Testimonianze di chi ha cambiato vita: la storia di Gennaro, ex manager Nokia, e le sue biciclette retrò indiane

 

Gennaro, presentati ai lettori di Voglio Vivere Così

 

Mi chiamo Gennaro, ho 43 anni, sono pugliese d’origine ma vivo da tredici anni a Roma, e ho lavorato in Nokia come manager per quasi dieci anni ma, cinque anni fa ho dato una svolta alla mia vita e, grazie soprattutto ai viaggi e ad alcune permanenze all’estero, in Sud Est Asiatico, a Singapore, in Sud America e in Finlandia, sono entrato in contatto con culture e persone diverse che mi hanno permesso di aprire la mia mente al punto tale che, dopo diverso tempo, ho realizzato che volevo cambiare radicalmente vita. Un cambiamento che è infatti arrivato e che tuttora mi permette di dedicarmi a quello che mi piace e mi dà soddisfazione, ossia un progetto low cost di vendita ed importazione in Italia di biciclette retrò ma prodotte in India, Retro Ciclette, e l’Ayurveda.

 

 

Come è avvenuto questo cambiamento?

 

C’è stato un particolare evento che ha, in un certo senso, favorito il mio cambiamento. L’azienda per cui lavoravo, Nokia, cinque anni fa, stava subendo una sorta di ristrutturazione che avrebbe portato ad alcuni cambiamenti, quindi ho deciso di cogliere la palla al balzo e mi sono offerto come volontario perché il mio lavoro venisse assegnato a qualcun altro e ho dato così le mie dimissioni. Nel frattempo, anche prima di lasciare il lavoro, avevo iniziato a studiare l’Ayurveda, una disciplina indiana che avevo conosciuto, per l’appunto, in India, e così il mio interesse e passione per l’Ayurveda, nata nel 2008 grazie ad un corso di massaggio Ayurvedico che avevo frequentato, è stata un po’ la scusa per dare le mie dimissioni e partire con un progetto che è diventato poi l’idea base che mi ha spinto a compiere il grande passo.

 

Come ti è venuta l’idea per creare Retro Ciclette?

 

Prima di avviare questo progetto, avevo viaggiato e frequentato corsi sull’Ayurveda in India per circa un anno e, una volta tornato in Italia, avevo cercato di applicare tutto quello che avevo imparato ma, evidentemente, non ero abbastanza preparato da sentirmi pronto per poter insegnare i precetti dell’Ayurveda, così ho pensato di tornare una seconda volta in India e, durante il mio secondo anno in India, continuando ad adottare io stesso la bicicletta come mezzo di trasporto ed essendomi innamorato di questa tipologia di bici, ho immaginato e pensato di poterle portare in Italia perché, oltre tutto, ho scoperto che nessun produttore indiano aveva un rivenditore in Italia.

 

Che cosa hai fatto praticamente?

 

Dopo aver localizzato quella che ho pensato potesse essere una nicchia di mercato, ho fatto alcune indagini, ho contattato diverse aziende e, infine, dopo aver trovato l’azienda giusta, ho dato vita a un progetto low cost in cui queste biciclette di fattura indiana e realizzate sul modello delle vecchie biciclette inglesi Raleigh, ossia retrò o “stile vintage”, vengono fornite ai miei acquirenti, in Italia e in Europa, ad un prezzo molto competitivo.

 

È stato facile fare affari con gli indiani?

 

Non del tutto. Per prima cosa perché prendere contatti e creare una piccola rete non è stato intuitivo, inoltre, fare affari con gli indiani è difficile perché non dicono mai di no e quindi questo crea alcune problematiche che portano ad avere moltissima pazienza e controllare sempre due volte ogni minimo dettaglio. In secondo luogo, il primo acquisto che ho fatto è stata una sorta di salto nel buio perché, una volta presi contatti con l’azienda indiana che aveva accettato il mio progetto e che mi era piaciuta, mi è stato chiesto un acquisto minimo di un container, ossia 370 biciclette, oppure niente. Ho così deciso comunque di ordinare un container intero perché, nonostante l’azzardo economico, vedevo la potenzialità delle bici in Italia ma mi sono preso un rischio perché, nel cuore e dentro di me, sentivo che il progetto aveva buone potenzialità e, in effetti, così è stato.

