Luisa Trojanis: i miei nove anni nella Lapponia svedese

 

Luisa Trojanis, ormai da nove anni vive in Lapponia svedese, un luogo freddo e glaciale, coperto da neve per ben 265 giorni l’anno, una terra che le ha regalato emozioni uniche e meravigliose e soprattutto le ha donato la possibilità di riprendersi il proprio tempo. Ogni giorno, la natura le regala qualcosa di sé e Luisa a sua volta, cerca di regalare le stesse emozioni a tutti coloro che si rivolgono alla “Redfoxadventure”, il suo Tour Operator. Non la solita agenzia, non il solito pacchetto turistico, bensì un’esperienza tra il fai da te e il viaggio organizzato, in grado di offrire un’indimenticabile vacanza a contatto con la natura e con il freddo artico.

 

Luisa, ormai sono nove anni che vivi in Lapponia. In tutto questo tempo come e in cosa è cambiata la tua vita?

 

E’ stata una continua evoluzione sia personale che professionale. Dire che è stato tutto facile non sarebbe credibile. E’ opinione comune, specialmente negli ultimi anni, che varcare i confini del proprio Paese possa essere la panacea di tutti i mali. Ma come spesso accade, l’ incontro/scontro con altre culture è un’esperienza interessante ma anche impegnativa e che richiede una grande flessibilità. Gioca un ruolo decisivo anche il grado di integrazione. Qualche tempo fa è stato pubblicato un articolo in Svezia in cui si evidenziava come nei piccoli centri fosse difficile l’incontro degli immigrati con le popolazioni locali. Eppure, di questa politica la vicina Norvegia ne aveva fatto il suo fiore all’occhiello. Consentire agli immigrati di entrare prima in centri piccoli dove si sarebbero potuti amalgamare con i locali, imparare la lingua, i costumi e successivamente spostarli nelle grandi città. Ma evidentemente qualcosa non ha funzionato e non funziona. Dove vivo, nella contea dell’Harjedalen, non ci sono grandi agglomerati urbani. I paesi sono piccoli e formati per lo più da persone di mezza età che vivono con il commercio del legname o del settore edilizio e anziani. I giovani vivono nelle grandi città per studiare e lavorare. Io ho un ruolo per così dire privilegiato, in quanto, vivendo di turismo, mi occupo dei rapporti tra gli hotel di zona e i vari servizi, se non fosse stato così, sicuramente avrei avuto delle difficoltà nella ricerca di un lavoro, proprio perché straniera. Ma questo, credo che accada anche da noi, se si libera un posto in una piccola comunità è chiaro che la preferenza ricada su una persona del luogo. Dopo tanti anni si imparano molte cose ed è pure vero che ormai non c’è più niente da scoprire, tutto sembra già stato fatto e pensato, ma ho la presunzione di credere che il mio esempio posso essere seguito da molti. Non certo quello di vagare in qualche sito remoto del Circolo Polare, ma di non lasciarsi intimorire in partenza.

 

Quindi ne deduco che lavori sempre come Tour Operator, giusto?

 

