Luca, da sette anni vivo a Taiwan

 

Luca è un geologo che lavora sulle piattaforme petrolifere: “Il mio lavoro si svolge in periodi di 3-4 settimane, in cui si lavora 12 ore al giorno, sabato e domenica compresi. I periodi di lavoro sono seguiti da periodi, in genere uguali, di riposo a casa, nel mio caso a Taiwan. Quindi, circa ogni mese, prendo un volo da Taiwan per un altro Paese”. Un lavoro che allontana decisamente la noia della routine, ma anche il piacere del riposo a casa. Dopo essere stato un anno e mezzo in Australia, Luca vive a Taiwan da 7 anni. Sposato con una donna taiwanese, nei momenti di relax gestisce il sito www.guida-taiwan.com , dove è possibile trovare tutte le informazioni necessarie per un trasferimento a Taiwan.

 

Luca, in cosa consiste esattamente il tuo lavoro?

 

Sono un geologo, lavoro sulle piattaforme petrolifere durante le fasi di perforazione. Più in dettaglio, mi occupo di prevedere e controllare possibili pressioni anomale durante la perforazione, che possono compromettere la sicurezza del pozzo e dell’impianto. Il mio lavoro si svolge in periodi di 3-4 settimane, in cui si lavora 12 ore al giorno, sabato e domenica compresi. I periodi di lavoro sono seguiti da periodi, in genere uguali, di riposo a casa, nel mio caso a Taiwan. Quindi, circa ogni mese, prendo un volo da Taiwan per un altro paese. Arrivato lì, raggiungo la piattaforma, spesso in elicottero, per iniziare il mio turno di lavoro. Dopo un mese, faccio il percorso inverso. Ho lavorato in posti come l’Australia, l’Azerbaijan, la Malesia, la Tanzania ed altri. Non ho mai lavorato a Taiwan, ma spero che possa capitare in futuro. Dopo tanti anni (ne ho 51) ormai odio i lunghi voli. Per quanto riguarda il percorso professionale, ho una laurea in Geologia. Dopo la laurea, ho mandato le mie brave letterine a diverse ditte, in diversi settori della geologia. La prima che rispose positivamente fu una delle società internazionali che appunto si occupano di servizi alle società petrolifere. E da lì è iniziato tutto.

 

Mi hai detto di aver girato molto per lavoro, di essere stato in diversi Paesi. Quali tra questi ti ha colpito e consiglieresti per un espatrio?

 

Ho lavorato in Australia per un anno e mezzo. Quello è un posto che consiglio sicuramente. Ci sono sempre un sacco di offerte di lavoro, anche non qualificato. E comunque preferiscono far entrare gli europei (gli italiani sono molto conosciuti ed apprezzati). E’ sicuramente un posto dove un italiano può trovare lavoro ed integrarsi molto più facilmente.

 

Come si svolge una tua giornata lavorativa?

 

Quando si perfora sono abbastanza impegnato. Ho un computer portatile con cui ricevo in tempo reale dei dati da certi sensori, che sono collocati alla batteria di perforazione al fondo, magari a 6.000 metri di profondità, che mi aiutano a capire la situazione. Regolarmente vado ad osservare i campioni di roccia che vengono man mano estratti dal pozzo e che danno altre indicazioni. Inoltre analizzo i dati del gas, che vengono raccolti da altri miei colleghi. Riporto la situazione al rappresentante della compagnia di petrolifera (chiamato “company man”). Una o due volte al giorno, mando un rapporto scritto con grafici e foto. Le dodici ore del mio turno passano in fretta. Poi, quando finisce il turno si va a mangiare, si guarda un film o si legge un libro. Per fortuna più e più piattaforme hanno un collegamento ad internet anche per il personale a riposo. Poi si va a dormire. Qualche volta, per fortuna non spesso, può capitare che il mio collega (che è “junior”, cioè meno esperto) mi svegli per qualche problema.

