Trasferirsi in Canada con tutta la famiglia

 

Siamo a Vancouver, una città che, anche a prima vista, fa capire per quale motivo sia in testa alle classifiche per la qualità della vita. La cornice naturale e paesaggistica che la circonda contribuisce molto a donare a Vancouver un aspetto tanto affascinante quanto tranquillizzante. Siamo in una delle città più cosmopolite al mondo in cui ogni quartiere ha mantenuto una sua identità ben specifica oltre che una bellezza davvero sorprendente. Storicamente Vancouver cominciò ad acquisire un’importanza sempre maggiore grazie anche alla presenza del porto: elemento imprescindibile per la storia della città perché, qui, sbarcavano le centinaia e centinaia di immigrati che tanto hanno dato alla crescita della città. E oggi è, insieme a Calgary, la città canadese con l’economia più vivace.

 

Vancouver, come tutto il Canada, ha un’economia che trova nel sistema fiscale e nella stabilità politica i suoi punti di forza, accompagnati da una notevole importanza data ai settori della ricerca e dell’innovazione. Anche per questo Vancouver sta diventando, sempre più, una meta ambita da molti italiani alla ricerca di opportunità professionali. E da Vancouver ci raccontano la loro storia Elia e Alessia che da sei mesi si sono trasferiti in questo gioiello della British Columbia
 

Parlateci un po’ di voi. Di dove siete e cosa facevate in Italia?

Siamo entrambi di Roma e per molti anni abbiamo avuto un negozio con officina tuning. Molti si staranno domandando cosa sia il tuning; vendevamo accessori sportivi per auto. Per la precisione, io mi occupavo della vendita e mio marito del montaggio, dal momento che lui è un preparatore meccanico: il suo lavoro consisteva nel modificare le macchine sia dal punto di vista meccanico sia estetico.

Come arriva la decisione di trasferirvi a Vancouver?

La decisione è partita esclusivamente da mio marito e io non ero assolutamente d’accordo. Mai avrei pensato di lasciare la mia amata Roma, la famiglia e gli amici. Da quando ci siamo conosciuti, nel 1997, Elia mi ha parlato dell’America e del suo sogno di trasferirsi ricevendo da me sempre e solo un’unica risposta: no. Poi, nell’estate del 2010, ha cominciato a parlarmi del Canada ed io ho continuato con la mia solita risposta. Stavolta però la sua pressione era più forte e faceva leva su punti per me dolenti, e cioè i nostri figli (attualmente di 9 anni e mezzo e cinque): provavo a pensare al loro futuro ma non riuscivo ad immaginare nulla di buono. Così ho cominciato ad ammorbidirmi e a valutare un possibile trasferimento. Per un anno intero, l’unico discorso che mio marito affrontatava era Vancouver. Accendevamo il nostro pc e invece dell’orario italiano c’era quello canadese con annesse temperature. Così, a settembre del 2011, per il suo compleanno, ho preparato una magnifica torta con la bandiera canadese e sopra un cuore tricolore (amo fare le torte in pasta di zucchero) e per regalo un biglietto di andata e ritorno per Vancouver. Non potete immaginare la sua espressione. Gli ho detto di partire. Se fosse tornato con uno sponsor saremmo partiti tutti quanti. Dopo pochissimi giorni di permanenza Elia ha trovato lavoro, ha trovato uno sponsor e soprattutto ha trovato una fantastica famiglia italiana che lo ha sostenuto e aiutato durante il suo soggiorno.

Siete lì da poco tempo, quindi forse è un po’ presto per fare bilanci. Però la vostra testimonianza può essere utile per alcune informazioni pratiche: con che tipo di visto siete in Canada? Dal punto di vista burocratico è stato complicato? Come avete trovato la casa? È complesso aprire un conto bancario in Canada? Insomma tutte quelle cosette pratiche che è tanto utile sapere.

Noi siamo qui da soli sei mesi con un work permit. Prima della scadenza (almeno 6 mesi dopo il nostro arrivo) dovremo fare la richiesta della residenza permanente. Da quel momento, lo so perché mi è stato detto, verranno fatti accertamenti sulla nostra salute e prenderanno inizio molte altre pratiche da cui scaturirà la risposta positiva o negativa per poter restare o meno. In linea di massima, se non hai problemi con la legge o problemi di salute, la residenza non dovrebbe essere negata. Altra cosa molto importante è che nel corso di questo anno che trascorrerà bisogna dimostrare al governo canadese di pagare le tasse e di essere persone valide e seriamente intenzionate a restare. Dal punto di vista burocratico non è stato complicato perché abbiamo affidato tutto ad un avvocato che ha portato avanti la pratica per cinque mesi. In quei mesi ci richiedeva documenti che noi fornivamo dall’Italia. Certo è che prima di farti entrare nel loro paese controllano veramente tutto quello che è controllabile e anche di più. Poco prima della partenza, gli amici che già avevano aiutato mio marito, hanno provveduto a trovarci una casa; così a febbraio, quando siamo arrivati, non abbiamo avuto bisogno di alberghi o b&b. In compenso l’attività di b&b l’ho iniziata io: sì, dopo soli quattro mesi dal mio arrivo ho dato inizio a questa attività. Dopo pochi giorni dal nostro arrivo abbiamo aperto un conto bancario: non è complicato aprirlo ma rimane un semplice conto, e non hai diritto ad avere la carta di credito.Qui le autorità cercano di rendere le cose semplici ma sempre agendo con molta cautela. Ossia, fino a che non sei residente non puoi usufruire di determinate cose, in qualche modo devi sempre dimostrare di voler rimanere in questo Paese