Sì, è il mio lavoro da anni. Lavorare nel turismo ti permette di conoscere nuove persone, di incontrare culture diverse e di studiare meglio il territorio in cui vivi. Il mio lavoro non è per così dire da “catalogo”, ovvero non mi occupo di far prenotare questo o quel viaggio mediante riviste patinate, ma consiste nell’accompagnare e guidare la clientela in un territorio dove vivo da anni e che, in qualche modo, ho fatto mio. Il fatto di non essere originaria del luogo e di provenire da un Paese mediterraneo come l’ Italia mi ha permesso di cogliere, per così dire, tutte quelle peculiarità e sfumature che ai profani sfuggirebbero. Per molti le terre scandinave si configurano come terre desolate, monocromatiche, remote, raggiunte solo in occasione delle feste natalizie per vedere Babbo Natale e le renne, oppure vengono indicate come luoghi “dell’anima”, da raggiungere prima o poi (come il famoso Polo Nord, divenuto negli anni più che un interesse naturalistico, una sfida personale, il raggiungimento di una sorta di punto estremo della Terra). In realtà, questa terra dall’apparente immobilità, chiusa in morse di ghiaccio in certi periodi dell’anno, regala intense emozioni. In inverno con le sue notti artiche, le sue aurore boreali e il fascino di grandi plateau in cui perdersi come in un deserto. Dune di ghiaccio e neve dai contorni arrotondati, spesso plasmati dai venti gelidi che durante la notte ridisegnano i paesaggi e creano figure arcane, come fossero scolpite. Ci sono luoghi che si possono raggiungere solo con gli sci, dove vivo io, ad esempio, basta percorrere pochi km per raggiungere subito grandi zone selvagge che almeno una volta vale la pena di vedere. Quando mi chiedono cosa c’è da vedere, rispondo “nulla ” e questo lascia un po’ di sgomento. Non è facile in un mondo di immagini in cui viviamo, oberati dalla vita di tutti giorni, comprendere questo “nulla”. A molti spaventa, “come nulla?”, mi dicono. Certo non sono luoghi per tutti, occorre avere una predisposizione d’animo e spirito che ti permettano di “sentire” oltre che vedere. E appunto l’Artico si sente. Anche l’estate qui è molto particolare. La migrazione degli uccelli, il sole di mezzanotte, le renne che scendono a valle per partorire, i fiori che crescono sui tetti delle case e le orchidee selvatiche. I grandi laghi i cui contorni sfumano nel cielo e quasi ti sembra i toccare i punti estremi dei due spazi; cielo e terra uniti con i colori più vivaci. Foreste ricche d’acqua, di humus, di tappeti di muschio e rocce ricoperte da bacche selvatiche, mirtilli, ribes e, nelle zone più acquitrinose, i preziosi lamponi artici che vengono venduti al chilo a cifre esorbitanti proprio per la difficoltà di raccolta. La luce particolare, la luce del Nord caratterizzata da molte sfumature, da cogliere all’alba ed al tramonto, quando i castori fanno capolino al disciogliersi dei ghiacci. Le cascate che si sentono da sotto casa e il rumore del ghiaccio che si frantuma con i tepori primaverili. Guardare con gli occhi nuovi, questo è il segreto ed è questo che cerco di trasmettere nei miei semplici itinerari, alla portata di tutti, ma che appunto richiedono una certa predisposizione d’animo.

 

 

Ricordiamo ai nostri lettori perché hai deciso di intraprendere un’attività turistica in Lapponia?

Quando sono partita non avevo la più pallida idea di dove sarei arrivata e di cosa avrei fatto della mia vita. Con il senno di poi devo dire che è stato meglio così. Progettare e pianificare va sempre bene, ma a volte una sana incoscienza aiuta a prendere coraggio e ad affrontare le cose nuove non con timore ma con curiosità. Poi, in maniera più pratica, l’ idea mi è venuta dopo aver trascorso un anno in Austria. Un posto meraviglioso, ma non per me. Le piste caotiche, le persone stressate anche in vacanza – almeno così mi era parso di vedere. E così, approdando in Svezia, ho pensato “Qui è il paradiso!”: 350 km di piste bellissime, deserte, tutte per te. La possibilità di lavorare da subito e allo stesso tempo di portare avanti il mio progetto: la creazione di un sito web da riempire con numerosi contenuti. All’inizio un’impresa non facile. Quando sono arrivata non sapevo assolutamente niente del territorio e non avevo mai visto una betulla in vita mia. Essendo una località immersa tra due foreste naturali vaste più di mille km, l’attività turistica è prevalentemente locale e quindi brochure, libri, locandine, erano tutte rigorosamente in svedese.

 

Perché la tua scelta è ricaduta proprio sulla Lapponia?

 

Forse è la Lapponia che ha scelto me. Un’occasione da prendere al volo senza pensarci tanto. Per i profani è un luogo ameno, solitario, monocromatico e spesso confinato sotto l’aurea di paese incantato. Una sorta di isola di Atlantide, sperduta chissà dove. Per me è una cosa reale, tangibile, da vivere.

 

Che riscontro ha avuto nel tempo la tua agenzia?

Un ottimo riscontro, fatto di bella gente, di esperienze e di aneddoti divertenti. Un modo di lavorare divertendoti e a contatto con la natura, quella più vera. La cosa più bella? Che poi si rimane amici e a distanza di tempo ci si incontra, oltre a scambiarsi e-mail e messaggi.

 

 

In questi anni l’interesse turistico per la zona in cui vivi è aumentato?

