Riappropriarsi del diritto alla vita: i 34 abitanti di Marayes e Josè Jesus

 

Ci sono realtá e realtá. Piccoli paesini come Marayes che un tempo prosperavano grazie alla miniera d’oro ma che oggi sono "villaggi fantasma". La miniera creava un sistema economico di domanda e offerta. Gli stessi lavoratori della miniera vivevano nel paesino creando indotto. C’era una chiesa, un centro medico, un presidio di polizia, una scuola e persino una stazione dei treni. 30 anni fa la miniera venne chiusa e da quel momento iniziò un rapido e inesorabile decadimento. La gente lasciava il paesino alla ricerca di un nuovo impiego e le infrastrutture base (un tempo garantite dallo stato) furono abbandonate. Oggi, qui a Marayes vivono 34 persone. Il treno ha smesso di passare per questa stazione, l’intera linea che univa il piccolo paesino della provincia di San Juan con la grande città di Cordoba è stata soppressa. Il centro medico è abbandonato. L’antenna del paesino per comunicare con radio e telefoni è stata privata dei ripetitori di segnale. La chiesa è abbandonata. Per fortuna resta ancora la piccola scuola che accoglie i 15 bambini del posto. Quando arriviamo sono le 3 di un caldo pomeriggio di fine settembre e subito ci balza agli occhi la desolazione. Cerchiamo qualcuno per farci indicare un posto dove accampare magari protetto dal forte vento e con accesso a fonte d’acqua. Veniamo colpiti dalla vecchia stazione dei treni e decidiamo di dirigerci li.

 

Qui conosciamo la famiglia di Jose Jesus. Hanno una piccola casina di "adobe e barro" (mattoni e fango) che hanno adibito a cucina. La sala d’attesa della vecchia stazione del treno è diventata la loro camera da letto. Hanno un pezzo di terra che circonda la casa, delle galline,1 asino, 2 cavalli e un paio di cani. Josè ci dice che possiamo restare nel loro "galpon" (deposito) e a noi ci sembra un’ottima idea; saremo riparati dalla tempesta di vento che sempre più minacciosa si avvicina da sud. "La vida a cada uno lo golpea, de golpe en golpe hasta que se afirme" (tutti veniamo colpiti dalla vita, colpo dopo colpo fino a rafforzarci). È l’insegnamento che Josè ha appreso dai suoi 60 anni. Non immaginavo che a soli 150km da una grande città come San Juan, diretti a nord verso "el valle fertil", avremmo già trovato una realtà così lontana da quella a cui ci avevano abituato "gli argentini 2.0 del nuovo boom economico".

 

Il padre di Josè ha lavorato per tanti anni nella miniera, poi quando i figli avevano 15/16 anni, ha lasciato la famiglia per un altra donna e così Josè ha iniziato a lavorare, in miniera. Adesso ha smesso ed è stato designato dall’intendente di Caucete (paesino più grande a cui riporta Marayes) come "incaricato" del paesino. Ci racconta che il problema principale di Marayes è l’acqua. Una volta ogni 10 giorni arriva la cisterna del comune a caricare il pozzo da cui attingono i 34 abitanti che a loro volta riempiono le loro riserve d’acqua. Quindi, c’è acqua per bere, lavarsi e cucinare ma non per coltivare la terra che resta più che mai arida trovandoci già in pieno deserto.

 

 

Ci sorride con i pochi denti che gli sono rimasti e commenta che la sua è stata una vita dura: "esta gente son re-pobres" (questa gente è estremamente povera) ci dice.  Qui si apre il solito lungo punto di domanda a cui Melissa ed io non abbiamo ancora saputo dare risposta. Che vuol dire essere poveri e soprattutto rispetto a cosa?  Nel mondo "avanzato/moderno" ci si indebita per una casa (che sarà effettivamente tua solo dopo 30 anni di mutuo, se la banca lo concede), ci si indebita per un’auto, si insegue una vita che scappa via frenetica perchè ruota attorno al lavoro di cui si ha ovviamente bisogno per pagare tutti i debiti contratti (meccanismo criceto-ruota). Gli alimenti confezionati che ci vendono nei supermercati sono tossici, pieni di "additivi" (conservanti, coloranti, aromi), la carne che compriamo è piena di ormoni e antibiotici perchè se un pollo può raggiungere il peso giusto in 49 giorni anziché in 3 mesi questo fa bene all’economia e se poi è provato che negli anni ammazza la gente non fa nulla poichè chi comanda pagherà dei medici più accreditati per sponsorizzare uno studio che invece dimostri il contrario (ho lavorato per fortuna-sfortuna in multinazionali alimentari e dovete credermi che agiscono esattamente così), oppure opzione 2 chi comanda è lo stesso che sta dietro le grandi multinazionali chimico-farmaceutiche e che quindi trarrà profitto dalla tua malattia. Una nota marca di merendine ha di recente lanciato dei cornetti "integrali" con lo zucchero di canna (così riportano sulla confezione) per sfruttare il "trend" (per loro è solo una moda) del cibo sano (o come dicono gli esperti "healthy"). Quello che non dicono è che ad esempio lo zucchero di canna rappresenta solo l’1% dello zucchero totale, ovvero che la maggior parte dello zucchero continua ad essere quello bianco raffinato, che è provato essere dannoso per la nostra salute. Provate ha leggere bene le etichette. E se volete approfondire il tema vi consiglio di guardare un video su YouTube: Food inc. Infine, cosa dire di frutta e verdura trattati con pesticidi ed erbicidi cancerogeni per la nostra salute. Guardate il documentario francese su You Tube "i nostri figli ci accuseranno". Un tempo le coltivazioni secondo natura erano la regola ma poi tutto è cambiato per il profitto, e non credete a quelli che vi dicono che le coltivazioni intensive/industriali/con pesticidi tossici sono necessarie per soddisfare la domanda di una popolazione mondiale sempre crescente e riducendo al tempo stesso la percentuale di chi muore di fame. Ci sono altrettanti studi scientifici che dimostrano il contrario, ovvero che con metodi di coltivazione naturale si soddisferebbe il bisogno di tutti. Quello che non ci dicono è che il 70% delle cause di un cancro proviene da cibo e aria tossica e che le "grandi multinazionali farmaceutiche e ospedaliere" hanno bisogno di gente malata, non di gente sana, altrimenti come pensate che farebbero profitto.