Come funzionano i servizi tipo scuole e ospedali?

Quella della scuola è proprio una bella domanda e mi piacerebbe farvi rispondere da mio figlio: il primo giorno di scuola (lui e` entrato in una quarta elementare) era terrorizzato perché conosceva forse una quindicina di parole di inglese; i suoi occhi erano diventati rotondi e mi guardava come se lo stessi mandando alla ghigliottina. Mi ha chiesto se all’ora di pranzo sarei andata da lui (qui è possibile entrare e uscire dalle scuole senza che nessuno ti dica nulla o andare in giardino con loro durante le pause). Sono uscita e ho pianto tanto pensando a quello che avevo fatto: avevo lasciato il mio cucciolo da solo in una classe dove nessuno parlava la sua lingua. Ero distrutta. Alle dodici sono andata da lui come promesso. Quando sono arrivata, con mia grande sorpresa, mi ha salutato a malapena. Giocava felice con i suoi nuovi amici e mentre correva mi diceva che quella scuola era bellissima. Il perché l’ho scoperto solo dopo: i bambini a scuola giocano, cantano, ballano, recitano, fanno sport e sono sempre all’aria aperta, anche quando piove. I primi giorni continuavo a domandarmi se avessi fatto la cosa giusta, con che tipo di cultura sarebbe cresciuto mio figlio. Ma poi, vedendolo sereno, i miei pensieri sono cambiati. Se tuo figlio è sereno, felice, più rispettoso degli altri e dell’ambiente in cui vive, se può correre su un prato scalzo senza aver paura di pestare qualcosa che non dovrebbe essere li, se è tranquillo nel salutare un adulto anche se non lo conosce senza aver paura di nulla e senza una mamma che dietro gli dice in continuazione: “Non parlare con gli sconosciuti, vai subito in classe, ecc…” allora vuol dire che le cose stanno andando per il verso giusto. Questo è il loro mondo, avrà tempo per studiare; intanto sta imparando a vivere e con la serenità nel cuore i libri un giorno, al momento adatto, li aprirà. Per quanto riguarda gli ospedali, non so rispondere nel migliore dei modi. Per fortuna non ne ho avuto bisogno (in compenso ho avuto bisogno del dentista per la mia piccola e non vi sto a raccontare i costi). Ho parlato con alcune persone proprio di questo argomento e non le ho sentite molto contente. Al nostro arrivo abbiamo richiesto la carta per la sanità, una sorta di tessera sanitaria (è gratuita e la puoi richiedere quando vivi qui con un permesso di lavoro). Questa carta ha un costo di 128 dollari al mese, per una famiglia di 4 persone come la nostra, e ti permette di ricevere cure nel momento del bisogno (escluso il dentista!!!)

Cosa vi aspettate dalla vostra esperienza canadese?

Da questa esperienza ci aspettiamo di migliorare la nostra vita e quella dei nostri figli. In qualsiasi modo vada è un’esperienza che ci farà crescere tutti. E poi, cosa non secondaria, almeno per me, penso alla grande opportunità che i miei figli avranno di imparare un altra lingua.

Vancouver è famosa per essere una delle città con la migliore qualità della vita al mondo. Avete già avuto modo di sperimentare questo aspetto?

La qualità della vita a Vancouver è stato il motivo scatenante delle ricerche che mio marito faceva e che ci hanno portato qui. Si è proprio vero: lo stile di vita è ottimo e, a mio parere, lo è soprattutto per i controlli che ci sono. Mi spiego meglio con un esempio pratico: se in Italia getti una carta per terra (chi sta leggendo magari sta pensando che non l’ha mai fatto), pur essendoci la legge che non lo permette, nessuno ti dirà mai nulla. Qui, sicuramente c’è più senso civico, ma non lo farai mai e per la pulizia delle strade che non ti invoglia a farlo e perché saresti subito multato e costretto a raccoglierla. Quindi leggetela come volete, però sei costretto a non buttarla. Questo vale per molte altre cose; la popolazione è tenuta sotto controllo costantemente ma questo aspetto non è da vedere come un dominio delle forze dell’ordine se si è civili, puliti e rispettosi delle regole. Se sono regole che hai sempre rispettato, anche quando la legge non ti costringe a farlo, non sarà un problema continuare a rispettarle.