Quali sono gli aspetti positivi e negativi di un lavoro come il tuo?

 

L’aspetto positivo è che puoi vivere in ogni parte del mondo, così come in effetti è capitato a me. Non sei legato ad un luogo o alla routine del pendolare. Inoltre, man mano che si accumula esperienza, diventa un lavoro abbastanza sicuro. E questo, coi tempi che corrono, non è male. Un aspetto negativo sono le condizioni di vita. Anche se certi documentari dipingono le piattaforme come alberghi a 5 stelle, in realtà questo è vero solo per certi posti, come il Mare del Nord. Un altro aspetto negativo è la lontananza da casa e dagli affetti.

 

Ti è mai capitato di vivere situazioni di pericolo sul lavoro?

 

Per fortuna mai. Una sola volta mi è capitato di essere svegliato ed andare al punto di raccolta per un’emergenza reale. Ma si trattava di un principio di incendio … al reparto lavanderia (sembra che capiti relativamente di frequente). Comunque con il mio lavoro attuale sono sempre su pozzi problematici (come quello dell’incidente del Golfo del Messico) quindi i rischi sono aumentati, purtroppo.

 

Hai affermato di risiedere a Taiwan, come mai hai scelto di vivere in Asia?

 

Perché mia moglie è taiwanese. Ci siamo sposati 7 anni fa. Lei insegna all’università, è un lavoro che le piace e che non vorrebbe abbandonare per nessuna ragione al mondo. Inoltre, con i tempi che corrono, due lavori sono meglio di uno. Quindi la scelta non è stata difficile. Con il mio lavoro è facile trasferirsi. Al mio datore di lavoro non interessa se vivo in Italia o a Taiwan, tanto un viaggio di andata e ritorno per qualche parte diversa del mondo, deve sempre pagarlo.

 

Cosa puoi raccontarci di Taiwan?

 

Taiwan (che molti italiani confondono con la Thailandia) è un paese-isola dell’Estremo Oriente, situata tra Cina, Giappone e le Filippine. Taiwan, vista sulla carta geografica vicino alla Cina, sembra molto piccola. Ma non è così, è grande come il Piemonte, la Valle d’Aosta e la Liguria messe assieme. Il clima è subtropicale. Abbiamo banane, papaie, ananas e tutto il ben di Dio tropicale. Ma, come a Cuba, il clima non è uniforme tutto l’anno e la stagione invernale è fresca (anche se più calda che in Sicilia, per esempio). Taiwan ha più abitanti dell’Australia. La stragrande maggioranza della gente è di origine cinese e la lingua ufficiale è il cinese mandarino. Taiwan ha un rapporto molto complicato con la Cina, su cui non mi dilungo. Comunque, a differenza della Cina, è una nazione democratica, con uno stato di diritto funzionante e un sistema sanitario invidiabile. La libertà e la facilità con cui si può aprire un’attività sono, agli occhi di un italiano, semplicemente stupefacenti. La qualità della vita è una cosa difficile da comparare con l’Italia. I numeri non sono sempre tutto. E l’Estremo Oriente è un posto molto molto diverso dall’Europa. Questi sono Paesi che hanno successo, secondo i sistemi di misura che comunemente usiamo oggi. Quindi parlo di ricchezza, ma anche di coesione sociale, di condizioni di salute, di modernità. Ma sono anche Paesi con culture molto differenti dalla nostra, con i loro valori ed anche, ai nostri occhi, disvalori. Per esempio il senso della bellezza urbana come noi lo intendiamo, quasi non esiste. Le città sono spesso orribili ai nostri occhi. E più sono piccole e peggio sono. Non perché i Taiwanesi siano poveri e non possano permettersi un arredo urbano decente, ma perché hanno sempre avuto altre priorità. E cosi via … Il costo della vita è sostanzialmente minore che in Italia, circa la metà. L’unica eccezione è la casa. Purtroppo Taiwan è nel bel mezzo di una bolla immobiliare proveniente dalla vicina Cina. Da anni i prezzi a Taipei sono proibitivi. Di recente abbiamo notato che anche nella nostra città, Taichung, i prezzi sono ormai sostanzialmente vicini a quelli di una grande città italiana. Gli affitti comunque restano più umani. A Taichung puoi affittare in centro un bell’appartamento di 150 mq per 600 euro. Gli altri costi? Un litro di benzina costa meno di un euro, una cena al ristorante per due, nei posti dove andiamo di solito, costa dai 10 ai 25 euro. Le tasse vanno generalmente dal 6 al 20%. L’IVA è al 5%.

