La mia libertà in Senegal, la storia di Marianna e della sua famiglia

 

Marianna, insieme alla sua famiglia, ha intrapreso una strada inusuale che l’ha condotta in Senegal, precisamente a Petite Cote. Le difficoltà iniziali, legate soprattutto alla conoscenza della lingua, al clima e all’eccessiva quantità di gente, sono state lentamente superate. Oggi Marianna vive una vita serena e tranquilla, scevra di ansie e paure, in un luogo dove “ci si riappropria del tempo, del vivere insieme, del non programmare e non essere programmati”.

 

Tutto è iniziato circa 5 anni fa, nel momento stesso in cui abbiamo compreso che la società in cui vivevamo, in Italia, produceva in noi un certo “mal di vivere”. Prima di compiere il passo definitivo però, abbiamo girato un po’, infatti in 3 anni siamo stati in Messico, a Cuba, a Santo Domingo, in Svizzera e in Rep. Ceca (troppo fredde e niente mare), in Spagna, a Creta e in Portogallo, nessuno di questi posti però ci ha dato la scossa come è avvenuto con il Senegal”.

 

Molti senegalesi scelgono di venire in Italia, mentre voi avete scelto di trasferirvi in Senegal, da cosa è scaturita questa scelta?

 

Se prima erano in tanti a spostarsi dal Senegal in Europa, ora, complice la crisi europea, esiste una piccola inversione di tendenza. Sta aumentando il numero degli stranieri che, per salvare i capitali o semplicemente per vivere e/o lavorare, sceglie di venire in Africa e stanno aumentando i senegalesi che, non trovando in Europa le condizioni per poter guadagnare, decidono di mettere a frutto l’esperienza estera per avviare un’attività in Senegal; persiste ancora, in chi non è mai uscito dal Senegal, il miraggio del riscatto economico, stimolato dal fatto che la gente del luogo, vedendo coloro che per una vacanza arrivano a spendere anche 2 mila €, crede che l’Italia e l’Europa in generale, siano una miniera d’oro. Sappiamo tutti che le cose non stanno proprio così e che molti italiani non riescono ad arrivare neanche a fine mese e in parecchi si sono indebitati, anche solo per concedersi una vacanza. Noi abbiamo scelto questo Paese perchè è stato l’unico che ci ha trasmesso un senso della vita diverso. Questo è un luogo dove ritrovarsi o perdersi, ma nel nostro caso specifico è un luogo tranquillo, in cui poter vivere bene insieme ai nostri figli.

 

Di cosa ti occupi?

 

Inizialmente abbiamo aperto una società immobiliare e di noleggio auto ma poi, in seguito alle continue richieste di aiuto da parte dei nostri clienti, abbiamo ampliato i nostri servizi ed ora siamo in grado di offrire preziosi consigli a chi desidera investire, divertirsi o semplicemente iniziare una nuova vita in Senegal.

 

 

Quanti anni hanno i tuoi figli? E come hanno affrontato questo trasferimento, sotto certi punti di vista, forse anche un po’ drastico?

 

Ho 2 figli, una di 8 anni e l’altro di 16 anni. Quando siamo arrivati a Dakar erano (tutti) disorientati dal clima, dalla sabbia, dalla quantità di gente e dalla lingua (francese e wolof). A distanza di poco tempo (neanche un mese) il problema del clima si è risolto, la sabbia è diventata una cosa normale, così come anche il problema linguistico, ormai la piccola di casa le parla entrambe. Da mamma, in base alla mia esperienza, posso tranquillamente affermare che per noi non è stato un trauma, ma una bellissima avventura che la vita ci ha offerto, basti pensare che nessuno di noi tornerebbe indietro. A volte è più la paura a fermare le persone. Molto spesso ci si ferma ancor prima di cominciare, senza accorgersi che i problemi così tanto temuti, scivolano via. Spesso non esistono problemi reali, a volte manca solo il coraggio nell’affrontare le nostre paure.

 

Quindi, da quel che ho capito, non è stato difficile superare l’ostacolo linguistico, no?

 

Sinceramente quando siamo partiti era uno dei problemi che più mi angosciava. In famiglia solo mio marito conosceva il francese. I figli parlavano soprattutto l’inglese. Non conoscere la lingua ti fa sentire persa e sola, ma devo anche dire che è stato altrettanto semplice impararla. Non sono mai stata una persona portata per le lingue straniere, ho sempre fatto fatica, ma immergermi nel contesto mi è stato di grande aiuto e mi sono ritrovata a parlare un’altra lingua senza neanche accorgermene. Le prime settimane per noi sono state difficili, perché comprendavamo poco e non riuscivamo a comunicare. Nel giro di un mese, tutti noi parlavamo francese abbastanza bene da fomulare frasi e dialoghi e, se devo dirla tutta, anche un po’ di wolof.

 

E per quel che riguarda invece gli ostacoli dal punto di vista culturale e di inserimento?

 

Ostacoli dal punto di vista culturale non ne abbiamo avuti, come in tutte le culture ci vuole rispetto e umiltà. Poi bisogna stare molto attenti alle fregature, qui purtroppo ne approfittano economicamente del toubab (come veniamo chiamati noi bianchi o stranieri in genere). L’ inserimento è stato graduale, abbiamo vissuto per diversi mesi in villaggio, comprendendo così, poco alla volta, modi di fare e abitudini quotidiane. All’inizio non è stato facile, ci fermavano spesso per venderci qualcosa o per parlare e noi eravamo sempre pronti a dire: “No grazie”. Con il passare del tempo il nostro inserimento è stato totale. Ora lavoriamo e collaboriamo insieme e questo scambio culturale porta davvero a condurre una vita più libera.

 

Cosa ti ha colpito al tuo arrivo?