 

Come funziona Retro Ciclette?

 

Io sono sia intermediario, perché fornisco il rivenditore in Italia, e sia punto vendita online. Non ho un negozio fisico, ecco perché il mio è un progetto low cost, ma bensì un sito web e un magazzino. Questa modalità rende il mio business molto snello e senza troppi costi aggiuntivi. Una seconda particolarità è poi che le biciclette vengono fornite montate all’80%, questo significa che l’operazione di montaggio da parte del negoziante può essere evitata e svolta direttamente dall’acquirente che, così facendo, risparmia circa 60 euro di montaggio, e, mettendo direttamente mano al prodotto, non deve più recarsi dal meccanico per le riparazioni e possiede davvero il mezzo. L’assistenza comunque è disponibile, soprattutto a livello di pezzi che, in certi casi, possiedo solo io, ad esempio il manubrio o la sella in pelle con le molle posteriori.

 

 

Una nota positiva dei rapporti di lavoro con gli indiani?

 

Devo sottolineare che i rapporti di lavoro con gli indiani sono, notoriamente, difficili per via della comunicazione (l’inglese indiano non è sempre di facile comprensione e tra indiani stessi a volte si verificano incomprensioni) e del loro modo di pensare. Ad ogni modo, le persone con cui lavoro io tendenzialmente sono affidabili, o meglio, molto più serie dello standard indiano e quindi di questo non mi possono lamentare.

 

Quali sono le cose principali da capire per chi vorrebbe, come te, cambiare vita?

 

Secondo me, si deve sottolineare soprattutto che l’idea che si ha, quella che potenzialmente porta fuori dal contesto in cui si vive, non è per forza “l’idea della vita” ma anche solo il progetto o la volontà che darà lo slancio per cambiare strada e aprirsi a nuove esperienze. L’importante è che ci sia un’idea iniziale per compiere il grande passo e poi, strada facendo, le cose si mettono a posto da sole. Parlando di me, la mia idea è stata l’Ayurveda, volevo diventare terapista e aprire un centro a Roma in collaborazione con il mio maestro di allora – incontrato nel 2008 mentre cercavo un corso di massaggio Ayurvedico e che è stato anche un po’ un modello d’ispirazione – e così, dopo un anno passato ad approfondire la materia e le terapie Ayurvediche, ho dato le dimissioni e sono partito con l’idea di approfondire l’Ayurveda. Questo per dimostrare che ho investito su un progetto anche mentre lavoravo e ho direzionato la mia volontà coltivando con dedizione un hobby pensando che sarebbe, forse, diventato un lavoro. Insomma, l’Ayurveda è stata la mia idea iniziale, cioè che mi ha poi permesso di averne una seconda e totalmente differente: Retro Ciclette.

 

Quali sono le principali problematiche di chi vuole cambiare vita ma non ci riesce?

 

Per come la vedo io, due sono le principali problematiche. La prima, spesso chi vuole cambiare vita non sa bene quello che vuole, sa cosa non vuole ma ancora non ha un sogno o un progetto che lo coinvolga completamente. La seconda, il denaro, o meglio, la fiducia nel fatto che anche senza grandi capitali o una sicurezza economica iniziale si possano comunque cominciare molte cose.

 

Il miglior consiglio per chi vuole cambiare vita?

 

Ne posso dare due. Uno: dedicarsi a un viaggio e farlo da soli. Viaggiare da soli fa capire chi si è e permette di conoscere persone nuove e diverse e, inoltre, entrare in contatto con differenti culture che possono aprire la mente. Due: (ri)scoprire una passione e convogliare tutte o buona parte delle proprie energie verso quella. Moltissimi hanno delle idee ma scoprire una passione significa investirci sopra e imparare a fare quello che ci piace anche e soprattutto in maniera professionale. Solitamente le due cose vanno di pari passo o una diventa poi conseguenza dell’altra e viceversa.

