Shanghai, la Cina che non ti aspetti

 

 

Era il 1989, subito dopo gli scontri di Tian An Men, quando Michele Soranzo a suo rischio e pericolo, si recò in Cina grazie alla vincita di una borsa di studio, nonostante la richiesta di rinunciare al viaggio, avanzata dal Ministero degli Esteri. Fu quella la prima volta che vide la città di Shanghai, città che gli catturò il cuore, tanto da indurlo a ritornarci dopo dodici anni per viverci stabilmente. Sono ormai passati 10 anni e Michele si è perfettamente integrato in una realtà in cui “incontri e convivi con gente diversa con cui vivere esperienze più intense e frequenti.”

 

Michele, il tuo spirito libero ti ha portato a viaggiare fin da giovanissimo. Da cosa nasce questo tuo desiderio di muoverti?

 

Non c’è veramente un motivo, penso che sia una condizione della mia natura. Provengo da una famiglia con cui non puoi non andare d’accordo, senza storie di viaggi o imprese extra confine e forse è stato questo che mi ha sciolto le gambe per muovermi e vedere da me, cosa c’era oltre il giardino di casa. Sicuramente ho dato qualche dispiacere allontanandomi. Sarà anche che io sono dei gemelli e questo porta a cercare una certa instabilità, per avere stimoli e soddisfare curiosità. Non ho mai pensato di venire in Cina da ragazzo. Quando ho scelto di studiare cinese, era perché mi pareva un posto abbastanza lontano dove andarci oltre che strano e poi, a quei tempi, c’era meno fila da fare per iscriversi rispetto ad altre facoltà …

 

Tra i tanti posti in cui hai vissuto figurano l’Irlanda e l’Egitto. Cosa puoi raccontarci di queste due esperienze vissute?

 

Più che vivere in Cina mi prendeva l’idea di vivere in un Paese del Nord Europa, per avere sopra la testa un cielo terso, con una visuale a grand’angolo come nelle foto. Per cui, quando a fine anni ‘90 si è presentata l’occasione di andare in Irlanda per lavorare in un call center, non ho avuto dubbi. E’ stata una bella esperienza, che ricordo con piacere e che ho vissuto con un sentimento continuo di nostalgia per qualcosa che non so. L’Egitto è arrivato per caso, dopo essere stato in Irlanda, non avevo grandi cose da fare in Italia, così decisi di andare a trovare un amico che studiava arabo in Egitto. In pochi giorni ho trovato lavoro e casa. Mi sono trovato immerso in una realtà totalmente sconosciuta e nuova per me, molta ignoranza e molti pregiudizi che avevo sul mondo musulmano, sono svaniti dopo pochi giorni. Gli egiziani, prendendoti per mano, riescono a farti capire che tante di quelle che noi chiamiamo differenze, sono invece similitudini mascherate. Ho conosciuto tanti italiani che vivevano lì da decenni, alcuni da una vita, tutti con storie affascinanti.

 

Dal 2002 vivi stabilmente a Shanghai. Perché questa scelta e perché proprio Shanghai?

 

Perché avendo studiato cinese, mi pareva anche una scelta naturale. Sono stato per la prima volta in Cina, precisamente a Pechino, nel 1988 come studente privatista per 4 mesi, poi, tornato in Italia, ho vinto una borsa di studio per l’intero anno successivo. Feci domanda per Pechino, ma fortunatamente mi assegnarono Shanghai. Nel frattempo erano successi gli avvenimenti di Tian An Men nel giugno dell’ 89 e la capitale non era più quella che avevo vissuto e apprezzato a occhi pieni. Al ministero degli Esteri mi avevano chiesto di rinunciare al mio viaggio in Cina per quell’anno e di spostare tutto all’anno successivo, ma mi sono guardato bene dal farlo, ormai avevo deciso e ci sarei andato a mio rischio e pericolo. Shanghai era surreale all’epoca, gli scontri non erano arrivati e la città sembrava congelata nel tempo, con gli edifici stranieri lungo il Bund, senza che nessuno facesse niente. La gente girava in bici lentamente, sembrava quasi si stessero preaparando a qualcosa che stava per succedere, le case erano vecchie e basse, c’erano pochi edifici alti, nessun grattacielo. E’ stato un bel periodo, non c’era niente di quello che vediamo ora, niente, nè bar nè ristoranti, se non nei pochi hotel internazionali, ma nonostante tutto, era molto emozionante girare. Poco prima di andare via, ho visto i primi quartieri andare giù sotto le ruspe, mentre la gente cercava di recuperare qualcosa. Era l’inizio del cambiamento e io me ne andavo… Sono partito in treno, la famosa Transiberiana, perché volevo tornare lentamente a casa, percorrendo l’Asia da terra come un vecchio viaggiatore, col privilegio solo della via ferrata. Un viaggio straordinario che ricordo ancora nei minimi dettagli. Tornai a Shanghai nel 2002, dopo 12 anni e molto era cambiato, dove prima c’era campagna, vi trovai centri shopping e finanziari. E’ stato un shock più forte per me di quando venni in Cina la prima volta.

