Michele, consulente di start-up in Brasile e cittadino del mondo

 

Michele Anselmi vive a São Paulo, in Brasile, dal 1996, cioè da quando aveva 33 anni ed un matrimonio finito alle spalle. Rimettersi in gioco non è stato di certo facile, ma Michele, sempre attratto dalla magia del Brasile, ha deciso di ricominciare a vivere nella terra dei sorrisi e dell’allegria. Consulente di start-up e internazionalizzazione di imprese, oggi Michele a causa di alcune problematiche che illustra nella seguente intervista, non sa se continuare la sua vita a São Paulo, “in un Paese che ancora non capisce e che spesso non approva” e sta valutando la possibilità di un eventuale trasferimento. 

 

Continuano le storie degli italiani nel mondo.

 

Michele da quanto tempo vivi in Brasile?

 

Vivo in Brasile, a São Paulo, da marzo del 1996. Sono nativo di Padova, ma cresciuto ad Arzignano (VI), la città delle concerie. 

 

Perché hai deciso di lasciare l’Italia e perché hai scelto proprio il Brasile?

 

Fin dall’età di 16 anni maturavo l’idea di viaggiare, sfruttando il lavoro non solo come obiettivo, ma anche come mezzo utile per conoscere il mondo. Quando mi diplomai, all’età di 18 anni, la scuola mi offrì l’opportunità di un viaggio in Australia, ma all’epoca i “doveri familiari” mi trattennero a casa. Ero il capofamiglia e mia madre stava ansiosamente aspettando che cominciassi a portare qualche soldino a casa. Quindi ho solo ritardato la decisione. Il Brasile è apparso casualmente, dopo una piccola consulenza nel 1995 effettuata durante il periodo delle mie vacanze estive a São Paulo, sono stato chiamato per valutare una proposta di Start-Up. 

 

 

Cosa significa rimettersi in gioco a 33 anni in una terra straniera?

 

Significa capire che avresti dovuto muoverti prima, anche se non necessariamente fuori dall’Italia. Almeno per me, l’esperienza di vita lontano da casa sarebbe servita prima, soprattutto per motivi professionali, non solo personali.

 

Hai pianificato la partenza o sei partito senza fare progetti?

 

Il mio progetto era quello di crearmi una nuova vita, di avere la possibilità di poter rompere una routine e finalmente di conoscere il mondo e tutto questo senza alcun piano. La mia attuale moglie Amabile, brasiliana, all’epoca e tutt’oggi, mi aiuta a mantenermi in equilibrio in un Paese che ancora non capisco e che spesso non approvo.

 

Quali sono state le difficoltà contro cui ti sei scontrato al principio?

 

In realtà, non ho avuto grandi difficoltà, perché sono di natura molto flessibile. Il mio principale problema era quello di superare la mia situazione familiare di uomo sposato (successivamente divorziato), con madre e padre separati da anni e nessuno dei due veramente indipendente. 

 

Di cosa ti occupi? 

 

Sono tecnico chimico specializzato in pelli e finte pelli, ma mi sono trasformato in consulente in start-up/ internazionalizzazione di imprese.

 

E’ stato difficile trovare lavoro?

 

Come affermato precedentemente, al principio ho accettato la proposta di lavoro senza firmare alcun vincolo contrattuale, perché in realtà ancora non sapevo bene se era quello che volevo e se la metropoli di São Paulo mi sarebbe “piaciuta”. Comunque, in generale, qui è molto difficile trovare un lavoro ben remunerato, questo Paese è più per imprenditori che per dipendenti, soprattutto perché qui cercano personale altamente qualificato.

 

Cosa puoi dirci della situazione lavorativa in Brasile?

 

Dal mio modesto punto di vista, il Paese si sta lentamente trasformando da Paese “industriale” a Paese “commerciale”, dove le aziende soffrono per gli altissimi costi di produzione e tutti si rivolgono al settore del commercio. Esiste una grande difficoltà ad arrivare a fine mese, anche perché il Brasile sta diventando ogni mese più caro, a causa di una cattiva gestione dell’attuale governo e ad un’eccessiva valorizzazione internazionale che il Brasile ha creato artificialmente con politiche estere e interne di “spendi e spandi”. Professionisti con 35/40 anni restano mesi o anni senza una ricollocazione degna e, alla fine, o si adattano o cambiano ramo o diventano microimprenditori.

