Modernismo…non solo Gaudí

 

 

 

Quando si pensa al modernismo di Barcellona, il primo nome che viene in mente è quello di Gaudí. Ed è normale! Non nascono tutti i giorni geni che sfornano una “Sagrada Família”!  A torto, però, s’identifica questo movimento architettonico e decorativo dell’inizio del ‘900 soltanto con l’architetto di Reus, che ha lasciato incompiuta (ma con molti bozzetti) la sua opera magna.

 

Basta farsi un giretto lungo le arterie di alcuni quartieri tipici della città per rendersi conto di come quest’importante movimento – che esplodeva in tutta la sua creatività e innovazione in Catalogna tra la fine del ‘800 e l’inizio del ‘900 – abbia segnato i connotati di Barcellona.

 

Dunque, oltre a Sagrada Família, Casa Battló e Pedrera, esistono a Barcellona migliaia di edifici e negozi ideati secondo lo stile gaudiano da architetti che subivano l’influenza di questo nuovo modo di pensare l’architettura urbana.

 

E allora, una volta fatte le visite di rito, chi vive qui si rende conto che innumerevoli furono gli architetti che aderirono a questa nuova scuola di pensiero e che questi non hanno quasi mai varcato la frontiera dei Pirenei, forse anche perché schiacciati dalla fama del maestro.

 

 

Per gli amanti di questo stile divertente, che mescola elementi della natura e geometrici utilizzando vetrate a mosaico e molti arzigogoli in ferro battuto tra il decorativo e lo strutturale, un quartiere da visitare assolutamente è Gràcia. Essendo molto bohémien, carico di botigas (dove si mangiano tapas tipiche e si beve vino, birra o vermut), questo quartiere fa la delizia di chi passeggia o lo percorre in bicicletta, alzando ogni tanto la testa in su. I portoni decoratissimi, i panciuti balconi che spuntano con un sorriso sornione, inanellati di foglie, boccioli, fiori, statue di puti e conchiglie, le facciate “in fiore” sono, a dir poco, deliziosi e, comunque sia, rendono la giornata più allegra. L’Eixample è un altro di quei quartiere ricco di esempi, essendo più o meno stato completato alla stessa epoca in cui furoreggiavano gli architetti modernisti.

 

C’è poi tutta una serie di palazzi d’uso corrente, e negozi che vale la pena andare a vedere e soltanto per la bellezza della costruzione e la raffinatezza del dettaglio decorativo. Del resto, una delle caratteristiche del modernismo catalano fu proprio quello della totale integrazione in tutte le sfere della vita quotidiana. Per questo nella “Ciudad Condal” (città del conte), sono rimasti intatti molti di questi caffè, bar, palazzi frequentati dai cittadini già un secolo fa.

 

El Umbracle si trova lungo il Passeig de Picasso ed è uno dei pochi edifici costruiti da esimi architetti per l’esposizione universale del 1883 – che segnò la bonifica di tutta la zona del Parc de la Ciutadella – attualmente ancora in piedi. Il padre dell’opera è Josep Fontserè. Si tratta di una serra costruita in mattoni, legno e cemento … lì per lì sembra una cosa da nulla, ma basta entrare, sedere in una delle panchine e mettersi al riparo dai rumori del parco, che il viaggio indietro nel tempo avviene in un batter d’occhio. L’oggetto consigliato: un bel libro da leggersi, soprattutto quando fa caldo, immersi nel fogliame delle piante tropicali che prosperano al suo interno. (Passeig de Picasso, 13. Parc de la Ciutadella).

 

 

 

Offrirsi un tuffo nel XIXº secolo mentre si beve una birra, si gusta una tapa o si sorseggia il caffè, si può fare alla Confitería. Fino al 1980 era una pasticceria, ma fu trasformata in bar-caffè mantenendo intatta la struttura esterna e interna. Edificata nel 1902, la facciata del locale ha tre vetrine in ferro e legno e dei putti dall’aria novecentesca introducono nel bar. All’interno, è tutta un’esplosione di legno, specchi e decorazioni piuttosto geometriche. Il bancone è originale, così come la vecchia cassa che è diventato oggi oggetto decorativo. L’atmosfera è decisamente intimista. Fu senz’altro per questo che Woody Allen scelse il bar per girare una scena del suo film “Vicky Cristina Barcelona”. L’oggetto consigliato: Un Gin Tonic tra le mani … il cocktail più in voga a Barcellona negli ultimi tempi, ma affrettatevi … sapete come passano in fretta le mode! (Carrer de Sant Pau, 128).