 

 

La nostra opinione è che la maggior parte della cosiddetta "povertà" è un invenzione della nostra società poichè si è poveri rispetto a qualcosa (ogni cosa acquisisce un senso in funzione dell’esistenza del suo opposto dicevano i grandi pensatori greci di un tempo). Il qualcosa a cui si riferisce "per confronto" la povertà è ovviamente la ricchezza, altra invenzione della nostra società. Ci hanno cresciuti nel mondo "del desiderio" e non in quello della "necessità" e adesso noi ne siamo convinti. Siamo convinti che abbiamo bisogno della Tv satellitare, dell’ultimo modello di scarpe del nuovo colore oppure di un nuovo tavolino a basso costo e in stile scandinavo per la sala da pranzo. Questi sono desideri, non necessità e chi si sentisse "povero" rispetto ad una "ricchezza" che fonda le sue radici in beni materiali prettamente accessori e voluttuari, a nostro avviso non è povero. Ci hanno convinto che i cosiddetti "bisogni necessari" siano già stati soddisfatti e che quindi sia ora di "desiderare" di più: i bisogno voluttuari appunto. Cosa rientrerebbe nelle cosiddette "necessità"? Noi ce lo siamo chiesto. Stiamo parlando del "diritto alla vita" così come sancito nella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo:

 

  1. il diritto alla salute fisica che passa attraverso cibo sano (non contaminato da pesticidi, modificazioni genetiche e veleni vari), acqua pura (non inquinata al punto tale da obbligarci a comprare quella imbottigliata dalle grandi multinazionali alimentari che si appropriano di risorse naturali che in quanto tali non dovrebbero essere mai possedute da un individuo, ma è ovvio che il primo affare lo fiutano i governi mettendo in vendita – privatizzando appunto – le stesse risorse), aria pura (l’aria di montagna o quella di mare un tempo erano la regola ma oggi ci nascondiamo dietro edifici grigi e auto "brum brum" che avvelenano i nostri polmoni e appannano i nostri neuroni.

  2.  

  3. Il diritto alla salute psichica: che passa attraverso il diritto alle relazioni. Oggi abbiamo una relazione con il nostro desktop o notebook e quando ci si organizza per trovarsi con una persona "vera" siamo talmente a disagio che ci inventiamo una ragione (alcuni la chiamano aperitivo, altri grigliata di carne, altri shopping e altri ancora caffè). Possibile che sia così strano dire "incontriamoci un pò senza altre distrazioni!, incontriamoci e diamoci attenzione reciproca, scambiamoci energia, in breve alimentiamo la nostra relazione".

  4.  

  5. Il diritto ad una visione comune, ad un progetto comune che faccia sentir parte di una collettività (un tempo tribù). Viviamo nell’individualità perchè seguiamo un paradigma obsoleto "il tempo è denaro". Chiunque di media intelligenza si ponga a riflettere su questo punto si renderà conto di essere un criceto in gabbia. Il presidente dell’Uruguay Pepe Mujica spiega il concetto in modo chiarissimo "Per vivere bisogna avere la libertà e per avere la libertà bisogna avere il tempo. Se mi preoccupassi nell’accumulare cose e poi mantenerle, avrei bisogno di denaro e per questo avrei bisogno di tempo per ottenere denaro, e perdendo questo tempo perdo la mia libertà. Quando compri non stai spendendo denaro, stai spendendo il tempo che hai usato per ottenere questo denaro". ("Para vivir hay que tener libertad y para tener libertad hay que tener tiempo. Si me preocupara en conseguir cosas y mantenerlas, necesitaría dinero, por lo tanto necesitaría tiempo para conseguir ese dinero, y al perder ese tiempo, pierdo mi libertad. Cuando tu compras no estas gastando plata. Estas gastando el tiempo que tuviste que gastar para conseguir esa plata." Pepe Mujica). Per fortuna sempre più gente sta entrando in un nuovo paradigma e noi ne siamo un esempio "il tempo è arte".