Cosa ti mancherebbe se un giorno o l’altro dovessi trasferirti in un altro Paese?

 

Ci sono molte cose che mi piacciono a Taiwan e che mi mancherebbero se dovessi lasciare l’isola. Una è il cibo che a Taiwan è semplicemente eccezionale. Un’altra è il tè, che sto cominciando ad approfondire da poco. Il tè in Oriente non ha niente a che vedere con i tristi intrugli inglesi che ci propinano in Occidente. In questo momento per esempio sto bevendo un tè che viene dall’estremo sud di Taiwan, da una piantagione a pochi metri dall’Oceano Pacifico. Beh, incredibilmente, questo è un tè che sa veramente di mare e di sole. Il tè a Taiwan è una cosa seria e affascinante. Mi piace anche la natura tropicale. Vaste aree di Taiwan sono veramente belle, montuose e coperte da verdi foreste e praterie di bambù nani. Mi piace la grande gentilezza e cortesia della gente. La passione e la vitalità di molti di loro, la grande volontà di fare qualcosa e di migliorare la propria situazione. Mi piacciono tutte le cose veramente facili e convenienti che si trovano qui. Cose come i negozi aperti 24 ore su 24, un’assistenza sanitaria pubblica efficiente e conveniente (talora veramente eroica, talora un po’ sbrigativa) e molte altre cose. Cose che mi piacciono meno sono, come ho già detto, la bruttezza di molte parti delle città. Purtroppo molti taiwanesi sembra che abbiano veramente un tocco magico nel distruggere un bel paesaggio anche con un solo edificio. Il concetto di edificio che si armonizza con il paesaggio sembra del tutto sconosciuto ai più. Qualche volta mi manca anche una certa dolcezza e sapienza di vita, che in qualche modo resiste anche nell’Italia spaventata di oggi. Non mi piace anche l’eccessiva accettazione che troppi taiwanesi hanno verso i prepotenti. Lo si vede in molte situazioni della vita quotidiana, per esempio sulle strade o in famiglia (dove non accade proprio di rado che uomini viziati vivano alle spalle di mamme e sorelle). Purtroppo è una cosa integrata nella cosiddetta etica confuciana che, oggi come oggi, a Taiwan e anche soprattutto in Cina, rappresenta spesso solo un paravento per i prepotenti.

 

Puoi dirci qualcosa riguardo il visto? E’ facile ottenerlo?

 

Da qualche tempo gli italiani possono entrare a Taiwan senza visto fino a 90 giorni (prima il limite era di 30). Questo è un tempo sufficiente per seguire brevi corsi di cinese o semplicemente per guardarsi intorno o cercare lavoro. I visti sono di due tipi: visitatori (validi due mesi e rinnovabili tre volte, fino a un massimo di sei mesi) o residenti (per periodi superiori). C’è da notare che, salvo casi eccezionali, non si può entrare a Taiwan senza visto e poi richiedere un visto nel Paese. Bisogna necessariamente uscire da Taiwan (magari a Hong Kong). I visti vengono rilasciati per diversi motivi: per lavoro dipendente, per affari, studio, matrimonio. Un visto per motivi di lavoro ovviamente presuppone una società taiwanese che voglia assumerti e che prepari i documenti di supporto. Ci sono alcune interessanti possibilità. Una delle quali è frequentare un corso universitario. Taiwan offre diverse facilitazioni agli studenti stranieri. Per esempio è relativamente facile (in base ai voti) accedere a borse di studio di 500-600 euro al mese (che a Taiwan non è proprio male). Il pacchetto comprende anche 6 ore gratuite alla settimana di lezioni di cinese. Inoltre, dopo un anno (mi sembra) è legale fare un lavoro part-time. Le altre possibilità sono legate al lavoro in proprio. Per esempio depositando 500.000 dollari di Taiwan (circa 12.500 euro) si può aprire una società a responsabilità limitata, anche a socio unico. In questo modo si può ottenere un visto. Un mio amico ha fatto così.

