Wanesia, dalla Sicilia a Monaco di Baviera, una scelta d’ amore

 

 

Wanesia dalla calda Sicilia si è trasferita a Monaco di Baviera, dove si occupa di catering e visual food. Niente di strano, se non fosse che ha deciso di rimettersi in gioco a 40 anni, per seguire il suo grande amore. Dopo aver affrontato l’ostacolo della lingua, Wanesia è riuscita ad integrarsi perfettamente nella nuova realtà, adeguandosi a nuove regole, a nuove forme di apprendimento e soprattutto amalgamandosi alla cultura tedesca.

 

 

Wanesia di preciso dove vivi?

 

Vivo a Monaco di Baviera, nella città più importante della Germania meridionale, con residenze reali, immensi parchi, molti musei, chiese barocche e naturalmente fiumi di birra.

 

In Italia invece dove vivevi e come era la tua vita?

 

Sono stata un po’ nomade a dire il vero. Sono siciliana e sono nata a Trapani, ma a 17 anni ho salutato i miei per trasferirmi a Palermo. Ho sempre avuto un’inclinazione per le grandi città. Tra università e lavoro, sono rimasta ospite di Palermo per ben diciotto anni, poi un anno a Roma, otto mesi a Firenze e infine la Germania.

 

A 40 anni hai lasciato tutto e sei partita per seguire il tuo amore. Raccontaci come sono andate le cose…

 

Al ritorno da Firenze, rimasi dai miei per sei mesi, tanto che mia mamma si era abituata all’idea di vedermi lì. Quando decisi di partire lavoravo come receptionist in un hotel, cominciai anche a seguire dei corsi di tedesco, che alla fin fine non mi hanno insegnato nulla. Nel frattempo Phelipe cercava casa, è difficile trovare casa a Monaco, ce ne sono poche, costano parecchio e c’è bisogno "anche" di referenze. Finalmente un giorno arrivò la piantina della casa per e-mail con foto annesse, non stavo nella pelle, chiamai mia mamma e le dissi: "Questa è la mia casa". Lessi nei suoi occhi un misto di felicità, commozione e nostalgia imminente. Poi il resto è storia.

 

 

Quali sono state le difficoltà a cui sei andata incontro?

 

La lingua è stata il primo fattore in quest’avventura. Dovevo imparare il tedesco e anche se sapevo che non sarebbe stato facile, dovevo farlo. Purtroppo la vita mi ha sempre messo di fronte ostacoli molto più grandi di me. L’anno in cui ho vissuto con i miei, scoprii di avere una malattia e quando c’è di mezzo la salute, tutto il resto ti scivola addosso, quindi ho dato priorità a me stessa. Ho sempre preso le cose come una sfida e sono sicura che ce la farò a realizzare tutto quello che mi sono prefissata.

 

Quindi, come sei riuscita a superare l’ostacolo della lingua?

 

Ho seguito parecchi corsi di tedesco, al momento sono al livello B1, nel frattempo ho avuto anche l’opportunità di fare un corso di informatica in tedesco, sovvenzionato dallo Stato. Stare a contatto con le persone non mi spaventa e poi sono un’italiana e noi italiani siamo ben visti all’estero, una risata, un gesto e viene tutto da sé. Devi saper conquistare anche con un sorriso.

 

A 40 anni hai dovuto rimetterti in gioco. Quanto ti è costato questo in termini emotivi?

 

A volte mi prendeva lo sconforto, un isterismo mai avuto prima. All’improvviso mi sembrava di non avere più né l’udito né la parola, mi sembrava di vivere come in un mondo ovattato. Ho vissuto un anno di riflessione interiore, ascoltare senza capire né parlare è qualcosa di terribile.

 

Sono passati ormai 4 anni dal tuo trasferimento. Come e in cosa sei cambiata in tutto questo tempo?

 

Mi sono integrata molto bene, sembro esserci nata nella metropoli monachese. Ho un lavoro e burocraticamente sono a posto. Nella mia vita ho conosciuto parecchie persone: belle, brutte, con i soldi, homeless, arancioni, artisti. Io ho modellato il mio carattere già nella mia terra, grazie al contributo di molte persone che ho incontrato nella mia vita, di certo non mi ha cambiata la Germania. Mi sono solamente adeguata a nuove regole, a nuove forme di apprendimento, di pensiero e mi sono amalgamata alla loro cultura.