 

A chi consiglieresti il Brasile e a chi invece lo sconsiglieresti?

 

Consigliarlo diventa per me difficile, visto che io stesso sto pensando di andare via di qui. Grandi imprese con forti capitali da investire potrebbero logicamente trovare indici interessantissimi sui quali costruire progetti, vedi le innumerevoli case automobilistiche che negli ultimi 15 anni sono venute a produrre in Brasile. Lo sconsiglio a chi ama vivere senza la pressione della sicurezza personale e con metodologie di vita basate su regole e organizzazione.

 

Cosa puoi raccontarci del Brasile?

 

Il clima è molto favorevole; non ci sono pregiudizi sul modo di vestire e di apparire in pubblico; inoltre, molto spesso ci si può ritrovare a mangiare e bere seduti su un tavolo sul marciapiede, circondati da centinaia di persone allegre, che spendono apparentemente senza problemi.

 

Quali sono le problematiche del posto e quali invece le peculiarità?

 

Le problematiche sono: costi altissimi e di contro una bassa qualità di servizi, mancanza di progetti e programmazioni chiare per uno sviluppo programmato e sicuro, corruzione dilagante e insicurezza personale in aumento. Le peculiarità: ricchezze naturali, la presenza di molta acqua dolce e l’allegria naturale delle persone, anche se non è facile creare amicizie solide. Il Brasile, se riesce a migliorare sotto diversi aspetti, può diventare un Paese veramente ricco. Se invece tenderà a peggiorare, diventerà sicuramente un altro Paese comunista destinato al regresso e alla caccia ai ricchi borghesi.

 

 

Si supera facilmente l’ostacolo linguistico?

 

Il portoghese brasiliano è molto più dolce del portoghese del Portogallo e tutti i miei conoscenti che vivono qui da diverso tempo, non hanno avuto grossi problemi con l’apprendimento della lingua. 

 

Quali sono i primi passi per la ricerca di un lavoro e di una casa?

 

Per quanto riguarda il lavoro è preferibile trasferirsi qui già con un contratto di assunzione da parte di aziende con base operativa in Brasile. Per quanto riguarda l’abitazione consiglierei di trovarla il più possibile vicina alla sede lavorativa, almeno qui a São Paulo, perché il traffico è terribile. In generale quasi tutti i quartieri buoni offrono i servizi principali (supermercati, farmacie, ospedali, ristoranti) vicino casa. 

 

Com’è cambiata la tua vita da quando vivi in Brasile?

 

E’ cambiata in meglio. Ho imparato a cucinare, riesco persino a preparare alcuni “piatti della mamma” e poi ho imparato a muovermi con i mezzi pubblici. Continuo a dare priorità alla casa e alla famiglia (adesso quella di mia moglie), non bevo più il prosecco al bar prima di pranzo e non partecipo a cene con prodotti tipici o stagionali insieme agli amici di scuola, come facevo in Veneto, dove vivevo. Sono sempre stata una persona semplice, cosicché faccio tesoro delle piccole cose e cerco di mantenere il rapporto tra me e mia moglie (non abbiamo figli) come principale scopo di vita. Ora sono molto più internazionale e urbano, oltre il portoghese ho imparato anche lo spagnolo e non avrei paura di spostarmi dall’altra parte del mondo, visto che parlo un pochino anche inglese e tedesco. Siamo riusciti a crearci una vita qui, dopo che il mio divorzio nel 2004, mi ha lasciato, per scelta personale, senza una lira.

 

Dove vedi il tuo futuro?

 

Spero sempre che il mondo possa essere migliore per tutti. Mi sento pronto a seguire il mio destino che penso mi porterà a prendere una nuova decisione riguardo ai nostri prossimi anni di vita, prima e durante la vicina pensione, in un Paese dove si possa vivere in pace, in mezzo alla natura, vicino al mare o ad un lago o ad un fiume (amo l’acqua) e mangiando prodotti naturali, come facevano anticamente i nostri nonni.

 

Saluti a tutti 

 

Michele Anselmi

 

an*********@gm***.com

Skype : michele.eccellenze-italiane

 

A cura di Nicole Cascione

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