Encarnacion – Paraguay – “Feliz Cumple Melissa”

Piccola deviazione sul nostro itinerario di viaggio … ma due che hanno deciso di girare il mondo in assoluta libertà, ce l’hanno davvero un itinerario di viaggio? 🙂

 

A Salvador de Bahia, mi son fatta rubare la macchina fotografica come una dilettante alle prime armi. E pensare che, dopo tanta foresta tropicale (delta dell’Orinoco in Venezuela, Amazzonia sul Rio Negro da Manaus in Brasile, e Pantanal nel Mato Grosso du Sur, sempre in Brasile), non vedevo l’ora di trasferirmi al mare, sulla bellissima e coloratissima costa di Salvador. Ma e’ proprio a questo posto, che lego uno dei più brutti ricordi del nostro viaggio.

Si sa, lo sanno tutti: Salvador e’ più pericolosa delle media delle città del Sud America, ma si sa anche che non c’e’ niente di peggio della paura per fermare le persone dal realizzare i propri sogni.

Passeggiavamo tranquilli nel Pelurinho, quartiere turistico del centro città, presidiato ad ogni suo angolo dalla polizia militare, quando Pierluigi mi propone di fare una piccola deviazione dal percorso consigliato ai visitatori: una stretta e colorata viuzza con negozi di strumenti musicali, si apre alla nostra destra, e allora, via, ci inoltrano.

Pochi istanti, una mia stupida distrazione ed ecco lì, quel piccoletto tutto nervi che corre via con la mia Lumix tra le mani, lasciandomi come una bambina tra le lacrime. Ho perso tutte le foto del Venezuela. Non le avevo scaricate sul pc capito! Non lo avevo ancora fatto, ed e’ così che la nostra indimenticabile escursione alla Cascata dell’Angelo (forse nota ai più come the Angel fall) se n’è andata tra le mani di un bambino che avrà avuto si e no 7 anni e che piazzerà la mia macchina fotografica a qualcuno della mafia del posto per ricavarci qualche soldo con cui vivere.

Il mio stato d’animo e’ molto contrastato: da un lato piango e mi dispero; vado persino dalla polizia a reclamare le mie foto, l’unica cosa che davvero mi interessa, le mie splendide foto. Il poliziotto mi guarda con fare rassegnato e di compassione (non compassionevole sia chiaro, mi stava solo compatendo) nel senso che lascia trasparire dallo sguardo ciò che pensa: sei la solita poveretta occidentale che non saprebbe mai vivere in un posto come il nostro (e in certo senso e’ vero, anche se sono fortemente convinta che potrei benissimo impararlo come loro imparano a vivere nel nostro mondo quando ci arrivano). Dall’altro non faccio che ripetermi che, se un bimbo di circa 7 anni, commette un gesto come quello, e’ per due motivi non necessariamente auto-escludentesi: ne ha estremo bisogno per vivere; e’ cresciuto permeato da questa cultura criminale. Nonostante ciò, non riesco proprio a smettere di pensare alle mie bellissime foto: ci eravamo alzati alle quattro del mattino per trovare la cascata dell’Angelo lì ad aspettarci con tutta la sua potenza e la sua inesauribile bellezza. Circondata dal verde degli alberi tropicali, dal grigio metallico delle rocce su chi si schiantava fragorosamente e da un’infinità di arcobaleni. Indimenticabile. Come se l’avessi qui davanti ai miei occhi proprio ora. Uno si chiede allora: che te ne fai di una foto dunque, se il ricordo e’ così vivido dentro di te? La risposta e’ molto semplice: anche se da quando ce ne siamo andati da casa e vaghiamo senza fissa dimora circondati da una terra meravigliosa che e’ nostra ed e’ qui per essere vista ed amata, anche se sto imparando a non possedere e a non sentire la necessità del possesso, come la filosofia buddista mi ha insegnato quand’ero in Asia, rimango ancora un’europea cresciuta in un mondo che ha fatto del possesso per ostentazione e comparazione, la sua peculiarità, il suo cavallo di battaglia. Lo status sociale nel nostro mondo, e’ quello che ci viene riconosciuto non tanto per ciò che siamo e ciò che pensiamo o come agiamo, ma per ciò che possediamo (e che provocatoriamente per i miei lettori provo a mettere in ordine di priorità): denaro, lavoro, casa, auto, famiglia, figli, moto, Lcd, computer, Iphone, wii, etc.

Io ho imparato a spogliarmi dei miei beni materiali, a fare a meno di tutto ciò di cui sopra; non mi servono, non mi rappresentano. Non posseggo più nulla, ho venduto quasi tutto prima di partire. Eppure, dentro di me mi logoro perché quelle foto erano mie, mi ricordavano quotidianamente il posto meraviglioso che avevo visitato e mi permettevano di contemplarlo anche a distanza di giorni e di chilometri. Devo ancora lavorare sulla capacità di non sentire l’esigenza di possedere, e’ evidente. Anche se, in questo caso, credo sia un po’ diverso: non mi hanno rubato il cellulare, hanno rubato un pezzo di me. O forse mi sto solo nascondendo dietro a un dito… 

Ad ogni modo, proverò a conservare il ricordo anche senza quella "futile" memory card che conteneva tutte le mie splendide foto.

