Un curriculum eccellente, un lavoro di consulenza in una famosa azienda, una vita in continuo movimento tra riunioni, ufficio, computer, casa e hotel. Questa era la vita di Riccardo, fino a quando, spinto da un fuoco interiore alimentato da un desiderio di cambiamento e convinto del fatto che solo se si è felici dentro si riesce a dare il massimo, il suo lavoro di consulente aziendale si è tramutato in consulente per surfisti, un nuovo lavoro che l’ha condotto sulle calde spiagge del mondo. Una professione impegnativa, un lavoro che lo impegna 24 ore su 24, ma che gli regala impagabili soddisfazioni. Oltre al lavoro di consulenza, Riccardo possiede anche una catena di alloggi in diverse parti del mondo, la cui base logistica si trova a San Sebastian. In quest’intervista illustrerà tutti i servizi offerti.
Riccardo, da consulente aziendale a consulente per surfisti. Come e quando è avvenuto questo passaggio di “professione”?
Sono passati ormai dodici anni, ero chino sui computer dalle nove della mattina all’una di notte, tutti i giorni, i weekend ero talmente stanco da non volermi alzare dal divano, le transazioni bancarie, le riunioni inutili, hotel – lavoro, lavoro – hotel; tutto questo dopo una gioventù incredibile, tra tavole da skate, windsurf, viaggi in posti meravigliosi, accompagnato prima dai miei genitori e poi dagli amici. La luce che da sempre mi aveva accompagnato era divenuta mera oscurità. E tutto a causa di un Curriculum Vitae eccelso (modestia a parte) che mi aveva permesso di entrare nell’azienda più famosa al mondo per consulenza. Ma dentro di me il fuoco non si era spento ed il desiderio di ritornare nella splendida San Sebastian, Paesi Baschi, dove avevo fatto il mio secondo scambio universitario (il primo fu un Erasmus a Madrid) ed un anno di tesi, cresceva. Così, pensai di trasformare il progetto di mia zia “People to Ibiza”, che organizzava viaggi per americani e turisti abbienti sull’isola di Ibiza e verso le coste e l’entroterra della verde Toscana, in un progetto rivolto ai surfisti. Negli anni di permanenza a San Sebastian mi ero infatti accorto della mancanza di strutture low budget rivolte ai giovani, o meglio della difficoltà nel trovarle per chi non era del posto. Ed ecco che nacque SURFtoLIVE, una pagina web sviluppata per aiutare i ragazzi a trovare il proprio alloggio a San Sebastian, in modo da farli sentire più a loro agio in un Paese straniero che a casa propria. Feste, ritrovi sulla spiaggia, ristoranti, sidrerie, tante ore in acqua in compagnia (surf, kite, windurf, sup), sorrisi, nuove amicizie, allegria, tutto questo é quello che abbiamo sempre offerto ai nostri ospiti e che ci ha permesso di crescere sempre più, aumentando la nostra presenza in più località. Il nostro scopo è quello di permettere ai ragazzi di poter vivere costantemente a contatto con gli sport che amano, di ricevere un po’ della nostra luce (tornando al filo conduttore di prima) e di far loro apprezzare ogni singolo istante della loro più o meno breve permanenza, dello splendore dei luoghi e del fascino delle culture locali (incluso il cibo ovviamente).
Qual è il percorso professionale che ti ha portato a diventare un consulente per surfisti?
In gioventù mi sono divertito tanto, ho studiato sempre il giusto (tendente al poco), ma con ottimi risultati (sono molto più fiero delle Olimpiadi di Fisica e Matematica dove sono arrivato alle regionali, più che della laurea, dei corsi di specializzazione in Risorse Umane, in Commercio Elettronico, in gestione dei Cambiamenti Aziendali, degli attestati di Solution Developer e dei corsi di Marketing e Communication), ho partecipato a tutte le feste possibili e mi sono sempre comportato bene nei confronti di tutti (cosa che in Italia é difficile. La causa della crisi italiana a parer mio sta nel fatto che l’Italia è piena di imbroglioni!). Di lavoretti ne ho fatti pochi prima di divenire consulente. Sono stato l’organizzatore di viaggi in pullman per brevi gite sulla neve. In seguito, sono stato anche insegnante di snowboard, in qualità di assistente tecnico della federazione. Inoltre, ho lavorato anche come PR per alcune discoteche più o meno famose di Verona e persino a Madrid (ricordo ancora il nome di un localaccio nella Gran Via: Soul Kitchen)!
In cosa consiste nello specifico il tuo lavoro?