 

Ci sono possibilità di lavoro per un italiano che intende trasferirsi lì?

 

A scanso di equivoci, ripeto ancora che io non lavoro a Taiwan, quindi le mie sono impressioni o informazioni che vengono da altre persone. Gli italiani residenti a Taiwan erano circa 170 un paio di anni fa. Non credo che oggi il numero sia cambiato molto. Come vedi, è un numero molto basso. Ci sono persone che hanno un’attività, come import-export, procacciatori d’affari, ristoratori … ci sono anche persone temporaneamente residenti qui, che seguono commesse e così via. Conosco alcuni che insegnano italiano, ma la domanda è sicuramente molto bassa. Non so quanti, ma sicuramente un buon numero dei residenti italiani è qui perché ha il coniuge (generalmente la moglie) taiwanese.

 

Quali sono le professionalità che consentono maggiori possibilità?

 

A Taiwan ci sono diversi tipi di immigrati. Ci sono quelli che fanno i lavori più umili. Vengono dai Paesi del SE asiatico (Vietnam, Thailandia, Filippine ..), lavorano nelle fabbriche, nei cantieri edili, come badanti. In genere guadagnano 500-600 euro al mese. Poi ci sono gli insegnanti di inglese. Sono ragazzi anglosassoni (canadesi, americani, inglesi), insegnano inglese soprattutto nei “buxiban”, i doposcuola a cui sono condannati gli scolari di Taiwan (che tornano a casa molto tardi). Una volta era un mestiere molto remunerativo, oggi un po’ meno. Molti rimangono solo pochi anni, con stipendi di 1.400-2.000 euro al mese (ma devi insegnare molte ore e integrare con lezioni private). Certi si sposano, aprono una scuola di lingue e si fermano. Alcuni rimangono troppo a lungo a causa della bella vita che fanno: l’attrazione reciproca tra occidentali e ragazze taiwanesi non ha mai conosciuto crisi… e poi improvvisamente è troppo tardi per tornare. Poi, in numero più limitato, ci sono professionisti ed imprenditori: ingegneri elettronici (nei parchi scientifici di Hsinchu e Taichung), procacciatori d’affari, titolari di ditte di import-export, insegnanti universitari, ecc.. Credo che in molti casi la carta migliore per gli italiani sia sempre quella di sfruttare le risorse in cui eccelliamo: la nostra cucina, i nostri prodotti alimentari, i nostri articoli di lusso. A Taiwan ci sono veramente molti soldi. Non trascurerei comunque anche il percorso inverso. Man mano che i nostri Paesi scivolano in un irreversibile declino (e l’Asia cresce), sicuramente saremo noi a copiare e ad imitare alcuni degli stili di vita di qui. Ma ci vorrà molto più tempo. Per esempio non mi stupirei affatto se tra 50 o 100 anni, le case da tè diventassero un luogo di ritrovo diffuso in Italia.

 

Per quanto riguarda il processo di integrazione, ritieni sia molto complesso o piuttosto semplice?

