Da consulente finanziario in Italia a titolare di un B&B a Cape Town, la storia di Max

 

 

Max, da consulente finanziario in Italia a titolare di un B&B a Cape Town. A 58 anni, stanco dell’ “Italian way of life”, ha avuto il coraggio di stravolgere completamente la sua vita e dopo aver vissuto in Canada, in Nuova Zelanda e in Repubblica Dominicana, è approdato a Cape Town, dove ha finalmente piantato le sue radici, trovando quello che da sempre cercava.

 

Da quando ho deciso di lasciare l’Italia, ho girato un po’ per circa tre anni: ho vissuto in Nuova Zelanda per oltre un anno, poi sono stato in Repubblica Dominicana e in Canada. Precedentemente vivevo a Tarquinia, piacevole centro etrusco, dove mi ero stabilito nel 1994, lasciando Roma, città in cui sono nato e cresciuto. A Cape Town ci sono arrivato per la prima volta il 27 Aprile dello scorso anno, dopo due mesi mi ha raggiunto mia figlia e poi siamo rientrati insieme in Italia. L’11 Agosto 2011 mi sono trasferito qui definitivamente”.

 

Come hai maturato l’idea di lasciare l’Italia?

 

Alla fine del 2007 ho deciso di chiudere il mio studio di consulenza finanziaria e di allontanarmi il più possibile dall’Italia: ero e sono tuttora, stanco dell’ “italian way of life” e la Nuova Zelanda, dove ho perfezionato il mio Inglese, mi è sembrata la meta migliore…..Lì è iniziata la mia “ seconda vita” e la mia più grande esperienza.

 

Perché la scelta è ricaduta su Cape Town?

 

Come spesso accade nella vita, si è trattato di un fatto casuale. Me ne parlò un italiano incontrato a Santo Domingo, con cui condividevo la stessa negativa impressione sul posto in cui ci trovavamo. Cominciai a documentarmi e poi…go! Dopo tre mesi ero a Cape Town. Pensavo di girare il Paese…Non mi sono mai più spostato: avevo raggiunto quello che cercavo, finalmente! Pur essendo latino, dopo l’esperienza dominicana, ero certo che non mi sarei mai trasferito tra i “latinos”. Non è solo questione di lingua, ma di mentalità, di modo di fare, di essere, di vivere. Non c’è solo l’Italia: c’è di peggio, credimi. Rimango convinto che, pur dopo l’esperienza dei Mondiali di calcio 2010, il Sud Africa rimanga un Paese ancora sconosciuto agli occhi dei più e me ne rallegro. E’ Africa e non è, ma per capirlo bisogna venirci. Ed io non ho ancora visto niente.

 

Hai aperto un B&B a Cape Town. Come e quando è nato questo progetto?

 

Per molte ragioni, a partire da quelle anagrafiche (il prossimo Gennaio compirò 58 anni), pur avendo “professional skills” elevate ed internazionalmente apprezzate, non avrei mai ottenuto un permesso di lavoro. Qui si cerca di facilitare la gente di colore e poi i cittadini, come è giusto che sia. Dovrebbero farlo anche in Italia; ma qui il concetto di lavoro “nero” come continuo ed illegale non esiste. Altro elemento decisivo nell’acquisto di “Villa Licia” (www.villaliciabab.com) è stato il fatto che mi sono reso conto che, con l’equivalente di una monocamera nella periferia romana, qui potevo acquistare una villa (ma qui è una casa “normale”) di circa 800 mq. distinti tra:

– Quattro camere da letto;

– tre bagni;

– salone doppio;

– sala pranzo/soggiorno;

– cucina doppia all’americana;

– giardino, cortile, garage privato, zona barbecue e, dulcis in fundo, piscina.