 

 

Quali sono state le difficoltà contro cui ti sei scontrato al tuo arrivo a Shanghai nel 2002?

 

Il non conoscere assolutamente nessuno eppure non sentirsi mai soli; difficoltà con il visto che, per una serie di eventi, ho sempre risolto fortunosamente. Ma la difficoltà maggiore è stata quella di non trovare, dopo 12 anni, i riferimenti di una città che in realtà non esisteva più. Tutto era cambiato, i luoghi che avrei voluto ritrovare erano spariti, cancellati, è stato allora che ho chiuso tutto in un cassetto, come si fa con le foto sbiadite e ho preso quello che mi offriva il momento.

 

Al tuo arrivo hai lavorato come freelance writer per alcune riviste italiane, tedesche e per publishing house di Hong Kong specializzate in articoli per in-flight magazine di alcune linee aeree internazionali. Come sei riuscito a trovare queste occupazioni?

 

Era mia intenzione entrare nel settore del giornalismo freelance. Prima di partire, avevo già avviato in Italia alcune collaborazioni con dei magazine nazionali. L’incontro con un fotografo a Shanghai è stato determinante, poiché è servito a farmi entrare in contatto con queste realtà. Non è stato facile, perché chiaramente bisognava scrivere in inglese, ma con qualche aiuto nella stesura è sempre andato tutto bene.

 

Poi cos’è cambiato?

 

Mi sono reso conto che era un lavoro poco remunerativo, specialmente lavorando con i media italiani: poca comunicazione, molto “pierraggio”, ancor più limitato a causa della distanza, pagamenti magri e incerti e molto nepotismo.

 

E quindi?

 

A metà della prima decade del 2000, la presenza di italiani a Shanghai aumentò improvvisamente. A quei tempi FB ancora non esisteva e il bisogno di compattare la comunità, offrendo informazioni e aggregando i nuovi arrivati, ci spinse a creare il sito www.vivishanghai.com (2006), sito che attualmente è di grande utilità per chi è in arrivo e che fornice informazioni a chi è residente. Il progetto funzionò da subito, portando con sé anche richieste di assistenza e organizzazione viaggi business e turistici. Per non intasare troppo vivishanghai, abbiamo deciso di costituire una società apposita per questo e di creare un altro sito: www.mandarinaservizi.com.

Attualmente mi occupo quindi dello sviluppo, editing e raccolta pubblicitaria del sito vivishanghai e dei servizi offerti da Mandarina.

 

Mi hai detto di essere impegnato anche in un progetto di assistenza internazionale per studenti in arrivo. Ci spieghi meglio?

 

Attualmente in Cina, oltre alla presenza di studenti universitari italiani, ci sono anche molti privati che hanno deciso di studiare la lingua, tramite corsi privati o scuole serali, con una sorta di vacanza-studio. Noi vogliamo essere di supporto offrendo un servizio completo, composto da informazioni sui corsi, sui costi e offrendo alloggio e assistenza in loco per i primi giorni. Il progetto si chiama www.studychineseworld.com, progetto che desideriamo che diventi una strada aperta e affidabile per tutti coloro che desiderano venire a studiare cinese in Cina. In poche parole lavoriamo come agenzia, ma al contrario di altri, NON rincariamo i prezzi dei corsi offerti, anzi offriamo sconti e riduzioni grazie al lavoro di raccolta adesioni che facciamo in anticipo.

 

 

Ormai vivi in Cina da diversi anni, cosa pensi della realtà cinese? Rapportata a quella italiana, quali sono i pro e i contro?