 

Noi crediamo che una persona ricca sia una persona che può esercitare liberamente il proprio "diritto alla vita" (come declinato sopra). Chiunque non ci riesca è povero.  In questa accezione sono poveri i milioni di adulti e bambini del mondo che muoiono letteralmente di fame, ed eravamo poveri noi (Melissa ed io appunto) schiavi di un sistema che ti nutre con cibo tossico, bevande cancerogene e aria inquinata. Che ti priva delle relazioni deprimendo il tuo stato d’animo, spingendoti all’individualismo e sopprimendo la tua arte e i tuoi talenti; convincendoti che il mondo che hanno creato è l’unico possibile, che fuori è pericoloso e per questo hai bisogno di loro che giorno dopo giorno ti somministrano una lenta flebo di droga e agonia fatta di gossip e football perchè l’unica cosa che resta da fare è pregare affinché arrivi un "salvatore" liberandoti da tutti i mali. Infine, occultandoti l’unica vera verità: tu sei Dio, sei un universo in potenza, sei la creazione stessa e il paradiso è qui e ora. Sei solo tu a decidere se la tua vita deve essere inferno o paradiso perchè siamo gli unici "creatori della nostra realtà’: Abra ka d’abra (letteralmente: "genero la mia realtà"). Melissa ed io siamo le persone più ricche del pianeta perchè ci siamo resi conto di tutto questo e abbiamo scelto di "riappropriarci del nostro diritto alla vita". Il modo che abbiamo scelto è quello che conoscete: nomadi in bicicletta per il mondo ma immagino che con un pò di fantasia ne esistano degli altri. Abbiamo lasciato il paradigma "il tempo è denaro" e abbracciato quello secondo cui "il tempo è arte". Ci siamo resi il più possibile indipendenti da un sistema che vuole privarci del nostro diritto alla vita. Siamo le persone più ricche della terra, ringraziamo ogni giorno per l’abbondanza che ci viene offerta perchè la vita è piena zeppa di doni, in ogni istante.

 

 

Si alza il vento, viene da sud. Porta nuvole scure che difficilmente lasceranno pioggia in queste terre desertiche ma che in compenso raffreddano l’aria. Il vento soffia forte tutta la notte e quasi temiamo che sollevi il tetto di alluminio del deposito in cui stiamo dormendo… Mi sento come uno dei 3 porcellini prima che sta per perdere la casina, con la differenza che fuori non cè il lupo, in realtà non cè mai stato e mai ci sarà a meno che non siamo noi ad aver bisogno di lui.  Ci svegliamo presto ma il vento non ha smesso di soffiare. Fa freddo, nel deposito ci sono 6/7 gradi e Josè ci porta una tinozza con brace ardente per farci scaldare. Oggi non partiamo, anche perchè la strada ci porta ancora più vicini alla montagna, dove fa ancora più freddo e i venti si rafforzano. Continua a soffiare da Sud e l’aria si rinfresca. Ieri notte il vento era talmente forte che ha rotto i cavi della luce nel piccolo paesino. Che cielo, se aveste potuto vederlo, miliardi di stelle che vibravano all’unisono e poi lei: sua maestà Via Lattea, la nostra galassia. Jose mi chiama, ha bisogno di aiuto per fare legna. Si presenta con un carretto e un piede di porco enorme. Mi sarei aspettato un ascia e un seghetto, ma in effetti non siamo esattamente tra i boschi di El Bolson. Ci dirigiamo verso i binari del treno in disuso da 20 anni…ecco una fonte di legna. I binari poggiano su travi di legno giganti, ovvio, come avevo fatto a non pensarci. Con il piede di porco alza il binario creando uno spazio sufficiente per infilarci sotto un sasso. Poi scava sotto la trave che finalmente cede sotto i colpi del piede di porco. Carichiamo le travi di legno nel carretto e di ritorno ad accendere il forno di terracotta per fare il pane.

 

Ogni 2 giorni preparano almeno 15 pagnotte di 1 kg di pane destinate al consumo familiare e alla vendita. Gli unici Ingredienti naturali sono: farina, acqua, lievito e grasso di mucca. Inutile dire che il pane è delizioso. Siamo stati costretti ad accompagnarlo con un paio di uova delle loro galline (che nel mondo "avanzato" chiamerebbero Bio ma che in questa famiglia sono la regola). 2 giorni in tenda con questo vento e freddo davvero non li avrei immaginati. Meno male che qui c’è gente come Josè che ti accoglie e ti aiuta senza alcun tornaconto se non quello di aver aiutato se stesso, di aver espanso l’amore che il suo cuore è in grado di creare. Grazie Jose Jesus, grazie per essere un altro me.

 

Pierluigi e Melissa

In Lak’ech- Tu sei un altro me

 

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