 

E’ certo più difficile integrarsi qui che in un Paese europeo o con una forte componente europea come l’Australia. Comunque la cultura cinese (e quindi anche taiwanese) è tradizionalmente accogliente. Se tu parli cinese e condividi il modo cinese di relazionarsi con il prossimo, sei accettato come cinese, indipendentemente dal tuo aspetto fisico. In Giappone invece puoi anche parlare il migliore giapponese e conoscerne a menadito tutti gli aspetti culturali, sarai sempre uno straniero. O almeno è quello che si dice. Molti italiani qui hanno il coniuge locale e quindi una famiglia di adozione: suoceri, cognati, ecc.. Questo può aiutare tantissimo, ma anche causare diverse frizioni … per esempio, i genitori taiwanesi non hanno nessun problema a mettere ripetutamente il naso in faccende che da noi sono considerate assolutamente private. Non parlo di mia suocera, lei comunque vive in un altra città.

Come sono considerati gli italiani in Taiwan?

 

Quando dico che sono italiano, una buona parte di taiwanesi risponde: “Ah, l’Italia, sono stato lì qualche anno fa …” (generalmente in viaggi organizzati, tipo 10 giorni per visitare le capitali europee). E dopo qualche secondo sospirano e aggiungono: “Mi hanno rubato la borsa (o la macchina fotografica o il portafoglio ..)”. Questo è il ricordo che molti hanno dell’Italia. Diciamo che per la maggior parte dei taiwanesi, gli italiani sono abbastanza irrilevanti, sia nel bene che nel male.

 

Qual è il modo della popolazione locale di relazionarsi con il prossimo?

 

I taiwanesi sono riservati. Non rivolgono facilmente la parola agli estranei. Questa riservatezza raggiunge talora livelli abbastanza buffi nelle grandi città e tra le persone più giovani (la cosiddetta “strawberry generation”, viziata e lobotomizzata dai videogiochi). I taiwanesi in genere odiano attirare l’attenzione su se stessi, anche quando invece servirebbe (come per esempio nel traffico). Detto questo, i taiwanesi sono senza dubbio il popolo più cordiale e più aperto agli stranieri in Estremo Oriente. Molto più dei giapponesi, dei coreani e dei cinesi.

 

In un eventuale trasferimento, quali pensi siano gli aspetti che più possono mettere in difficoltà?

 

Sicuramente la lingua. A differenza di Singapore o Hong Kong, la lingua inglese è poco diffusa. La situazione sta cambiando e di recente ho trovato molti più taiwanesi che parlano inglese, anche in posti insospettabili. Comunque il cinese è praticamente obbligatorio in molte situazioni della vita quotidiana. Inoltre, sempre a differenza di Singapore e Hong Kong, Taiwan non pare molto interessata ad attirare stranieri che non siano cinesi. Per esempio, il sistema bancario e creditizio è abbastanza arcaico e isolato dal resto del mondo. Se non hai un garante locale, è praticamente impossibile ottenere una carta di credito, anche con un credit record immacolato.

 

Cosa consigli a chi vuole trasferirsi in Taiwan, ma non sa da dove iniziare per cercare le informazioni giuste e necessarie?

Una risorsa fondamentale sono i forums per expats (in inglese), di cui il migliore è Forumosa (www. forumosa.com). Si possono chiedere un sacco di informazioni. Quando mi sono sposato, ho trovato tutte le informazioni necessarie per la procedura e i documenti, per esempio. Personalmente curo due siti su Taiwan, uno in italiano (www.guida-taiwan.com) ed uno in inglese (www.taiwan-travel-experience.com), ovviamente su scala più ridotta.

 

Se ti chiedessi dove ti vedi in un prossimo futuro, quale sarebbe la tua risposta?

 

In un prossimo futuro mi vedo a Taiwan, in un primo momento a studiare seriamente cinese poi si vedrà, ci stiamo pensando. Mi sono stancato di viaggiare e vorrei trovare qualcosa sul posto. Ma la crisi sta arrivando anche qui ovviamente. Tutto dipende da quello che succederà nei prossimi anni.

 

Indirizzo email ufficiale è lu**@gu**********.com

Il link del mio sito è www.guida-taiwan.com

 

 

A cura di Nicole Cascione