Il Canada sta facendo registrare molto interesse da parte di italiani che vogliono andare lì per lavorare e vivere. Qualcuno dice che è un paese che ha conservato i pregi degli Stati Uniti senza averne i difetti. Per voi cosa rappresenta il Canada e come lo percepite?

Qui in Canada ci sono molti italiani; soprattutto nella zona dove viviamo c’è una forte concentrazione di nostri connazionali e tutti i giorni so che ne arrivano degli altri. Questo perché il Canada è un paese ancora in sviluppo e pieno di opportunità. Due fattori che la nostra amata Italia non offre più. Noi percepiamo il Canada come una giusta via di mezzo tra il mondo europeo e gli Stati Uniti. I canadesi non amano essere chiamati americani anche perché si differenziano da loro per molti aspetti. Ma per altri, secondo noi, hanno molti punti in comune con gli americani.

Come è stato l’impatto con una realtà così diversa? C’è qualche aspetto del Canada e dei canadesi che vi ha particolarmente spiazzati?

L’impatto è veramente potente. Arrivi in un altro mondo, totalmente diverso dal nostro, da quello che hai vissuto fino a poche ore prima. Tutto è estremamente strano all’inizio, ogni cosa appare diversa da come la conoscevi tu: le strade, le persone, i negozi, i palazzi, il cibo. Tutto è molto curato , organizzato, grande. Ciò che mi ha più colpito sono state le code: qui si fa una fila per ogni cosa e noi italiani non ci siamo abituati. Per questo spesso non le rispetto e faccio delle “figuracce”. Un aspetto che da mamma italiana non riesco a concepire e che mi ha spiazzato non poco, è l’abbigliamento dei bambini: anche in pieno inverno spesso li vedi con le infradito. Io non riesco a capire come si possano portare le scarpe aperte con la neve.

È stato difficile arrivare a prendere la decisione di lasciare l’Italia?

Personalmente penso che la parola “difficile” sia riduttiva. È stato uno sconvolgimento totale che fino a pochi mesi prima non prevedevo di dover affrontare, non lo volevo accettare e forse l’ho vissuto fino all’ultimo momento prima della partenza con leggerezza; non perché mi ritenga una persona superficiale ma perché non volevo rendermi conto fino in fondo della decisione che avevamo preso. Lasciare le persone che ami, le tue cose, le tue certezze e, perché no, le tue incertezze, non è semplice. Mi sono sentita e mi sento “cattiva” perché ho lasciato i miei genitori che mi hanno sempre circondata di amore ed io un giorno non potrò esserci per loro (o almeno non ci sarò come vorrei). Ma guardando i miei figli trovo tutte le certezze di cui ho bisogno.

A volte provo molta rabbia perché penso che se l’Italia fosse stato un Paese diverso non avrei avuto bisogno di lasciare tutto e tutti. Ma poi cerco di guardare il lato positivo di tutto ciò e penso che se del mio paese mi fosse piaciuto tutto, ora non avrei avuto questa splendita opportunità.
 

A parte l’immensità e la straordinaria bellezza, c’è qualcosa che vi emoziona particolarmente di questo paese?

È indubbiamente un paese affascinante per i suoi paesaggi naturali che tolgono il fiato. La cosa che più mi colpisce è vedere la natura che spesso si fonde con grattacieli altissimi e modernissimi. Ci sono luoghi in cui puoi vedere oceano, montagne, grattacieli e piscine con acqua salata, tutte insieme. Un misto di civiltà e natura resi ancora più straordinari da una grande pulizia e un grande ordine.

 

Dal punto di vista umano vi siete già ambientati?

Sì, è stato molto semplice ambientarsi. Le persone sono molto sorridenti, aperte, disponibili e pronte ad aiutarti. Questo è un paese multiculturale in cui l’incontro tra culture diverse funziona davvero perché c’è rispetto reciproco. Oserei dire che, non solo ci siamo ambientati, ma abbiamo già imparato tante cose, cose che in Italia al giorno di oggi si stanno perdendo; qui quando esci di casa trovi sempre qualcuno pronto a sorriderti e a salutarti anche se non lo hai mai visto prima. Qui impari ad affrontare le cose con meno astio, diventi più disponibile nei confronti degli altri. In tutta questa storia sono stata aiutata da persone che mi hanno fatto capire quanto è bello aiutare e collaborare con gli altri. Per questo motivo sono qui a rispondere alle domande di questa intervista: spero che la nostra testimonianza possa essere utile a chiunque lo voglia. Qui non si va sempre di corsa come in Italia, per cui hai sempre un minuto per gli altri. E questo è qualcosa che riempie sempre il cuore.

A cura di Geraldine Meyer

Per maggiori info sul Canada:

 

www.mollaretutto.com/cambiare-vita/nord-america/canada