 

Non saprei. Le terre nordiche sono vissute ancora come terre proibite in un certo senso, viste dagli italiani come zone fredde, adatte solo agli avventurosi o agli amanti del genere. Forse in estate molti sono attirati dai fiordi e dai famosi giri in camper dove si parte tutti insieme e si arriva a Capo Nord. Quando nei primi anni bussavo alle porte delle agenzie turistiche italiane per vendere i miei pacchetti, i responsabili mi dicevano che, pur essendo belle cose, non erano vendibili e adatte alla loro clientela, abituata a viaggiare secondo schemi conosciuti e consolidati da anni di viaggi pilota. Poi, sono subentrati i cosiddetti “viaggi fai da te” ed il libero arbitrio ha preso il sopravvento, permettendo alle persone di scoprire nuovi modi di trascorrere le vacanze. Forse nel mio piccolo, almeno per chi mi segue da anni, sono riuscita attraverso le mie foto e i miei racconti ad avvicinare la gente a questo tipo nuovo di esperienza.

 

Quali sono le vostre offerte per una vacanza indimenticabile?

 

Non essendo un’agenzia di viaggio ma un tour operator locale, la maggior parte delle attività sono sotto la mia guida. E così in inverno ci dedichiamo allo sci di fondo in zone bellissime e remote insieme al mio husky siberiano. In “artico e magia” ad esempio si può dormire una notte dentro una casetta in legno in un plateau tra le montagne, aspettando l’ Aurora Boreale, per poi passare alla slitta con i cani dove ciascuno, guidando un team proprio, si ritroverà nella Riserva naturale della Femundmarka – 500 km di natura incontaminata. Si potrà dormire con i sacco a pelo in caldi stuga e fare la sauna all’aperto. A fine gennaio e fino al 20 febbraio c’è un programma che abbiamo chiamato “Zivago experience” che rievoca le atmosfere siberiane nel celebre libro di Pasternak. Una settimana davvero emozionante, in cui viaggiare su una slitta trainata dai cavalli. Esperienze da vivere anche in motoslitta, necessaria per arrivare in luoghi altrimenti inaccessibili. E poi….la festa dei Sami, popolo del Grande Nord ai primi di marzo sul lago ghiacciato ed ancora la fiera di Roros in Norvegia a febbraio, dove si possono acquistare cose bellissime in lana cotta, grazie ai 250 espositori che occupano il centro e le stradine del paese, dichiarato patrimonio dell’Unesco. In estate c’è “tra cielo e terra”, un momento indimenticabile dove cielo e terra sembrano toccarsi. Cascate e specchi d’acqua in cui fare il bagno e splendidi lodge per sistemazioni esclusive immerse nelle foreste di betulla. E poi ancora canoa, pesca nella splendida Riserva del Rogen (rimasta intatta come 10 mila anni fa, dopo l’ultima glaciazione). Ci sarà anche la possibilità di incontrare il bue muschiato, attualmente a rischio di estinzione, che vive nelle foreste dell’ Harjedalen, la contea in cui vivo. A proposito, anche le sistemazioni hanno la loro importanza. Molti mi scrivono, perche temono di morire di freddo o cose del genere. Le nostre sistemazioni non sono affatto spartane. A seconda delle esigenze si può optare per hotel per famiglie, ski resort, formula Hotel &SPA, strutture che sorgono sulle rive di laghi bellissimi, dove poter fare il bagno aspettando l’aurora boreale in notturna. Altresì offriamo splendidi lodge tipo “due cuori e una capanna”, oppure ville immerse nei boschi dai 2 ai 10 posti. La mia agenzia è preferita anche da coloro che hanno bisogno di luoghi di silenzio dove scrivere, meditare o portare a termine lavori che a casa non riuscirebbero mai a terminare. Una sorta di “vacanza lavoro”. Ho alcune richieste ad esempio di scrittori che trovano in questi luoghi ispirazione per le loro storie o romanzi. Ultimamente lavoro molto con l’Inghilterra per l’organizzazione di location dove girare delle pubblicità per il test di nuovi equipaggiamenti invernali, per l’organizzazione di eventi mondani, matrimoni, riunioni d’affari, set fotografici. In una cornice unica come appunto la natura aspra e selvaggia, ma dove si garantisce comfort, benessere e sicurezza. Spero in futuro di poter lavorare anche con agenzie a aziende italiane. Un altra esperienza sicuramente da fare è il “fishing camp con i Sami" che organizzerò a partire dall’estate 2014. Ci inoltreremo in un’area remota e bellissima della Riserva Naturale del Rogen, non accessibile ai più, in quanto territorio dei Sami. Grazie ad una guida locale Sami potremo raggiungere aree mai viste e molto antiche e vivere per qualche giorno o settimana in tenda a pescare nei numerosi corsi d’ acqua che caratterizzano la regione. Il temolo dalla carne bianca e delicata è un pesce prelibato che può raggiungere dimensioni consistenti. Ceneremo e pranzeremo intorno al fuoco immersi in un paesaggio remoto ed ancestrale. Il sito sarà raggiungibile solo grazie agli elicotteri, tuttavia per chi ama camminare, l’itinerario per raggiungere il fishing camp può essere fatto a piedi, anche se con qualche difficoltà (3 ore di cammino circa), causa presenza di rocce e pietre moreniche. Ma lo spettacolo è garantito.