Su questo tenderei a rimanere vago, poiché negli ultimi anni in troppi stanno cercando di copiarci, anche se con scarsi risultati. Quello che posso dire é che gestiamo varie surf-house in Europa e rispondiamo a centinaia di mail al giorno per aiutare i surfisti che ci rivolgono domande di ogni genere, dalle condizioni delle onde e del vento, agli alloggi, agli eventi. A volte mi piacerebbe raccogliere le informazioni con le richieste più strane, spesso divertenti.
Quali sono i problemi più frequenti in cui incorrono i surfisti? E tu in che modo cerchi di aiutarli?
Il surfista (soprattutto surf da onda, poiché il pubblico di windsurfisti e kiter è più maturo genericamente) è “quello dell’ultimo minuto”. Perché organizzarsi quando si può partire allo sbaraglio? Ed ecco che ci arriva la mail o la telefonata di gente disperata che, non essendosi organizzata in tempo, non trova un luogo dove andare a dormire o gente che si è persa in qualche città tra una birra ed un’altra e noi siamo pronti ad aiutarla. Fortunatamente i ragazzi non sono tutti uguali e molti, i più coscienziosi, si organizzano (con il nostro aiuto) un mesetto prima della data prestabilita per la vacanza.
So che in Brasile collabori con un campione di windsurf. Di chi si tratta?
Di Kauli Seadi, 3 volte campione del mondo di windsurf nella categoria wave (onde). Lo conobbi al Lago di Garda un bel po’ di anni fa, in occasione di una gara che alcuni miei amici ed il negozio Detour organizzavano, utilizzando come base logistica per gli atleti un battello enorme che si spostava sulle gelide acque primaverili del Garda, seguendo le zone più ventose. Da allora, è il nostro contatto in Brasile, per tutti i ragazzi intenzionati ad andare da quelle parti. A fine settembre organizzeremo un gruppo con partenza dall’Italia e destinazione Sao Miguel Do Gostoso, dove ci attenderà proprio lui per istruirci sulle nuove manovre del freestyle e del wave. Collaborazioni con atleti di tale rango per un ragazzo come me, cresciuto con i loro poster (non quello di Kauli poiché è molto più più giovane di me) appesi sulle pareti della cameretta di casa, affiancati da mappe del mondo, autografi di cantanti e bandierine delle squadre di basket americane delle quali un tempo ero fan, è un risultato al quale non avrei mai pensato. Il fatto di essere sposato (da pochi mesi) con una persona proprio della zona di Kauli facilita inoltre il tutto (le distanze in Brasile sono enormi e loro considerano “della propria zona” persone a 700 km di distanza).
Oltre ad essere un consulente per surfisti hai anche una catena di alloggi in diverse parti del mondo. Dove precisamente? E che tipo di servizi offri ai tuoi clienti?
Sì, ovviamente non si vive di sole onde (per la sfortuna di molti) ed ecco che gli alloggi sono ciò che ci permette di tirare avanti. La base storica e logistica l’abbiamo a San Sebastian. Lì sono di casa e reputo la popolazione basca come la migliore del mondo. L’onore e la lealtà sono alla base di tale società e tutto funziona alla perfezione grazie a tale lealtà. La maggior parte dei ragazzi arriva d’estate, quando San Fermin (7-14 luglio: corsa dei tori nella vicina Pamplona caratterizzata da 7 giorni di festa continua) dà il via alle danze. Segue il festival del jazz (Heineken Jazz Festival) gratuito in spiaggia (esperienza mozzafiato anche per i non amanti del jazz), continua con la SEMANA GRANDE ad agosto (festa della città con concerti e campionato del mondo di fuochi artificiali) per concludersi a settembre con il Festival del Cinema, di fama mondiale. Poi siamo attivamente presenti a Somo, Santander, con una surf-house molto divertente. La spiaggia presenta condizioni ottime per ogni livello e la città, dall’altra parte della baia, offre molti divertimenti. Tra le varie località da me visitate nell’arco della mia vita, Somo è sicuramente il posto migliore per vicinanza, basso costo della vita, spiaggia enorme (ben 7 km) e poco affollamento. Passiamo poi alle Canarie (Fuerteventura, Lanzarote e Graciosa) ed al Marocco, mete predilette durante il periodo invernale per rimanere al caldo e durante l’estate per trovare vento fortissimo. Proseguiamo poi con il Brasile sopra citato e con Isla Margarita (Venezuela), dove collaboriamo con il 3 volte Campione del Mondo Freestyle Ricardo Campello, il quale ci fornisce sempre l’attrezzatura migliore. In Europa invece, attualmente siamo presenti in Francia, a Biarritz e Lacanau, ma da quest’anno inizieremo anche a Hossegor. Da pochi mesi siamo anche in Portogallo, a Baleal-Peniche, ad un’oretta di macchina da Lisbona. Insomma, ce n’è per tutti i gusti e, grazie ai voli low cost delle varie compagnie più o meno note, per tutte le tasche.