 

Sembra un grande binario verticale di una stazione in un tempo che fu, la costruzione che ha dato l’ossatura del mercato coperto di Hostafrancs. Ed è già centenario! Tutto in ferro, il mercato fu concepito dall’architetto Antoni Rovira i Trías e vide la luce nel 1888. L’edificio è integrato in uno dei barrios (o barri in catalano) più popolari di Barcellona: Sants. L’oggetto consigliato: un libro di cucina da comprare in una bancarella e poi acquistare tutti gli ingredienti e i prodotti freschi per fare uno dei tipici piatti di Pepe Carvalho, anche se il suo mercato preferito era un altro. Vale anche il contrario: prodotti prima e libro dopo! (Creu Coberta, 93).

 

Se il mal di testa coglie all’improvviso sulla Rambla de Catalunya, sorella altrettanto commerciale ma forse meno nota di quella più famosa e brulicante di turisti, è l’occasione giusta per entrare a comprare un’aspirina in quella che tutto sembra fuor che un’asettica farmacia: Farmacia Bolòs. L’insegna è famosissima e anche la parte superiore della porta principale: un mosaico dell’epoca raffigurante un aranceto carico di frutti. Il modernismo, all’interno, s’esprime anche nei barattoli originali che contengono i medicinali. L’architetto che non ha lasciato nulla al caso è Joseph Domenech i Estapà, mentre la decorazione fu affidata a Antoni Falguera i Sivilla. L’oggetto consigliato: una scatola di aspirine (giusto per avere la scusa per entrare ad ammirare) e fate attenzione che anche quelle non siano d’epoca! (Rambla de Catalunya, 77).

 

 

 

Che cosa significa stare accanto a una star indiscussa e, nonostante la singolarità e bellezza, passare quasi inosservata, lo sa bene Casa Amattler che vive decisamente all’ombra (e accanto) a Casa Battló (di Gaudí). La Casa, opera di Puig i Cadafalch (terzo grande nome, dopo Gaudí e Domènech, della costellazione modernista), restò chiusa per lavori per lungo tempo. Oggi, è stata riaperta al pubblico. Vale veramente la pena soffermarsi ad ammirare la facciata con le sue sculture: c’è un che di nordico in questa bella casa che mescola elementi gotici e modernisti. L’oggetto consigliato: un pezzetto di cioccolato da sboconcellare mentre si visita la casa, che in tal modo rivivrà le sue origini. Fu fatta costruire tra il 1898 e il 1900 su incarico dell’industriale del cioccolato Josep Amattler (da cui il nome della magnifica casa). (Passeig de Gràcia, 41).

 

Le banche del latte esistevano già all’epoca, e sì, niente di nuovo! Dunque agli inizi del ‘900 le madri che avevano latte in abbondanza potevano venire in quest’edificio e dare il loro latte in cambio di una piccola somma in denaro. È la Casa de la Lactancia. Oggi casa di riposo per gli anziani, l’edificio fu realizzato tra il 1908 e il 1913, in particolar modo da Pere Falcara anche se il progetto originale e di Antoni Helecho. La facciata azzurra è riccamente decorata con tutti gli elementi tipici del modernismo: lettere in ceramica, motivi geometrici e floreali, sculture. La scultura che più salta all’occhio è nel capitello principale: una matrona che dona un biberon a un bebè. Questa era anche la maternità del quartiere. Quella che è oggi la sala da pranzo era la sala parto e si dice che molte donne sceglievano quest’ospedale per partorire perché veniva loro somministrata una sostanza che riduceva i dolori del parto: epidurale ante litteram? L’oggetto consigliato: un articolo da regalo per un bebè appena nato. Da quelle parti c’è un famoso negozio per mamme e bambini che si chiama “El Palacio del Bebe”… appunto.

 

 

È un commestibile che è sopravvissuto all’arrivo delle grandi catene alimentari – come tanti a Barcellona – ed è centenario. Queviures Mùrria ha delle vetrine strepitose, originali dell’epoca, le cui vetrate riproducono opere d’autore, come il famoso poster Anís del Mono di Ramon Casas. Il segreto della sua resistenza negli anni che vi racconta il baffuto e simpatico proprietario? “Viaggiare e importare prodotti strani, inediti che non esistono nei grandi magazzini” … la presentazione e il contesto fanno il resto. L’oggetto consigliato: la marmellata fatta con i fiori d’ibisco importata dall’Australia, da comprare nel negozio per accompagnare uno dei deliziosi formaggi che vi propone il baffuto: arrivano da tutto il mondo, Italia inclusa! (Roger de Llúria, 85).

 

Paola Grieco

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