Leonora: il mio servizio civile in una favela brasiliana

 

Voglio vivere così come sono ma sempre di più. Sempre più in viaggio. Non più sola. Vorrei vivere insieme a lui, ma come cittadini del mondo senza confini. La casa è dove stai bene. Ed io ho imparato a costruirmene una ovunque”. Queste parole esprimono perfettamente chi è Leonora Aricò, una giovane donna di 30 anni, di origini siciliane, la cui spiccata sensibilità l’ha condotta a San Paolo, in Brasile, dove per due anni ha aiutato le suore del Colegìo Nossa Senhora Das Dores (una scuola privata di una piccola e giovane congregazione italiana) nelle loro attività di assistenza ad una favela, dove c’è anche un loro asilo che funge da opera sociale. La sua passione principale è la fotografia, a cui Leonora dedica gran parte della sua vita.

 

Chi è Leonora Aricò?

 

Sono nata 30 anni fa a Palermo e da due vivo a Milano. Da un anno e mezzo convivo con il mio compagno conosciuto per caso a Milano un pomeriggio in una caffetteria. Sono sempre stata una persona con una forte inclinazione per l’arte, di qualunque tipo. Insomma, la classica ragazza che a scuola disegnava in fondo ai quaderni di storia o matematica, che prendeva lezioni di piano e di canto e che partecipava a tutte le attività extra scolastiche. Durante l’università passavo le pause estive facendo mille lavori, dall’aiuto cuoco in un ristorante francese a Nothing Hill, all’aiuto pasticcera al The Ritz, dalla cameriera in Germania, all’animatrice di colonie per dei bambini kazaki a Cesenatico. Dopo aver conseguito la laurea in matematica applicata, ho svolto il servizio civile con progetto all’estero in Brasile e sono rimasta lì per due anni. Quando sono tornata in Italia, sono quasi subito andata a vivere a Milano, con non poche difficoltà. Anche qui ho svolto tanti lavori, passando da uno studio commercialista, sino a lavorare per un’importante assicurazione. Adesso invece sono tornata al mio primo amore, al motivo per cui cambio in continuazione lavoro e città: la fotografia, facendone per l’appunto la mia professione ed occupazione principale, sempre se non vogliamo considerare il mio fidanzato!

 

Quando e perché hai deciso di vivere l’esperienza del servizio civile all’estero?

 

Ho pensato la prima volta al servizio civile con progetto all’estero durante l’evento Globe dell’ISPI, tenutosi a Palermo, la mia città natale. Era un’esperienza che mi avrebbe permesso di allontanarmi dalla mia terra, che in quel periodo mi stava stretta, di imparare una nuova lingua e allo stesso tempo di crescere sviluppando una coscienza sociale. Così ho presentato domanda senza nutrire troppe aspettative ed invece ho vinto il bando. In particolare, si trattava del primo progetto a Guarulhos, San Paolo, Brasile, gestito del Cesc-Project di Roma. Eravamo due volontari che dovevamo aiutare le suore del Colegìo Nossa Senhora Das Dores (una scuola privata di una piccola e giovane congregazione italiana) nelle loro attività di assistenza ad una favela, dove c’è anche un loro asilo che funge da opera sociale. Un posto, secondo la mia esperienza, meraviglioso.

 

In cosa ti ha cambiata quell’esperienza di vita?

 

Mi ha sensibilizzata su un concetto fondamentale come il senso di condivisione all’interno di una comunità. Mi ha inoltre permesso di capire come trovare un equilibrio in un contesto totalmente nuovo e diverso da quello dal quale provenivo. Immaginate comunque una ragazza siciliana, buttata in un posto quale il Brasile, a lavorare come volontaria in una favela, con delle suore. Io che non andavo mai in chiesa e non sono ancora cresimata. Tutto ciò mi ha aiutato a riconoscere le mie emozioni e ad affrontare nuovi ostacoli.

 

Una volta terminato il servizio civile hai continuato come volontaria per un altro anno. Da cosa è scaturita questa scelta?

 

Sono state diverse le motivazioni. Innanzitutto volevo rimanere più tempo. In Italia ho una famiglia fantastica che mi vuole bene, ma nello stesso tempo sapevo che non era ancora arrivato il momento di lasciare il progetto, il Brasile, le suore e i bambini. Poi c’era effettivamente bisogno di una testimonianza, come un passaggio del testimone nei confronti dei nuovi volontari. E infine avevo appena iniziato la scuola di fotografia a San Paolo.

 

 

Durante quel periodo qual è l’incontro che più ti ha segnato? Quello che porterai sempre con te?

 

Sono stata molto fortunata da questo punto di vista, perché ho conosciuto delle persone che mi hanno insegnato tantissimo e che sicuramente mi hanno migliorata. Ho imparato a cogliere il meglio da ognuno. Dalle suore con la loro immensa forza di volontà, alle cuoche dell’asilo della favela che, nonostante la vita non gli aveva mai dato nulla, a me regalavano sempre un gesto di profondo affetto. Passando dalle centinaia di bambini dagli occhi luminosi, sino all’insuperabile compagno di viaggio Andrea, l’altro volontario. Ogni tanto parlo di qualcuno sul mio blog. Pian piano sto cercando di pubblicare il mio diario.

 

A chi la consiglieresti come esperienza e perché?

 

L’esperienza del servizio civile, che sia all’estero o in Italia, dovrebbe essere obbligatoria per legge, perché è un ottimo momento di civilizzazione del cittadino e di crescita personale.

 

Passiamo alla tua grande passione: la fotografia. Cosa ti piace trasmettere attraverso i tuoi scatti?

 

Nell’immagine che scatto cerco di congelare la sensazione provata in quel preciso istante. E’ l’unica forma d’arte dove riesco a far avvicinare il mio interlocutore alle mie emozioni.

 

 

Di cosa ti occupi al momento?

 

Voglio essere sincera con me stessa, quindi sto lottando per la fotografia che è diventata la mia occupazione principale. Ho da poco lanciato il mio nuovo sito fotografico, al cui interno c’è una sezione blog. Sono sempre alla ricerca di nuove storie. Milano, devo dire, è una continua sorpresa. Così multietnica e così frenetica.

 

Quali sono le tue aspirazioni, i tuoi progetti, i tuoi sogni?

 

Mi piacerebbe continuare a viaggiare anche per lavoro. Raccontare dei viaggi attraverso le storie e le fotografie, insieme al mio ormai inseparabile compagno. E perché no? Riuscire a tornare in favela, presentando alla comunità che mi ha accolta, la famiglia che mi sto costruendo.

 

Come e dove ti vedi in un futuro non troppo lontano?

 

Non troppo lontano in vacanza! Stavo giusto preparando le valigie. Un po’ più in là… beh ci sono delle novità. Da qui ad un anno mi vedo in posti esotici e sono sempre alla ricerca di sponsor.

 

Voglio vivere così: come?

 

Voglio vivere così come sono ma sempre di più. Sempre più in viaggio. Non più sola. Vorrei vivere insieme a lui, ma come cittadini del mondo senza confini. La casa è dove stai bene. Ed io ho imparato a costruirmene una ovunque.

 

le***********@gm***.com

 

Il sito di Leonora:  http://leonoraphotographer.wix.com/portfolio

e la pagina facebook  https://www.facebook.com/l.a.photographerfreelance?pnref=lhc 

 

A cura di Nicole Cascione