Non penso sia definibile con degli aggettivi per quanto è vasta e variabile. Vivere in Cina non è facile, non tanto per la lingua, quanto per le differenze culturali e di abitudini. Ovviamente ci si ritrova a vivere in un ambiente diverso da quello in cui si è nati e cresciuti, ma la cosa bella è che ci si ritrova a vivere in un ambiente diverso, in cui incontri e convivi con gente diversa con cui vivere esperienze più intense e frequenti. E’ un po’ come stare in un frullatore dove le cose cambiano spesso: il negozio sotto casa scompare, assieme a quartieri interi, gente che conosci parte e ne arriva altra. Quello che è forse più stimolante qui è l’apertura, la facilità di conoscere gente, di allacciare nuovi rapporti, insomma, difficilmente si resta chiusi nella classica cerchia di amicizie. Sicuramente è un Paese in crescita economica e sociale, anche se la crescita non è di per sé sempre felice e positiva, ma una cosa certa è che qui, rispetto all’Italia, c’è movimento, possibilità, opportunità. Vivere a Shanghai vuol dire essere a contatto ogni giorno con gente proveniente da ogni parte del mondo (300mila stranieri sono qui), cosa che in Italia non riesci a fare; parli tutte le lingue o almeno quelle che conosci, è il melting pot per cui era famosa NY prima e poi, nonostante tutto, è vivibile 24 ore al giorno. Puoi andare a fare massaggi a ogni ora del giorno e della notte, andare dal parrucchiere alle 10 di sera, andare nei ristoranti alle 3 di mattina, ma soprattutto trovi i negozi aperti per 24 ore ovunque e questa è una comodità unica. E’ un peccato che non lo facciano anche in Italia, ci sarebbero maggiori possibilità lavorative per un sacco di gente, probabilmente non si vogliono disturbare i proprietari degli attici nei centri storici… Comunque, questa è la mia idea di città, vivibile ad ogni ora e soprattutto, cosa non da poco, in piena sicurezza! Qui puoi tranquillamente muoverti a piedi di notte, addirittura anche prelevare soldi da un bancomat, senza che ti capiti nulla, mai. Noi abbiamo lasciato le città in sfacelo, città in cui si spegne tutto alle 8 di sera, per lasciare campo aperto ai criminali….

 

Ci racconti qualche curiosità del mondo asiatico?

 

Curiosità? Vi accontento subito…..In Cina posso tranquillamente affermare che non sanno assolutamente parcheggiare un’auto. Vedi gente che arriva con Mercedes, Lamborghini, etc.. che è costretta a farsi aiutare dai parcheggiatori per sistemare la macchina in un posto dove ci starebbe un camion. Mi è capitato di vedere gente cambiare una ruota in autostrada, fermo sulla terza corsia di sorpasso, con una bottiglia di coca cola come triangolo. Sono stato in casa di gente con montagne di soldi, che avevano una vasca di squali in soggiorno e una riproduzione sformata dei putti del Michelangelo, che sembravano lottatori di sumo. Altri invece che mi mostravano gli oggetti che avevano in casa, il divano, i pesci, gli elettrodomestici, indicandomi il relativo prezzo. E poi… che dire della fretta con cui vivono in cinesi! Le porte degli ascensori non hanno fotocellule, c’è sempre un addetto dentro col dito puntato sul tasto di chiusura rapida, così ti si chiudono addosso se non ti sbrighi. Nella metro, appena si aprono le porte devi buttarti fuori, altrimenti la gente che deve entrare ti spinge dentro come una mandria. In Giappone invece è tutto il contrario, nonostante siano in milioni dentro la metro, se tu non ti sposti stanno tutti fermi per non toccarti e tutto rimane bloccato… Per non dire dei telefoni, sempre in Giappone nessuno parla in pubblico, si appartano e non senti neanche le suonerie, perché mettono il silent, in Cina invece la gente strepita al telefono e senti concerti di suonerie in continuazione.

Io trovo che i cinesi siano molto simili agli italiani, entrambi abbiamo una lunga storia e ci ammirano per questo, una grande arte e cultura. Il senso della famiglia è simile, così come quello delle relazioni personali, la nostra cucina e quella cinese sono ovunque nel mondo, risultando un vero e proprio business. Poi abbiamo l’Opera come loro hanno quella di Pechino e altre variazioni, siamo chiassosi entrambi e ci piace la compagnia, noi siamo dipendenti da caffè e pasta, loro da tè e poi, lasciatemi dire che siamo i due popoli con le mafie più grandi ed internazionali…. Queste, sono tutte cose che mi hanno fatto notare i cinesi…

 

 

Tre buoni motivi per vivere a Shanghai:

 

Opportunità di lavoro, occasioni di nuovi incontri, vita 24 ore su 24.

 

Come sono i rapporti con la popolazione locale?

 

Possiamo dire buoni, a Shanghai vivono circa 300mila stranieri, compresi cinesi non della madrepatria (quindi Taiwan, Hong Kong, Singapore, cinesi d’oltre mare), due mondi separati come acqua e olio in uno stesso contenitore. A differenza di Pechino o Canton, dove recentemente aleggia un diffuso sentimento anti-straniero, a Shanghai è molto meno sentito. Forse perché Shanghai è meno storica come città in Cina, si è sviluppata da metà ‘800 con l’arrivo degli stranieri e le concessioni (anche se ogni tanto qualcuno dice che ci sono troppi stranieri) rendono la città unica, e agli shanghainesi piace sembrare diversi dagli altri…

 

Ti hanno mai fatto sentire uno straniero?

