Aneddoti da nomade

 

Aeroporto di Roma Fiumicino. Bici imballate, bagagli pronti, biglietto di sola andata per Buenos Aires pure. Si parte!

Ci avviciniamo al check in e consegnamo biglietti e passaporti.

Dove siete diretti?

Buenos Aires, Argentina.

Ma! Mah! Ma! Quando tornate? Non avete un volo di ritorno?

No, noi non torniamo. Noi ce ne andiamo per sempre, non abbiamo bisogno di un biglietto di ritorno.

Non è possibile, è obbligatorio avere un volo di ritorno per uscire dall’Italia. Tutti i turisti hanno un volo di ritorno.

Ma noi non siamo turisti, non stiamo andando in vacanza.

E cosa siete? Dove andate?

Noi siamo due viaggiatori, siamo due nomadi, siamo solo due persone che stanno lasciando il paese per vivere la loro vita su una bicicletta. L’unica cosa che le possiamo dire è che partiamo dall’Argentina, ma non sappiamo dove andremo dopo. Sappiamo che li abbiamo diritto ad un visto di tre mesi e che dunque dopo tre mesi dovremo uscire dal paese. E così faremo.

Mi spiace ma la figura del viaggiatore non esiste. Non posso qualificarvi come viaggiatori. Per me siete due turisti e come turisti dovete tornare in Italia! Mi serve un volo di rientro.

E come facciamo ora? Partiamo tra poche ore. Un volo costa 800€ e sarebbe un volo buttato nella spazzatura perché noi non lo useremo, non torneremo.

Beh, là in fondo, sulla destra, c’è un’agenzia turistica che per 10€ vi può fare una prenotazione fittizia, ovvero una prenotazione che poi lascerete scadere senza pagarla.

 

Della serie "il sistema deve sempre incasellarti; se riesce ad incasellarti, riesce anche a spillarti soldi".

 

Fontiera Argentina-Uruguay. Il controllo passaporti Argentino ci controlla, tutto ok, e ci timbra l’uscita dal paese.

Controllo Uruguayo. Di dove siete?

Siamo Italiani.

Dove vivete? Beh, viviamo qui, sulla bici. Da un paio d’anni giriamo il Sud America in bicicletta. Non abbiamo un posto fisso, ci muoviamo, siamo nomadi.

No, non avete capito. Ho chiesto dove vivete in Italia?

Da nessuna parte noi non abbiamo una casa!

Non è possibile! Dovete avere un posto in cui vivere.

Beh, si qui, qui sulla bici. Viaggiamo, ci muoviamo, accampiamo.

No, mi serve una città e una via!

Ok, Via della Carica dei 101, 44677 – Milano. Inventato ovviamente.

Bene e, dove siete diretti? A Paisandu? Dove precisamente? Dove alloggerete?

Non lo sappiamo ancora; sa viaggiamo in bicicletta potremo capire dove alloggiamo solo quando arriveremo in città; là sceglieremo dove alloggiare.

No, non è possibile! Mi dovete dare un indirizzo.

Ok. Hostal Backpakers, Calle Uruguayana, 1567 – Paisandu.Ltrettanto inventato ovviamente.

 

 

Ma è davvero questo il sistema di burocrati che abbiamo messo in piedi negli anni? Mi state dicendo che paghiamo gente (e perdiamo tempo) per adempiere a stupidi obblighi amministrativi senza senso, che si possono ovviare inventando una palla?

 

Vocabolario Spagnolo. Mochilero: colui che viaggia a piedi con lo zaino.

Vocabolario Inglese. Backpaker: colui che viaggia zaino in spalla.

Come potete vedere, le parole Mochilero e Backpaker in Italiano non esistono. Serve un’intera frase per dar un significato a mochilero/backpaker.

Cosa significa questo? Che se una parola che identifica qualcosa non esiste, non è contemplata nel vocabolario, allora quel qualcosa che identifica tale animale, pianta, oggetto o essere umano, a sua volta non esiste.

In Italia il mochilero/backpaker non esiste.

Non solo i dizionari di tutto il mondo includono quotidianamente parole nuove coniate grazie alle nuove tecnologie, allo slang che si diffonde tra i giovani, alla società interculturale ormai all’ordine del giorno. Come mai la parola "zainista, zainatore o zainante" non è mai stata creata?

Non saremo mica quelli che l’unica vacanza che sappiamo fare è in un villaggio all inclusive?

Non è che per caso non vogliono affatto che tale parola e dunque forma di viaggio venga riconosciuta nel nostro paese? Non sarà mica come all’aeroporto di Fiumicino dove abbiamo investito un paio d’ore a spiegare che siamo viaggiatori nomadi ma poi dovuto desistere per rientrare nella canonica casellina "turisti"?

 

Ushuaia. Staremo qui più di un mese e poi ci rimetteremo a pedalare. Sono preoccupata perché se mi fermo molti mesi perderò la mia forma e non me la caverò facilmente quando riprenderemo ad andare su e giù per le Ande.