Voi, potendolo fare, cosa avreste fatto? Quello che ho fatto io. E’ stato amore a prima vista, pur con standard abitativi decisamente diversi da quelli italiani. Stavolta tra il “dire” ed il “fare” c’è stato di mezzo solo un week-end. Ho ricevuto anche un segno dal cielo. L’euro (ma fino a quando?) quota circa 10 sul rand, senz’altro sottovalutato. Inoltre, le compravendite immobiliari non sono gravate da tutte quelle tasse, imposte, spese commissioni, etc.. che rendono l’acquisto di una casa, in Italia, praticamente inaccessibile ai più, soprattutto dopo l’introduzione dell’euro e senza mutuo. Un esempio? La commissione all’agente viene pagata solo dal venditore. Come è giusto che sia. Nel mio caso, le spese attinenti l’acquisto, hanno inciso per circa il 3,5%; inoltre, considerando che qui nessuno paga in contanti, il pagamento cash è stato un ulteriore elemento a mio favore. Da (ex) addetto ai lavori, faccio un’ osservazione: il rand non esprime affatto il macro andamento economico del Paese, prima economia africana ed una tra le più “lanciate” al mondo (la S dei c.d. BRICS), ma fa comodo così, soprattutto per esportare di più. Acquistare un appartamento qui, oggi, sui 70 mq., con tutte le relative pertinenze (posto-macchina o garage, giardino, etc..) costa quanto l’acquisto di una vettura di media cilindrata in Italia. Sarebbe da approfittarne…… Il mattone non delude mai. Non solo, ma il mercato dei fitti, molto più sicuro e mobile di quello italiano (dove, almeno nelle grandi città, manca del tutto…), assicura dei ritorni, netti, anche del 10%, con la possibilità di aumento, in ragione d’anno, fino al 10%. Le tasse sulla proprietà sono minime e non si paga nulla sul capital gain, in caso di vendita sulla prima casa. Come commercialista e come agente immobiliare (anche se, in realtà non ho mai esercitato nessuna delle due professioni), sono a disposizione di chi volesse saperne di più.

 

 

Cosa offre il tuo B&B? Hai inserito qualcosa del tuo essere italiano?

 

Villa Licia offre tutto in un’atmosfera di servizio (così raro a trovarsi qui), accoglienza e soprattutto, familiarità. Mi farebbe molto piacere diventare amico dei miei clienti, ma sappiamo che questo dipende sia da me che da loro. Sono tanti i servizi offerti: posso venire a prendervi in aeroporto e riaccompagnarvi, trovarvi una macchina in affitto, che vi verrà recapitata direttamente (non dimenticate però che si guida “all’inglese”) o essere per mezza giornata o per una giornata intera, il vostro personal driver; organizzare gite, viaggi, escursioni e safari… I prezzi sono decisamente accessibili, soprattutto se paragonati a quelli italiani: si va da un minimo di 25 euro per dormire nella singola senza bagno, fino ai 60 nella “main” con il bagno doppio (vasca e doccia), studio con vista sul giardino e piscina. Ogni stanza è provvista di televisore e ventilatore. Nella main, volendo, si può anche stirare. Il breakfast (italiano o continentale) costa 5 euro e può essere consumato sia “in” che outdoor, quando il tempo lo permette. Agli ospiti è consentito l’uso della cucina, previo accordo. Siamo a circa 5 Km. dall’Oceano e col bus si impiegano solo 10 minuti per arrivarci, anche se qui il mare, molto freddo, è vissuto in maniera completamente diversa dalla nostra. Il bar interno offre drinks, snacks e stuzzicherie varie. In giardino c’è la c.d. “braai area”, ossia la zona predisposta per il barbecue, le grigliate e le cene all’aperto, per un numero minimo di 4 persone. Su prenotazione, preparo la cena italiana e quella “fredda”. Sto anche iniziando ad attrezzare la cantina. Infine,”last but not least”, musica dappertutto, al giusto livello. Nel mio Ipod ho inserito oltre 3.500 pezzi e sto progettando una serie di speakers per l’esterno, ma qui è un po’ complicato. Tutti i collegamenti elettrici passano sopra la casa, nel sottotetto. Dimenticavo, eseguo anche massaggi rilassanti e riabilitativi, vista la mia passata esperienza nel settore atletico.

 

Decisamente un servizio a 360 gradi! Riesci a fare tutto da solo?

 

Ho sempre fatto e tuttora faccio tutto da solo, coadiuvato da una persona addetta alle pulizie. Come dice il proverbio? Meglio soli che male accompagnati.

 

Qual è stato l’iter che hai seguito per la realizzazione del tuo B&B?

 

Nessun iter e nessun ostacolo. Mi è solo capitato di incontrare qualche buffone che, come in ogni parte del mondo, mi ha fatto perdere tempo.

 

Hai avuto il timore di non farcela?

 

Il mio è tuttora un progetto “working in progress”. Penso, comunque, sia un buon investimento. Lo scorso anno, Cape Town è stata definita la prima città turistica al mondo.