Insomma, torniamo al Paraguay. E’ da questa brutta disavventura brasileira, che Pierluigi mi propone di fare una deviazione in Paraguay, dove saremmo potuti passare per Ciudad de l’Este (porto franco) e dove avrei potuto comprare, a prezzi stracciati, un’altra macchina fotografica per poter continuare a "possedere" i miei ricordi 🙂

E ora lo posso confermare: è proprio vero che l’universo, e dunque la nostra stessa vita, si erge su un delicato equilibrio tra bene e male, tra bello e brutto, tra buono e cattivo che si alternano in modo estremamente naturale come il giorno e la notte. E fu così che, entrare in Paraguay, divenne la giusta scelta per cancellare il brutto ricordo lasciatomi da Salvador de Bahia.

Il Paraguay e’ un piccolo stato del Sud America, il più povero insieme alla Bolivia, schiacciato tra i 2 grandi colossi, Brasile e Argentina che, insieme al contributo di Europa e Stati Uniti, lo hanno defraudato di tutto ciò che possedeva. Il Paraguay era uno stato estremamente ricco di risorse naturali scarse, per questo pregiate e ambite da chiunque ne fosse sprovvisto. Aveva un’economia basata sull’auto-sufficienza, un’istruzione di elevata qualità, tale da poter competere con quella europea, e una rapporto costo-qualità di vita, invidiato da chiunque. Ora, senza entrare in merito alla storia che si nasconde e che appositamente viene tenuta nascosta sul perché questo paese sia poi diventato così misero e miserabile, mi limito a raccontarvi la mia avventura.

Entriamo in Encarnacion, appostata subito dopo il confine brasiliano e qui decidiamo di fermarci per dare un’occhiata in giro. Nessun turista, paese aridamente rosso, gente al primo impatto un po’ scontrosa, cielo plumbeo come fossimo a Milano in pieno autunno, sole sempre nascosto dietro il grigiore delle nuvole, una storia fatta di guerre e religioni che hanno raso al suolo il paese, la sua economia, ma soprattuto la sua popolazione indigena. Sarà per questo che mi paiono tutti così freddi e scostanti?

Il giorno successivo al nostro arrivo, decidiamo di andare a dare un’occhiata nei dintorni, per apprezzare la bellezza architettonica delle missioni Gesuite che caratterizzano tutto il territorio del Paraguay. Una volta arrivati a Trinidad, ci rendiamo conto di essere gli unici turisti stranieri. Oltre a noi c’e’ solo una scolaresca di ragazzini paraguayani tra i 14 e i 17 anni, accompagnati dalla loro professoressa. Un caos che non vi dico; urla, schiamazzi, canti. Io e Pierluigi pensiamo tra noi e noi: "fortuna che noi siamo a piedi; quando arriveremo al prossimo sito di interesse turistico, loro se ne saranno già andati via".

Ci incamminiamo così per Jesus, quando, ad un certo punto, il loro autobus, strombazzando all’impazzata, accosta e ci invita a continuare il viaggio-escursione con loro. Un’esperienza meravigliosa, uno dei più bei ricordi di viaggio. Sono ragazzi meravigliosi, sorridenti e pieni di vita che hanno un unico desiderio: che qualcuno dall’esterno del loro paese, gli racconti come si vive in altri mondi.

Il resto del viaggio si svolge tra urla, canti, applausi, cori da stadio, ragazzini appesi fuori dai finestrini o seduti sugli scalini dell’autobus con tanto di porta aperta (alla faccia della sicurezza) per lasciar posto a me e Pierluigi.

 

 

Ad un certo punto Pier dice loro che e’ il mio compleanno e allora tutti esplodono in cori, canti, urla. Divento il centro del mondo e provo a filmare tutto: sono stupendi. Ho i loro visi sorridenti impressi nella mia memoria e mi scorrono le lacrime mentre ricordo quel giorno. Sono convinta che sia stato uno dei compleanni più belli della mia vita.

Parlo un po’ con loro; in particolare faccio la conoscenza di Jose’ David, chiaramente mio amico anche su FB, e scopro che, oltre a studiare, lavorano tutti al supermercato della città e che, una volta al mese, la professoressa (non e’ pagata dello stato, ma e’ parte di un’ associazione di volontariato) li porta in gita da qualche parte, per far si’ che si spoglino, anche solo temporaneamente, di tutti i doveri e le responsabilità di cui la famiglia e la società, li investono, pur essendo ancora così giovani.

Mi trovo così a riflettere e a chiedermi: "Con quale criterio una persona nasce in un paese povero o ricco, fortunato di famiglia o no, criminale o meno. Perché uno nasce in Europa, terra le cui origini, e di conseguenza, la cui evoluzione, risalgono a migliaia di anni fa, a civiltà evolute ed avanzate, piuttosto che in Sud America, la cui storia e’ invece così recente e così segnata da fatti di sangue e barbarie? ”. C’e’ sicuramente qualcosa che ognuno di noi deve imparare nel corso della propria vita, ma non vi nego che e’ stato molto difficile far capire loro che non sono una ricca miliardaria viziata che, stanca di lavorare, ha mollato tutto per oziare e divertirsi a tempo pieno. E’ stato quasi impossibile far capire loro che sono una persona che sta cercando e seguendo la propria via della Verità.

Nonostante le nostre lunghe chiacchierate, non mi e’ rimasto che abbracciarli e salutarli facendo loro un enorme in bocca al lupo, perché la Verità e’ la stessa per tutti, ma la via da percorrere no.

Grazie ragazzi, grazie per l’indimenticabile giornata. E suerte, que vaya bien, muy bien a todos.

Ps. Crescono con il nostro mito. Ho dovuto "autografare" un paio di magliette. E’ corretto?

 

Melissa e Pierluigi

 

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