Chiedo a Pablo se mi aiuta ad ottenere uno sconto presso la sua palestra in modo che un paio di volte alla settimana possa fare spinning. Non è nemmeno lontanamente comparabile all’andare in bici con 40 kg di carico, ma è comunque qualcosa.

Pablo mi accompagna, rintracciamo il padrone, che è un suo amico, mi presento e Pablo gli spiega un po’ chi siamo, cosa facciamo, come mai siamo qui e se può aiutarmi con un po’ sconto.

Il signore mi guarda, guarda Pablo e gli dice: si capisco, ho già conosciuto un paio di "vagabondi" come loro, ma non sono disposto a fargli uno sconto. Se vendono qualcosa posso comprarglielo, ma lo sconto no.

Sconto o vendite a parte, ringraziamo e ce ne andiamo.

Pablo è sconvolto mortificato. Si gira, mi guarda e mi dice "mi spiace, non riesco ad aggiungere altro".

E io gli dico sorridendo "che fa? Ci abbiamo provato no? A casa mia a Bergamo c’è il seguente detto "se la va, la g’a i gambe, ovvero se cammina è perché ha le gambe".

Lui incredulo mi guarda e mi dice, ma vi ha dato dei vagabondi, voi siete tutt’altro che vagabondi!

Che difficile spiegare anche a Pablo, che è un nostro caro amico, che si lo siamo, siamo vagabondi. Poi se la società in cui viviamo fatta di pre-concetti e pre-giudizi usa la parola vagabondo in senso dispregiativo per identificare colui che è senza fissa dimora e che dunque, scavando sotto sotto vuole intendere poveraccio, sporco, puzzolente, coi pidocchi, senza soldi e dunque possibile ladro, poco impegnato nel lavoro, nella vita, disordinato, che vive di espedienti, che si droga, poco serio, beh questo è tutt’altro tema. Per altro un tema che non mi riguarda!

 

Significato di vagabondo: chi sposta in continuazione, che vaga da un luogo all’altro; chi viaggia continuamente. – Vocabolario Garzanti linguistica on line

Nei primi anni 90 quando facevo i colloqui di assunzione per le più grandi multinazionali mondiali, la moda era "think outside the box". Evolvetevi and "get rid of the box!".

 

Puerto Alegre. Stiamo comprando il volo che ci porterà a Puerto Monnt in Cile, da dove inizieremo a scendere per la mozzafiato Carretera Australe.

In questi mesi in Brasile, abbiamo guadagnato abbastanza con la vendita dell’artigianato e così decidiamo di farci questo regalo.

Via internet, cerchiamo il volo, lo scegliamo, riempiamo nomi e cognomi, numero di carta di credito, scadenza, tre cifre di sicurezza e … indirizzo di residenza!? Che?! Noi non risediamo più da nessuna parte, che è l’indirizzo di residenza?

 

 

C’è qualcosa di estremamente forte che unisce la ormai numerosa comunità dei viaggiatori, la comunità di coloro i quali hanno come unico piano il vagabondare intorno al mondo, ed è la decisione ferrea di non volere un indirizzo a cui essere raggiungibili!

È importante richiamare l’attenzione su questo aspetto schiavizzante! Il Codice Civile considera l’indirizzo un attributo qualificante di ogni persona esistente sulla faccia della terra e per tanto, lo impone come obbligatorio. Per capire chi lo impose, dobbiamo andare indietro fino all’era di Diocleziano quando divise l’impero Romano in quattro regioni amministrative, censì tutti gli abitanti e, in base al censimento fece due conti, aumentò le tasse e fondò un efficiente sistema di pagamento dei tributi/entrate.

Ora, non siamo proprio a questi livelli ma quasi; il proposito dell’obbligo di indirizzo è esattamente lo stesso. Sapere dove mandare una bolletta della luce non pagata o dove venire ad espropriare la televisione in caso di mancato pagamento del Canone Rai.

Ma un nomade non ce l’ha l’elettricità, e nemmeno il gas e nemmeno la televisione. Perché lo volete torturare obbligandolo a trovarsi un indirizzo probabilmente mentendo?

Purtroppo però, di là della finalità di controllo e dunque dell’utilità che l’avere un indirizzo ha per coloro che gestiscono questo sistema contorto, l’indirizzo risulta indispensabile per ottenere un qualsiasi tipo di documento. Molti di noi ormai sono arrivati al punto di dover mentire per far piacere ad un sistema troppo vecchio e arrugginito per adattarsi ad un mondo in cui, un crescente numero di uomini e donne, non vivranno mai nel medesimo posto per più di pochi mesi e sceglieranno invece di "vagabondare" liberi e felici attorno al nostro meraviglioso pianeta.

 

Nell’era dell’informazione, l’ignoranza è una scelta.

 

Melissa e Pierluigi

In Lak’ech – Tu sei un altro Me

www.theevolutionarychange.com 

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