 

 

Mai pensato di trasferirti definitivamente in India?

 

Al momento no, non è tra le mie priorità. Nonostante l’India sia la mia seconda casa e ci torni spesso, non ho comunque intenzione di lasciare Roma o l’Italia perché la mia casa è qui e sento che è dove voglio stare, almeno per ora.

 

Commerci solo in Italia o anche con l’estero?

 

Contratto anche con l’estero e fornisco persino un rivenditore a Londra. Poi, ho alcuni clienti che vivono all’estero, soprattutto italiani, che preferiscono comprare la bicicletta presso di me perché dove vivono, solitamente Germania, Inghilterra e Francia, l’acquisto è più caro.

 

A cosa ti dedichi quindi a tempo pieno?

 

I progetti ai quali mi dedico maggiormente sono due: Retro Ciclette e una piccola casa vacanze, a Trastevere, che ho chiamato Bed & Bike, e presso cui ospito turisti dando a noleggio (gratuitamente) le biciclette. In questo modo, i turisti possono visitare la città e, anche grazie all’aiuto di un amico fotografo, organizzo foto tour che hanno avuto, in tutto questo tempo, un discreto successo perché essere portati in giro da un romano e nei posti meno battuti è un’ottima occasione per scoprire degnamente Roma e, inoltre, dimostro che anche Roma è una città fruibile su due ruote.

 

Pensieri ed idee per il futuro?

 

Per il momento non ho in mente niente di definitivo. Però mi piace molto ascoltare e fare, in un certo senso, da sponsor (non economicamente) alle persone che vorrebbero cambiare vita. Ho molti amici o persone che mi contattano, per via del sito web e delle interviste che precedentemente mi sono state fatte, che vorrebbero un consiglio per dare una svolta allo loro vita. In tutti questi casi mi piace molto sostenerli dando una carica positiva e mettendo a disposizione le mie competenze.

 

 

Qual è il problema più grosso degli italiani?

 

Rispondere a questa domanda non è facile ma, personalmente, trovo che gli italiani debbano coltivare e rivalutare maggiormente l’abitudine a viaggiare e al viaggio. I miei viaggi di lavoro e le mie diverse residenze mi hanno permesso di incontrare persone molto aperte al viaggio o che hanno intrapreso viaggi sabbatici dopo la laurea. Noi italiani, per cultura, appena laureati compiliamo un CV e lo spediamo alle aziende per trovare lavoro perché sennò si ha l’impressione di “scadere come il latte” e, sinceramente, non sono d’accordo con questa attitudine, non del tutto per lo meno. Penso, invece, che si dovrebbe diventare un po’ meno “italianocentrici” e scoprire l’arte del viaggio come modalità di apprendimento, di miglioramento del problem solving e del mettersi in gioco per e uscire dalla famosa confort zone o quotidianità.

 

Come si trovano i soldi per viaggiare se non si ha una grossa disponibilità di fondi?

 

I soldi si trovano sempre e, poi, ci sono tante opportunità per viaggiare con poco. Il Woofing, ad esempio. Oppure, mi è capitato di conoscere viaggiatori che, ad un certo punto della loro vita o del loro viaggio, si recavano in Australia, lavoravano qualche mese, e poi tornavano in India per rimanerci il doppio del tempo. Inoltre, ci sono poi posti come l’Asia dove la componente più cara del viaggio è il volo. I progetti internazionali di volontariato o di alloggio a costo zero in cambio di lavoro sono tantissimi, basta sapersi adattare e un budget minimo per viaggiare si reperisce facilmente.

 

Un massima personale?

 

Se si va nella direzione che ci rende felici, facendo le cose che ci piacciono e dicendo no ai compromessi, le situazioni si allineano e si nota che le nuove possibilità sono davanti a noi e pronte per essere colte.

 

 

http://retrociclette.com/

 

 

Anna Scirè Calabrisotto