 

Ci sono molti italiani tra la tua clientela?

No, ma come ti ho detto, sono agli inizi.

 

Che effetto ti fa incontrarli?

Ho frequentato diversi italiani e su molti preferisco non parlarne. Alcuni di loro rimpiangono i “bei tempi” dell’apartheid, quando era tutto più sicuro e si poteva camminare tranquillamente per strada. Stessi discorsi sentiti e risentiti decine di volte da Milano a Roma, da Napoli a Padova, perché tutto il mondo è paese. Ci tengo a sottolineare che mai, ripeto mai, ho avuto problemi in tal senso. Johannesburg so essere una delle città più pericolose al mondo, ma qui, thanks God, viviamo in un’altra realtà.

 

 

 Che ne pensi del luogo in cui vivi ora?

 

Cape Town non è Roma o Parigi.Ti prende un po’ per volta come una bella donna che più frequenti e più ti piace, fino ad innamorartene, tanto più che qui non ci sono monumenti storici o siti archeologici o altro, tranne la bellezza disarmante di Table Mountain o del Capo di Buona Speranza, posto che ti lascia senza fiato in tutti i sensi. La natura è dovunque con i suoi odori, i suoi colori, gli spazi sempre ampi, le prospettive, il clima, eccezionale anche per un italiano, il silenzio rotto al mattino solo dagli uccelli. Troverete gabbiani dappertutto, faraone che passeggiano per strada, fenicotteri in laguna ed altri volatili che ci ricordano che le nostre squadriglie aeree non hanno inventato niente di nuovo. Il sorriso della gente, soprattutto dei neri; i loro bambini, meravigliosi, portati dietro la schiena come un fagotto, da madri i cui deretani spesso hanno dimensioni gigantesche ma, nel contempo, talvolta capita di vedere ragazze di una bellezza così sconvolgente e naturale, da farti capire che Naomi Campbell è stata solo spaventosamente fortunata. Per finire, il fatto, alla mia età, di sentirsi chiamare “carino” per strada…..Unbelievable!

 

Per un italiano pensi ci siano delle possibilità professionali a Cape Town?

 

Ci sono senz’altro, ma per favore, non nella ristorazione! Edilizia, medicina, turismo, moda ed abbigliamento. Come si vestono i locali? Beh, diciamo piuttosto che si coprono e, spesso vanno a piedi nudi. Questi sono i settori in grado di offrire maggiori possibilità. L’importante è saper parlare bene la lingua e in questo caso l’inglese. Purtroppo da questo punto di vista, la scuola italiana, tuttora, rimane una delle peggiori al mondo.

 

Hai notato differenze nello stile di vita tra l’Italia e Cape Town?

 

Le differenze sono tante e non sempre piacevoli, ma il primo requisito che deve avere chi desidera “mollare tutto”, è la flessibilità mentale, altrimenti la vedo dura, soprattutto in paesi English spoken. La loro avarizia è semplicemente leggendaria, con moltissimi italiani che si adeguano. Della serie del “chi va con lo zoppo….”. La loro concezione del tempo e dello spazio: mai puntuali. Umanizzano gli animali con effetti, a volte, grotteschi (mai pensato che un passeggino possa essere usato da due barboncini?), per cui i veterinari (e le loro cliniche) sono considerati come e a volte più, dei medici stessi. Ai loro bambini è permesso tutto, soprattutto essere maleducati e disturbare il prossimo. Non vi sfiori l’idea di dare un buffetto a vostro figlio per rimproverarlo! Entro 5 minuti vi trovereste a dover spiegare le vostre ragioni ad un poliziotto. Non esistono (come in USA) orari dei pasti che comunque sono anticipati rispetto ai nostri. Dell’abbigliamento abbiamo già detto. Amano stare in coda e la rispettano, magari guardando un programma in una delle migliaia di televisioni sparse dovunque (orridi i loro programmi…). Le automobili, che nuove ed importate costano quasi quanto appartamenti, dopo 40 anni di vita ancora circolano (ricordate l’avarizia di cui sopra?). La sbronza in compagnia è uno dei punti fermi della loro vita. Ma, tutto ciò premesso, sono gentili, rispettosi (a volte anche troppo), ingenui (come tutti gli anglosassoni), sempre disponibili al saluto ed al colloquio, sorridenti, molto organizzati (a loro modo e nei loro tempi) e hanno nella “customer care” il loro principale riferimento professionale, ma non chiedetegli mai uno sconto! Come clienti, non sarete mai fregati, loro sono sempre pronti, anche dopo una settimana dall’acquisto, a restituire il denaro. In Sud Africa, davvero il cliente ha sempre ragione.

