Beniamino: il nostro ristorante italiano a Tenerife

 

Andrea, Angel e Giacomo, tre diversi percorsi di vita che ad un certo punto si incrociano per creare un progetto: l’apertura di un ristorante italiano in Spagna, a Puerto de la Cruz. Il desiderio di un’esperienza lavorativa all’estero, una vacanza esplorativa nel gioiello delle isole Canarie e un incontro fortuito, tutte circostanze che hanno permesso la nascita del ristorante “Beniamino”.

Andrea, perché avete scelto il nome “Beniamino” per il vostro ristorante?

 

Beniamino è il nome di mio padre, che vive a Bari, dove sono nato ed ho vissuto per 27 anni. Ho dato questo nome al locale per ringraziarlo di tutto quello che ha fatto e che continua a fare per me; ha creduto nel progetto, ci ha aiutato economicamente e si interessa dell’andamento del locale. Ci aiuta con mille consigli ed è sempre disposto ad ascoltare, senza giudicare. Inoltre, abbiamo deciso di intitolare a lui il locale in quanto ha accettato, senza alcun problema, la mia relazione omosessuale con Giacomo.

 

Gestisci il ristorante insieme ai tuoi due soci Angel e Giacomo, ma come è nata la vostra collaborazione?

 

Io e Giacomo desideravamo aprire un’attività “mangereccia” in Italia. Venuti in vacanza sull’isola, ed essendoci innamorati di quest’ultima e della gente del posto, abbiamo deciso di aprirla qui, insieme ad Angel, che abbiamo conosciuto in occasione della nostra vacanza. Abbiamo istituito l’azienda come “comunidad de bienes” a Febbraio di quest’anno ed abbiamo aperto il ristorante il 5 Marzo.

 

Qual è stato il percorso professionale che vi ha permesso di aprire quest’attività?

 

I percorsi professionali sono stati due: l’esperienza di Giacomo nel settore alberghiero e quella di Angel nella ristorazione, come cameriere. La famiglia di Giacomo gestiva l’hotel Rivamare, a San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Lui, insieme ai suoi fratelli e sorelle, ha fatto un po’ di tutto: dal receptionist al cameriere, fino a diventarne il cuoco. La culinaria è una delle sue passioni: in Italia, per esempio, cercava di non perdersi programmi come “La prova del Cuoco”, “Cucine da incubo” e tutti i programmi del “Gambero Rosso”. Angel, invece ha lavorato, tra l’altro, come cameriere in un ristorante del centro di Madrid.

 

 

Di cosa vi occupavate prima di aprire il vostro locale?

 

Io, laureato in lingue e letterature straniere (inglese, francese e greco moderno), ho lavorato come sondaggista per Rete Ferroviaria Italiana. Angel, laureato in design, ha lavorato come disegnatore, arredatore e progettista di ambienti e come cameriere. Giacomo, ex sacerdote, ha lavorato come educatore in “casa famiglia” e, con la stessa qualifica, in case protette, per malati di mente, provenienti dagli ex OP e, come ho detto prima, come cuoco in hotel.

 

Come siete capitati a Puerto de la Cruz?

 

Io e Giacomo conoscevamo un’amica che viveva qui a Puerto. A Novembre del 2011, l’abbiamo raggiunta, più che altro, per vedere se a Tenerife era possibile trovare qualcosa a livello lavorativo, poichè mi sarebbe piaciuto molto vivere un’esperienza di lavoro all’estero. Così, abbiamo passato una decina di giorni a Puerto, per verificare se c’erano presupposti per un’eventuale occupazione. In questo paese, abbiamo visto un locale disponibile che ci ha particolarmente colpito per la bellezza del locale stesso e per la bellissima vista sull’oceano. Ad essere onesti, non abbiamo girato molto per l’Isola e Puerto era, si può dire, l’unica realtà che avevamo conosciuto meglio. Altri paesi li abbiamo visitati solo da un punto di vista strettamente turistico.

Agli italiani che, come noi, vogliono realizzare qualcosa qui a Tenerife, suggerirei, personalmente, di NON lasciarsi prendere dalla bellezza del posto e dall’apertura mentale del popolo, ma di passare un mese circa, per VERIFICARE se ciò che si vuole fare, sia effettivamente realizzabile.

 

Come siete stati accolti dalla gente del posto?

 

Oserei dire bene. Con la gente del luogo non abbiamo avuto alcun tipo di problema. Sono abituati al fatto che gli stranieri aprano e chiudano locali. Non credo che, uno straniero e un locale in più per loro, faccia differenza.

 

In cosa consiste il vostro menù e qual è il piatto forte?

 

Il nostro menù si basa su piatti esclusivamente italiani e canari, senza commistioni. Trattiamo solo cibo fresco e la maggior parte dei piatti è elaborata al momento. Non utilizziamo, ad esempio, sughi o salse in barattolo, già precotte. La nostra politica è: poche pietanze, ma fresche. Se per “piatto forte”, intendiamo quello che viene cucinato meglio, è la pasta. Ci facciamo consegnare, dai fornitori, una pasta di una marca italiana, tra le più famose in Italia e sconosciuta qui a Tenerife: la “DeCecco”. Trovo che anche il fritto ascolano sia fenomenale: le vere olive all’ascolana di carne o di pesce, come pure i “cremini fritti”, sono davvero una squisitezza.

