Massimiliano: dall’Italia all’ Australia in moto

Mai giudicare chi o cosa si troverà lungo il viaggio, ma accettarlo per quel che è e goderne il più possibile. La diversità è bellezza!” Con questo spirito Massimiliano Perrella è partito dal Molise in sella alla sua motocicletta, una Honda Africa Twin del 1992, sua fedele compagna di viaggio. Un anno intenso ed emozionante, che l’ha condotto nella terra dei canguri, nonostante le difficoltà e i numerosi imprevisti incontrati lungo il cammino. Sul blog www.australiatwin.it, è possibile rimanere sempre aggiornati sulle sue avventure ed esperienze vissute durante questo viaggio “illuminante, stupefacente ed entusiasmante”.

 

 

Massimiliano chi eri prima di partire e quando ha avuto inizio il tuo viaggio?

 

Dici bene:“Prima!” Se guardo indietro, a malapena mi riconosco… Adesso sono un ragazzo di 31 anni molto più consapevole del mondo, della bellezza che è racchiusa in ogni essere umano e delle meraviglie nascoste in ogni angolo di questa Terra. ‘Prima’ lavoravo come direttore di un centro commerciale prima e copy writer dopo… ma non mi sentivo soddisfatto di vivere la mia vita in base a parametri imposti dalla società e dal mercato del lavoro italiano, davvero messo male. Per tempo ho vissuto nel disagio di sentirmi fuori posto, ma non sapevo bene cosa fare per cambiare la situazione; poi, una notte insonne mi ha fatto accendere la scintilla e la decisione è stata inevitabile. Così, dopo mesi di preparazione, ad agosto 2011 son partito in sella alla mia bella motocicletta. Sette mesi e mezzo di viaggio attraverso quindici Paesi (e 21.000 km) per raggiungere Perth e l’Australia. E continuo a viaggiare in questo (a volte) selvaggio continente con lo stesso entusiasmo di prima. Oggi sono a Melbourne, in attesa di scegliere la mia prossima meta…

 

Cosa ti ha spinto ad intraprendere un viaggio simile?

 

Diversi fattori: in primis la voglia di sbirciare un lato di mondo dove, a detta di tutti, la meritocrazia è un fatto e non un’idea, ma anche tanta voglia di scoprire il mondo e le genti che lo popolano, con tanto di usi e costumi completamente diversi dai nostri. Ero convinto che avrei scoperto tanto, lungo il mio cammino e mai avrei potuto immaginare che le mie aspettative sarebbero state surclassate dai fatti! E, anima di questo viaggio, anche la passione per la motocicletta, una fonte di entusiasmo indescrivibile.

 

 

Potresti raccontare ai lettori quali sono state le fasi preparatorie?

 

Lunghe e complesse. Per prima cosa dirlo alla mia famiglia, che di primo acchito non l’ha presa bene. Idea rischiosa la mia, ma poi hanno capito e mi hanno sempre supportato. Appena presa la mia decisione, da subito ho iniziato a fare una gran ricerca di informazioni circa i Paesi da attraversare, strade e consigli in generale, i documenti da procurarmi e un po’ di cultura dei posti interessati, giusto per non offendere i costumi dei locali. Nel mentre, tutto il lavoro per creare il sito internet (www.australiatwin.it) e renderlo ‘visibile’, cercare degli sponsor per limitare i costi. Ho venduto praticamente tutto quel (poco) che possedevo e ritenevo superfluo, per avere qualche sostanza in più. La preparazione della moto è stata essenziale, anche qui tanto da fare. Poi mi è toccato fare i documenti per me (visti e patenti internazionali) e per la moto (Carnet de Passages), le vaccinazioni e la preparazione di tutto il bagaglio che mi son portato dietro. Insomma, un lavoro intenso e certosino che mi è costato mesi di lavoro. Ma ne è valsa la pena.

 

Chi è la tua fedele compagna di viaggio?

 

Una fantastica Honda Africa Twin del 1992! Ma per me non è solo una motocicletta: è una compagna in tutto e per tutto, sempre con me da anni ormai. Più la guardo e più me ne innamoro…

 

 

A che tipo di rinunce si va incontro quando si decide di affrontare un viaggio come il tuo?