 

 

 

Cosa differenzia la redfoxadventure dalle altre agenzie?

 

Le agenzie offrono molte cose e da tutto il mondo. Le agenzie vendono dei pacchetti che all’atto pratico svolgono altre persone. Nei viaggi organizzati la clientela si ritrova a viaggiare con altre persone, lingue e nazionalità diverse. Nei mie tour, che svolgo personalmente, mi avvalgo della collaborazione di persone locali che fanno questo lavoro da generazioni e con passione e in genere, salvo casi particolari, prendo solo poche persone o piccoli gruppi. Ultimamente è aumentata la richiesta da parte di molti single, sia uomini che donne, i quali molto spesso mi chiedono di non essere abbinati a nessun gruppo e sono disposti a pagare extra per questo. Essendo fuori dai circuiti turistici niente è falsato dal turismo di massa che spesso impone atteggiamenti e vedute obbligate. Diciamo che ci muoviamo su un terreno tra il fai da te e il viaggio organizzato. Arrivare fino qui è sempre un’avventura e miei clienti si organizzano da soli, ovviamente seguiti in tutte le fasi dai miei consigli, che vanno dalle varie soluzioni di viaggio all’abbigliamento, a letture consigliate prima di intraprendere questa avventura. Come dico spesso, un viaggio di esperienza, di arricchimento perché appunto vieni immerso in contesti locali al di fuori da logiche turistiche di massa.

 

Solitamente le mete ambite per coloro che espatriano sono i posti caldi. Come mai invece tu hai preferito spostarti in un Paese freddissimo, ricoperto da neve per quasi 265 giorni all’anno?

 

In effetti tutti sognano un chiosco in un’isola tropicale. E non nascondo di provare anche io un certo piacere nello stare sdraiata su un lettino all’ombra delle palme. Ma non per molto. Trovo nelle temperature estreme, nell’Artico un fascino e un’attrazione che non è facile da spiegare. L’ Artico o si odia o si ama profondamente. E’ la stessa estasi che probabilmente uno prova davanti ad un’opera d’ arte, ad un tratto di savana, ad un deserto di dune. I sentimenti sono contrastanti: o si rimane per sempre oppure si fugge via. E io appunto, sono rimasta.

 

Come ti sei integrata ad oggi? Come si è evoluto il rapporto con la popolazione locale?

 

In tutto siamo 22 abitanti, quindi non ho avuto troppe difficoltà. In estate poi, siamo solo 4 o 5 persone, tutte sparse qua e là nei cottage.

 

 

In questo periodo è aumentata la presenza di italiani sul posto?

 

Se è aumentata non saprei, sono la prima italiana e attraverso di me la Contea dell’Harjedalen nello Jamtland, dove vivo e lavoro, ha avuto una risonanza senza precedenti visto che nei siti di competenza quest’area non viene nemmeno menzionata. In pochi anni la contea dell’Hariedalen o come la chiamano in svedese “Harliga Harjedalen”, è apparsa in magazine e prestigiosi quotidiani nazionali italiani. Tanndalen, dove vivo, al confine con la Norvegia, è divenuto il luogo ideale dove rifugiarsi per ritrovare una natura incontaminata e inalterata dal turismo di massa.

