Melbourne Cup: la corsa che ferma una nazione

 

Il 6 novembre a Melbourne si è svolta la Melbourne Cup Day, la corsa di cavalli più popolare dell’Australia che viene realizzata ogni anno il primo martedì di novembre ed è l’evento clou della Melbourne Cup Carnival Race, manifestazione ippica che quest’anno è iniziata il 3 e si concluderà il 10 novembre.

 

Nei paesi di origine anglosassone, le corse dei cavalli sono da secoli un evento molto seguito che viene accompagnato da vari aspetti della vita sociale e mondana: feste, aperitivi, sfilate di moda, abbuffate di cibo e tanto ancora. A Melbourne tutto si svolge nell’ippodromo di Flemington, lontano 20 minuti di metro dal centro, con una folla gremita di scommettitori e appassionati che può raggiungere le 120.000 presenze.

 

La corsa viene trasmessa in televisione ed è vista ogni anno da circa 650 milioni di persone in tutto il mondo. Mentre nello stato del Victoria è vacanza più o meno per tutti, (e quindi anche per me, Dio benedica i cavalli!!!) nel resto dell’Australia è un giorno normale (sebbene in moltissimi chiedano la giornata libera) ma da sud a nord, da est a ovest gli australiani interrompono qualsiasi loro attività per seguire, alle 3 del pomeriggio, in radio, in tv, via internet o nei grandi schermi dei centri commerciali, la corsa conclusiva, la gloriosa Melbourne Cup.

 

Popolo di accaniti scommettitori e incalliti consumatori di alcool, gli australiani (già con una birra in mano di prima mattina), si recano a queste corse con ogni tipo di trasporto pubblico o privato: macchina propria – tranne per coloro che hanno programmato di bere qualche bicchiere in più del consentito…e quindi diciamo pure che solo pochi coraggiosi fanno parte di questa categoria – taxi, tram o metro. La città è invasa da un fiume di gente vestita molto elegantemente che sfoggia il miglior abito del proprio guardaroba con abbinato l’accessorio più importante della giornata: il cappello.

 

 

Ebbene si, i cappelli sono i veri protagonisti di queste gare. Dei cavalli quasi non si ricorda più nessuno visto che l’attenzione è concentrata ad ammirare o sbeffeggiare l’aggeggio che dimora sopra le teste delle signore: in tutte le forme e colori, tessuto, dimensioni e forma, elegante, sobrio o eccentrico, bizzarro o artistico, questo oggetto talvolta sfiora davvero i limiti dell’ironico e ridicolo. Senza contare che i prezzi dei capelli, belli o brutti, nei giorni che precedono la gara triplicano o quadruplicano…tanto basta per far riflettere sulla scelta a chi ha le tasche bucate o è squattrinato come me.

 

L’evento sociale è sicuramente di grande portata, con molte celebrità VIP che partecipano (quest’anno nel giorno dell’apertura c’era Nicole Kidman con un vistoso e ingombrante cappello bianco mentre oggi per la corsa più importante sono arrivati dall’Inghilterra niente popò di meno che il principe Carlo e consorte e da Sydney il nostro mitico Alex Del Piero), champagne che sgorga a ettolitri, vini pregiati e dolci di alta pasticceria ed altre gare parallele a quelle dei cavalli, come quelle del miglior vestito e ovviamente miglior cappello. Tutta questa popolarità e interesse hanno fatto si che questa gara sia conosciuta come "la corsa che ferma la nazione".

 

Sicuramente nei paesi di origine anglosassone il cavallo ha una considerazione molto diversa rispetto ai nostri paesi di cultura mediterranea. Certo in queste gare perde un pò il protagonismo dovutogli visto che è circondato da altri aspetti di contorno, ma questo evento in origine è stato creato per dare importanza a questo bellissimo animale, simbolo di libertà e fierezza e …dal sapore gustosissimo!!!

 

Non me ne vogliano gli animalisti o i vegetariani, io adoro i cavalli e tra i tanti lavori che ho fatto in Australia e Nuova Zelanda c’è stato proprio quello di prendermene cura e nutrirli, ma la carne di cavallo è sicuramente la mia favorita. Sarà che in Sardegna scherzosamente si evita di nominare questo nobile animale equino per non essere mandati a quel paese (un concetto un pò difficile da spiegare a chi non è familiare con la cultura sarda), o sarà che ci sono molti branchi di cavalli selvaggi tra l’altipiano della Giara e i boschi di Aritzo, ma io stento a vedere il cavallo come un dolce animale da addomesticare e agghindare per le gare, ma piuttosto come un animale indipendente e carico di forza, che la nostra secolare tradizione culinaria ci ha insegnato ad apprezzare anche in un altro modo. Guai dirlo ai cittadini anglosassoni, sarò guardata in cagnesco. Salvo in Australia dove potrò difendermi facendo notare che in fondo qua mangiano il canguro, animale altrettanto simpatico e delizioso (ma la carne del cavallo francamente è migliore!!).

 

Qualcuno direbbe paese che vai, usanze che trovi…

 

Dedicato a Green Moon, il vittorioso purosangue che ha vinto la gara da 6.2 milioni di dollari. Non male per qualcuno che non era nemmeno nella lista dei favoriti e che ha dovuto battere 23 concorrenti agguerriti come "Scelta di Galileo", "Luci del Paradiso" "Fiorente" e "Insospettabile".

 

Silvia Muscas

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