L’elenco dei 30, in Nuova Zelanda

 

L’elenco del telefono, l’elenco della spesa, l’ordine del giorno, l’elenco delle cose da fare, l’elenco delle persone più ricche, gli elenchi nei registri, l’elenco degli oggetti da portarsi in viaggio, l’elenco di Saviano, l’elenco delle vittorie, l’elenco delle donne più influenti, l’elenco delle frasi da non dire al proprio capo, l’elenco dei luoghi da visitare. Insomma gli elenchi hanno da sempre, ed ovunque, riscosso grande successo e suscitato vivo interesse. Probabilmente questo è dovuto alla struttura degli stessi: con una parola o con una breve frase si possono trasmettere concetti, immagini o sensazioni che in uno scritto tradizionale richiederebbero uno o più paragrafi, inoltre non devono necessariamente essere letti interamente, ma è possibile saltare alcuni punti e leggere solo quelli che si preferiscono. L’elenco si adatta quindi ad un pubblico più ampio, permettendo anche alla persona più pigra e non amante della lettura di affrontare, senza grandi difficoltà, questo genere (sempre che così possa essere chiamato).

 

Quest’oggi cediamo anche noi alla pigrizia e vi offriamo un elenco. Si tratta dell’elenco di ciò che ci colpisce di più, in positivo e in negativo, di ciò che ci fa sorridere o che ci stupisce e di ciò che non riusciamo a comprendere della Nuova Zelanda e di Wellington. Alcuni punti saranno una ripetizione di quanto avete già letto nei nostri precedenti articoli, ma la maggior parte toccheranno argomenti inediti.

 

Dunque iniziamo:
 

  1. La pioggia che “cade” orizzontalmente.

  2.  

  3. Il ringraziamento all’autista quando si scende dall’autobus.

  4.  

  5. I negozi e i bar che chiudono entro le 5:00 pm, anche nella capitale.

  6.  

  7. Avere, quale piatto tipico nazionale, “fish and chips” ed esserne orgogliosi, quando si tratta di un semplice fritto e quando si trova anche in Gran Bretagna.

  8.  

  9. Il forte senso di comunità e democrazia.

  10.  

  11. L’inglese kiwi e tutte le E che diventano I, quindi “bed” si pronunica “bid”, “question” si pronuncia “quistion”, “then” si pronuncia “thin”e così via.

  12.  

  13. Poter aprire un conto corrente bancario in dieci minuti, a costo zero e con un limitatissimo numero di scartoffie da sottoscrivere e portare a casa.

  14.  

  15. Sentire chiedere sempre “come stai?” o “come va?”, anche quando le persone si incontrano ogni giorno, o più volte al giorno, e quando entrano in un negozio o in un supermercato. Il più delle volte però non si preoccupano nemmeno di aspettare la risposta, avendo ormai più una funzione di intercalare da accompagnare al saluto e non di domanda vera e propria.

  16.  

  17. Il tempo (eterno) necessario per la preparazione di un caffè, la quantità di polvere di caffè che viene buttato nella spazzatura e di latte che viene buttato nel lavello per ogni caffè, il caffè servito tiepido e, infine, la convinzione degli abitanti di Wellington di avere una profonda e inimitabile cultura per e conoscenza del caffè.

  18.  

  19. Le case senza riscaldamento, senza isolamento e senza doppi vetri.

  20.  

  21. L’abitudine di camminare scalzi, ovunque (per strada, al supermercato, sul posto di lavoro) ed anche d’inverno.

  22.  

  23. Andare al ristorante e portarsi la propria bottiglia di vino pagando per la concessione una modica somma al ristoratore.

  24.  

  25. L’eccessivo utlizzo del termine “awesome” e la tendenza a sopravvalutare ed esaltare qualsiasi luogo (neozelandese), persona (neozelandese) o caratteristica (neozelandese) con scarsa obiettività.

  26.  

  27. Incontrare neozelandesi che, appena scoprono che hai intenzione di viaggiare in lungo e largo la Nuova Zelanda, ti offrono vitto ed alloggio gratuiti presso le loro abitazioni.

  28.  

  1. Osservare le persone per strada e non capire quale sia la temperatura atmosferica dato che puoi vedere contemporanemante una ragazza che indossa un vestitino estivo, un paio di infradito ai piedi e un giubbotto da neve, un uomo che cammina scalzo in pantaloncini corti e canottiera e un ragazzo in jeans invernali, maglione di lana, giacca, sciarpa, berretto e scarponcini.

  2.  

  3. Le impronunciabili parole Maori. 

  4.  

     

  5.  

  6. Una lunga ed ordinata coda di persone che rimane in attesa di salire sull’autobus sotto una pioggia battente, senza ombrello e nonostante ci sia una tettoia sotto cui potersi riparare a solo un metro di distanza.

  1.  

  2. Il rumore delle ruote degli skateboard sulle strade.

  3.  

  4. Poter veder colonie di foche passeggiando semplicemente lungo la costa di Wellington.

  5.  

  6. Considerare stressante una giornata di lavoro che in Europa è all’ordine del giorno.

  7.  

  8. L’assoluta assenza di immondizie nei boschi, nei parchi e nelle foreste.

  9.  

  10. L’abitudine di non dire le cose direttamente, ma di fare un lungo giro di parole prima di arrivare, se mai ci arrivano, al cuore della questione.

  11.  

  12. Negli uffici o nei luoghi pubblici appoggiare la giacca, il cappotto o il soprabito (anche quelli da usare nelle “grandi occasioni”) a terra anzichè appenderli alla sedia o all’attaccapanni.

  13.  

  14. Lo stile di vita rilassato, fin troppo, che può essere riassunto dall’espressione “Yeah, she’ll be allright!”.

  15.  

  16. Camminare nel centro di Wellington senza doversi preoccupare di controllare costantemente se si è stati derubati del portafoglio.

  17. Il fatto che nella primary school non esista la materia Storia.

  18.  

  19. Trovare una cucina full optional anche nel più piccolo posto di lavoro, ma utilizzarla solo per riscaldare cibi precotti o per preparare caffè e the.

  20.  

  21. Il costo, elevato, dei pomodori.

  22.  

  23. Bere con i Tim Tam e poi mangarseli, le kumara, i pancakes e la vegemite.

  24.  

  25.  

  26. Dover sempre mostrare un documento d’identità per comprare qualsiasi tipo di bevanda alcolica anche se hai superato la maggior età da qualche anno.
     

Willy ed Irene

(Per saperne di più su Willy ed Irene potete dare un’occhiata al loro blog: www.feetprint.it)

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