 

In tutti questi anni vissuti in Lapponia avrai avuto modo di comprendere meglio la realtà locale. Hai notato delle differenze, delle mancanze a livello sociale e culturale, rispetto all’Italia?

 

Sì, ho notato molte differenze anche se, vivendo in una zona remota e fuori dalla grande città, è difficile avere un’opinione a tutto tondo e obiettiva. Non saprei se siano “mancanze”, ci troviamo semplicemente davanti ad una cultura diversa, con un clima diverso che certamente influisce nella vita di tutti i giorni. Nella Contea dell’Harjedalen abbiamo la neve 265 giorni all’anno, clima con cui i locali si trovano a dover fare i conti. Ecco che tutto è scandito e si muove secondo i ritmi della natura.

 

Come si svolge una tua giornata?

 

Le giornate qui sono molto lunghe. A volte non so nemmeno in che giorno della settimana mi trovo e nemmeno la data. Quando non lavoro, le uniche incombenze burocratiche e di routine sono quelle di pagare l’affitto mensile e fare la spesa in paese per l’intera settimana, così da non andare su e giù se le temperature scendono al di sotto dei meno trenta. Non è che sia un problema, se non fosse che in certe giornate aprire gli sportelli della macchina può diventare un’impresa. Togliere il ghiaccio accumulatosi all’interno della macchina richiede molto tempo e olio di gomito per ripartire, sempre che, una volta fatto tutto, tu abbia la fortuna di ricordarti di scollegare la tua macchina dall’alimentatore di corrente, altrimenti ti trascini dietro cavo e impianto. Un accorgimento importante, perché se le temperature scendono sotto i meno 10 è consigliabile tenere caldo il motore. Le giornate sono semplici. Dove abito, in una casina di venti metri quadri, non ho la televisione, ma il pc certo mi consente di essere collegata con tutto il mondo. Ho anche una piccola sauna che accendo prima di andare a sciare, così che al mio rientro la trovo già pronta. Poi, se mi sento particolarmente ispirata, anche una breve corsa all’esterno in costume, per buttarmi sulla neve fresca. Un effetto divino sulla pelle! Per i miei clienti non consiglio questi esperimenti così “selvaggi”, meglio l’hotel dove ci si può immergere nelle acque calde esterne di una Spa da dove, di notte, si può godere di un meraviglioso panorama sul lago ghiacciato e, perché no, con un po’ di fortuna ammirare l’ aurora boreale o altri fenomeni luminosi molto frequenti da questi parti e di cui poco si conosce.

 

 

Come trascorri i tuoi momenti di relax?

 

In solitudine, spesso giro con la mountain bike e la macchina fotografica. Qui ci sono degli ottimi percorsi nella natura selvaggia. La Riserva del Rogen è costituita da sole foreste ed un’unica strada, alla cui fine si apre un altro paesaggio di rara bellezza, caratterizzato da rocce moreniche, residui dell’ era glaciale. Un luogo ideale per la pesca e la canoa. Ma occhio! I cellulari non funzionano e cartina alla mano, in caso di difficoltà, si possono raggiungere delle cabine dotate di telefono. Per il resto ci sono immensi plateau dove camminare, pescare e meditare. Più di 30 sentieri ben segnalati che raggiungono i luoghi più belli e impervi, dove porto i turisti avventurosi. Oltre al girare in bici, mi piace scrivere e leggo molto. In tanti mi mandano i propri libri, affermando che meglio di chiunque altro, vivendo i questi luoghi, potrei comprendere le loro opere. C’è anche tanta gente comune che, oltre a spedirmi i loro libri preferiti, mi rende partecipe dei propri sogni e desideri, chiedendomi anche consigli professionali. 

 

La Lapponia è una terra che difficilmente viene scelta come “casa”. Sapresti dirmi il perché?