 

Come si vive a Cape Town?

 

Good question! Bisogna premettere alcuni aspetti. Io, a Cape Town (unica big city amministrata da un partito composto in maggioranza da bianchi) sono bianco, italiano e, almeno secondo loro, benestante. Non posso che vivere bene. Il bene ed il male sono però concetti estremamente relativi. Qui, chi ha uno stipendio, non vive molto bene rispetto a chi gestisce un bar o ha un negozio, per non parlare di chi vive di rendita, possedendo immobili dati in affitto, che possono rivalutarsi, come canoni, fino al 10% in ragione d’anno. Il primo spartiacque lo fa la casa di proprietà. Averla (pur con un mutuo ad alto tasso) o no, è già un profondo discrimine. Ecco perché il mercato dei fitti è estremamente mobile ed ecco perché le agenzie immobiliari sono ad ogni angolo di strada. Bisogna, nel contempo, riconoscere che però ci sono ancora larghissimi strati di popolazione che vive nella più assoluta indigenza. Ancora oggi, nella scelta della casa in cui vivere, il primo parametro di riferimento è la zona: bianca o nera? La seconda, a parità di altri elementi, costerà dal 30 al 50% in meno. Sono premiati, come detto, il latifondo, la rendita, lo sfruttamento della manodopera a bassissimo costo (una nanny per la pulizia della casa, vi costa appena dieci euro il giorno, ma lo stesso per una commessa in un negozio…). I tassi d’interesse sono alti (italianamente potremmo parlare di tassi parausurari) e le aste che si susseguono quotidianamente, riguardano ogni tipo di bene: dal forno a microonde, fino ai complessi immobiliari. Le automobili, in prevalenza tedesche e giapponesi, sono care e non in equilibrio col costo degli immobili (io lo reputo un aspetto positivo). Il cibo, eccellente e abbondante, è invece cheap. Lo spreco non esiste, la pizza che non riuscite a mangiare in pizzeria, la portate a casa, buona per la colazione dell’indomani, il vino al ristorante si serve anche in bicchieri (quello che non bevete lo portate via) e, talvolta, vi potete portare la bottiglia-chiusa-da casa . Ma non di superalcoolici. Paese che vai, usanza che trovi. Qualunque cosa mantiene un suo valore, oggettivo, in ogni momento. Volete disfarvi di un televisore rotto? Sarà sufficiente porlo la sera davanti l’uscio di casa. Al mattino (ma anche poco dopo…) sarà sparito. Un “rubbivecchi”, ovviamente nero, avrà svolto il suo lavoro. L’establishment è stato, è e rimarrà bianco, con una forte presenza della lobby ebraica, soprattutto nel settore minerario-estrattivo. Qui, gli stipendi sono molto alti ed un ingegnere minerario, single, potrebbe comprare casa con un anno di stipendio, ma non lo farà. Girano macchine molto belle, viste diverse Ferrari e Maserati; fino a pochi anni fa, le macchine di colore nero erano difficili da vendersi…..Molto cari i costi bancari. Ancora più di quelli, già esosi, in Italia. Altrettanto le connessioni ad Internet; molto care. Parlare al cellulare, sempre e dovunque, soprattutto in auto, soprattutto donne, è un’autentica malattia nazionale. Guidatori mediocri, ma molto rispettosi della segnaletica, sbronze a parte. Non c’è obbligo di assicurare l’auto e la gestione dei rischi (compresa la spesa per il funerale), viene lasciata al singolo. Peccato che la stragrande maggioranza non abbia di che pagare. La benzina costa circa 1 euro al litro. Il diesel lo stesso. Le pubblicità delle assicurazioni sono dappertutto, anche nei bagni pubblici, sopra le toilets. L’elettricità, rubata nelle townships, viene fatta pagare ai bianchi più del dovuto. L’acqua, gustosa e potabile, invece, non è cara. Le strade, gratuite, sono eccezionali per ampiezza ed affidabilità ed i clacson non sono mai usati, tranne che dai taxi collettivi neri.

