Australia: salto nel vuoto o progetto ponderato?

 

Recentemente, diciamo nelle ultime settimane, si sono moltiplicate le persone che mi contattano chiedendomi consigli su come fare per mollare tutto e partire per l’Australia. Non so esattamente a cosa sia dovuto questo picco di contatti. Vuoi la crisi che non cessa, anzi aumenta, vuoi che piano piano la gente si sta svegliando (sottolineo piano…), vuoi che da quando è sotto processo Ruby non la da più a nessuno per cui sui giornali ci sono un paio di tette in meno (rimangono comunque ben forniti), sta di fatto che ogni giorno mi sveglio e tra le email trovo sempre qualcuno che mi chiede consigli.

 

Ora, io non potrei essere più contento e soddisfatto di ricevere questi contatti, segno che il mio lavoro viene apprezzato e che piano piano sta crescendo. Tuttavia, dopo quasi due anni di post, articoli, racconti scritti e letti, contatti da parte vostra e storie raccontate da altri, mi sono fatto un’idea ben precisa delle cose che suggeriscono di NON partire per l’Australia. Ecco di seguito la mia personale lista di aspetti e fattori da considerare quando si pensa all’Australia come prossima destinazione di vita. Non sono solo "cose concrete", ma anche atteggiamenti e credenze. Per comodità, le riporto scritte sotto forma di pensieri, come se una ipotetica persona si stesse chiedendo se partire sia la scelta giusta.

 

Non parlo inglese, ma tanto in Australia vivono tanti italiani per cui non mi serve.

 

Col cazzo. L’Australia è un paese di lingua inglese e di conseguenza l’inglese è una lingua che bisogna imparare. Certo, i primi tempi potreste anche cavarvela senza, magari rifugiandovi a lavorare in uno dei molti locali italiani, salvo poi scoprire che sono proprio gli italiani a pagarvi meno del normale. Solo che quando lo scoprite, sono passati già un paio di mesi in cui l’inglese è rimasto a livello "che cazzo ha detto?", invece di progredire. Inoltre, anche nel caso riusciste a trovare un posto che vi paghi a sufficienza e decidiate di fermarvi a lungo, vi ritrovereste con un livello pari a zero anche dopo mesi e mesi, cosa che di fatto vi limita e costringe a rimanere nel circolo di italiani. Infine, non imparare l’inglese ad un buon livello, vi preclude di fatto qualsiasi possibilità di carriera che vada oltre il servire pasti, fare caffè o pulire le serate altrui.

 

Appena arrivo vado a scuola di inglese e sono a posto.

 

Col cazzo. Si apprezza di sicuro la buona volontà ma dopo tre mesi la scuola vi ha dato le basi per non morire di fame o per non essere in balia degli autobus senza sapere come chiedere la direzione che vi serve. L’inglese in strada ha tutto un altro sapore ed è esattamente quello che vi serve. Uscire da scuola per poi ritrovarsi a vivere con italiani, frequentare italiani, parlare italiano tutto il giorno e guardare porno italiani, avrà il sicuro effetto di polverizzare qualsiasi vostro progresso.

 

 

Ho un laurea o anche due, parlo inglese discretamente e appena arrivo sfondo.

 

Col cazzo. Qui puoi essere anche il nuovo Einstein, ma se non ti dai da fare sarai solo un numero su un visto. Temporaneo. Che si arrivi qualificati o meno, il punto di partenza per tutti è uno solo: il basso. Se credi che quel punto non faccia per te, forse la stai vedendo da una prospettiva distorta, o forse le informazioni che hai raccolto sono solo quelle che ti piaceva leggere. Certo, c’è chi parte dall’Italia con un visto permanente e un lavoro ben pagato e importante. A ben guardare però questi casi rappresentano la minoranza per cui non ne farei un modello di vita. Meglio prepararsi al peggio e partire dalle basi, poiché se siete qualificati davvero, i miglioramenti arriveranno.

 

Parto con soldi sufficienti per il volo e un paio di settimane, poi appena arrivo comincio a fare soldi a valanghe.

 

Col cazzo. Il budget che mi sento di consigliare per la partenza, compreso il volo, è di cinquemila euro. Mettetene in conto millecinquecento per il volo (andata e ritorno, non si sa mai vi capìti un’emergenza o ci sia un derby), alloggio in ostello per, diciamo, due settimane (se vi adattate dovreste stare sui trecento), affittare un alloggio (considerando di essere fortunati e trovare a centocinquanta a settimana, pagherete il deposito di quattro settimane oltre a due settimane di affitto in anticipo: circa novecento). A questo punto vi ritrovate con circa duemila euro, un po’ più in dollari, ma che dovete usare per spostarvi con i mezzi, mangiare e tutto il resto a cui far fronte quando si espatria dall’altro capo del mondo. In questo conteggio sono esclusi i soldi del visto. Ovviamente con un budget così e con i costi delle città australiane, avete poche settimane di autonomia senza lavorare, per cui la prima cosa che fate all’arrivo, prima della doccia, dovrebbe essere quella di cercare lavoro. Se l’inglese è zero o non avete competenze spendibili, non è detto che troviate velocemente. Se a tutto questo aggiungete una scuola di inglese, considerate circa trecento dollari a settimana. Fate voi.

 

Sono un professionista esperto e quello che facevo in Italia lo farò anche in Australia.

 

Col cazzo. Per esercitare una qualsiasi professione in Australia, serve avere le qualifiche riconosciute o seguire un percorso di qualifica direttamente in Australia. In entrambi i casi significa non solo soldi da spendere, ma anche tempo. Ogni professione viene riconosciuta da un ente specifico, per cui sta a voi scoprire quale e iniziare il percorso burocratico necessario. Certo, come già detto, c’è chi arriva qui con professioni particolari e in breve tempo riescono ad integrarsi nello stesso settore. Ma come detto in precedenza, anche questi sono la minoranza, quindi non punterei tutto con queste aspettative.