Sono molti i turisti italiani?
Il nostro brand (per ritornare al mio passato di consulente aziendale, dove se non americanizzavi una parola su dieci non eri nessuno) è conosciuto in tutta Italia e ormai chi pensa a fare la valigia per praticare surf, windsurf, kite o recentemente SUP, pensa prima o dopo a noi. All’estero non abbiamo mai voluto entrare prepotentemente, poiché numerosi sono i concorrenti e poco il nostro know-how di tali mercati. Diciamo quindi che i risultati ci portano un 85% di ragazzi italiani ed un 15% di stranieri, anche se nella maggior parte delle nostre località gli italiani si limitano ad una media del 5% dell’intero turismo.
Qual è l’aspetto più bello del tuo lavoro?
Sicuramente convivere con ospiti felici. Alla fine il mio lavoro mi porta via 25 ore su 24, ho studiato talmente tanto la relatività Einstainiana (spero si scriva così… da quando parlo in Spagnolo sono diventato ignorante in tutte le altre lingue e tendo a spagnoleggiare tutte le parole inglesi o in questo caso tedesche come fanno loro) che di notte riesco ad ottenere un’ora in più dalla giornata, sognando il lavoro. Dalla mattina alla sera ho sempre a che fare con ragazzi, siano essi ospiti delle surf-house o che si trovino dalla parte opposta dello schermo. L’aspetto meraviglioso del mio lavoro è quello di riuscire a trasmettere la propria passione, cercando di far capire che il vero surf non è una moda, non è un semplice sport , ma un qualcosa di più. E vedere la felicità nelle facce di chi accoglie con amore questo messaggio, è qualcosa di impagabile!
Quali sono invece gli inconvenienti?
Spesso la mancanza di privacy. Il convivere tutto il giorno con i ragazzi ed il dover pensare nei momenti liberi ai vari piani strategici affinché il numero degli ospiti continui a crescere (ringrazio i miei anni di consulenza aziendale nella multinazionale Accenture, per avermi fatto capire come lavorare; tanto criticata dai ragazzi che vengono spremuti al suo interno, ma tanto utile per realizzarti come lavoratore, come persona e come business man), ti privano del tempo da trascorrere con la famiglia o per rilassarti (adoro filosofie orientali, zen e tutto ciò che gira intorno a karma, meditazione e arti marziali).
Per 7 mesi l’anno vivi in Spagna, nei restanti mesi invece viaggi nelle altre località. Quali luoghi hai visitato?
Sarebbe più facile elencare i luoghi che non ho visitato. In realtà, grazie ai miei genitori ho iniziato a conoscere il mondo molto presto. Infatti, già verso gli 8/9 anni mi regalarono un viaggio per Londra. Gli interessi erano diversi e mentre adesso, ormai maturo, sono le onde, la cultura ed i campi da golf ad attirarmi, allora era lo splendido Hamleys, mega-store su 1.000 piani (allora mi sembravano tali) di giocattoli. Non dilungandomi troppo sui viaggi fatti in gioventù, posso affermare di aver visitato gran parte dell’Europa insieme ai miei e di essere stato con loro anche oltreoceano, a New York, in California ed in Nevada, dove li costrinsi a girare tutti gli skatepark della zona (allora inesistenti o quasi in Italia. I miei vennero santificati in tale viaggio). Ma a 17 anni, la passione per il windsurf maturata ormai da 2 anni e le amicizie, mi spinsero ad allontanarmi dai viaggi con i genitori e a prendere ogni sorta di traghetto, ferry o aereo per andare a frantumare vele, alberi e tutto il distruttibile (per fortuna mai le ossa) sui ventosi scogli della Sardegna e delle Canarie. Il viaggio che mi segnò la vita fu quello alle Hawaii. Come premio di laurea andai a fare una specie di master proprio alla University of Hawaii, Honolulu, la città che vedevo sempre con ammirazione nelle puntate di Magnum P.I., mentre ero sotto la copertina in salotto. Durante quel periodo, sull’isola di Oahu, si svolgeva il campionato del mondo di surf ed essendo amico della famiglia PUKAS (tra i maggiori produttori al mondo di tavole da surf. Nulla togliendo ai TWINS, nostro sponsor di tavole e grande produttore italiano), iniziai a conoscere l’elite del surf mondiale e a mettere le prime radici in tale mondo. L’essere invitato al compleanno di Sunny Garcia ed il condividere quei momenti con personaggi visti solo nei video, fu per me l’apoteosi della gioia.