 

No, perché è scontato che sei un laowai, uno straniero, nessuno si fa illusioni su questo, per i cinesi sei uno straniero anche se vivi 50 anni qui. Un po’ come da noi insomma… I bambini per strada ti indicano come laowai, puntandoti il dito e i genitori ridono, ma non lo vivi come razzismo o almeno non come un insulto, non ne possono proprio fare a meno, è più forte di loro. Nel loro indicarti come straniero c’è un dato di fatto, ma raramente un insulto vero e proprio.

 

Ci parli di come si vive a Shanghai?

 

Delle cose che abbiamo in Italia non manca molto, sono solo più care. Nei supermercati trovi pasta italiana, vino, biscotti, etc.. chiaramente con i limiti di un Paese straniero. I bar qui si chiamano Starbucks, sono americani e fanno espresso, cappuccino e altri caffè che da noi non trovi. Trovi molto di quello che cerchi, ma non tutto e se non trovi tutto ti adatti, altrimenti sarebbe come stare a casa tua, no? Il costo della vita purtroppo è in costante aumento qui, se vai fuori la sera nei locali alla moda, spendi anche 10 Euro per un drink. Se vai nei ristoranti, hai una gamma di prezzi incredibili, nei ristoranti cinesi spendi poco, diciamo un 5-6 euro mangiando bene e tanto, se vai in quelli stranieri i costi si aggirano sui 15-20 euro, per esempio una pizza qui parte da circa 7 euro. Spendi di più sul vino sicuramente, una bottiglia in un locale costa almeno 20 euro e non è neanche un granché, ma nei supermercati puoi trovarlo anche a 6-7 euro a bottiglia, so che è tanto comparato all’ Italia, ma qui è considerato un prezzo economico per un vino. Gli affitti sono la nota dolente, un appartamento in centro, anche piccolo, ti viene a costare almeno 600-700 euro, in condizioni discrete. Volendo si trova anche a meno, in condizioni più… locali. Una spesa ti costa meno che da noi, se compri prodotti locali con 20 euro ti porti via almeno un paio di buste piene. Un problema degli ultimi anni sono le sofisticazioni alimentari veramente diffuse, la gente comincia a preferire prodotti stranieri, la carne per esempio, se nazionale ti costa 15 euro al kilo, ma potrebbe essere estrogenata, altrimenti compri quella australiana che pare più sicura, a tre volte il prezzo…

 

Offre maggiori possibilità lavorative rispetto all’Italia?

 

Indubbiamente sì, almeno per i cinesi, il mercato del lavoro è flessibile e mobile, cambiano lavoro con una facilità inimmaginabile. Per gli stranieri i lavori sono più limitati ovviamente, poi c’è il problema del visto, il governo cinese ora è molto più severo rispetto ad alcuni anni fa. Ma opportunità ce ne sono sicuramente, anche nel mondo della vendita e dei servizi, certo dipende molto dalla persona e da come interagisce, soprattutto da come ti inserisci nei giri “notturni”. E’ lì che fai conoscenze, che si creano occasioni, non è che si parli di affari o di lavoro nei locali, ma tutti hanno il proprio biglietto da visita e soprattutto ci si parla davvero, non ci sono gruppi chiusi come dicevo. C’è un networking diffuso ed esteso come non ho mai visto, organizzazioni che creano social meeting, business meeting, dove vai attacchi bottone e lasci un biglietto da visita, si fa così…

 

 

Quali sono gli aspetti che cambieresti di Shanghai?

 

Sicuramente l’urbanistica. Il sistema metro è eccezionale con 13 linee, di cui 9 realizzate negli ultimi 8 anni appena. Per il resto, è soffocata dal cemento e dalle costruzioni, ci sarebbe voluta meno speculazione edilizia, un piano regolatore con zone più illuminate e con maggiori aree verdi, purtroppo però non è così. Cambierei anche il modo di guidare della gente che è semplicemente folle e senza rispetto per nessuno. In poche parole la vorrei meno frenetica.

 

Qual è la meta dei tuoi sogni?

 

Anche se sogno meno di un tempo, per quello che percepisco e leggo, penso che potrebbe piacermi vivere per qualche tempo in Argentina, ma sicuramente è solo la mia immaginazione. E’ un po’ come quando ci si innamora, non si vede mai la persona com’è veramente, ma solo la proiezione delle nostre aspettative. Faccio fatica a pensare di tornare a vivere definitvamente in Italia, piuttosto vorrei alternare qui e lì.

 

Pensi di fermarti definitivamente in qualche posto un giorno?

 

Per ora sono qui, poi vedremo. Tornerei in Italia, purtroppo però quando ci torno, mi scontro con una realtà che è spesso chiusa e rassegnata, poco disposta al cambiamento e al confronto con quello che è oltre i confini, tante cose che vedo qui potremmo averle anche in Italia a beneficio di tanti, invece…

 

 

ed****@vi**********.com

 

www.vivishanghai.com

 

A cura di Nicole Cascione