 

 

Hai affermato di avere un lavoro, di cosa si tratta?

 

Dopo esperienze stagionali con italiani, adesso mi occupo di catering e visual food. E’ un lavoro molto creativo che mi piace parecchio. Ho sempre lavorato nel campo della gastronomia, pagandomi l’università a Palermo, ma mai in questi termini. Adesso, dopo diversi mesi, ho una cucina da dirigere. Peccato che ho delle colleghe difficili e questo a volte mi manda in bestia.

 

E’ stato difficile trovare il tuo attuale lavoro?

 

E’ stata fortuna! Cercavano solo un part time, quando poi ho presentato il mio curriculum mi hanno chiesto di lavorare full time. Ormai è quasi un anno che lavoro per questa ditta tedesca. Ma appena mi si presenteranno migliori opportunità, le prenderò al volo.

 

Dal punto di vista professionale quali sono le differenze che hai notato tra i due sistemi lavorativi?

 

Personalmente posso parlarti delle differenze nel mio campo professionale. Spesso mi arrabbio sul lavoro, perché mi rendo conto delle differenze che ci sono tra l’Italia e la Germania. C’è poca pulizia nel settore, pochi controlli e fatti anche male. Forse, solo nei risto luxus puoi trovare condizioni a pari merito con l’Italia. Non si rendono conto che il lavoro della gastronomia è un lavoro di grande responsabilità. Non devi improvvisarti cuoco, non devi fare degli intrugli magici, perché hai una responsabilità, c’è di mezzo la salute delle persone.

 

Come si vive in Germania?

 

Economicamente parlando si vive bene. Il costo della vita è a misura d’uomo. Per farti un esempio, la palestra ti costa meno di un caffè al giorno. Se guadagni tanto puoi spendere tanto, se guadagni poco arrivi a fine mese tranquillamente. C’è un giusto prezzo per le cose e questa è una cosa che apprezzo molto della Germania. Per intenderci, non c’è speculazione come invece avviene in Italia.

 

Ci sono possibilità maggiori in campo professionale?

 

Sicuramente sì. Ti mettono nelle condizioni di studiare e di aggiornarti continuamente.

 

Se volessi trasferirmi in Germania, quali pensi che siano gli aspetti che più potrebbero mettermi in difficoltà?

 

A parte le barriere linguistiche, bisogna tenere conto delle regole sociali a cui non puoi contravvenire. Anche a livello professionale sei messo alla prova continuamente, i ritmi di lavoro sono contingentati, ma anche molto ferrei, professionalmente devi dimostrare quello che sai fare. A livello sociale è difficile crearsi una cerchia di amici e molto dipende dal tuo lifestyle.

 

 

Cosa proprio non sopporti della cultura tedesca?

 

Questa è una domanda troppo vasta per rispondere obiettivamente. La cultura o la si ama o la si odia.

 

E cosa invece invidi?

 

Ovviamente la loro efficienza, i servizi offerti al cittadino. Se devi richiedere un documento, puoi benissimo farlo da casa online. In Sicilia siamo ancora indietro in questo senso.

 

A proposito della Sicilia, cosa rimpiangi della tua terra?

 

L’andamento lento, come lo chiamo io, il non scapicollarsi perché sta arrivando la sera e non sei riuscita a fare tutto. In Sicilia non vivono nello stress, sono sempre molto accomodanti e non ti capita mai di vedere gente che cammina correndo, per cercare di prendere al più presto un tram. Qui in Germania c’è fretta… corsa… stress.

 

Dalla Sicilia alla Germania. Cosa hai volutamente perso in questo lungo “salto”?

 

Con il mio nomadismo avevo già perso la mentalità. Mi ritengo una persona flessibile, che segue il motto "vivi e lascia vivere".

 

La tua è una decisione definitiva o pensi di rientrare prima o poi in Italia?

 

Sono stata in vacanza in Sicilia meno di una settimana fa. Un conto è andarci in vacanza, un altro è viverci. Non riesco più ad adattarmi. Credo che la Germania sia la mia scelta definitiva, ma potrebbe anche accadere che mi stanchi e che decida di fare i bagagli per trasferirmi in Canada.

 

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a cura di Nicole Casione