Tra i tanti posti in cui hai vissuto, in quale pensi sia più alta la qualità della vita?
La qualità della vita alla fine è alta dove riesci a rendertela tale. Purtroppo in Italia, cercano in tutti i modi di metterti i bastoni tra le ruote per abbassarti il tenore di vita. Ma viaggiando ti rendi conto che tutto il mondo è paese. La corruzione è alla base della società moderna, ma lo è sempre stato sin dall’antichità. Vale per l’Italia come per l’Indonesia, esiste alle Hawaii come in Costa Rica o in Spagna. Il denaro implica l’avarizia e l’avarizia porta ad oscurare la mente umana. L’illuminazione va ricercata in altri luoghi. Dov’è più alto il tenore di vita quindi? Probabilmente dove ci si preoccupa meno del denaro e ci si preoccupa meno del denaro quando si hanno meno esempi di differenze di casta. Nei luoghi isolati dal mondo la gente è felice con nulla. I bambini non hanno bisogno del dischetto nuovo della PSP3, ma sono più che contenti giocando per strada con una serie di sassolini o con le pozzanghere. Il problema è che l’avvento della società occidentale porta enormi vantaggi, ma nel contempo porta anche il desiderio di avere sempre di più e tale desiderio abbassa il tenore di vita personale. Senza filosofeggiare tanto, io ho scelto la Spagna come mia dimora, poiché la vita viene affrontata con più serenità rispetto all’Italia. Alla macchina da 100 mila euro lo spagnolo preferisce una serie illimitata di serate con gli amici in allegria. Al Rolex preferisce una barchetta a vela, alla borsa griffata le ragazze preferiscono una cena in più con le amiche.
Tornando al tuo progetto, c’è stato qualcuno che ti ha aiutato a realizzarlo?
Durante i primi anni, finanziariamente mi hanno aiutato i miei genitori. Essendo un progetto un po’ “strampalato” sarebbe stato inutile proporlo alle banche e se non ci si aiuta in famiglia… Ovviamente a fine anno ho sempre restituito ogni centesimo, poiché odio avere debiti. Ma il vero aiuto è sempre arrivato dall’incredibile staff di amici che mi ha sempre affiancato nelle iniziative. E da qualche anno dallo splendido team di atleti che abbiamo formato. Atleti scelti oltre per la bravura (abbiamo i più forti italiani e qualche straniero) anche per il loro charme e per la loro simpatia.
Da un punto di vista puramente burocratico, è stato difficile avviare la tua attività?
Fortunatamente ho scelto sempre buoni commercialisti ai quali ho delegato tutte le pratiche.
Per i primi anni abbiamo gestito l’attività in Italia, poi ci siamo spostati in Spagna, più che altro perché è lì che passiamo la maggior parte dell’anno. Quello che vorrei sottolineare è che l’attività è parecchio complessa. In molti vengono in vacanza una settimana e tornano in Italia con l’idea di fuggire all’estero ed aprire qualcosa di simile se non di uguale. Nell’arco di 12 anni ci hanno provato in molti e la vita media della loro attività è stata di due anni. Il mio consiglio è questo: se è il desiderio di cambiamento e di fuga all’estero a corrompervi, partite ed andate a fare quello che siete capaci di fare. Improvvisare porta alla rovina. Se da consulente aziendale lavoravo dalle 9 am alle 1 am, ora può non sembrare possibile, ma lavoro molto di più. Questo per far capire che, più che la parte burocratica, è tutto il resto che è estremamente complesso.
Data la mole di lavoro, come riesci a gestire tutto? Ti avvali dell’aiuto di qualcuno?
Fortunatamente sì. Innanzitutto ho avuto la fortuna di incontrare 5 anni fa (quasi 6) una splendida ragazza conosciuta per caso in Marocco e che attualmente è la Signora Villetti (nostro cognome). Lei mi aiuta nell’aspetto amministrativo (ormai non saprei più scrivere neanche una fattura senza di lei) e nella gestione delle surf-house. Il tocco femminile è fondamentale quando si ha a che fare con degli ospiti. Poi come anticipato, abbiamo uno splendido staff di ragazzi sempre pronti a darci una mano, sia a livello comunicativo che a livello manuale. Solo grazie a loro siamo in grado di crescere costantemente e la cosa meravigliosa è che siamo riusciti a creare una vera e propria famiglia. Tra noi vige una vera e propria armonia.
