Federico Folcia: vivere e fare impresa a Singapore

 

Singapore è una metropoli moderna e all’avanguardia, che deve il suo fascino al mix di culture e religioni perfettamente integrate fra loro, tanto che a volte basta solo un isolato a dividere musulmani da induisti, cinesi da malesi. Grazie al florido sviluppo che l’ha riguardata negli ultimi anni, è stata investita del titolo di capitale economica mondiale. E’ un Paese che guarda e che investe nel futuro per il benessere di tutti e proprio per questo, Federico Folcia l’ha scelta come sede per la sua attività.

 

Sì, è proprio così. Singapore offre condizioni eccellenti da un punto di vista dell’ottimizzazione dei costi e delle infrastrutture messe a disposizione per le aziende oltre a trovarsi in un’ottima posizione strategica.”

 

Da quanto tempo ci vivi?

 

Da un anno o poco meno. Sono di Luino, Lago Maggiore, ho lasciato l’Italia a 21 anni, per seguire un progetto Erasmus con l’università e non sono più tornato. Da allora sono passati 11 anni. Non ho mai lavorato in Italia e prima di giungere a Singapore, vivevo a New York e lavoravo a Bloomberg.

 

Di cosa ti occupi e perché hai scelto Singapore come sede del tuo lavoro?

 

Ho co-fondato e gestisco Roomorama.com. Più o meno, è l’equivalente di Expedia per quanto riguarda gli appartamenti e le case in affitto per brevi periodi (da 1 a 90 giorni), abbiamo un inventario in ogni parte del mondo. Questo di seguito è il link:

roomorama.com

 

Avevo il desiderio di espandere l’attività in Asia e nel Sud est asiatico. Dulcis in fundo, la co-fondatrice di Roomorama è singaporiana, quindi ci è sembrata una scelta naturale stabilirci qui.

 

Appena giunto, quali sono state le difficoltà principali con cui ti sei scontrato?

 

Sinceramente per me è stato alquanto difficile abituarmi alla cultura locale (i singaporiani sono meno diretti ed espansivi di noi italiani) e fare nuove amicizie. Sono riuscito comunque a superare il tutto, grazie anche ad uno sviluppato spirito di adattamento. Poi tutto è diventato più semplice, anche l’integrazione stessa con la popolazione locale, con cui ormai ho ottimi rapporti. In tutto questo periodo non mi hanno mai fatto sentire uno straniero.

 

Ora, a distanza di un anno, cosa significa per te vivere a Singapore?

 

Significa vivere in un Paese che guarda al futuro, mantenendo il rispetto per le proprie tradizioni. Un Paese in cui convivono tante etnie: cinesi, malay, indiani… ciascuna delle quali segue le proprie tradizioni e usanze quotidiane. Un Paese dove la sicurezza (Singapore ha un tasso di criminalità molto basso), l’educazione, il senso civico, l’organizzazione, la serietà, rasentano quasi la perfezione. Esattamente il contrario dell’Italia.

 

 

Ecco infatti, diverse tradizioni e diverse culture, come riesci a districarti e quanto incide su di te tutto questo?

 

Mi piace attingere il meglio da culture diverse e farle proprie. Mi stimola a migliorare e ad acquisire una mentalità ancora più cosmopolita. Tutto questo serve a farmi sentire ancora più a mio agio a Singapore, come in altri contesti asiatici.

 

Come vivi la quotidianità?

 

Lavoro parecchie ore in ufficio e a casa e viaggio spesso per lavoro. Nel tempo libero cerco di approfittare della vicinanza di alcuni paesi per visitarli.

 

Come si vive a Singapore?

 

Con la premessa che la qualità della vita in una nazione si valuta in base a criteri molto soggettivi, trovo che Singapore offra gli standard più alti al mondo per quanto riguarda pulizia, sicurezza, infrastrutture e trasporti, pianificazione urbanistica, cortesia, sanità… Per questi fattori (ed altri), reputo Singapore il miglior Paese per qualità della vita. Per quanto riguarda l’aspetto economico, potendo fare un paragone direi che è molto simile alla Svizzera. Se acquistare un immobile o una macchina può essere proibitivo (una Fiat 500 può costare più di 100.000 dollari!), tutto il resto è più o meno in linea con le altre capitali del mondo. Anzi, cibo e trasporti pubblici sono relativamente economici qui a Singapore. E’ la città più pulita al mondo e con un sistema sanitario eccellente, offre grande spazio a iniziative culturali, nonostante la breve storia e le dimensioni limitate e, cosa di non poca importanza, la criminalità è inesistente a ogni livello. Oltretutto, ritengo sia uno tra i migliori Paesi in cui investire.

 

Tra le due realtà, quella italiana e quella singaporiana, quali sono le differenze principali e più evidenti?

 

A Singapore si sa quello che accadrà fra 30 anni, si investe nel futuro seguendo un programma prestabilito per creare nuove industrie, infrastrutture, lavoro per i giovani, si segue con scrupolo la lotta alla corruzione. In Italia non sappiamo quale sarà il destino del Paese fra 6 mesi. Singapore è un Paese serio ed organizzato, l’Italia no.

 

Sei stato preciso, conciso e soprattutto realista…. In questo periodo di permanenza, che concetto ti sei fatto della società singaporiana?

 

Posso dirti che la società singaporiana ha una fortissima identità cinese e in quanto tale, rispetta i principi del confucianesimo quali lealtà familiare, rispetto per gli anziani, culto del lavoro e rigore (quasi soggezione totale alle regole). In quanto abituati a vivere in un sistema piuttosto rigido, viene dato poco spazio alla creatività e questo purtroppo, si riflette nelle conversazioni o nel modo in cui affrontano i problemi di ogni giorno.

 

Ci racconti qualche curiosità su Singapore?

 

A Singapore è usanza diffusa, posare un fazzolettino di carta o di stoffa sul tavolo di una mensa, per fare intendere che lo si vuole occupare. Il termine locale è “to chope a seat”. Un’altra curiosità riguarda le persone caucasiche, le quali vengono identificate con il termine cinese di “Ang Mo” che significa “capelli rossi”.

 

Ti pesa la lontananza dagli affetti?

 

Sinceramente non potrei essere più felice di essere qui. Ovviamente, mi manca la famiglia, gli amici e il Milan, ma finchè mi sentirò a casa e finchè ne avrò la possibilità, resterò qui. Ne approfitto per dire a tutti coloro che leggeranno la mia esperienza di vita che, se l’Italia vi affligge, provate un’esperienza all’estero, comunque vada non potrà che arricchire il vostro bagaglio culturale e dare credito alla vostra capacità di sacrificio.

 

Per contattare Federico:

 

fe******@ro*******.com

 

 

A cura di Nicola Cascione

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