 

Forse perché nell’ immaginario collettivo la Lapponia rappresenta l‘altrove, un luogo di rara bellezza che però rimane nei libri, nella storia degli esploratori. Non sempre si ha voglia di toccare questo, non per pigrizia, ma per una sorta di timore reverenziale per qualcosa di diverso da noi. Il freddo, l’isolamento, la natura schietta, pungente, aspra, le sue notti infinite non sono per tutti. Sono luoghi belli nella loro semplicità, dove vi è natura più vera, reale. Tuttavia sono anche da maneggiare con cura. Paradossalmente nessuno ha più tempo e qui hai l’occasione di riappropriarti del proprio tempo, di pensare a te stesso. I tempi sono dilatati, ci si dimentica dei calendari, della televisione e ti assicuro che gestire un tempo ritrovato è davvero difficile. Spesso, quando i miei ospiti approdano in queste terre, già dal primo mattino sono pronti per uscire, esplorare e agendo esattamente come nella vita di tutti i giorni, nel loro vivere quotidiano, di corsa, guardando l’orologio per paura di perdersi qualcosa. Solo più tardi si accorgono che avere tempo di assaporare il tempo – sembra un gioco di parole – è estremamente difficile. La domanda più frequente è “ ed ora che si fa?”

 

 

Una conclusione sulla tua esperienza in Lapponia…

 

Un’esperienza sempre in divenire. Ogni giorno nuove cose da imparare. Sono avida in questo. Prendi ad esempio la natura. Questa è la patria di Von Carl Linnè il famoso botanico e naturalista a cui si deve la nomenclatura di tutte le specie viventi. Non hai idea dell’infinita quantità di animali e piante che affollano la tundra artica. Un luogo che pochi conoscono se non per lo stereotipo che lo definisce un luogo ameno ma privo di vita, senza speranza, attraversato da ghiacciai perenni. Certo, le estati sono brevi e tutto deve avvenire in fretta, gli animali, come gli uccelli, arrivano qui a riposare dopo lunghi viaggi, costruiscono i nidi per poi ripartire di nuovo dopo qualche settimana. Anche le renne hanno poco tempo, devono nutrirsi a sufficienza per l’inverno, partorire e crescere in tempo i piccoli affinché siano in grado di affrontare il viaggio prima delle prime gelate. E poi, vivendo al confine di stato tra due nazioni, Svezia e Norvegia, c’è sempre da imparare sui costumi degli uni e degli altri, anche se la mia visione non riuscirà mai ad essere a 360 gradi, proprio perché non vivo nelle grandi città, ma ancora in zone rurali dove tutto è ancora più legato alle tradizioni e questo è bello. Chissà perché si cresce pensando che noi italiani siamo depositari di valori come il senso della famiglia, la cultura, le tradizioni. Qui invece ho scoperto che nelle zone dove vivo ci sono molte tradizioni. La gente si veste ancora con i costumi tradizionali e le famiglie sono ancora di vecchio stampo. Vivono nelle fattorie appartenute magari alla famiglia da generazioni ed i figli crescono avviando nuove attività lavorative nel territorio stesso. Cosa molto importante: i figli del Grande Nord lavorano e viaggiano molto presto. A vent’anni hanno già vissuto delle esperienze importanti, hanno vissuto all’estero, hanno imparato le lingue e vivono in una condizione di totale indipendenza dalla famiglia di origine. Non da ultimo, vivo in una zona dove vivono le comunità dei Sami (popolo indigeno del Grande Nord) e guardo sempre con attenzione ed estrema curiosità le loro problematiche e la loro vita quotidiana. Leggo i loro blog, visito spesso il Parlamento Sami online e quando mi invitano assisto volentieri alla transumanza, un evento memorabile, ma spesso strettamente privato, a cui partecipano solo le famiglie che hanno il bestiame in comune.

 

A chi la consiglieresti come meta per un trasferimento?

 

Non saprei. Uno dei requisiti essenziali per poter vivere in questi posti è senz’altro amare se stessi e il silenzio. Due cose affatto scontate. L’ una perché vivere in questi ambienti solitari ti pone di fronte a te stesso ogni giorno, l’altra perché il silenzio qui, non è come quello cittadino dove c’è comunque sempre qualcosa che fa rumore. Qui viviamo in un tempo immobile, un tempo senza tempo, dove il silenzio permea tutto, quasi 24 ore su 24. E poi, occorre saper rinunciare a qualcosa. Qui non ci sono cinema, librerie, biblioteche, luoghi di divertimento e certe giornate d’ inverno, ci sono tempeste di neve così violente che chiudono persino il piccolo aeroporto e le temperature scendono al di sotto dei meno 43 gradi. Il più grande spettacolo qui è sempre la natura; nel bene e nel male.

 

www.redfoxadventure.it

 

 

A cura di Nicole Cascione