 

Dipende da cosa si intende per “rinunce”. Di sicuro una moto non sarà mai confortevole come una macchina, ma è proprio questo il bello. Stare in auto o al cinema per me non fa differenza: il paesaggio scorre come fosse un film. In moto si respira aria e polvere, si prende l’acqua se piove e si suda se fa caldo, ma è proprio questo che ti fa vivere, in tutti i sensi, il luogo che stai attraversando. E te lo fa provare intensamente! Certo, dormire in tenda non è come farlo in hotel, si fatica a caricare e scaricare la moto ogni volta, cucinare e vivere all’aria aperta può non piacere a tutti, ma io non lo cambierei con nulla al mondo! Certo, un bel letto comodo e l’aria condizionata piacciono anche a me, ma quando piove i bambini si divertono più a saltare nelle pozzanghere che a stare nell’abitacolo di una macchina… no?

 

Cosa significa viaggiare per tanti chilometri in sella ad una moto?

 

Significa respirare aria di libertà, vedere i bambini che ti salutano con la mano e la gente che ti si avvicina per sapere da dove vieni e cosa ti spinge a viaggiare. Significa bagnarsi di sudore e pioggia, tossire dietro ad un camion o mandare ‘a quel paese’ chi ti taglia la strada… ma soprattutto significa vivere il viaggio in un modo assolutamente unico, letteralmente immerso nell’ambiente circostante. Certo: dopo un po’ il sedere chiede venia e le gambe di sgranchirsi, a volte si rinuncia ad una buona doccia e tenere in equilibrio la moto, con tutti i bagagli, in certe situazioni è faticoso. Basta seguire i propri ritmi ed i segnali del proprio corpo per non affaticarsi troppo e andare avanti il giorno successivo. Ma se si vuole, il bello di viaggiare così è proprio quello di potersi fermare dove più piace, oltre al conoscere facilmente persone.

 

A proposito di nuove conoscenze, qual è “l’incontro” più importante che hai fatto? E quale invece la sorpresa più grande?

 

Di incontri ne ho fatti tantissimi e quelli più importanti sono stati almeno tre. Ho davvero conosciuto delle persone che mi hanno aiutato tantissimo in momenti di bisogno o anche quando le cose andavano già per il verso giusto. Quel che non mi sarei mai aspettato è l’aver trovato dei veri e propri ‘fratelli’ in posti assolutamente impensabili. La sorpresa più grande è la disponibilità e l’affetto ricevuto da dei perfetti sconosciuti che mi hanno dimostrato assoluto ed incondizionato amore solo per il fatto di esser un essere umano come loro. La meraviglia più grande di questo viaggio risiede nel cuore di noi persone comuni.

 

Hai vissuto dei momenti difficili?

 

Diversi: ho dovuto spedire la moto dal sud dell’Iran in India e, per farlo, sono rimasto nel Paese più giorni di quanti ne avevo a disposizione. Colpa mia, non c’è dubbio: all’aeroporto mi hanno arrestato, perquisito, sequestrato il passaporto e ho rischiato la galera. Ne sono uscito per il rotto della cuffia, ma è stata la settimana più nera di tutto il viaggio. In India ho dovuto sfidare il terribile traffico locale e rischiare più volte la vita (non esagero) per percorrere 2.000 km in quattro giorni… restando a piedi nel bel mezzo del nulla, in piena notte a sostituire il regolatore di tensione della motocicletta. E, quando non volevano far uscire la mia bella presso il confine vietnamita con la Cambogia, ho trascorso due ore davvero poco piacevoli. Senza una ferma motivazione e la convinzione di farcela nonostante tutto, non sarei riuscito ad andare avanti.

 

 

 

Cosa ti sei prefisso alla partenza?

 

La meta: l’Australia. E di abbandonare ogni pregiudizio verso qualunque cosa avrei incontrato nel mio viaggio.

 

La domanda è d’obbligo: come riesci a sostenerti durante il viaggio? Sicuramente ci saranno dei costi rilevanti, come il carburante, il vitto, l’alloggio. Come riesci a sopperire a tutto questo?