 

 

 

E’ apprezzata la cucina italiana in Spagna?

 

In parte…..Purtroppo la cucina italiana autentica, quella che, non per vantarci, facciamo noi, è poco apprezzata a causa del fatto che, in molti dei ristoranti italiani presenti nel Paese, i piatti italiani vengono personalizzati (ad esempio, si è soliti aggiungere la panna alla pasta alla carbonara) e nei ristoranti di varie nazionalità, come quelli francesi o tedeschi, si cucinano anche lasagne, cannelloni e spaghetti alla bolognese. Io personalmente, non mi aspetterei di trovare la bolognese in un ristorante gallego, nella stessa maniera in cui non mi aspetterei di trovare gli “involtini primavera” in un ristorante italiano.

 

Qual è il piatto più richiesto?

 

Tra i primi piatti, gli gnocchi gratinati al ragù di papera. Mentre, tra i secondi piatti, la “Tagliata”. Per chi non la conosce, è il controfiletto saltato in padella, accompagnato da insalata, rucola e pomodori ciliegini. Viene richiesto spesso.

 

Che tipologia di clienti si rivolge a voi?

 

Abbiamo clienti di varie nazionalità, come anche clientela locale. Diciamo, quella clientela che gradisce una cucina casereccia e un locale aggraziato, ma senza fronzoli e che ama essere servita con semplicità.

 

Che difficoltà avete incontrato al principio?

 

Solo un po’ di burocrazia e di malintesi, che ci hanno fatto ritardare di un mese l’apertura. Poi, una volta aperto il locale, abbiamo dovuto trovare un modo efficace per farci conoscere. Purtroppo la pubblicità e i volantini servono a poco. È molto più importante il passaparola. Qui la gente è molto “tradizionale” e affezionata ai locali che già frequenta. Un locale come il nostro, un po’ “sui generis” nel menù, al principio trova difficoltà a far presa. Ma noi crediamo che, con un po’ di tempo e pazienza, si possa riuscire.

 

State ottenendo già dei riscontri?

 

Chi viene a pranzo o a cena da noi, spesso e volentieri, ritorna. Molti lasciano mance degne di essere chiamate tali. Purtroppo però, le giornate in cui riusciamo a cavarcela pienamente, sono delle vere e proprie eccezioni, anche perché siamo in piena bassa stagione, nonché in crisi. Speriamo in un miglioramento, specialmente con l’arrivo dell’alta stagione.

 

 

Come si svolge una vostra giornata lavorativa?

 

Alle nove e mezzo del mattino circa, ci avviamo verso il ristorante, dopo esserci procurati la materia prima fresca, per la cucina del giorno. Arrivati al ristorante, ognuno ha i propri compiti da svolgere: chi mette su la piazza, chi pulisce e chi cucina. Alle 10:30 siamo pronti ad accogliere i clienti, con il servizio di bar-caffetteria e, alle 12, apriamo la cucina, sino alle 23 della sera. Si chiude circa alle 23:30. Il tempo di arrivare a casa, una doccia ed una dormita e si ricomincia. La domenica è il nostro turno di chiusura e ne approfittiamo per visitare e conoscere meglio i luoghi dell’isola e i suoi abitanti.

 

Come vi dividete il lavoro?

 

Giacomo si dedica alla cucina. Angel alla sala, io al bar. Tutti, comunque, siamo intercambiabili, a seconda delle occasioni e delle necessità. Inoltre, mi occupo della gestione del sito internet, leggo e invio le e-mail ai clienti e non solo, traduco i menù nelle varie lingue e, se adesso stiamo realizzando questa intervista è grazie a me, che ho inviato una e-mail al vostro sito.

 

Chi è tra voi tre il cuoco?

 

Veramente sono due: Giacomo, per quanto riguarda la cucina italiana e Angel per quella canaria.

 

E ora, per tutti i lettori del sito, vi andrebbe di suggerirci una ricetta particolare?

 

Il cuoco suggerisce “Gnocchi gratinati al ragù bianco di papera”.

Ingredienti: Papera, sedano, cipolla, carota, olio, sale, pepe, peperoncino, vino bianco secco, brandy, arancia.

Soffriggere sedano, cipolla e carota in olio e sale con pepe e peperoncino, aggiungere la papera, tagliata a metà. Sbucciare solo la parte arancione dell’arancia e unire il tutto in pentola. Spremere l’arancia, unire il succo e coprire con il vino. Far cuocere per tre ore circa. Far raffreddare l’anatra e, quindi, disossarla. Tritare la carne e la pelle e rimettere il tutto in pentola con la salsa. Aggiungere il brandy e far tirare. Cuocere gli gnocchi di patate in abbondante acqua salata. Scolarli appena affiorano e condirli con la salsa. Versare il tutto in una teglia di coccio, spolverare di parmigiano e mettere a gratinare in forno. Servire e… buon appetito! Tempo di cottura: 4 ore. Difficoltà: media. 

 

Grazie Andrea, ho già l’acquolina in bocca…. Un saluto ai tuoi soci e un grande in bocca al lupo per il vostro ristorante!

 

in**@re******************.com 

 

A cura di Nicole Cascione

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