Al giorno d’oggi è difficile riuscire a coniugare passione e lavoro. Come ci sei riuscito? Al principio, quando hai abbandonato il tuo lavoro di consulente, quali erano i tuoi dubbi?
La premessa è che al giorno d’oggi è difficile persino lavorare! “Volere è potere” è sempre stato il mio motto, sin dall’epoca degli esami universitari che precedevano sempre il giorno in cui dovevo andare sulla neve. Mi ricordo l’ira di mio padre che non voleva che andassi, ma io, convinto del fatto che solo se si è felici dentro si riesce a dare il massimo, mi sono sempre opposto e sono sempre andato. Studiando il doppio i giorni precedenti. Ringrazio i miei genitori per la pazienza che hanno avuto con me nell’allevarmi (non ho volutamente utilizzato il verbo educarmi). L’abbandono della consulenza aziendale in realtà non è stato così netto come descritto fino ad ora. In concomitanza con l’apertura di SURFtoLIVE, insieme ad altri due soci, che stimo tuttora nonostante li abbia persi un po’ di vista, avevo aperto una piccola società di consulenza che voleva riproporsi sul mercato delle lotterie online. Fu un fallimento che mi permise di considerare il cambiamento non un vero e proprio salto nel vuoto. Quali erano i dubbi? Quanto tempo dureranno i soldi messi da parte in questi anni? (Messi da parte poiché non avevo un istante per spenderli, non per scelte personali). Lo stress raggiunto però era talmente elevato che le spinte ad agire per conservare la mia sanità mentale erano forti. E gli astri erano allineati per permettermi di fare ciò che volevo: applicare il know-how informatico accumulato negli anni di studio e di lavoro per il mio progetto surfistico. Ringrazio il fato, gli astri e perché no anche il Signore (che in questo caso non è mio padre. Inserisco anche lui e mia madre nei ringraziamenti, perché anche se inizialmente erano contrari, mi hanno sempre appoggiato) di avermi dato il coraggio di partire da solo con questa esperienza.
Ci sono stati dei momenti in cui hai pensato: “Ma chi me l’ha fatto fare!”?
Mi succede genericamente dopo 5 giorni che sto 24 ore su 24 (quindi dopo le 120 ore se la matematica continua a non essere un’opinione) con un gruppo nel quale spicca un elemento poco simpatico o pesante. Ciò che non piace a me di alcuni italiani (simili agli spagnoli e ai francesi in questa caratteristica) è il loro tentativo di stare male sempre. Di portarsi anche in vacanza lo stress, i pensieri negativi, il malessere. Se si parte con la premessa di non volersi divertire, ahimé spesso ci si riesce, nonostante i nostri tentativi di rendere il tutto piacevole e perfetto. Identifico fra l’altro all’interno delle varie nazioni addirittura le città che creano tali mostri (nel caso italiano mi riferisco a Milano). Fortunatamente parliamo di un caso su 10 mila. Neppure su mille, quindi la domanda: “Ma chi me l’ha fatto fare” non sovviene spesso. Aggiungo fortunatamente.
Tornando al tuo lavoro, come si svolge una tua “giornata tipo”?
Fortunatamente la giornata tipo non esiste. E’ ciò che rende attraente il tutto. Di costante c’è solo il fatto che appena ho un secondo di tempo mi collego ad una rete e lavoro. E con le reti ed i computer ho un rapporto di amore ed odio. Una sorta di doppia personalità mi colpisce appena premo il tasto power. Un secondo adoro il rumore dei tasti e lo paragono ad una sinfonia in si bemolle, il secondo successivo mi sembrano rumori abominevoli provenienti da un cantiere che ti sveglia alle 6 del mattino. Altra costante è la possibilità di praticare quotidianamente gli sport che più adoro (ultimamente mi limito al surf da onda per mancanza di tempo). Prego i lettori di non mandarmi gli accidenti…
Se ti chiedessi: “Cos’è per te la felicità”, quale sarebbe la tua risposta?
Svegliarmi al fianco della mia amata (divenuta da poco mia moglie), andare in sala per controllare le condizioni del mare, respirare l’odore della salsedine, sapere di essere attorniato da persone meravigliose e di avere una famiglia incredibile con la quale, nonostante la lontananza fisica, sono costantemente in contatto (ringrazio l’ideatore di Skype), avere sempre un obiettivo da raggiungere e un viaggio da dover fare.
Ed il fatto di aver trasformato il motto aziendale SURF to LIVE in una vera e propria realtà.
Un ringraziamento particolare agli sponsor: QUIKSILVER, PROLIMIT, HOT SAILS
MAUI, TWINS BROS, SURFBOARDS.
A cura di Nicole Cascione