramente semplificata. Ho ridimensionato la mia scala di valori e ho capito molte più cose su me stessa. Durante questo mio ultimo viaggio in Australia ho imparato una bellissima parola della tradizione aborigena australiana: Dreamtime, il Tempo dei Sogni. Questo termine indica una serie di miti che spiegano l’origine della cultura di questo popolo e più in profondità motivano le caratteristiche geografiche del mondo stesso. Viene così narrato che il mondo era abitato da esseri magici, creature gigantesche con forme di animali. Camminavano, danzavano, cacciavano e a volte semplicemente si sedevano per terra. Andandosene da un posto all’altro, lasciavano nel mondo tracce del loro passaggio. Ed ecco così che in Australia si sono formate le montagne, i laghi, i deserti… Non sono semplici miti ancestrali, ma veri e propri canti tramandati di generazione in generazione. Ognuno di questi canti descrive il percorso seguito da questi esseri magici nel loro viaggio di formazione. La struttura musicale di questi canti corrisponde esattamente alla morfologia del territorio australiano attraversato da tale percorso, formando una vera e propria mappa. È un esercizio creativo molto bello, che ho iniziato a fare proprio quando sono arrivata in Australia. Ho pensato al mio Dreamtime, a tutti i luoghi sacri a cui sono legata sia sull’atlante che online. E dove mi sono formata. In fondo, il Dreamtime racconta soprattutto questo: una formazione del nostro mondo, un percorso di crescita e sviluppo. Senza dubbio, questi tre mesi sono stati una parte di percorso fondamentale per me.

 

Quali sono i tuoi progetti futuri?

 

Per il momento, sono tornata ad Asti, la città di provincia che mi ha visto nascere e crescere. Certo, qui non ci sono wallabies e diavoletti della Tasmania da accudire, ma in queste settimane sto facendo tesoro delle mie esperienze passate con Nuok (www.nuok.it) e sto cercando di gettare le basi per Toju (www.toju.it), una guida sulla città di Asti e il suo territorio. Il viaggio più imminente invece è verso il Portogallo: per la prima volta alla scoperta della Lisbona di Pessoa e Tabucchi.

 

Pensi di fare ritorno prima o poi nella terra dei canguri e dei koala?

 

Ho in programma di tornare in autunno, questa volta nel South Australia, iniziando da Adelaide, città che non ho ancora visto in tutti questi anni.

 

Ti andrebbe di lanciare un messaggio per convincere i nostri lettori ad adottare un koala?

 

Certamente! Salvate il koala! L’Australian Koala Foundation (www.savethekoala.com) ha stimato ci siano circa centomila koala liberi in natura, in questo momento. Dopo una caccia molto intensa negli anni Trenta, oggi non è più un animale a rischio di estinzione. La specie è stata dichiarata vulnerabile dal governo australiano, ovvero da tenere d’occhio. Esiste tutto un mondo di adozioni anche per i koala (www.savethekoala.com/adopt-a-koala), ma al di là di questo il grande appello che vorrei fare è quello solo di avere tanto, tantissimo rispetto per loro quando andrete in Australia per vederli da vicino. Ho visto turisti, anche italiani, tirare pietre ai koala solo per farli voltare verso l’obiettivo della loro macchina fotografica. Vi svelo una cosa però che vi farà sorridere: questo animale è molto vendicativo! Quando, poi, gli stessi turisti li tengono in braccio per le foto ricordo, i koala fanno la cacca tra le loro mani fissandoli intensamente. Con grande soddisfazione!

 

 

Un’ultima domanda: come sta Ralph? Hai ricevuto sue notizie ultimamente?

 

Non ne ho idea, ma immagino bene. Come racconto nel libro, la mia riserva ha anche un pensionato per koala, lontano dagli occhi indiscreti dei visitatori, dove potrà andare tra qualche anno, quando sarà troppo vecchio e pieno di dolori ossei per riuscire a tenersi sugli alberi o con la cataratta o con una tosse perenne. Sono piuttosto tranquilla!

 

Il libro di Alice è acquistabile sullo shop online del sito www.zandegu.it e sulle principali librerie digitali quali Amazon, iTunes Store, la Feltrinelli.it, Ultimabooks e Bookrepublic.

 

na******@gm***.com

 

A cura di Nicole Cascione

ULTIMI ARTICOLI

CATEGORIE

SEGUICI SU FACEBOOK

ISCRIVITI ALLE NEWSLETTER

SEGUICI ANCHE SU