 

Nella prima fase del mio viaggio, ovvero il raggiungimento dell’Australia dall’Italia, mi son dovuto fare i conti in tasca, poiché le risorse su cui potevo contare erano i miei soli risparmi. Avendo trent’anni al momento della partenza, dovevo entrare in Australia prima del compimento del trentunesimo per poter usufruire del Working Holiday Visa della durata di un anno. Per questo non ho potuto lavorare lungo il percorso. Un aiuto mi è stato fornito dai miei sponsor e da alcuni sostenitori, a cui sono immensamente grato, ma il grosso delle spese è stato interamente a mio carico. In Australia ho iniziato a lavorare sin da subito per rimpinguare le finanze, cosa che sto ancora facendo. I costi più considerevoli sono state le spedizioni, quando non ho potuto attraversare degli Stati. Tolti i visti, la mia spesa media (comprendente benzina, vitto, in alcuni casi l’alloggio, qualche intervento alla moto ed ogni varia ed eventuale) si è attestata in poco più di 500 € al mese.

 

Cosa porti nel tuo bagaglio?

 

Bella domanda. Assieme a me viaggiano: tanti attrezzi e qualche ricambio (due borse anteriori), computer -per tenere aggiornato il diario di viaggio del sito-, documenti ed acqua (borsa da sella), abbigliamento da moto invernale ed antipioggia (una borsa posteriore), abbigliamento ‘civile’ ed effetti personali (altra borsa posteriore), attrezzatura da campeggio (nel bauletto), kit pronto soccorso, fotocamera e geolocalizzatore -mostra la mia posizione in tempo reale sul sito- (borsa da serbatoio) tenda, sacco a pelo e materassino. Detto così sembra molto riduttivo, ma è un monte di roba su cui ho ragionato per mesi e che ho dovuto posizionare tenendo conto di molti fattori. In tutto saranno quasi 60 kg.

 

Quanto pensi di restare fuori?

 

Quanto più possibile! Mi manca l’Italia e i miei parenti, ma ormai ho capito di esser drogato di viaggi e farò di tutto per continuare. Guardando al Sud America…

 

 

Quale sarà la prima cosa che farai al ritorno?

 

A parte riabbracciare i miei (per circa due ore), penso che mi farò delle mangiate colossali per tutta la durata della permanenza. Roba da ingrassare due chili al giorno!

 

Dimmi tre aggettivi per descrivere al meglio la tua esperienza:

 

Illuminante. Stupefacente. Entusiasmante.

 

Cosa consiglieresti a chi vorrebbe intraprendere un viaggio come il tuo?

 

Capire quali siano le reali motivazioni che spingono a farlo. Se si tratta solo di viaggiare o di vivere veramente un’esperienza diversa. Non si deve emulare nessuno: ad ognuno il proprio viaggio. In funzione di ciò, decidere come e cosa è meglio per sé. Se si ha la motivazione giusta, tutto il resto arriverà… E soprattutto: mai giudicare chi o cosa si troverà lungo il viaggio, ma accettarlo per quel che è e goderne il più possibile. La diversità è bellezza!

 

Sicuramente questa esperienza ti avrà in qualche modo cambiato. Sotto quale aspetto principalmente?

 

Mi sento così bene da non riuscire quasi a descrivere come fossi prima. Non che in Italia non fossi una persona diversa o insoddisfatta, ma adesso è come esser me stesso all’ennesima potenza ed ho liberato veramente la mia vera essenza! Di certo mi sento molto più ricco (non di soldi, ma di esperienze), più fiducioso verso l’essere umano in generale ed assolutamente entusiasta per tutto ciò che è diverso da me. E, senza esser presuntuoso, so che se davvero voglio qualcosa non esiste nulla che possa impedirmi di raggiungerla!

 

Chiunque voglia saperne di più dei miei viaggi può fare un salto su www.australiatwin.it o contattarmi a ma**********@au***********.it , sarò felice di fornire informazioni e consigli (nel mio piccolo) a chiunque intenda fare un’esperienza di viaggio simile o meno. Non bisogna per forza girare mezzo mondo, l’importante è viaggiare e scoprire!

Buona strada a tutti!

 

Miano

 

A cura di Nicole Cascione

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