Salvo: “A 53 anni la mia nuova vita in Tunisia”

 

Salvo, all’età di 53 anni, ha deciso di compiere un passo molto importante: trasferirsi definitivamente in Tunisia, dove la popolazione locale è sempre sorridente e accogliente, nonostante si trovi a vivere una situazione socio-economica non delle migliori. Una decisione ponderata quella di Salvo, legata non solo ai paesaggi splendidi e al clima mite, ma anche e soprattutto legata al costo della vita, decisamente più equilibrato rispetto a quello italiano.

 

 

Ebbene sì, abbiamo preso la decisone definitiva di trasferirci qui in Tunisia all’età di 53 anni, anche se comunque ci eravamo già stati 2 volte, la prima più di 3 anni fa e la seconda l’anno scorso a maggio per poter studiare la fattibilità del trasferimento. Non l’abbiamo fatto prima per impegni di lavoro, ma appena ce ne siamo liberati abbiamo esaudito immediatamente il desiderio che coltivavamo da più di vent’anni. Inizialmente abbiamo vissuto per 10 mesi a Beni Khiar, successivamente ci siamo trasferiti ad Hammamet. Sia Hammamet e che Beni Khiar fanno parte del governatorato di Nabeul, parte sud del Copo Bon. Preferisco questi posti per la loro bellezza, per la loro tranquillità e per la vicinanza a Tunisi, da cui distano circa 70/80 km e al Porto de la Goulette”.

 

Emotivamente come avete affrontato questo trasferimento?

 

Per quel che ci riguarda, non abbiamo vissuto nessuna situazione di disagio durante e dopo il trasferimento. Tutto è avvenuto con estrema serenità. Siamo stati accolti benissimo e non abbiamo mai percepito atteggiamenti di intolleranza nei nostri confronti, anzi! La gente del posto nutre grande rispetto nei confronti di noi occidentali, è gentile, ospitale, molto aperta verso lo straniero. L’allegria che traspare in ogni dove, nonostante le difficoltà del momento, e la voglia di diventare un Paese moderno e all’avanguardia, sono palpabili.

 

Cosa intendi per “le difficoltà del momento”?

 

Le problematiche della Tunisia sono racchiuse tutte nel periodo di transizione che sta attraversando dopo la primavera araba. Il governo attuale è nato come governo provvisorio, eletto soltanto per scrivere la nuova costituzione. Insediatosi da oltre due anni e mezzo, non ha ancora portato a termine il suo mandato e questo sta causando malumori tra la gente e sta permettendo ai partiti islamici più integralisti di potersi insediare nelle maglie del potere. Questa è una situazione che non offre tranquillità né ai tunisini, né agli stranieri, situazione che genera conflitti tra le varie fazioni, ossia tra coloro che vorrebbero approfittare del momento per cercare di islamizzare la Tunisia e coloro che al contrario vorrebbero una Tunisia che non sia governata da partiti religiosi e che diventi l’espressione araba di democrazia e libertà. Tutto questo sta causando danni all’economia, quali l’aumento dei prezzi, la svalutazione del dinaro e la carenza di controlli in tutti i settori, sicurezza compresa. Comunque, riguardo quest’ultima, noi personalmente non abbiamo mai vissuto situazioni di pericolo, né siamo venuti a conoscenza di casi eclatanti contro gli stranieri, a parte qualche raro scippo, cosa che rientra nella normalità.

