La figura del Business Angel

 

Avere un’ottima idea, una di quelle che, si sa, saranno vincenti. Averci dedicato magari anni e anni di lavoro e scontrarsi con il solito problema: la mancanza di capitali. Certo, nel mondo dell’imprenditoria, quando si parla di capitali non si intente solo il capitale proprio, cioè quello di cui eventualmente, può disporre lo stesso aspirante imprenditore. Anche perché, il più delle volte, non è così. Se molti imprenditori, piccoli o grandi, in qualunque campo abbiano operato, avessero dovuto aspettare di avere soldi loro per iniziare a fare qualcosa, il mondo del lavoro sarebbe molto diverso e, con esso, un’intera dinamica di business.

 

Trovare capitali non è mai stato facile per la verità e, in questi tempi di crisi profonda, lo è ancora meno. Le banche, sempre più, vengono meno a quella che dovrebbe essere la loro missione: un sostegno al reddito e alle scommesse legate alla produttività. Ma non è più così. L’incertezza del quadro economico mondiale ha messo in luce la sostanziale debolezza della finanza e dell’economia di cartastraccia che gira attorno ad essa. Sempre più, quindi, si fa strada la figura del business angel, quell’investitore che, credendo fermamente in un progetto, decide di investirci, tenendo conto di criteri molto diversi da quelli adottati dagli ingessati venture capital o private equity.

 

La figura del business angel è di difficile classificazione. Possiamo però dire che, nella maggior parte dei casi, si tratta di imprenditori o manager che, nonostante le loro battaglie d’impresa, non sono stanchi e hanno il gusto per la scommessa e per sfida. Una sfida che si traduce nell’acquisto di parte di una società, di una start up, operando un investimento, certo rischioso, ma da cui ci si aspetta un notevole rendimento. Cosa ci guadagna il business angel ? Che, se ci ha visto giusto, può ricavare notevoli plusvalenze dalla vendita, totale o parziale, delle sue quote di partecipazione all’impresa in cui ha investito. Come si vede da questa breve presentazione, si tratta di una forma di investimento ben diversa da quella che si può fare con la semplice speculazione finanziaria: qui si tratta di creare lavoro e di farlo sulla base di un rapporto di fiducia personale che trae vantaggio da un lavoro comune. L’imprenditore può così valersi di consulenza gestionale preziosissima, di una rete già consolidata dal punto di vista relazionale, oltre che di un capitale economico.

 

 

I business angels operano un po’ in tutti i settori, in particolare con quelle idee imprenditoriali che abbiano una forte componente di innovazione e know how, elementi definiti con termine inglese come intangible assett, e che quindi, per le banche, non costituiscono una garanzia abbastanza solida. È più facile che un business angel investa in un settore che già conosce e in cui, magari a sua volta da imprenditore, ha già operato. Ma non sempre è così. La cosa interessante di questo fenomeno è che, da gesto individuale e spontaneo, cosa per altro continua a rimanere, sta diventando sempre più una cosa strutturata, che gode di vere e proprie organizzazioni europee e internazionali. E tutto ciò può significare, per i futuri imprenditori, anche la possibilità di dare un respiro internazionale alla loro impresa. Soprattutto in un mercato come quello europeo, in cui ogni cittadino può creare impresa dove crede sia più vantaggioso, queste reti di “angeli investitori”, possono davvero rappresentare un partner prezioso e senza confini nazionali.

 

Secondo alcune ricerche questa tipologia di investitori ebbe origini in America; e la cosa non sorprende, dal momento che gli Stati Uniti ci hanno spesso raccontato storie di imprese nate grazie ai capitali privati messi a disposizione da uomini propensi a rischiare su qualcosa di cui intuivano il potenziale ritorno economico. Addirittura le prime figure di business angels pare risalgano all’800 quando ricchi uomini d’affari finanziavano gli spettacoli di Broadway. Per rendere più organizzato il fenomeno venne creata, in rete, un’associazione chiamata Ace-net con lo scopo di coordinare le attività e le proposte di finanziatori e imprenditori.

 

In Europa, il paese che accolse per primo questo modo di investire, fu ovviamente la Gran Bretagna, paese simile, per mentalità imprenditoriale e lavorativa, agli USA. Ancora oggi qui vi è attiva una rete di business angels, sulle cui attività è possibile avere informazioni visitando il loro sito www.bbaa.org.uk. Nel corso degli ultimi anni la Comunità Economica Europea si è accorta del fenomeno e, in molti casi lo ha patrocinato, aiutando la nascita di alcune reti nazionali, soprattutto in Germania.

 

Come dicevamo prima, si può e si deve considerare il mercato europeo come un unico, grande teatro in cui muoversi e tentare di fare impresa. I confini nazionali, dal punto di vista imprenditoriale e del lavoro, non esistono più e, almeno in Europa, le leggi che regolamentano la creazione di impresa sono piuttosto simili tra un paese e l’altro; l’aspetto positivo è la possibilità di godere magari di procedure più snelle e sistemi fiscali più competitivi. Per questo sta crescendo sempre più anche la rete europea di business angels, in cui l’incontro tra idee e capitali è basato esclusivamente sul valore dell’idea, sulla precisione con cui viene stilato il business plan e non certo sulla nazionalità: il sito dei business angels europei è www.eban.org. In Italia risale al 1999 la nascita di IBAN, l’Italian Business Angels Network organizzata in strutture locali: tra le prime a nascere furono quelle di Milano e Venezia; il loro sito è www.iban.it.

 

 

Una delle reti più vivaci è quella tedesca, che ha come fulcro la città in assoluto più orientata alle start up e cioè Berlino. Qui nascono nuove imprese ad un ritmo decisamente maggiore rispetto a qualsiasi altra città europea: e non sono certo solo imprenditori tedeschi che beneficiano di questa opportunità. Se l’idea è davvero buona in Germania c’è sicuramente qualcuno disposto ad ascoltarla. Il sito dei business angels tedeschi è www.bacb.de/about-us/ a Berlino.

 

Qual è uno dei tanti vantaggi di queste reti ? Tra tutte anche la possibilità di vedere aiutate anche le fasi di sviluppo di un’impresa. Un singolo business angel può non essere sufficiente, infatti, qualora l’impresa abbia bisogno di un aumento di capitale. Altri vantaggi sono quelli che derivano proprio dalle differenze tra un investitore di questo tipo e un così detto Venture Capital: questi ultimi, di solito non prestano molta attenzione alle start up di piccole dimensioni perché, paradossalmente, l’ammontare dell’investimento è troppo basso per giustificare le spese per la creazione di un vero piano industriale. Il business angel opera in modo molto meno burocratico ma molto più preciso e mirato. E tutto ciò si traduce anche in un accorciamento dei tempi di realizzazione del progetto: un business angel, solitamente, conosce il campo in cui investe e il processo decisionale, oltre a quello organizzativo è molto più breve e specifico.

 

Altri siti interessantissimi, consultando i quali si può sapere come e dove operano i business angels e quali imprese hanno visto la luce grazie a loro, sono www.businessangels.com.au; www.startupper.it/business-angels/i-business-angels-italiani ; www.lobbyinnovazione.it

 

A cura di Geraldine Meyer 

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