 

Lo scenario che mi si è presentato a Dakar. Ci si scontra con un’altra realtà. C’è tantissima gente, ma veramente tanta, un traffico quasi scoordinato, tutti che ti chiamano per offrirti un taxi o per venderti qualcosa. Per un attimo ci si sente veramente persi, non si sa dove guardare e a chi dare ascolto (troppa gente e troppe cose da vedere). Ad ogni angolo di strada c’è vita che scorre, tra persone e animali (capre, cavalli, mucche). Dopo un breve periodo di permanenza a Dakar, ci siamo trasferiti sulla Petite Cote…tutta un’altra cosa! Il numero degli abitanti diminuisce drasticamente e la tranquillità regna sovrana, come in tutti posti di villeggiatura e di mare. Gli animali durante il giorno sono sempre in giro a mangiare e la sera rientrano ordinatamente e indisturbati a casa.

 

 

Com’è la vostra nuova vita in Senegal?

 

Decisamente bella. Conduciamo una vita calma e tranquilla. I costi sono molto più accessibili; da residenti annuali si può trovare una villa al costo di un affitto di un monolocale in Italia; per quel che riguarda il cibo, se si desidera mangiare all’italiana qui non manca niente e i prezzi si avvicinano ai prezzi italiani di qualche anno fa. Si risparmia se invece si mangiano i piatti senegalesi a base di riso e carne, pesce, verdura e frutta. I formaggi sono cari. La qualità della vita per noi, rispetto all’Italia, è migliorata: non c’è stress, né ansia, ci siamo integrati bene, in un contesto dove a noi non manca niente.  Quando mia figlia ha iniziato a frequentare la scuola senegalese-francese, abbiamo ricevuto un‘accoglienza impensabile, con il personale affabile e comprensivo, pronto a dissipare ogni nostro dubbio. Qui viviamo in una zona del Senegal dove la vita scorre serena e tranquilla. Tutte le cose vanno con calma o come dicono qui: DANKAN DANKAN (piano piano). Quando si perdono i ritmi europei, ansia e stress svaniscono. Vivere in Senegal significa lasciarsi alle spalle tutto ed essere pronti ad affrontare un’altra vita. Ci sono contesti in cui non manca niente, altri invece in cui la povertà la fa da padrone, ma la cosa bella è che la gente è sempre fiera, felice e cordiale, qualunque sia la sua condizione di vita.

 

Ci sono altri italiani?

 

Sì, ma sono pochi rispetto a francesi, belga e spagnoli.  I senegalesi ci amano molto e ci preferiscono ai francesi. Simpaticamente veniamo chiamati “africani bianchi”.

 

 

Quali sono le prospettive lavorative che al momento può offrire il Senegal a chi decide di trasferirsi?

 

Lasciando perdere il miraggio di lavorare per qualche azienda, cosa che si concretizza per pochissimi, direi che l’imprenditorialità paga sicuramente meglio. Questo è un territorio in pieno sviluppo economico, agricoltura e allevamento offrono buoni investimenti, ma come dappertutto, bisogna avvalersi di un bravo consulente di fiducia e cercare informazioni presso l’ambasciata.

 

Hai affermato che il territorio è in pieno sviluppo economico. Quanto conviene investire e in quale settore?

 

Nel commercio: sono in molti a guadagnare bene in questo settore, a patto di saperlo fare. Qui la produzione manca, è tutto importato, quindi la creazione di un’azienda grande o piccola, di produzione, risulterebbe alla fin fine un ottimo investimento.   Altri settori, supportati dal governo, sono quello dell’agricoltura, dell’allevamento e più in generale lo sviluppo del territorio.

 

Quali sono le criticità del posto e quali invece i punti di forza?

 

Punti di forza: in primis è un Paese in cui regnano la pace e l’armonia, la condivisione religiosa, le diverse culture che si mescolano e vivono in perfetto equilibrio, poi l’economia, che sotto la spinta demografica e l’immigrazione produce una crescita edilizia, commerciale e di servizi (trasporti, comunicazione, ecc).  I maggiori problemi invece sono legati al sovraffollamento di alcune città, come Dakar. Oltre ad una, per così dire, sorta di schiavitù economica che si esprime in salari troppo bassi, così da acuire ancora di più il divario tra ricchi e poveri.

 

Una nuova cultura, un nuovo modo di affrontare gli ostacoli, un nuovo stile di vita, quanto ha pesato tutto questo?

 

Come si dice: “OGNUNO HA LA SUA AFRCA ”, qui non serve cambiare la propria cultura o affrontare la vita in maniera diversa. Chiunque fa ciò che vuole e vive come vuole, l’importante è rispettare le leggi e il prossimo. Questo è un Paese dove convivono musulmani e cristiani, senza alcun problema.

 

Cosa apprezzi maggiormente del posto in cui vivi?

 

Della Petite Cote apprezzo una certa dose di Europa sana, legata alla presenza dei molti stranieri residenti e dei tanti turisti che passano da qui, unita ad una grande dose di Africa che permea la vita di tutti i giorni. Apprezzo le passeggiate sulla spiaggia ed una qualità di vita che in Italia sarebbe stata impensabile.

 

Cosa pensi possa offrire il Senegal a te e alla tua famiglia rispetto all’Italia?

 

Molte cose: dal clima fantastico, al senso di liberta, dalle possibilità economiche e lavorative, al senso di pace e serenità che in Italia, negli ultimi 15 anni, è andato sempre più scemando, lasciando il posto ad un modo di affrontare la vita ricco di ansie e paure. Qui ci si riappropria del tempo, del vivere insieme, del non programmare e non essere programmati.

 

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www.africtoutlemonde.com   

 

A cura di Nicole Cascione

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