 

 

Interessante…..cosa puoi dirci invece, riguardo alla qualità della vita?

 

Se per qualità della vita intendiamo “divertimenti et similia”, Cape Town, eccetto per i ristoranti ed i pubs, non offre molto, rispetto ad esempio, a Roma. I cinema, non sono tantissimi ed offrono movies quasi tutti d’importazione USA ed adatti a facili palati; sulla televisione meglio stendere un velo pietoso (forza RAI!!!), ma se pagate 60 euro/mese potete seguire, anche da qui, le brutte notizie provenienti dal “Bel Paese” piuttosto che l’ultima puntata de “L’isola dei famosi”. E’ quello che fanno molti italiani. Ovviamente non io, che ho sempre detestato, negli ultimi 30 anni, la televisione e la sua capacità di drogare le masse che vogliono essere drogate. I pochi teatri lavorano saltuariamente, anche se ci sono spesso concerti con stars internazionali. Il principale divertimento, non dimentichiamolo mai, è e rimane il bere! O meglio, l’ubriacarsi. Italiani e francesi, a mio avviso, sanno bere (ed in questo ci vogliono millenni di cultura enogastronomica), gli altri sanno solo U B R I A C A R S I……è una questione di civiltà. Almeno questa, per favore, lasciatecela. E, personalmente, di fronte ad una donna sbronza, che magari si è orinata addosso (non sempre, ma spesso accade) non so quale atteggiamento tenere. Per finire, se volete una “relaxing life”, come quella che cercavo io, allora Città del Capo è la città che fa per voi.

 

Puoi dirci qualcosa in merito al permesso di soggiorno? Si ottiene facilmente?

Il permesso di soggiorno (o visto turistico) dura tre mesi ed è rinnovabile per altri tre, ma non aspettate che scada: se intendete rimanere, muovetemi almeno un mese prima. Dopo sei mesi dovrete lasciare il Paese o iniziare una procedura d’immigrazione sotto una qualche “casella”. Mi spiego meglio. Sono previste specifiche e rigorose casistiche. Se non volete essere più turisti, dovrete necessariamente rientrare in una di queste. Io, per esempio, risulto pensionato (anche se non lo sono, ancora). Vi suggerisco, in tal caso, di rivolgervi ad un consulente ed anche qui, se volete, posso darvi una mano. Il visto più difficile da ottenere? Senz’altro quello di lavoro, che deve essere richiesto dal datore e non dal lavoratore; ma si può fare in Italia! Sarete in coda dopo neri e sudafricani, ma vale la pena tentare, se ve la sentite.

 

E della situazione sanitaria?

 

Grazie a Dio, sono stato solo un paio di volte in ospedale. Se pagate (proporzionalmente più dell’Italia, in clinica) avrete un trattamento “five stars”.… Ho visitato anche il famoso “Groote Schure”, dove operò Barnard e dove incontrerete 50 neri per un bianco e dove le code possono durare giornate intere. Chiara la differenza? E la diffusione assicurativa in merito? Il service più pubblicizzato in TV, dopo gli alimentari. Ma, scusate, al Policlinico a Roma o al S.Giovanni come funziona? Ah si,lì per trovare un posto-letto devi conoscere, almeno, un assessore. La salute è un lusso. Qui,ancor di più.

 

 

Hai avuto problemi di integrazione in una realtà così diversa da quella italiana?

 

Assolutamente no. Ma, come detto in precedenza, dopo un anno in New Zealand, conoscevo molto bene l’English reality e quindi, ero già vaccinato. In Sud Africa , la multirazzialità è un elemento specifico (le lingue riconosciute sono 11!). La nostra cultura ed educazione (concetti estremamente relativi se pensate che in NZ non si reprimono i rumori corporali) sono profondamente diverse dalla loro. La flessibilità mentale (che tutti gli anglosassoni NON hanno) ed il conoscere bene la lingua, mi hanno indubbiamente aiutato. Aggiungete che qui la fretta è un concetto sconosciuto.

 

Se avessi la possibilità di tornare indietro nel tempo, c’è qualcosa che cambieresti della tua vita?

 

NO! Rifarei esattamente tutto quello che ho fatto; prima e meglio ed a 18 anni, andrei a fare il lavapiatti a Londra o a New York.

 

bi*********@li****.it

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A cura di Nicole Cascione