 

 

Gli italiani che sono già in Australia devono aiutarmi perché sono italiano come loro.

 

Col cazzo. Ovviamente ci si rende più o meno disponibili, ma pensare che qualcuno faccia tutto il lavoro per voi è semplicemente ridicolo. Se volete venire in Australia siete voi che dovete cercare le informazioni che vi servono. Inutile dire che Facebook nella maggioranza dei casi si dimostra perfettamente inutile, convogliando tutta una serie di sentito dire, false credenze, voci di corridoio, leggende metropolitane e opinioni di gente che spesso ne sa meno di chi chiede… Il caro vecchio Google, unito ai siti ufficiali (tipo quello dell’immigrazione australiana), sono sempre la scelta migliore.

 

Voglio emigrare in Australia, quindi inizio a mandare curriculum dall’Italia per farmi assumere prima di partire.

 

Col cazzo. Scusate, fatevi la seguente domanda: se io fossi un datore di lavoro, assumerei qualcuno che non solo non ho mai visto, ma che non posso nemmeno vedere per un colloquio, che vive dall’altra parte del pianeta, che magari non parla ancora inglese e che ha competenze facilmente reperibili direttamente qui? Credo che la risposta sia abbastanza scontata. Ancora una volta, può succedere, è successo e, come dice la saggia voce fuori campo di Armageddon, succederà di nuovo. Ma ancora una volta, ribadisco che quando succede le ragioni stanno in competenze ben specifiche e particolari, unite ad una grande esperienza e professionalità difficile da trovare. Il consiglio quindi, se VERAMENTE volete vivere in Australia è di prepararsi a dovere e poi venire qui a cercare lavoro. Certo si rischia. Su Facebook avete letto che è tutto facile? Sbagliato.

 

Qualcuno mi deve dire come trovare lavoro, quanto tempo serve e a chi rivolgermi.

 

Col cazzo. Partendo dal presupposto che non si capisce perché qualcuno dovrebbe dirvi tutto quello che vi serve mentre voi aspettate beati, bisogna considerare che la ricetta precisa non esiste. Non esiste un percorso standard. Non esiste un tempo definito. Non esiste una pozione magica. Esiste che veniate qui con tutto quello che avete in termini di competenze, abilità, conoscenze e una buona dose di volontà e vi date da fare molto più di prima. Quando arriviamo qui siamo zero. Forse anche meno. Sta a noi diventare un numero più grande. E badate che anche un qualsiasi 1 è sempre meglio di zero.

 

 

Sono qualificato, parlo inglese, mi sono integrato. Sarà facile trovare lavoro nel mio campo.

 

Col cazzo. O meglio, questa ovviamente è la migliore delle condizioni in cui potete trovarvi, ma dire che sia semplice non è corretto. Chi ce la fa di sicuro non ha aspettato di essere chiamato mentre era a casa a guardare youporn, ma alle spalle avrà una lista più o meno lunga di tentativi, insuccessi, illusioni, delusioni e qualche sbronza antidepressiva. La parola chiave in questo caso è non demordere. Se il vostro obbiettivo è vivere in Australia, allora tutto il resto è secondario e accetterete tutti i compromessi che vengono prima della situazione ideale, da raggiungere a piccoli passi.

 

Mi hanno detto che l’Australia offre molto, ma in due mesi non ho trovato nulla e sono tornato a casa. Mi sento sfruttato.

 

Assolutamente vero. Ma l’errore è probabilmente tuo e ora stai incolpando una nazione intera. La stessa nazione che poco tempo fa consideravi il paradiso, la stessa nazione che ti ha messo a disposizione tutte le informazioni necessarie per evitare questo tipo di sorprese. Il motivo della mancata riuscita del progetto è soltanto nostra. Forse non abbiamo considerato tutto, abbiamo sottovalutato qualcosa, pensavamo di essere più preparati, pensavo che fosse più facile, ci hanno consigliato male. Mettetela come volete, ma per ognuna di queste motivazioni il rimedio era uno soltanto: attenta pianificazione ed essere pronti a rivalutare la decisone di partire per l’Australia.Molto spesso si decide che l’Australia è la nostra meta e si ignorano segnali contrari. In casi estremi si arriva a tentare di modificare la realtà affinché si adatti al nostro progetto. Purtroppo questo è un atteggiamento che presto o tardi si rivolterà contro di voi, lasciandovi con la stessa sensazione di una teenager che si risveglia nuda in un appartamento di spacciatori dopo un cocktail a base di Roipnol. Insomma, vi sembrerà di averlo preso nel culo senza nemmeno una parola di conforto.

 

Mille altre sarebbero le cose da dire e da smentire, ma le lascio scoprire a voi direttamente altrimenti vi tolgo il gusto dell’esperienza e il piacere di qualche figura di merda.

 

Concludo quindi dicendo, come ho detto in altri scritti, che la chiave più importante è una sola, allo stesso tempo facile e difficile: l’atteggiamento. Lavorate su quello e di conseguenza modificherete le vostre aspettative. Cosa che vi porterà a considerare aspetti diversi e diverse prospettive. Cosa che finalmente vi porterà ad aumentare le possibilità di realizzare il vostro sogno di vivere in Australia. Cosa che un bel giorno vi farà pensare: voglio tornare in Italia. Col cazzo.

 

Giordano Dalla Bernardina

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Infine, se vuoi saperne di più su come prepararsi a vivere in Australia, dai un’occhiata al mio libro http:selz.com/1h7rEDF