 

 

Raccontaci qualcosa sugli usi e costumi, sulla qualità e sul costo della vita…

 

La Tunisia come si sa è un Paese islamico, per cui abitudini ed usi rimangono quelli del mondo islamico anche se, senza nessuna ombra di dubbio da parte mia, si avvicina moltissimo alla cultura occidentale, anzi, azzarderei nell’affermare che la Tunisia è il Paese più occidentalizzato dell’Africa del nord. Attualmente il cambio tra dinaro ed euro è favorevole nei confronti di quest’ultimo, per un euro si percepiscono 2,120 dinari. Il costo della vita dipende molto da cosa si acquista e come si vuole vivere, mi spiego meglio: se si vuole vivere all’occidentale senza rinunciare ai prodotti italiani come il caffè, i formaggi e tutto ciò che viene importato, allora il costo della vita qui è più alto che in Italia, ma se si decide di vivere da tunisino (ciò non vuol dire vivere male, anzi!), comprando al mercato i prodotti freschi locali o comprando i prodotti tunisini confezionati, allora il costo della vita si abbassa notevolmente. In sostanza, un pensionato che in Italia percepisce 400 euro di pensione e che quindi vive di sacrifici e stenti, qui al contrario vive dignitosamente. La qualità della vita intesa come sanità, servizi, taxi, è buona. La sanità, per quanto mi dicono, funziona bene, ma noi non abbiamo mai avuto bisogno di ricoveri o altro, per cui mi manca un’esperienza diretta. Per noi stranieri o per chi non ha un lavoro regolare è a pagamento, ma i costi risultano essere irrisori. Le medicine che compriamo in farmacia costano dal 50 al 70% meno che in Italia. Qui si vive con meno stress, il costo della vita è equilibrato (diesel 0,55 euro), il clima è ottimo, la gente è accogliente e rispettosa. Sembra quasi di tornare indietro nel tempo di 40 anni, ma con le tecnologie moderne. Ma soprattutto c’è un ritorno al rapporto umano, cosa che in Italia non esiste quasi più. Di contro c’è la mancanza di controlli sanitari accurati sulle merci fresche, tipo carne e pesce; la mancanza di fogne non canalizzate in alcuni tratti; e la severità della dogana nell’applicare dazi altissimi sui prodotti di importazione. Per farti un esempio, per introdurre qui un televisore dall’Italia ti ritrovi a pagare un dazio superiore al valore stesso del televisore e tutto questo per incrementare la loro economia.

 

La gente è sorridente e ospitale con lo straniero, quindi non dovrebbero esserci problemi di integrazione, giusto?

 

Un occidentale per potersi integrare in questo contesto deve prima capire ed accettare gli usi e i costumi della gente locale, non può pensare di essere in Svizzera o a Montecarlo. Se la gente del posto capisce che tu hai accettato loro, loro ti ricambiano con gli interessi.

 

E per quel che riguarda la situazione lavorativa?

 

Per quanto riguarda la situazione lavorativa il discorso è semplice e complicato allo stesso tempo. Un italiano non può pensare di venire qui per lavorare da dipendente perché i salari sono bassissimi, di contro invece, investendo modiche cifre può aprire delle società di export, non pagando tasse per 10 anni, oppure può aprire un’attività commerciale come le tante già esistenti. L’unico problema sta nel fatto che un occidentale per aprire un’attività in loco, può farlo solo se è affiancato da un socio tunisino il quale, per legge, dovrà detenere il 51% della società contro il 49% dello straniero. Questo è un handicap, facilmente superabile se ci si fa seguire da un bravo commercialista. Per le società esportatrice invece non c’è bisogno del socio tunisino. Detto ciò attualmente non conviene rischiare molto in Tunisia a causa dell’instabilità politica, ma farlo quando la situazione si stabilizzerà. Il discorso è diverso per un pensionato, il quale con il trasferimento di pensione qui in Tunisia risparmierebbe anche l’80% sulle trattenute pagate in Italia.

 

 

Quindi, cosa consiglieresti prima di affrontare una nuova avventura in Tunisia?

 

Consiglierei di venire sul posto più volte da turista/osservatore, non fermarsi in albergo, ma affittare un appartamento ammobiliato (se ne trovano anche a 150 euro) per vivere come vive la gente del posto.

 

Bilancio di questo primo anno di permanenza in Tunisia:

 

E’ sicuramente più che buono e se potessi tornare indietro lo rifarei senza pensarci due volte.

gr********@ya***.it

 

A cura di Nicole Cascione